mercoledì 23 ottobre 2024

Il peccato del deficit !!

Il consumo del futuro
-di Robert Kurz -

La crisi - che, al momento, sia contenuta oppure che stia già peggiorando - rimane essenzialmente quella che può essere vista come una cosiddetta crisi del debito. Ma cosa significa questo?
Il capitale produttivo viene ottenuto grazie al denaro proveniente dal sistema bancario. E pertanto bisogna condividere il profitto del capitale produttivo con quello del capitale finanziario; che addebita gli interessi, vale a dire, il prezzo del denaro preso in prestito. Ma se il capitale produttivo non fa abbastanza profitto, si verifica una crisi, tanto per il debitore quanto per il creditore. Il "pregiudizio popolare" (Marx), ama incolpare il capitale finanziario in quanto "avido" di volersi arricchire in maniera improduttiva. E qui la domanda diventa chiedere perché il capitale produttivo ha bisogno di prendere in prestito denaro, al fine di essere in grado di pagare i mezzi di produzione? Il problema sta qui, e non nel "male" del capitale finanziario. A costringere all'aumento incessante della produttività, è la concorrenza; e questo aumento incessante si rende possibile solo attraverso l'uso di un aggregato scientifico e tecnico sempre più crescente. Marx ha dimostrato che ciò che aumenta sempre più, è tutto ciò che è costituito su quella parte del capitale reale morto, la quale non crea nuovo valore, come invece fa quella parte che viene prodotta dalla forza-lavoro, che è l'unica che produce valore aggiuntivo. Anche le statistiche borghesi dicono la stessa cosa, nel momento in ci scoprono che, con l'aumentare dell'intensità di capitale, anche i costi di un lavoro aumentano costantemente. In altre parole, i pre-costi morti necessari alla produzione di capitale non possono più essere finanziati dai profitti correnti. Da qui l'uso del credito, al fine di poter essere così in grado di pagare il capitale reale in crescita. Nel XX secolo, il problema del debito si è esteso, dal capitale produttivo, anche ai bilanci statali e privati. Così, anche la spesa pubblica per le infrastrutture, e per i consumi privati, non è più finanziabile solo attraverso le entrate correnti reali, e può essere finanziata solo a credito. Tuttavia, il mega-indebitamento a tutti i livelli non è altro che l'anticipazione di quelli che saranno i profitti futuri, l'anticipazione dei salari e delle tasse sui processi di produzione reali. Pertanto, quando tutto ciò viene spinto troppo oltre, e rompe le catene del credito, questo "consumo del futuro" si trasforma in una crisi generale. Ciò vale per tutti gli attori, compreso lo Stato. Oggi si parla di "peccatori in deficit" e di comportamenti finanziari dubbi. Si dice che non dovremmo vivere a spese delle generazioni future, che servirebbe una nuova "morale del padre di famiglia" con una volontà di ferro. In realtà, però, quel che viene consumato non sono il cibo, il vestiario, l'alloggio e le attrezzature del futuro, ma soltanto dei redditi futuri che diventano sempre più illusori, in modo da poter così continuare a utilizzare le risorse materiali che attualmente sono disponibili in abbondanza. È questa assurdità, a rendere chiaro che il capitalismo non è altro che un fine in sé volto ad aumentare il denaro in maniera astratta, e che esso non ha nulla a che fare con l'efficiente soddisfazione dei bisogni, come sostengono i suoi apologeti. Il denaro non è una risorsa reale, ma rappresenta la forma feticistica delle risorse reali. E la crisi globale del debito è il risultato del disperato tentativo di mantenere entro i limiti del fine in sé capitalistico quelle vaste forze produttive - facendolo attraverso il "consumo del futuro" alimentato da delle entrate monetarie che non arriveranno mai - anche se da tempo queste forze sono cresciute ben oltre quei limiti. Ora, si sostiene che dovremmo vivere in condizioni peggiori, e disattivare le risorse - lasciandole intatte - ivi comprese le cure mediche, e questo perché il capitalismo ha ormai già consumato tutto il proprio futuro. La soglia del dolore è oramai già stata raggiunta. Ma la coscienza sociale non ha ancora imparato a utilizzare le risorse "inutilizzate", facendolo secondo una logica diversa.

- Robert Kurz - Originale su Neues Deutschland, il 10.01.2011

Nessun commento: