sabato 6 settembre 2025

Il Valore e gli... "Altri"

6 - Nazionalsocialismo e antisemitismo - di Roswitha Scholz -

   Nel contesto di queste considerazioni, vorrei ora passare al saggio di Postone, "Nazionalsocialismo e antisemitismo". Un'idea centrale di Moishe Postone, sullo sterminio pianificato e massiccio degli ebrei sotto il nazionalsocialismo, unica nella storia, è quella secondo cui gli ebrei sono stati identificati con il "valore" (vedi Postone 1988 per le seguenti osservazioni). Secondo ciò, il "duplice carattere" della merce - come valore (che appare nel denaro) e come valore d'uso (che appare nel prodotto) - fa sì che a sua volta il "lavoro" appaia, falsamente, come un momento ontologico, e la merce come un mero oggetto d'uso. In questa percezione, entrambi non vengono più visti come il risultato di relazioni sociali; cosa che invece sono. A causa del "duplice carattere" del capitale -  sia come processo di lavoro che di valorizzazione - la produzione industriale appare pertanto, a quello che è il livello logico del capitale, solo come se fosse un processo di creazione materiale, che si troverebbe  in contrasto con il capitale finanziario improduttivo.

   Ecco che così il concreto e l'astratto vengono perciò presentati come se fossero in opposizione tra loro. Il capitalismo appare solo in "astratto", mentre invece il "concreto" viene ipostatizzato, sebbene esso stesso abbia la medesima forma capitalistica, come se fosse solo la manifestazione dell'astrazione del valore stesso. In questo modo, nel nazionalsocialismo, il "sangue", il suolo, la natura, le persone, ecc. - così come la produzione industriale -  vengono tutti visti come dei contro-principi dell'astratto. In un simile contesto, anche l'ideologia biologica ha svolto un ruolo chiave. Infatti, nella modernità, dove vengano fissate certe forme di pensiero, le naturalizzazioni inerenti alla relazione feticistica vengono sempre più pensate in termini biologici. Ecco che così, il cemento appare ora come "naturale"; e inoltre viene messo in atto un attacco unilaterale, e quindi falso, alla ragione astratta, al diritto astratto, al denaro, al capitale finanziario, ecc. E ora tutto questo astratto appare nella forma dell'"ebreo", il quale non solo rappresenta l'astratto, ma lo personalizza in sé (Postone 1988, 246 ss.)

   Tutte le caratteristiche del valore - vale a dire l'incomprensibilità, l'astrazione, l'universalità, la mobilità, ecc. - si identificano con "l'ebreo". In tal modo, secondo l'interpretazione di Postone, gli ebrei del nazionalsocialismo sono stati equiparati, non solo al denaro e alla sfera della circolazione, ma anche al capitalismo in quanto tale; capitalismo dal quale vengono tolte tutte le componenti materiali concrete, come la tecnologia e l'industria, che vengono rappresentate solamente in astratto. È solo "l'astratto" a essere responsabile di tutta una serie di cambiamenti sociali (urbanizzazione esplosiva, declino dei valori tradizionali, scomparsa delle classi e degli strati tradizionali, sviluppo di una cultura tradizionale, materialista moderno, ecc.), come poteva invece essere osservato prima del 1933. Gli ebrei divennero così delle «personificazioni dell'inapprensibile, distruttivo, infinitamente potente, dominio internazionale del capitale»; vista in questa luce, Auschwitz diventa allora – paradossalmente – «una fabbrica per "distruggere valore" [...]» (ivi, 251, 254). È in questo modo che Postone arriva a vedere l'antisemitismo come una forma distorta di anticapitalismo irrazionale. Per lui, non era affatto un caso che questo tipo di "anticapitalismo" venisse specificamente diretto contro gli ebrei. Ad esempio, dal momento che l'associazione ebraico=denaro ha una lunga storia in Europa, vediamo come l'espansione del capitalismo industriale nel XIX secolo abbia coinciso con l'emancipazione degli ebrei nell'Europa centrale, i quali agivano spesso nelle professioni liberali, come il giornalismo, o nelle belle arti, che stavano emergendo; essi erano anche cittadini, ma non erano mai "veri" tedeschi o "veri" francesi, e raramente appartenevano alla "nazione" in termini concreti, ma il più delle volte solo in astratto, ecc. L'identificazione degli ebrei con una "super-umanità" (negativa) distingue perciò anche i l'antisemitismo che vediamo in altri razzismi, i quali invece assumono "gli altri" come se fossero dei "sub-umani" (ivi, 244).

  Negli ultimi decenni, il breve saggio di dodici pagine di Postone "Nazionalsocialismo e antisemitismo" è stato pubblicato su diverse antologie.Tuttavia, esso non ha mai avuto molta influenza nel campo accademico della ricerca sull'antisemitismo. Dal punto di vista della teoria della dissociazione del valore, il progetto di Postone può essere criticato per non aver preso in considerazione la relazione di genere nel capitalismo; vale a dire, la struttura della dissociazione. Tuttavia, questa relazione appare essere stata decisiva ai fini della costituzione della coppia dualista di opposti, "astratta e concreta". A differenza di Postone, la teoria della dissociazione del valore non presuppone un monismo universalista del valore/lavoro astratto, ma si riferisce anche ai momenti dissociati. Ma questo fatto non deve portare a considerare la "concretezza" nel campo della riproduzione come non socialmente mediata, come "originariamente ontologica", per così dire. Questa concretezza è mediata anche dalla società capitalista, non dalla società capitalista. ma nel senso meramente riduzionista del valore, ma nel senso della dissociazione del valore come principio sociale generale (cfr. soprattutto Scholz 2011). In questo contesto, si può assumere che, in situazioni di crisi sociale, quando i processi di modernizzazione sono visti come minacciosi, come nella prima metà del XX° secolo, il "concreto", il sensibile, ecc. - che viene connotato come femminile nella moderna società cristiana occidentale - si sia poi costruito come maschile e, di conseguenza, ideologizzato, come, ad esempio, nella divinizzazione del lavoro astratto che viene concepito come quasi concreto; soprattutto nel lavoro (fisico) maschile e nella tecnologia concreta (cfr. anche Scholz 1992, 41 ss.).

  Ora, Postone – con tutta la sua lungimiranza sul piano della forma – procede nella logica dell'identità, e non solo nella misura in cui egli permette che il problema del genere venga assorbito nell'universale del valore, ma anche nella misura in cui egli non affronta l'aspetto psicosociale dello sterminio degli ebrei; o meglio, per lui questo problema gioca solo un ruolo secondario. Ma però vale la pena chiedersi quali meccanismi psicosociali siano all'opera, quali proiezioni avvengano nel momento in cui il valore si trova a essere, culturalmente e simbolicamente, personificato "nell'ebreo". Ecco che, in questo contesto, nel suo caso, il livello culturale-simbolico si perde nella forma. E Postone scrive: «Non è mia intenzione negare spiegazioni psicosociali o psicoanalitiche, ma piuttosto spiegare un contesto storico-epistemologico, all'interno del quale può avvenire un'ulteriore specificazione psicologica» (Postone 1988, 245). Ma per lui questi livelli sono di secondaria importanza. Ciò che appare problematico, dal punto di vista della dissociazione del valore, è che Postone stabilisce una gerarchia tra il lato epistemologico-storico e il lato psicosociale, e fondamentalmente anche  con il lato culturale-simbolico;  una gerarchia secondo la quale quest'ultimo può essere collocato solo "dentro" il primo, vale a dire che questi livelli vengono considerati come se fossero, per così dire, meramente derivati dal livello della forma, anziché essere trattati in quanto livelli indipendenti e messi in relazione, come tali, con la forma sociale.

   È esattamente questo, ciò che sarebbe necessario affinché la forma-merce non venisse intesa in maniera meramente riduzionistica, come se essa fosse il livello "materiale". Tuttavia, riferendosi agli anni '80 e '90, va detto che il livello della forma non ha avuto alcun ruolo nelle discussioni dell'epoca, né quello della forma del valore, e tanto meno quello della forma della dissociazione del valore. A questo proposito, bisogna rendere giustizia a Postone, visto che è stato il primo a mettere in gioco questo livello di forma. Oggi, tuttavia, la differenziazione indicata può e deve essere fatta. A mio avviso, Postone appare come se non fosse in grado di reggere la tensione tra il generale e il particolare, e procede pertanto seguendo la logica dell'identità, in quanto non approfondisce la questione del perché l'Olocausto abbia avuto luogo in Germania, in condizioni molto specifiche, in una particolare situazione storica; e questo sebbene, come ho già detto, gli si debba riconoscere il merito di aver considerato il problema della forma sociale. Ma è proprio per questo che  bisogna dire che la sua analisi si trova solo sul piano generale e astratto del valore. In ogni caso, sarebbe necessario chiedersi, in un contesto specifico per un paese, perché l'Olocausto abbia avuto luogo in Germania in particolare (si veda Kurz 2000) e anche, ad un certo livello, cosa stava succedendo allora nella mente dei perpetratori.

- Roswitha Scholz - da «"Il valore e gli "altri". Correzioni della critica della dissociazione del valore alla teoria di Moishe Postone»
-  Pubblicato in exit! nº 20, maggio 2023 -

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