giovedì 19 marzo 2020

Collassi

Una nota sul Coronavirus e sul Collasso
- di Carlos Taibo -

Me lo chiedono diverse persone - e anch'io mi pongo la stessa domanda - se ciò che stiamo vivendo in queste ore possa essere collocato in quella che è l'orbita generale del collasso o, quanto meno, in quella che sarebbe la sua anticamera. In realtà, negli ultimi mesi mi sono posto spesso questa domanda, e l'ho fatto ogni qual volta ho dovuto soppesare le condizioni dei tanti movimenti che si sono registrati  negli scenari più disparati. In fin dei conti, i Gilet gialli in Francia e la rivolta cilena - propongo quelli che sono due esempi tra i tanti - non hanno forse avuto origine a partire da delle esigenze legate al rincaro delle materie prime energetiche? A dire il vero, non ho delle risposte precise a queste domande oppure - il che è la stessa cosa - ignoro se fenomeni come quelli citati facciano parte della logica del funzionamento normale del capitalismo e delle sue crisi cicliche o se, al contrario, si riferiscono a qualcosa di più profondo che ci sta dicendo molto sul futuro che ci aspetta. Quando, tre o quattro anni fa, ho scritto "Colapso", mi riferivo alle due cause principali di quest'ultimo: il cambiamento climatico ed il succitato esaurimento delle materie prime energetiche; questo però non senza identificarne altre, di cause, apparentemente secondarie, che avrebbero potuto però servire come moltiplicatori delle tensioni. Ed è stato sotto questa seconda voce che ho messo le epidemie e le pandemie, mettendoci anche la prevedibile estensione dei tumori e delle patologie cardiovascolari. A titolo provvisorio - e non può essere che così - non vedo alcun valido motivo per modificare l'analisi, soprattutto dal momento che, sul retro, si fa valere quello che appare come un importante elemento aggiuntivo.
Gli è che il rafforzamento dello Stato e delle istituzioni che lo accompagnano, cui stiamo assistendo in queste ore, non sembrano essere identiche al collasso, anche se potrebbe benissimo trattarsi del suo preludio. Mi permetto di ricordare la definizione che ho proposto nel libro che ho appena citato: «Il collasso è un processo, o un momento, da cui derivano diverse delicate conseguenze: cambiamenti sostanziali, ed irreversibili, in molte relazioni, e profonde alterazioni in ciò che fa riferimento al soddisfacimento dei bisogni primari, riduzioni significative delle dimensioni della popolazione umana, una perdita generale della complessità in tutti gli ambiti - accompagnata, a sua volta, da una crescente frammentazione e da un'inversione dei flussi e movimenti centralizzanti -, la scomparsa delle istituzioni precedentemente esistenti e, infine, la rottura delle ideologie legittimanti, insieme a quella di molti dei meccanismo di comunicazione dell'ordine precedente».
È vero, naturalmente, che la considerazione appena formulata nel precedente paragrafo ha un respiro limitato e che, di conseguenza, lo scenario in cui ora ci troviamo consente altre letture. Una di queste letture suggerirà, senza dover andare oltre, che la palese inettitudine dei nostri governanti, il sudiciume dell'opposizione - che non fa altro che rivendicare il ripristino di una spregevole riforma del lavoro, purtroppo ancora in vigore -  ultimo tentativo di ricostruire una piramide autoritario-repressiva, non riflettono altro che delle debolezze che non riescono a nascondere la permanente sottomissione dei diversi poteri agli interessi del capitale. Per chiudere il cerchio, seguendo un percorso assai diverso, vale la pena ricordare che nel frattempo si sono affermati dei sani fenomeni che ci obbligano a non scartare alcun scenario alternativo. Penso alla riduzione dei livelli di inquinamento del pianeta, alla consapevolezza, sempre più chiara, del tributo che si è dovuto pagare a causa del deterioramento dei servizi sociale, al freno brutale che ha dovuto subire il turismo in queste settimane o, infine, alla proliferazione di reti di mutuo appoggio. Naturalmente ignoro se tutto questo sia la fioritura di una giornata o se, al contrario ci verrà richiesto di preservarlo nel tempo. Intanto, posso solo confessare, con ogni cautela, che molte delle circostanze che sono in atto in queste ore mi hanno ricordato, con forza, molte di quelle cose di cui ho dovuto occuparmi quando ho scritto "Colapso".

- Carlos Taibo - Il lettore smemorato - Pubblicato il 15/3/2020 su Lapeste.org  -

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