Note sul capitalismo e le ideologie di crisi
Gli sviluppi della crisi non sono determinati solo dal fatto che l'ordinamento feticista della valorizzazione incontra il suo limite interno. Nella misura in cui, e a mano a mano che, il processo di crisi procede, la forma-soggetto adeguata ad agire sotto il capitalismo, diventa sempre più la mera esecuzione vuota di un regno del dominio senza soggetto della relazione di capitale, mentre la religione del soggetto rapace dispiega il proprio potere distruttivo nelle sue nuove varianti di disintegrazione. Attraverso diverse ideologie di crisi, come la xenofobia, il razzismo, il patriarcato imbarbarito, l'antisemitismo, l'antiziganismo, l'odio verso i poveri e la teorizzazione del complotto, il soggetto moderno diventa un altoparlante che grida per appiattire qualitativamente tutti i suoi simili.
Nel suo aspetto soggettivo, la crisi multidimensionale della forma-valore è anche la crisi generale di quella forma-soggetto che gli individui sotto il capitalismo devono assumere repressivamente durante l'infanzia e nella prima età adulta. I soggetti non si costituiscono più su basi stabili e non vengono più integrati in modo univoco nella società grazie ai vari modi in cui la forma-soggetto moderna viene scolpita nei volti degli individui viventi. Sia che il processo concreto della fine del boom fordista assuma la forma specifica degli anni Settanta, ovvero quella del collasso della seconda ondata di modernizzazione nelle periferie, sia che si tratti del collasso nei centri a causa dello scaricarsi del potenziale di crisi accumulato nell'enorme ingrossamento del capitale fittizio, gli esiti soggettivi, ideologici e politici, diversi a seconda delle regioni interessate, determinano comunque anche la produzione massiccia di un'ampia varietà di ideologie della crisi. Tutte queste ideologie vengono determinate, positivamente, a partire da quei meccanismi di dissociazione che si legano alla costituzione della forma-soggetto moderna e, negativamente, da quelli dei non-soggetti, o dei soggetti minori. Il capitale, “il soggetto automatico” (Marx) il cui “automatismo” sta distruggendo le basi stesse della vita sulla terra, non è affatto neutrale nei confronti del genere, dell'Altro, della “razza”, del corpo e delle disparità economiche. La pretesa neutralità delle categorie capitalistiche si realizza solo a costo di dissociare tutto ciò che non è identico a tali categorie: atteggiamenti, qualità, emozioni e disposizioni che vengono tutte espulse dal soggetto, e proiettate e attribuite come stigmi negativi al non-soggetto femminile e ad altri soggetti minori. Nel capitalismo della crisi, questa forma-soggetto conosce il processo di contrazione in cui avviene la sua riaffermazione fondamentalista, irrazionale e isterica, urlata dall'alto di quei muri dietro ai quali l'individuo ancora inserito nelle relazioni sociali grida, gonfio di odio virulento, differenziandosi ancora più qualitativamente dai propri simili: “Tu qui non entri”, “ Per te, qui non ci sarà mai niente”. Sono urla di perdizione.
Elmetto in testa, combattiamo intorno ai cadaveri della forma-soggetto maschile e occidentale come farebbe un guerriero che brandisce la sua spada, per stabilire chi avrà ancora il diritto di indossarne il mantello. La si difende con le unghie e con i denti. I soggetti si trasformano in tremanti cani da guardia del proprio “capitale umano”. «Bisogna impedire» - osserva Jean-Marie Vincent - «che il soggetto unitario, incentrato sui temi della gestione di sé e della propria valorizzazione sul mercato delle relazioni individuali, rimanga scosso troppo nel profondo». Nel recinto della forma-soggetto vige la pace, ma fuori ci sono mille guerre. È a partire da questa forma-soggetto - che come un habitus si incolla alla pelle degli individui per mezzo del radicamento di questa dissociazione - che si sviluppano le ideologie dell'esclusione sociale, siano esse palesi, o indirette o sotterranee. Nella maggior parte dei casi, esse rispecchiano la reazione delle classi medie e lavoratrici precarie, e dei “perdenti radicali” (Hans Magnus Enzensberger), alla crescente minaccia rappresentata dalla crisi economica globale. Le classi medie, così come le classi lavoratrici integrate, sono particolarmente inclini a difendere ostinatamente la forma-soggetto moderna e il proprio posizionamento all'interno delle relazioni sociali, scagliandosi contro l'esercito dei superflui non qualificati, contro quei dipendenti sottopagati che rubano il poco lavoro rimasto, contro quei precari che sopravvivono solo grazie alla redistribuzione sociale, contro l'immigrato, il migrante o lo straniero, l'ebreo, lo zingaro, e così via. Il soggetto moderno in crisi si caratterizza proprio a partire da questo odio, e la distruzione - che viene sviluppata dal capitalismo-patriarcato di crisi nel suo processo di imbarbarimento contro le donne, contro le persone LGBT, contro i migranti (reali o potenziali) e contro i poveri (“profittatori”) - procede di pari passo insieme all'emergere del limite interno assoluto che si frappone alla valorizzazione e alla distruzione del pianeta.Gli aspetti essenziali di queste ideologie di crisi comprendono il complottismo, il razzismo, la xenofobia, il fondamentalismo religioso (meglio teorizzato nel concetto di “religionismo”), l'antisemitismo sotto varie forme, l'imbarbarimento del patriarcato produttore di merci, il «nazionalismo etnico terziario» (Robert Kurz), l'antiziganismo e il produttivismo (di destra, come di sinistra).
- da: Jaggernaut n°1. Anticapitalisme tronqué et populisme productif -
Nessun commento:
Posta un commento