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lunedì 19 marzo 2007

ammazzare il tempo!



Sbuca dalla stazione della metro di Castro Pretorio, da sottoterra, con il suo "trolley", lo zaino sulle spalle ed una grossa busta, di quelle da supermercato, piena di giornali. Forse quelli importanti da rileggere, frammischiati a quelli che non ha ancora avuto il tempo di leggere. L'immancabile e l'inconfondibile cappello. E' in ritardo. Il tempo. Giusto il tempo di caricare i bagagli. Ché siamo in ritardo. Maledetto tempo! Anche se scopriremo, di lì a poco, che eravamo in ritardo solo per l'introduzione. Un ritardo che poteva essere rischiato. E perduto. A cuor leggero. Come tantissimi altri ritardi che ogni giorno ci troviamo costretti a sfidare.
La "lezione" di Tronti non è ancora incominciata. Così ci rimane tempo. Il tempo per trovare un posto dove mettersi a sedere, da qualche parte nella sala gremita. Il tempo per disporsi ad ascoltare. E il tempo passa, mentre ciascuno ascolta. A modo suo. Poi è tempo di fare le domande. E il tempo è poco. Quanto tempo per ciascuna domanda? Ché poi va moltiplicato, il tempo di ogni domanda, per il numero delle domande! E, alla fine, il tempo ottenuto (ottenuto?!?) va sommato al tempo della risposta. Ma, forse, bisognerebbe sottrarlo. Il tempo? Che sia davvero il solo nemico? Sì, il tempo è il solo nemico! Era il titolo di un romanzo di fantascienza che ho letto tanto tempo fa, e di cui non ricordo più l'autore. Ma era anche l'assunto che armò la mano dei comunardi parigini quando fecero fuoco sugli orologi. Tempo fa. Quanto tempo fa? Quanto tempo è passato da allora? Tutto il tempo della "Lotta di Classe"! Così credo abbia risposto Mario Tronti a questa mia domanda non formulata. Dove quel "tutto" si riferisce al fatto che ha affermato non esserci più, la classe. Ci sarebbe rimasta solo la lotta!
Un modo di sparigliare le carte, forse. Perché se "la lotta" rimane, anche senza "Classe", allora tocca continuare a lottare!
E, magari, lottare continua ad avere a che fare, adesso più che mai, con lo sparare sugli orologi.
Certo, oggi, molto più di allora, sono davvero tanti gli orologi. Troppi, sono dappertutto!
E sono perfettamente in grado di riprodursi, di fabbricarsi da soli, proprio come in un romanzo di fantascienza. Anche dentro la nostra testa.

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