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venerdì 2 marzo 2007
Marcella, au revoire!
World without end. Mondo senza fine. Un disco come una ... seduta spiritica. E ad ogni canzone arriva un fantasma. Di modo che, così, ogni canzone comincia a gocciolare sangue. I fantasmi si dispongono a raccontare, ciascuno la propria storia. A cominciare fin dal titolo che reca il nome dell'assassino, o dell'assassinato, e la data del misfatto.
Certo non sono mai mancate le "murder ballads" nella produzione americana, ma questa volta le canzoni sono tutte nuove. Scritte, composte ed eseguite da un duo inedito. Bob Frank, 62 anni da Memphis, e John Murry, 27 anni da Tupelo. Hanno frugato gli angoli più bui e più nascosti della storia americana per mettere insieme questi dieci "pezzi" di omicidi, suicidi e morte. Storie, per lo più, da tempo dimenticate. Dall'assassinio della sedicenne Madeline, uccisa e murata nel camino di una taverna, fino al racconto della macabra eredità di Joaquin Murietta, il Robin Hood messicano. Il disco, uscito appropriatamente, il giorno dei morti dello scorso anno, è uno spiraglio aperto nell'armadio pieno di scheletri del nuovo mondo. Una lezione di storia dell'America violenta, dove a volte si intravvede pentimento e a volte tracotanza. C'è il dettato della vendetta: "se fai del male alla mia famiglia, non solo ti darò la caccia, ma dopo averti ucciso farò strame del tuo corpo!", e c'è il dettato passionale: "se mi togli l'amore di mio marito, verrai murata nella canna fumaria del camino, con un coltello dal manico ingioiellato piantato nel petto!".
La tradizione orale americana guarda, e ha sempre guardato, ammirata ai criminali, così sta dalla parte del fuorilegge impenitente che si suicida, di modo che lo sceriffo non possa vantarsi di averlo ucciso. E applaude al condannato che dice: "apri la botola. Non ho niente da dire!".
In "Bubba Rose", la più dolce delle dieci canzoni, Bubba, un lavoratore portuale, una mattina si alza, va a lavorare e spara al suo capo. E il coro dichiara: "Nessuno sa perché Bubba Rose abbia sparato al suo capo". Ma tutti sanno perché ha sparato al capo. Lo ha fatto semplicemente perché tutti vorrebbero sparare al proprio capo!
Ogni canzone sembra che voglia ricordarci come, in ogni momento, potremmo uccidere. Per amore o per animosità, o per un qualche affronto subìto. E i fantasmi di "world without end" vengono a metterci in guardia, contro noi stessi. Il passato viene a metterci in guardia per il futuro. Lo fa con con chitarre, banjo e lap steel. A volte si aggiungono piano ed organo. E, perfino, glockenspiel (una sorta di xilofono) e accordion. Come nella "ghost track" (per l'appunto) che raggiunge il tono più alto, su un tessuto musicale che è quasi un gospel nero, proprio perché riesce ad andare al fondo. All'anima più nascosta di ciascuno.
BOB FRANK & JOHN MURRY - World Without End
1. Little Wiley Harpe, 1803
2. Joaquin Murietta, 1853
3. Tupelo, Mississippi, 1936
4. Bubba Rose, 1961
5. Madeline, 1796
6. John Willis, 1804
7. Jesse Washington, 1916
8. Kid Curry, 1904
9. Boss Weatherford, 1933
10. Doc Cunningham, 1868
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