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domenica 29 settembre 2024

Scienziato della Parola !!

Che cos’è l’antisemitismo? Perché non è stato debellato dall’Illuminismo e dalle rivoluzioni moderne, al pari di tanti altri pregiudizi e superstizioni tradizionali, ma è invece riapparso, più barbaro che mai, nel cuore della società moderna? Come spiegare la sua spettrale persistenza fino ai giorni nostri? Quale misteriosa attrattiva continua a consentirgli di fare breccia nei cuori delle classi dominanti così come di quelle oppresse, a destra come a sinistra?

Manuel Disegni rilegge Marx a partire da queste domande. Il suo intento non è solo quello di mettere fine una volta per tutte alle dicerie sul presunto antisemitismo del rivoluzionario di Treviri, nato ebreo e convertito al cristianesimo in età prescolare. Questa indagine sui rapporti fra la teoria marxiana e il fenomeno antisemita punta a proporre un radicale ripensamento dell’una e dell’altro. La discussione su Marx e l’antisemitismo ruota tradizionalmente intorno al famigerato, mai ben compreso e tuttora scandaloso articolo del 1844 Sulla questione ebraica. Disegni vi legge una testimonianza del fatto che proprio Marx sarebbe stato il primo a riconoscere nei rigurgiti antisemiti del suo tempo un fenomeno specificamente moderno: non soltanto il residuo di un antico astio religioso, ma allo stesso tempo un prodotto della nuova società nata dall’emancipazione borghese e dalla rivoluzione industriale. Ma ben al di là di quello scritto giovanile, il progetto di fare una «critica definitiva della questione ebraica» attraverserebbe sotterraneamente l’intera opera di Marx, svolgendo un ruolo determinante in tutte le tappe del suo itinerario critico, dal confronto giovanile con la filosofia tedesca a quelli più tardi con il socialismo francese e con l’economia politica britannica. Muovendosi fra testi noti e meno noti, ampie ricostruzioni storiche e aneddotica minuta, controversie teoriche, battaglie politiche ed excursus letterari, la ricostruzione di Disegni porta alla luce questo tema come uno dei principali elementi di continuità fra i presunti due Marx, il giovane filosofo e l’economista dalla barba bianca; come il vero garante della coerenza metodologica fra il materialismo storico e la teoria del capitale.   Mentre gli studi marxiani e il marxismo hanno da sempre sottostimato, per non dire negletto, il tema dell’antisemitismo, la ricerca sull’antisemitismo ha finora mancato di recepire il contributo di questo classico del pensiero critico alla comprensione della natura e delle cause del proprio oggetto.

(dal risvolto di copertina di: Manuel Disegni, "Critica della questione ebraica. Karl Marx e l'antisemitismo". Bollati Boringhieri, pag.448, €28)

Il rimprovero di Marx: ebrei egoisti
- di Alessandra Tarquini -

Esce il 26 gennaio in libreria il volume di Manuel Disegni, un giovane studioso di filosofia, dal titolo, "Critica della questione ebraica. Karl Marx e l'antisemitismo", pubblicato da Bollati Boringhieri. Si tratta di un lavoro impegnativo, nato da una tesi di dottorato, che in quasi cinquecento pagine risponde alla seguente domanda: il giovane autore tedesco, che nel 1844 scrisse Sulla questione ebraica, era antisemita? Disegni non si limita ad argomentare il proprio punto di vista sul testo, ma propone una ricca e dotta disamina dl pensiero di Marx e dell'antisemitismo. Ne emerge un quadro articolato, in cui non mancano incursioni, sia nella vicenda bimillenaria della persecuzione antiebraica, sia nella storia della cultura occidentale, che sottolinea il carattere moderno dell'antisemitismo. E, in effetti, come può accadere nelle tesi di dottorato, per mostrare al lettore la presenza di una ricerca ampia e sedimentata, l'autore non risparmia digressioni ed approfondimenti in una narrazione che non sempre risulta lineare. Volendo sintetizzare la sua proposta interpretativa, diremmo che secondo Disegni non solo Marx non è mai stato antisemita ma, al contrario, ha espresso «un tentativo di comprendere criticamente e contrastare politicamente il nuovo antisemitismo che andava prendendo forma nella Germania dell'epoca». Com'è noto, il breve scritto Sulla questione ebraica nacque dalla volontà di Marx di rispondere al suo amico Bruno Bauer, che l'anno precedente aveva sostenuto una tesi molto chiara: convinto che in uno stato laico la condizione necessaria per la piena uguaglianza degli individui fosse il superamento delle identità religiose, Bauer credeva che professare una religione, «a maggior ragione quella minoritaria ed esclusiva degli ebrei», significasse essere portatori di privilegi e interessi particolari, «estranei alla collettività e indifferenti alle sue sorti». Contro questa impostazione, Marx negò risolutamente che gli esseri umani potessero vivere liberamente nello Stato borghese. La Rivoluzione francese aveva sì liberato gli uomini dai privilegi della società cetuale, ma li aveva sottoposti alla libertà sancita dalla legge, in un mondo in cui l'alienazione conviveva perfettamente con l'eguaglianza politica: il citoyen pubblico e il borghese privato non si sarebbero mai incontrati. Il problema, allora, non riguardava gli ebrei o i cristiani, ma lo Stato liberale che, in cambio della libertà politica, trasformava i suoi cittadini in alienati.

In realtà, com’è stato sottolineato dallo storico austriaco Edmund Silberner nel 1949, nella seconda parte del suo saggio, il giovane filosofo lasciò la critica dello Stato liberale per entrare nel vivo del problema. Se i socialisti utopisti Charles Fourier e Alphonse Toussenel assimilavano gli ebrei al capitalismo finanziario, Marx andò oltre e li identificò con il capitalismo tout court, descrivendoli come un popolo egoista, schiavo del denaro, simbolo di un mondo sa superare, e in questo senso sostenne che la società si emancipasse dal giudaismo. In realtà, egli non offrì un'analisi sociologica della condizione ebraica, né una ricostruzione storiografica dell'ebraismo. Come notò Enzo Traverso, Marx non si discostò dalle riflessioni della sua epoca e non considerò gli ebrei come una comunità con una fisionomia specifica, suscettibile di trasformarsi, o di conservarsi, attraverso i cambiamenti sociali, culturali ed economici del tempo. In questo modo, mentre nella prima parte del pamphlet, discutendo del rapporto fra la religione e la politica nelle nazioni moderne, criticò radicalmente lo Stato liberale, nella seconda riecheggiò pregiudizi antisemiti di matrice cristiana che circolavano in Europa negli anni Quaranta dell'Ottocento. Fra l'altro, come hanno evidenziato George L. Mosse, Pierre Birnbaum, Jack Jacobs e lo stesso Traverso, la riflessione di Marx ispirò quella dei massimi teorici del socialismo europeo, e della Seconda Internazionale, convinti sostenitori della più radicale assimilazione degli ebrei negli Stati nazionali e sicuri che l'antisemitismo, considerato una questione interna alla borghesia, sarebbe scomparso con la rivoluzione socialista.  Presentandosi al mondo come i veri eredi della Rivoluzione francese, i marxisti europei percepirono l'ebraismo come un'anomalia sociale che sarebbe stata superata dall'avvento di una nuova fase della storia.  Disegni sostiene che nell'indicare l'ebreo come il simbolo di un mondo egoista e alienato, Marx indicò una rivoluzione copernicana del problema e invece di rispondere alla domanda di Bauer: «perché gli ebrei vogliono far parte di una comunità statuale se non sono disposti a superare la loro particolarità?», introdusse un'altra questione e cioè chiese a Bauer: «Perché vi ponete queste domande?» È la cultura borghese a essere percorsa «da una tendenza misantropa e particolarista». È l'uomo borghese che «prima di odiare l'ebreo, odia inconsciamente sé stesso». Nelle pagine di Sulla questione ebraica si trova - ammette Disegni - «più di un'espressione cacofonica» che, tuttavia, dipende da una scelta e cioè dal fatto che «alla censura dell'antisemitismo Marx predilige la parodia», «in funzione dialettica e conoscitiva». Resta l'impressione che Disegni abbia voluto salvare Marx da sé stesso, come se uno dei più grandi autori della storia del pensiero occidentale avesse bisogno di essere difeso.

- Alessandra Tarquini - Pubblicato su La lettura del 21/1/2024

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