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venerdì 12 luglio 2024

Una Trappola Diabolica !!

«Sinora, gli artisti hanno solo rappresentato il mondo in vari modi diversi; ora si tratta di cambiarlo» (antyphayes, 2023).

Questa vuole essere una variazione sulla giustamente famigerata undicesima tesi di Marx su Feuerbach, vista dal punto di vista situazionista, attraverso il détournement e il fumetto francese Blake e Mortimer.
Nella sua undicesima tesi, Marx scrisse che «Sinora, i filosofi hanno soltanto interpretato il mondo, in diversi modi; ora si tratta di cambiarlo.» Nel contesto della sua critica alla filosofia di Ludwig Feuerbach - un filosofo che aveva profondamente influenzato il pensiero di Marx - Marx sosteneva che la filosofia dovesse diventare mondana, quotidiana, in modo da intervenire sulla critica del mondo, al fine di cambiarlo in meglio. Così facendo, la filosofia avrebbe smesso di essere, in senso stretto, una pratica contemplativa separata da quel mondo che pretendeva di interpretare, e si sarebbe invece nuovamente fusa con il flusso della vita quotidiana da cui - nel mondo antico - era emersa sotto forma di attività specializzata.

Sebbene molti marxisti volgari immaginino che, nel mettere l' enfasi sul cambiamento del mondo piuttosto che sulla sua interpretazione, Marx stesse voltando le spalle alla filosofia, egli invece proponeva piuttosto che in questo modo la filosofia - "l'arma della critica", come la chiamava egli stesso - potesse diventare popolare, in modo da poter così essere superata, in quanto vista come serva del regno del capitale e della sua classe dominante. Il progetto di Marx, che prevedeva la realizzazione e l'abolizione della filosofia, venne ripreso dall'Internazionale Situazionista. Emergendo dalle avanguardie artistiche europee del secondo dopoguerra, i situazionisti giunsero a pensare l'arte in termini analoghi a quelli della critica di Marx alla filosofia. Secondo i situazionisti, il sogno delle avanguardie artistiche (ad esempio, dei Dada e dei Surrealisti) di realizzare la pratica artistica nel quotidiano, poteva essere realizzato solo abolendo l'arte così come la si conosceva: vale a dire un'attività relativamente di nicchia ed emarginata, il cui carattere era completamente dominato dai valori commerciali della società borghese. Il che non equivale a dire che l'arte vada distrutta; piuttosto, essa dev’essere abolita grazie alla sua realizzazione nella vita di tutti i giorni. O come ebbe a scrivere Isidore Ducasse nel lontano 1870, «la poesia deve essere fatta da tutti, non da uno solo». In tal modo, le pratiche artistiche diventano così altrettante pratiche, tra le tante altre. Come ha osservato una volta anche lo stesso Marx, ciò equivarrebbe a dedicarsi alla pittura senza mai limitarsi a essere soltanto un pittore. Allo stesso modo, in cui avviene nella vignetta che vedete qui sotto ...


Come se si dovesse tornare sempre e comunque sulla questione della rappresentazione - se non addirittura a quella della sua impossibilità - mentre invece quello che dobbiamo affrontare è il problema pressante di un industrialismo capitalista che ha assunto l'aspetto e le sembianze di un un inarrestabile cambiamento climatico ormai del tutto fuori controllo? Ecco che pertanto, allora, la questione non è quella secondo cui dobbiamo fare più arte - da mettere poi in vendita, o in qualsiasi altro modo, ma si tratta piuttosto di usare l'arte come se fosse solo un martello - solo uno tra i tanti altri strumenti - con cui rimodellare questo mondo morente prima che ci sia ormai ben poco altro da fare, se non morire con esso. Restate sintonizzati...

fonte: the sinister science

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