Uno sente cantare, «…una mattina mi son svegliato e ho trovato l'invasor». E ti vien da dire, «ma come, una mattina? erano vent'anni e più che c'erano gli invasori, e tu arrivi, tomo tomo cacchio cacchio, e dici: eccoli gli invasori! Ecchecazzo e gli era un po' che si diceva...».
E così, non si sa come - ma si sa quando - ecco che quella canzone bella pulita, senza rosse primavere da conquistare o altri ammennicoli politicamente scorretti, si fa strada fino a diventare "la canzone ufficiale della resistenza". E cosa importa se, tolta qualche zona del reggiano, o attorno a Bologna, nessuno la conosceva né, tantomeno, la cantava? Ma c'era gente ben abituata alle strategie mediatiche, ben dentro il PCI. Si erano fatti le ossa con i fratelli Cervi che - da anarchici pericolosi da mettere in condizioni di non nuocere alla causa partigiana – erano stati trasformati, grazie alla sapiente regia di Italo Calvino su ordine di Palmiro Togliatti ,in icone della resistenza. Così va la vita! O certo qualcuno insinuava che la soffiata sui fratelli Cervi ... ma no, Togliatti certe cose le faceva in Spagna, mica a casa sua!
In ogni modo, basta poco, a metà degli anni Sessanta, per far decollare il successo inarrestabile di "Bella Ciao" danno in televisione uno sceneggiato tv (con Lino Capolicchio, mi pare) dove fa da sigla, facendola cantare a mezza Italia, da una parte, nel mentre che, sul versante "colto", arriva Giovanna Daffini - mondina e cantastorie - che al microfono di Bosio e Leydi ne canta una versione “precedente”, mondina e lavoratrice. Abbiamo l'anello mancante! E considerato che la canzone non dispiace neppure alla Democrazia Cristiana e, addirittura, alle Forze Armate, vediamo le associazioni partigiane cogliere la palla al balzo, in quello che è un loro ennesimo tenero e triste tentativo della ricerca di strumenti di unificazione ben avvolti dal tricolore. E poi c'era il Ventennale, in quel momento!
La cosa diventa assai più divertente quando certo Vasco Scansani da Gualtieri (lo stesso paese della Daffini) scrive, nel maggio 1965, all'Unità dichiarando di essere l'autore della canzone in questione. «Bella ciao l'ho scritta io, nel 1951!» - dichiara. Le cose si ingarbuglieranno ulteriormente quando, nel 1974, verrà fuori un carabiniere, tale Rinaldo Salvatori, il quale la canzone l’avrebbe scritta nel 1934, "la risaia", per amore di una ragazza di Marsiglia che andava a fare la mondina: il testo («tante genti che passeranno» e «bella ciao ciao ciao») glielo aveva sistemato quel Giuseppe Rastelli autore di "Papaveri e papere", che era più in odore di fascismo che di comunismo. Tant'è!
già pubblicato sul blog il 22 aprile 2010
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