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mercoledì 28 marzo 2007
La paura della morte ...
L'effetto più devastante, e subdolo, della guerra è ... che ti costringe a parlare di guerra. Quasi che il pacifismo, inteso come anti-bellicismo, ne fosse il prodotto peggiore, della guerra. A parafrasare Bordiga, a proposito di fascismi e anti-fascismi, con o senza "lineetta". E così, la guerra è dovunque. In senato, nei salotti televisivi che ti entrano in casa, anche senza manoarmata, o quasi. Nelle università, nei bar. Siamo tutti a parlar di guerra. E' la "nostra" guerra. Ci hanno arruolato! Che ci piaccia o meno.
E così, leggo che anche Bifo, in arte Franco Berardi, su rekombinant (click per leggerlo), a proposito di guerra, e di contestazione al personaggio presidente della camera che ha venduto la primogenitura per un piatto di lenticchie, sposa, sebbene con cautela, la tesi che forse vale la pena di andare in guerra (dove la bella morte chiama!) se questo ci può evitare "una specie di salazarismo che si va profilando all'orizzonte".
Così, l'unico modo per evitare una politica di destra è quello di lasciar fare ad un governo di sinistra delle scelte di destra, e sostenerle!
L'unico modo per sfuggire alla paura della morte, rimane il suicidio!
Dall'invasione dell'Afghanistan sono passati quasi sei anni. "We won't leave any stone unturned". Come no. Meglio che gli italiani se ne stiano belli calmini, paghino quello che c'è da pagare e alla prima occasione salutino e si levino da tre passi. Ma vallo a dire ai seleniti del governo.
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