domenica 11 novembre 2018

Uno di famiglia

faber

Il più amato dei nostri cantautori, artista che ha profondamente inciso nel costume e nella cultura italiana, figura ancora centrale a vent'anni dalla sua scomparsa (11 gennaio 1999) Fabrizio De André ha rispecchiato con i suoi dischi un pezzo di società e di storia del nostro paese, ha raccontato l'avventura umana dei più umili, ha fotografato il nostro tempo, ne ha espresso gli ideali e le sfumature della vita quotidiana con esemplare capacità di sintesi, spirito di denuncia e un'efficacia poetica tale da raccogliere i massimi riconoscimenti pubblici, di mercato, dei colleghi e degli addetti ai lavori.La produzione di De André è disseminata di capolavori, dalle crude ballate degli anni Sessanta fino alle composizioni più audaci e impegnative, come gli album Le nuvole e Anime salve, passando per l'affresco Creuza de ma, indicato tra i più importanti dischi di world music in assoluto. Nell'ampia letteratura che ne abbraccia la storia, Amico Faber si inserisce con la scelta originale, e mai proposta prima, di coinvolgere e chiamare a testimonianza centotrenta amici, collaboratori, partner di musica e non solo: fi gure note o del tutto sconosciute alle cronache che lo hanno accompagnato nella lunga parabola artistica o nei più significativi passaggi della sua esistenza. Il lavoro lascia affiorare aneddoti, rivelazioni, momenti d'intimità che mettono a fuoco il messaggio e definiscono l'uomo: un viaggio che va dalla Genova degli esordi agli ultimi giorni, inseguendo la trama dei ricordi, dei pensieri, delle tracce più autentiche di un artista immenso, colonna sonora di ogni generazione.

(dal risvolto di copertina di: Enzo Gentile, "Amico Faber.Fabrizio De André raccontato da amici e colleghi". Prefazione di Wim Wenders Hoepli)

Il cielo sopra Faber
- Wim canta De André -
- di Wim Wenders -

Quando ascoltai una canzone di Fabrizio per la prima volta, eravamo ancora nei primi anni '80, per me fu come sentire uno di famiglia: avvertivo quella sua incredibile voce straordinariamente vicina a me. Mi sembrava di averlo conosciuto da sempre e il maggiore rimpianto è non averlo mai incontrato di persona o visto in concerto. D'altronde dalla fine dei '70, per una quindicina d'anni ho vissuto negli Stati Uniti e mi sono dovuto accontentare dei dischi, che un po' alla volta mi sono procurato, per potermi informare anche delle incisioni più antiche del suo repertorio. Cose alle quali, in massima parte, mi introdusse mio fratello, con delle cassette che mi spediva per aggiornarmi sulla musica che circolava qui in Europa. Io mi ci affezionai immediatamente e, quando morì, per me fu davvero una bruttissima notizia, l'idea di aver perso qualcosa di grande di irrecuperabile. Nel tempo mi sono anche preoccupato di farmi tradurre i suoi testi, ma quel fascino, quell'amore che ho trovato in tutti i suoi dischi, nascevano già dalla voce di Fabrizio, che aveva tantissimo da dire: melodie e suoni incredibili, anche nei brani più misteriosi, dove si esprimeva in dialetto, come fu per Crêuza de mä, che sicuramente è il disco che più spesso ho regalato in vita mia ad amici o a semplici appassionati di musica.
Nella mia playlist sono numerosi i pezzi di De André: quello che riprendo più spesso è D'ä mæ riva, che chiude proprio Crêuza de mä. Leggere i testi è senz'altro importante, ma lo spirito, la tensione che li attraversano grazie alla sua voce li rendono ancora più immediati. Per esempio la canzone di Fabrizio che ho utilizzato nella colonna sonora del film Palermo Shooting, Quello che non ho, è semplicemente perfetta: l'ho scelta camminando per le strade della città, e in pratica dice tutto anche prima di aver compreso fino in fondo le parole. Ho capito subito che aveva il suono e l'anima ideali per il mio primo lavoro ambientato in Italia. De André per me, oltre che un poeta, resta una specie di angelo della canzone.
Mi piacerebbe fare altro che riguardi il mio rapporto con la sua musica e, a un certo punto, avevo anche iniziato a sognare un concerto o un tributo internazionale insieme al produttore americano Hal Willner, una persona che il talento e la cultura adatti per un progetto simile: ma poi lui aveva altri impegni e il tempo è passato. Però io non ho mai rinunciato del tutto, mi piace pensarci e immaginare che sarà possibile mandare in porto qualcosa, prima o poi. Intanto ho continuato nella mia missione di parlare a tante persone della musica di De André, ho cercato di divulgarlo il più possibile. Credo anche che molti artisti al mondo potrebbero riprendere le sue canzone e farle proprie in altre lingue, ovviamente entrando nell'anima di Fabrizio e della sua poesia: d'altronde lui stesso fece versioni di brani di Bob Dylan e di Leonard Cohen, con risultati eccellenti. La stessa operazione si può ripetere anche su Fabrizio, e sarebbe un giusto servizio alla musica del nostro tempo.

- Wim Wenders - (Prefazione al libro) Pubblicata su Robinson l'11 novembre 2018 -

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