venerdì 29 giugno 2018

a ciascuno il suo ebreo

troncoAntisemitismo strutturale e critica tronca del capitalismo
- di Thomas Schmidinger -

Il fatto che un antisemitismo più o meno dichiarato, nei confronti di Israele o nei confronti dei sionisti, presunti o reali, oramai non risparmi più la sinistra, è cosa ben nota. Quindi questo testo non affronterà il tema dell'«aperto antisemitismo» della sinistra, ma quello della vicinanza strutturale esistente fra l'antisemitismo moderno e la critica tronca del capitalismo, in questi ultimi anni particolarmente presente nei dibattiti sulla globalizzazione.

Gli ebrei ed il denaro
Già nell'alto Medioevo - prima che si sviluppassero i rapporti capitalisti di produzione - gli ebrei e le ebree si vedevano ricorrentemente associati alle operazioni monetarie, all'«astratto» visto in opposizione al «lavoro produttivo concreto». «Bernard de Clairvaux, guida spirituale della Seconda Crociata - che, come la prima, fu soprattutto una crociata contro gli ebrei -, aveva sostituito nei suoi sermoni, in maniera del tutto naturale, l'espressione "prestare denaro" con il verbo "giudeizzare", in latino "judaicare" (Scheit, 1997)».
Quindi, l'antisemitismo tradizionale del Medioevo non era solo religioso ma presentava già, in parte, un carattere economico. Gli «ebrei» vennero assimilati alle attività monetarie. La rabbia dei contadini e delle contadine durante la Guerra dei Contadini [*1] non si rivolse solo contro monasteri e nobili, ma anche contro gli ebrei e le ebree. Non sorprende perciò che il movimento operaio tedesco, proprio come l'antisemitismo tedesco e la sua forma più estrema. il nazionalsocialismo, si riferisse in maniera positiva alla Guerra dei Contadini del 1525.

Il capitalismo come sistema di dominio mediato attraverso la merce.
Parallelamente all'invenzione di un razzismo che definiva gli ebrei non più in quanto comunità religiosa, ma come (contro)razza, lo sviluppo del capitalismo in epoca moderna giocò un ruolo decisivo nella formazione dell'antisemitismo contemporaneo. Contrariamente al feudalesimo, il capitalismo non si basa su un rapporto di dominio diretto, ma si caratterizza proprio a partire dal fatto di essere un sistema di dominio mediato attraverso le merci. A prima vista, ciò costituisce una contraddizione: da un lato il principio di dominio continua ad esistere, le contraddizioni sociali e politiche sono sempre presenti, ancora più acuite, mentre dall'altro lato i dominanti non possono più essere identificati. Al posto dei rapporti di dominio personali, compresi quelli fra servo e signore, emerge l'uguaglianza formale borghese, la quale tuttavia non presuppone un'uguaglianza materiale, e lascia sussistere le gerarchie e le disuguaglianze.
Questa contraddizione costituisce la base di una necessaria falsa coscienza che si manifesta quando il capitalismo non viene riconosciuto come un sistema di dominio impersonale mediato attraverso le merci. Di fronte a questo dominio senza dominanti, questa falsa coscienza conclude che i dominanti riescono a celarsi e che esercitano il loro potere in seno ad una società segreta, una forza oscura che tira i fili nascosta dietro le quinte. Risiedono in questo le fondamenta dell'idea della cospirazione mondiale. Le evidenti contraddizioni del capitalismo non vengono riferite al sistema in quanto tale, nei termini dell'analisi critica di Karl Marx, ma appaiono come l'opera di un potere malvagio che dominerebbe questo sistema, e che sarebbe concretamente responsabile di tutte le malefatte che esso commette. Quindi, gli ebrei e le ebree non vengono più percepiti soltanto a partire dal prisma dello stereotipo del detentore di denari, che ancora prevaleva nel Medioevo. Gli ebrei vengono visti, secondo quelle che sono le parole di Moishe Postone, nel suo saggio "Nazionalsocialismo e antisemitismo", «come responsabili delle crisi economiche, e identificati con le ristrutturazioni e le rotture sociali che accompagnano la rapida industrializzazione: l'esplosione dell'urbanizzazione, il declino delle classi e degli strati sociali tradizionali, l'emergere di un vasto proletariato industriale che si organizza sempre più, ecc. In altri termini, il dominio astratto del capitale che - specialmente con la rapida industrializzazione - imprigiona gli uomini in una rete di forze dinamiche che non potevano comprendere comincia ad essere percepita come dominio del "ebraismo internazionale"» (Postone, 2003).
Sono stati soprattutto i primi socialisti pre-marxisti che, non potendo ancora disporre degli strumenti analitici della critica marxiana del valore e del capitalismo, si sono smarriti nella loro critica al capitalismo emergente. La loro confusione, tuttavia, non porta sistematicamente all'antisemitismo aperto che troviamo, ad esempio, nell'«anarchico» misogino Pierre-Joseph Proudhon. L'antisemitismo di quest'ultimo si basa sulla distinzione fra sfera della circolazione e sfera della produzione. La nefasta dinamica del capitalismo non sarebbe contenuta solo nella sfera della produzione, come constata Marx, ma sarebbe il risultato di un problema di ripartizione legato all'arricchimento speculativo di alcuni. La critica proudhoniana del capitalismo rimane perciò impantanata nella critica della circolazione. Gli ebrei e le ebree sono, secondo questa tradizione del movimento operaio emergente, il bersaglio principale della critica della circolazione.
Si possono altresì trovare delle posizioni antisemite anche in Marx - in particolare ne "La questione ebraica" - ma queste non sfociano affatto in un'ideologia antisemita, costituita e chiusa su sé stessa. In particolare, Marx non opera alcuna separazione fondamentale fra circolazione e produzione. I suoi strumenti di analisi ci forniscono invece la possibilità di una critica totale del capitale che, per l'appunto, non rimane intrappolata in un'analisi tronca, e nella ricerca di un pugno di colpevoli.

Personificazione del capitalismo.
Quest'eredità del movimento operaio spiega come l'affinità strutturale esistente fra critica tronca del capitalismo ed antisemitismo moderno non sia rimasta solo monopolio di oscuri adepti di Silvio Gesell [*2]. Per cui, una somiglianza evidente si manifesta in maniera regolare in seno alla sinistra marxista, agli anarchici e alle femministe tradizionali.
La personificazione del capitalismo porta soprattutto a voler indicare il colpevole, piuttosto che a sottoporre il sistema ad una critica radicale. Nel marxismo del movimento operaio, di tradizione leninista o socialdemocratica, non si vuole affatto «individuare e superare la società capitalista nella sua totalità, ma si cerca piuttosto di incarnare uno dei poli all'interno di questa costellazione, in contraddizione antagonistica con la società, al quale bisognerebbe rendere giustizia. La categoria del valore, costitutiva della relazione capitalistica, rimane fuori dal campo dell'analisi critica, e appare unicamente in quanto plusvalore estratto dal capitalista, e quindi come una categoria fondamentalmente positiva della quale converrebbe riappropriarsi» (Gruber / Ofenbauer, 1998).
Ne consegue una prassi politica nei confronti non del capitalismo, ma dei capitalisti. In questa visione del mondo, una classe capitalista «malvagia» si oppone ad una classe operaia «virtuosa», laddove la seconda deve strappare alla prima il capitale ed i mezzi di produzione. Il lavoro politico concreto di questi gruppi si riduce perciò a porsi dalla parte della classe operaia al fine di renderle giustizia.
Ancora una volta, la sfera della circolazione resta la sola ad essere messa in discussione, rimanendo quella della produzione fuori dal campo della critica. La questione del capitalismo viene ridotta ad un «problema di distribuzione», all'appropriazione, da parte di alcuni «ricchi malvagi», dei giusti salari dei «poveri sfruttati». Questo genere di argomentazione la si ritrova non solo nella sinistra classica, ma anche in tutta una serie di attori che cercano di affrontare le grandi imprese. Allora si combatte contro Mc Donalds o contro Nike, presi come se fossero l'unico volto del nemico, e contro cui si organizzano meeting e dimostrazioni. A nessuno viene in mente che Mc Donalds o Pizza Hut non sono altro che delle varianti, di successo, della birreria locale o del kebab del quartiere.
L'idea, secondo cui l'ingiustizia, anziché derivare dalla natura del sistema, avrebbe un nome e un indirizzo - che il capitalismo si ridurrebbe perciò ad una cospirazione di alcuni malfattori ricchi - è un vecchio mito assai diffuso in larghi settori della sinistra.
«Il desiderio di conoscere il nome e l'indirizzo di questo potere sinistro ed onnipresente, di quest'incarnazione del lato oscuro della modernità, non era ovvio solo per i nazisti, ma anche una larga parte della società: "gli ebrei sono la nostra infelicità" (Treitschke) [*3]» (Lohoff, 1998).

L'imperialismo come fase suprema del capitalismo.
Il testo di Lenin, "L'imperialismo, fase suprema de capitalismo", non solo ha svolto un ruolo importante per le diverse formazioni leniniste (partiti comunisti e vari gruppi comunisti e anti-imperialisti), ma ha anche lasciato delle tracce in numerosi settori della sinistra che non si riferiscono esplicitamente a Lenin o che lo rifiutano fermamente. Gli argomenti della teoria leninista dell'imperialismo hanno orientato in maniera più o meno esplicita tutto il dibattito intorno all'Accordo Multilaterale sugli Investimenti (AMI) [*4] e sulla globalizzazione.
Lenin interpreta quindi «il passaggio storico al capitalismo per azioni come un cambiamento qualitativo del capitalismo: come sostituzione del capitalismo della libera concorrenza con il capitalismo monopolistico, il quale sarebbe controllato da alcuni "oligarchi della finanza" e nel quale "la furia cieca della legge del valore" sarebbe stata parzialmente abolita. Questa mutazione sarebbe opera del sistema creditizio borghese, che sottometterebbe a sé tutta la produzione, e la utilizzerebbe per i suoi fini nefasti» (Gruber / Ofenbauer, 1998.)
Per Lenin, il capitale usuraio non costituisce, come avviene per Marx, «la forma più feticizzata» del capitale, ma piuttosto «un rapporto di dominio concepito in prima istanza come direttamente personale» (Gruber / Ofenbauer, 1998).
Il parallelismo fra le teorie del complotto, di estrema destra, e l'idea secondo la quale nel capitalismo monopolistico ogni potere viene attribuito alle «oligarchie finanziarie», diviene così chiaramente visibile. Gli attributi assegnati al «capitale finanziario internazionale», all'«oligarchia finanziaria», ecc. corrispondono nei singoli dettagli a quegli attributi che gli antisemiti assegnano agli ebrei: tutto il potere, malaffare, clandestinità, ecc.
La visione del mondo degli antisemiti è dunque assai vicina a quella manifestata dalle teorie tradizionali dell'imperialismo. Gli «sporchi ricchi» ed i «parassiti», mossi unicamente dal profitto a breve termine, a scapito del bene collettivo, sarebbero dovunque all'opera, sfruttando il popolo e favorendo l'internazionalizzazione. Pertanto, «il capitale finanziario internazionale, attraverso i partiti del sistema installati al governo, lavora alla distruzione dello Stato sociale e della cultura» (Nation und Europa, 5/98) [*5].

Globalizzazione, AMI e GATT.
La comprensione tronca del capitalismo da parte di Lenin, che in ultima istanza va ricondotta alla realpolitik bolscevica e al fallimento della rivoluzione mondiale, non domina solamente i gruppi leninisti ed antimperialisti. È avvenuto proprio nel corso del dibattito intorno all'AMI - a proposito dell'Accordo generale sulle tariffe doganali e sul commercio (GATT) [*6] e a proposito della «globalizzazione» - che i legami e le analogie che hanno con le teorie antisemite del complotto mondiale sono stati messi all'ordine del giorno. In seguito al crollo dell'URSS e alla crisi parallela della sinistra leninista, la difesa dello Stato-nazione è tornata ad essere una parola d'ordine proposta non solamente dalle formazioni leniniste, ma anche nell'ambito dello ONG, come ATTAC o Greenpeace. Quando non solo Helmut Schmidt [*7] ed altri vecchi socialdemocratici, ma anche l'«anarchico» Noam Chomsky, e quindi un largo fronte d'opposizione al GATT e all'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) [*8], si mettono a difendere lo Stato-nazione contro la «follia globale» degli «speculatori furiosi» e del loro «capitalismo rapace», allora possiamo affermare che la critica tronca del capitalismo e le teorie del complotto sono ancora una volta tornate ad essere egemoniche in seno alla sinistra.
Ne consegue quindi che la speculazione non viene concepita come un processo cui ognuno e ciascuno si concede nella misura in cui partecipa al quotidiano scambio di mercato, ma sarebbe un'attività propria dei soli «malvagi speculatori».
Ogni calcolo di mercato ha tuttavia un carattere speculativo. Questo si esprime semplicemente in maniera più aperta nella speculazione borsistica, poiché la valorizzazione qui appare nella sua forma più astratta (A-A') [*9], e sembra quindi che venga soddisfatta in una disconnessione totale con il valore d'uso. La distinzione fra capitale finanziario e capitale produttivo, fra speculatori ed «onesti produttori», permette tuttavia di identificare i colpevoli e di trasformare la rabbia contro il capitalismo in rabbia contro alcuni scellerati.
Le manifestazioni degli alter-globalisti a Seattle, a Praga o a Genova sono rimaste così bloccate a metà strada, in quanto si sono accontentate di attaccare dei capitalisti individuali - perfino delle organizzazioni internazionali, viste come delle cospirazioni a livello mondiale - a scapito di una critica radicale del capitalismo in quanto sistema. Il fatto che degli oppositori alla globalizzazione, di sinistra, ma anche di estrema destra, si ritrovino dalla stessa parte della barricata , nella resistenza contro l'OMC, il GATT, l'AMI o la Banca mondiale, non sorprende. Le vignette esprimono con maggior chiarezza le teorie cospirazioniste latenti nella critica della globalizzazione. Prendiamo ad esempio l'immagine del Kraken [*10] che stritola il mondo intero e che incontra dappertutto la resistenza da parte dei lavoratori produttivi. Le illustrazioni degli oppositori della globalizzazione, sia di sinistra che di destra, tendono così a convergere. Alcuni gruppuscoli di estrema sinistra non riescono nemmeno ad evitare di ricorrere al naso storto di rigore, dove rappresenta l'imprenditore capitalista che fuma il sigaro e indossa un cappello a cilindro, un immaginario che potrebbe provenire tanto dallo Stürmer [*11] quanto da una pubblicazione trotskista, maoista o da Attac. A sinistra, si può vedere una caricatura del Partito dei Pirati che denuncia il trattato ACTA sulla proprietà intellettuale, del 2010. A destra una caricatura di Stürmer del 1938 che aveva come bersaglio la dominazione ebraica mondiale.

tronco2

L'antisemitismo globalizzato.
Mentre la maggior parte delle teorie di sinistra del complotto mondiale operano senza riferimenti agli «ebrei mondiali» e ai «massoni», le caratteristiche che vengono assegnate al «capitale finanziario» presentano una sorprendente somiglianza a quelle delle teorie cospirazioniste di estrema destra. Anche in assenza di aperto antisemitismo, una visione del mondo oppone il «bene» ed il «male», associando a quest'ultimo delle caratteristiche e dei concetti dalla connotazione antisemita, e alla fine tende ad avvicinarsi all'antisemitismo puro e semplice per poi arrivare a delle forme aperte, molto più facilmente di quanto si immagini.
Una simile visione del mondo non ha necessariamente come bersaglio gli ebrei e le ebree. Se osserviamo più da vicino le posizioni anti-armene che portarono allo sterminio di una gran parte della popolazione armena dell'Anatolia e di Istanbul, o le rivolte anti-cinesi, perpetrate nel quadro delle proteste sociali nell'Asia del Sud-Est, emergono dei significativi parallelismi con l'antisemitismo moderno in Europa. Proiezioni simili interessano anche gli Indiani nell'Africa dell'Est, i cinesi e le cinesi in Messico oppure anche i musulmani in India. Malgrado i loro effetti differenziati, tutti questi esempi si basano sulla critica tronca del capitalismo, la quale associa la sfera della circolazione, dello scambio e dalla speculazione ad un gruppo di individui particolari, anziché combattere il capitalismo in quanto sistema specifico. In molti casi, quest'associazione è stata operata dalla sinistra, o quanto meno dalle forze progressiste del momento. Nell'impero ottomano, i giovani turchi repubblicani attuarono la distruzione degli armeni, nell'Asia del Sud Est asiatico le masse che prendevano parte alle rivolte sociali attaccarono i mercanti cinesi, e durante i sollevamenti afro-americani a Los Angeles, nel 1992, i rivoltosi neri attaccarono per la prima volta i piccoli commercianti coreani, che venivano percepiti come delle personificazioni del capitalismo.
Una sinistra che contribuisce a questo tipo di movimenti sociali, o che quanto meno li tollera con compiacenza, prepara il terreno per un'agitazione apertamente antisemita. Quest'ultima, per manifestarsi non ha aspettato il movimento contro la guerra in Iraq,  combinando un'opposizione all'imperialismo USA avido di petrolio, che ha il mondo sotto il suo controllo, con un'aperta difesa del regime fascista baathista ed antisemita iracheno.

- Thomas Schmidinger - Pubblicato nel giugno del 2018 su "Solitudes Intangibles" -

NOTE:

[*1] - La Guerra dei Contadini tedeschi, è stato un conflitto che ha avuto luogo sotto il Sacro Romano Impero germanico fra il 1524 ed il 1526 nelle regioni della Germania del Sud, della Svizzera, della Lorena tedesca e dell'Alsazia. Questa rivolta ha avuto delle cause religiose, legate alla riforma protestante, e delle cause sociali, nella continuità delle insurrezioni che allora infiammarono periodicamente il Sacro Impero. Il movimento, nacque nel giugno del 1524, a sud del paese di Baden, vicino a Schaffhouse, quando i contadini si rifiutarono di raccogliere lumache per i loro signori. Durante l'inverno, la rivolta si sviluppò in Svevia, in Franconia,in Alsazia e nelle Alpi austriache. I contadini si impadronirono di castelli e città (Ulm, Erfurt, Saverne). I contadini mescolarono le rivendicazioni religiose (elezione dei preti da parte del popolo, limitazione delle tasse sulle decime), con quelle sociali ed economiche (soppressione della servitù, libertà di pesca e di caccia, aumento della superficie delle terre comunali, soppressione della pena di morte). Si stima che generalmente si ribellarono 300.000 contadini e che furono 100.000 a rimanere uccisi.

[*2] - Jean Silvio Gesell (1862 – 1930) era un commerciante tedesco, teorico monetario del denaro gratuito. Influenzato dal pensiero di Proudhon, pubblicò nel 1916 "L'ordine economico naturale". In esso presentava la sua teoria della moneta gratuita che lo renderà famoso, la quale consiste nel mettere in circolo una moneta che si deprezza ad intervalli fissi (ogni mese, o ogni due mesi). I suoi scritti esprimono molti stereotipi sugli ebrei. Il marxista Elmar Altvater ha visto nella sua opera un esempio di "antisemitismo strutturale"

[*3] - Heinrich Gothard von Treitschke (1834-1896) era uno storico e teorico politico tedesco, membro del Partito Liberale Nazionale. Deputato nazionalista dal 1871 al 1884, professore all'Università di Berlino a partire dal 1874, sostenne la politica di Bismarck dopo aver pubblicato nell'agosto del 1870 un'opera dal titolo "Cosa reclamiamo dalla Francia? L'Alsazia". Come quelle di Edouard Drummond in Francia, le sue tesi antisemite riscossero grande successo in Germania, dove i nazisti ripresero più tardi la sua celebre formula: "Gli ebrei sono la nostra infelicità", apparsa nel 1879 sugli Annali prussiani.

[*4] - L'Accordo multilaterale sugli investimenti è stato negoziato segretamente nei ventinove paesi membri dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) fra il 1995 e l'aprile 1997. Proponendo una liberalizzazione accresciuta degli scambi (divieto di discriminazioni a partire dalla nazionalità degli investitori) in modo da favorire lo sviluppo , esso ha suscitato vive proteste da parte dei partigiani dell'eccezione culturale, dei movimenti ambientalisti e di alcuni movimenti sindacali, quando è stato reso noto all'opinione pubblica da parte da dei movimenti di cittadini americani.

[*5] - "Nazione ed Europa" era una rivista tedesca di estrema destra che è stata pubblicata fra il 1951 ed il 2009.

[*6] - L'Accordo generale sulle tariffe ed il commercio (GATT) venne firmato il 30 ottobre 1947 da 23 paesi, per armonizzare le politiche doganali dei paesi firmatari. Quest'accordo multilaterale di libero scambio è stato concepito per abbassare il prezzi per i consumatori e per meglio utilizzare i fattori di produzione, e per favorire l'occupazione nei settori in cui ciascun paese detiene un vantaggio comparativo.

[*7] - Helmut Heinrich Waldemar Schmidt (1918-2015) è stato un politico tedesco, membro del Partito Socialdemocratico (SPD). Nel 1974 succede a Willi Brabdt come cancelliere federale ed occupa questo posto fino all'uscita dei liberali dalla sua coalizione.

[*8] - L'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) è un'organizzazione internazionale che elabora le regole del commercio internazionale fra i paesi. L'organizzazione si basa sugli accordi, negoziati e firmati nell'aprile 1994 a Marrakech dalla maggior parte delle potenze commerciali del mondo, che vennero ratificati poi dalle loro assemblee parlamentari. L'OMC ha come  fine principale quello di favorire l'apertura commerciale. Per far questo, cerca di ridurre gli ostacoli al libero scambio, di aiutare i governi a risolvere le loro differenze commerciali ed assistere nelle loro operazioni gli esportatori, gli importatori ed i produttori di merci e di servizi.

[*9] - La formula del capitale: Denaro - Merce - più Denaro ( A - M - A ' )

[*10] - Il Kraken è una creatura fantastica tratta dalle leggende scandinave medievali. Si tratta di un mostro enorme dotato di numerosi tentacoli. Il Kraken è in grado di spezzare lo scafo di una nave e di farla colare a picco.

[*11] - "Der Stürmer" era una rivista nazista pubblicata da Julius Streicher dal 1923 alla fine della seconda guerra mondiale


Fonte: Critique de la valeur-dissociation. Repenser une théorie critique du capitalisme

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