domenica 27 maggio 2018

La classe e il feticcio

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La storia come storia di relazioni sociali feticistiche
- In morte di Jacques Gernet (Algeri, 22/12/1921 - Vannes, 3/3/2018) -
di Clément Homs

Il sinologo Jacques Gernet. che si era iscritto alla corrente dell'antropologia storica, e che a sua volta era figlio dell'antropologo della Grecia antica Louis Gernet e maestro di Jean-Pierre Vernant, è morto, a Vannes, il 9 marzo 2018.
Per la critica del valore, è stato senza dubbio una solida roccia sulla quale continuare a costruire degli edifici teorici, al fine di poter pensare la storia come «storia dei rapporti sociali feticistici» (Robert Kurz). Nel 1964, aveva scritto insieme a Jean-Pierre Vernant, l'articolo «L'Évolution des idées en Chine et en Grèce, du VIe au IIe siècle avant notre ère» [che può essere interamente letto a questo link].
Ciò che costituisce la particolarità della determinazione della forma capitalista, può essere sempre reso particolarmente chiaro attraverso il suo confronto con quelle che sono le logiche di altre società, per la più parte pre-moderne. In questo saggio sulla Cina antica pubblicato insieme a Jean-Pierre Vernant, Jacques Gernet scrive:
«Quando il primo imperatore della Cina unifica tutte le misure del nuovo impero, nel 221 aC, bisogna stare attenti a non vedere in questo un atto positivo , che possa essere spiegato a partire da dei bisogni pratici legati all'amministrazione. In realtà, quest'idea potente e - dal nostro punto di vista - irrazionale appare anche fra le righe: è il genio proprio all'imperatore, la sua particolare virtù, quello che viene in questo modo diffuso per il mondo, e che viene a portargli ordine. L'unificazione delle misure comporta perciò anche degli aspetti rituali e religiosi senza i quali questo atto amministrativo avrebbe certamente perduto l'essenza e la maggior parte del suo significato e della sua efficacia.»
Così, mentre nella modernità è la razionalità stessa ad essere l'elemento essenziale della razionalizzazione, e diventa così il suo stesso fine - un fine in sé - in questo esempio invece essa viene ad essere integrata nelle istituzioni sociali e nei modi immaginari preesistenti.
Questo fenomeno si riflette anche nella visione alla base delle azioni dei leader politici. A causa delle specificità della filosofia contemporanea, Gernet scrive:
«L'ordine non può essere il risultato dell'intervento esterno di un potere di comando, né di una ripartizione autoritaria delle funzioni e dei poteri, né di un equilibrio sanzionato da una convenzione fra le forze antagoniste. In una parola, non può essere arbitrario. L'azione del sovrano assomiglia a quella del contadino, il quale si limita a favorire la crescita delle piante, ma non interviene mai nel processo di germinazione e di crescita. Il sovrano agisce secondo l'ordine del Cielo (t'ien) e si identifica in lui.»
L'azione del governante può quindi, così come l'azione implicita dell'agricoltore, non essere caratterizzato come se fosse un esercizio razionale del potere. Da un lato, rimette in discussione la visione della storia in quanto storia della lotta di classe (si veda: Robert Kurz, Dominio senza soggetto) e rafforza così il sospetto che piuttosto si potrebbe trattare di una storia di relazioni feticistiche.
Allo stesso tempo tuttavia, egli mostra in questo modo che tale relazione feticistica antica differisce rispetto alla sua logica funzionale, in quanto il feticcio impone le azioni in un sistema sociale-filosofico e religioso dato. Nella modernità - e in questo consisterebbe la differenza - sono gli atti feticizzati stessi  a stabilire la matrice dell'azione, ed a determinare le sue dinamiche.

Clément Homs - Pubblicato il 27 maggio 2018 su  Critique de la valeur-dissociation -

fonte: Critique de la valeur-dissociation. Repenser une théorie critique du capitalisme

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