sabato 5 maggio 2018

Filarsela

Lear Grasping a Sword


«La vita di Tolstoj si svolge tutta sotto il segno della fuga. Fuga dalla condizione sociale ed economica in cui è nato. Fuga dal destino di scrittore. Fuga da se stesso. Fuga dalla vita. Anche il suo matrimonio con Sofija Andreevna è una fuga: forse veramente amava Liza, la sorella di lei, come tutti in famiglia credevano. La precipitazione con cui ha dichiarato il suo amore a Sofija, la drammaticità in cui glielo ha posto («sarò costretto a spararmi»), la fretta con cui si sono sposati (il fidanzamento è durato dal 16 al 23 settembre del 1862): tutto fa pensare che Tolstoj stesse fuggendo da qualcosa. Forse dall'amore per Liza, forse dall'amore di sé.
Orwell ha scritto una bellissima pagina sull'ultima fuga di Tolstoj, quella da casa alla stazione di Astapovo. L'ha paragonata a quella del re Lear. In realtà non era l'ultima, ma la penultima fuga. L'ultima è quella che registra il medico che lo assiste nei giorni dell'agonia.
«Me ne vado da qualche parte, così nessuno mi troverà... Lasciatemi in pace... Bisogna filarsela via, filarsela da qualche parte»: sono le ultime parole di Tolstoj, nella notte dal 6 al 7 novembre del 1910. Filarsela dalla vita, non esserci più. Non ha voluto altro, vivendo; non ha pensato ad altro. Ed è da questa estraneità che ha visto limpidamente la vita, che l'ha come ripetuta nelle sue pagine.
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- Leonardo Sciascia - Nero su Nero  - Immagine : Lear Grasping a Sword, William Blake, 1780 -

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