mercoledì 28 marzo 2018

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delillo

1 - Motivi kafkiani nel romanzo "Zero K", di Don DeLillo: la questione della filiazione e dell'eredità. La voce narrante è quella di Jeffrey Lockhart, un uomo che non svolge nessuna attività definita e che segue il proprio padre - ricchissimo investitore - in quelli che sono i meandri di un progetto scientifico di conservazione ed immagazzinamento dei corpi umani per mezzo della criogenia. Dietro la verniciatura futuristica, traspare una costante preoccupazione per il modo in cui egli viene visto dal padre, una preoccupazione continua per l'approvazione e l'avallo paterno. «Questo lavoro farà di me "il Figlio"», pensa Jeffrey ad un certo punto. «Quand'è il momento in cui un uomo si trasforma in padre?», riflette più avanti. Un romanzo su qualcosa che è tanto incerto ed astratto quanto lo è il futuro che perciò ha bisogno di qualcosa di palpabile cui ancorarsi, qualcosa che possa far riferimento ad un'esperienza umana condivisa in qualche tempo ed in qualche spazio; da questo ne deriva l'uso della filiazione, della sopravvivenza del soggetto attraverso i suoi discendenti.

2 - Un altro tema di Kafka che è centrale per DeLillo è la trasformazione, la metamorfosi. In "Zero K", la metamorfosi si riferisce alla sopravvivenza dei corpi al di là della morte, per mezzo della criogenia - una vita postuma che si svolge in un ambiente controllato, in delle capsule ermeticamente sigillate, una delle quali è conformata in maniera speciale di modo da poter accogliere il cervello, che viene rimosso insieme agli altri organi. «Morire da umani, rinascere come androide isometrico», scrive DeLillo. In Kafka, la metamorfosi non riguarda solamente l'insetto. Ma ci parla e si riferisce anche alle diverse possibili oscillazioni che vanno dall'essere umano all'animale, fra l'umano e qualcosa che sta al di là o al di sotto dell'umano. Josef K., ne "Il Processo", viene ammazzato «come un cane», scrive Kafka.

3 - Il narratore DeLillo fluttua fra la descrizione, lo stupore, la repulsione e la fascinazione per la trasformazione. "Zero K" è un'esplorazione di quel «Unheimliche», il Perturbante, di Freud - di quel che è strano, dell'inquietante che irrompe attraverso ciò che è familiare, dell'androide isometrico che guarda con gli occhi del padre, simultaneamente astratto e concreto. Walter Benjamin ha coniato la formula per esplorare questa fascinazione per tutto ciò che sfugge all'umano e che, allo stesso tempo rende umano: «sex appeal dell'inorganico». La formula di Benjamin abbraccia tutta una costellazione di temi che vanno dal cranio esposto, come allegoria barocca, fino al feticismo della merce, così come viene definita da Marx nel Capitale.
Benjamin offre come esempio la moda, per riferirsi a questa miscela di fascino e di ripulsa. Per DeLillo, il sex appeal dell'inorganico non risiede solo nella visione del corpo umano visto come manichino o androide, ma sta anche nel denaro. Come già in "Cosmopolis", anche "Zero K" vibra del godimento derivante dalla ricchezza, vibra della shock che avviene quando il flusso astratto dei titoli azionari e degli investimenti si scontra con i risultato palpabile che si tocca nel mondo dei super-ricchi.

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