martedì 27 marzo 2018

repubblica globale delle banane

pollai

Volpi nel pollaio
- di Robert Kurz -

Giorno dopo giorno. diventa sempre più chiaro che i vecchi centri del mondo occidentale somigliano via via sempre più alle strutture di una volta del Terzo mondo. Non si è trattato solo della disgregazione sociale, la povertà di massa sempre più crescente e le forme di un'economia informale miserabile che hanno raggiunto le metropoli del capitalismo. Non si tratta solo della rottamazione dell'infrastruttura resasi visibile a New York, Londra, Parigi o Berlino, allo stesso modo in cui è visibile a Calcutta, Lima, Algeri o Bangkok. Ma anche gli scandali della "classe politica" sono riusciti ad ottenere, nelle democrazie più rinomate, le proporzioni che avevano in una qualsiasi "repubblica delle banane". Non è passato molto tempo da quando la corruzione generalizzata veniva considerata come un fenomeno tipico del "sottosviluppo". In questo campo, le democrazie occidentali amavano essere immaginate come degli insegnanti che davano lezioni ai buoni alunni dell'Est e del Sud: il Brasile è stato elogiato per la procedura di impeachment nei confronti di Collor de Mello, così come la stessa cosa è avvenuta per i governi precari dell'Europa post-socialista, per le loro dichiarazioni di principio contro il pericolo delle strutture mafiose e dell'arricchimento illecito. Così ci siamo resi conto che il pollaio era stato affidato alle cure della volpe: nemmeno il lignaggio degli schiavisti del Nordest brasiliano era in grado di poter competere per potenziale di corruzione e protezione con quello che si può ora osservare nelle istituzioni democratiche occidentali. In Germania, il partito conservatore della democrazia cristiana (CDU) ha dimostrato di essere stato, negli anni in cui era al potere, una grande impresa per il riciclaggio di denaro. Al fine di camuffare i bilanci del partito, sono state trasferite grandi somme di denaro dalle istituzioni ufficiali verso conti bancari all'estero. Milioni di marchi sono spariti senza lasciare traccia; si suppone che in questo processo alcuni funzionari del partito, fino a quel momento sconosciuti, abbiano accumulato delle vere e proprie fortune personali.

Apparati clandestini
Abbiamo cominciato a discernere i contorni oscuri di un apparato illegale e clandestino, che agiva parallelamente alle strutture democraticamente elette e controllava con metodi mafiosi uno dei maggiori e rispettati partiti conservatori dell'Unione Europea. Ed il padrino di questa mafia inter-partitica era nientemeno che Helmut Kohl, che per 16 anni, come primo ministro, ha guidato il governo tedesco. Dal momento che la Germania si è sempre vantata delle sue virtù prussiane - lavoro e disciplina, ma anche incorruttibilità e mantenimento delle garanzie giuridiche formali - lo stupore è stato particolarmente grande. Nel frattempo, non passa giorno che non prometta nuove rivelazioni. A partire dallo scandalo della seconda cassa, le nuove dimensioni della corruzione sono diventate sempre più visibili. Dal sospetto si è passati alla quasi certezza che le donazioni illegali provenivano dalla privatizzazione dell'industria degli armamenti e dalla privatizzazione delle imprese statali. Ed in questo modo, il caso assume dimensioni europee e addirittura transcontinentali: al centro di tutto questo, si trova il conglomerato petrolifero statale francese, il gruppo Elf Aquitane, che a quanto pare da molto tempo agisce da intermediario nei trasferimenti illegali di denaro. In diversi paesi d'Europa, le procure pubbliche stanno investigando per vedere se la vendita della grande raffineria statale Leuna, nell'ex Germania Orientale, alla Elf Aquitania sia stata ottenuta per mezzo di tangenti. La stessa cosa vale anche per le spedizioni di armi da parte dell'industria bellica tedesca verso l'Arabia Saudita; dal suo esilio in Canada, l'imprenditore bavarese Karl-Heinz Schreiber, dalla dubbia reputazione ma molto vicino ad importanti politici tedeschi, minaccia rivelazioni in tal senso.

Feste movimentate
Rispetto ad una simile tempesta, le faccende della piccola corruzione dei politici socialdemocratici appaiono quasi inoffensive. Wolfgang Glogowski, una delle speranze del nuovo pragmatismo, ha dovuto rassegnare le sue dimissioni dall'incarico di segretario del Turismo di Stato della Bassa Sassonia, per aver fatto dei viaggi di lusso a spese delle compagnie turistiche. La stessa sorte è toccata a Heinz Schleusser, segretario delle Finanze del Nordrhein Westfalen, i cui viaggi privati in compagnia delle sue amiche venivano pagate dalla Westdeutsche Landesbank. Secondo le dichiarazioni degli ex piloti, questi viaggi erano comuni fra i politici, talvolta con destinazione Maiorca (Spagna), dove si svolgevano delle feste movimentate con delle prostitute che fungevano da hostess. L'elenco dei casi di corruzione si potrebbe allungare a piacere. Non è molto che tutta l'equipe della Commissione Europea, l'organismo esecutivo dell'Unione Europea, ha dovuto rinunciare, per l'accusa di corruzione e protezione. Il Belgio, la cui capitale Bruxelles è anche la sede della burocrazia europea, si è distinto per anni a causa di tutta una serie interminabile di scandali, che vanno dalla mafia agli ormoni per l’allevamento di bestiame, fino ai casi di pedofilia; si dice che i criminali, che a volte non arretrano nemmeno di fronte all'omicidio, dispongano di buoni contatti con l'apparato giudiziario e con le alte cerchie governative.

Crimine e immunità
Perfino in Svizzera, tradizionalmente così seria, emergono notizie che riguardano frodi finanziarie e donazioni illegali ai partiti. Questo per non parlare della periferia europea, dalla Bulgaria alla Turchia, dove il crimine e l'economia sono strettamente intrecciati: notizie di questo genere sono una lettura quotidiana sui giornali, e si possono leggere accanto alle lodi per la lungimirante democratizzazione di questi paesi. Il culmine dell'audacia è stato però raggiunto dall'oligarchia russa: il presidente Eltsin, il cui clan si è arricchito senza che ci fosse nessun impedimento (e probabilmente facendo uso dei fondi di emergenza del FMI), è andato in pensione per mezzo di una legge speciale, che ha garantito, in caso di accuse, piena immunità non solo a lui, ma a tutta la sua famiglia. In questo modo, le istituzioni della società capitalista moderna e dello Stato del Diritto borghese affondano fino alle ginocchia negli affari della mafia e ne vengono moralmente screditate. Basta pensare al discorso neoliberista e neoconservatore sulla "tolleranza zero" riguardo alle più piccole infrazioni delle leggi. È chiaro che fin dall'inizio questo slogan populista si è distinto per la sua estrema ignoranza sociale, e non è andato oltre quella che è una dichiarazione di guerra abbastanza esplicita da parte delle élite borghesi nei confronti dei disoccupati, degli esclusi e dei nuovi poveri. Ma l'accettazione di questo slogan da parte di ampie fasce della popolazione. che si aggrappano alla chimera piccolo-borghese di una "vita rispettabile" e prendono parte attiva alla discriminazione degli emarginati sociali, è quanto meno legata all'illusione di una certa quota di integrità personale delle élite economiche e politiche. Ma ormai questa è una cosa del passato. In Germania, l'ex ministro degli Interni Manfred Kanther ha innalzato la bandiera della "tolleranza zero"; per raccattare più voti, avrebbe condannato duramente qualsiasi ladruncolo o qualsiasi passeggero della metro che viaggia senza biglietto, se questa durezza propagandata dai media, fosse servita allo scopo. E ora si scopre che Kanther, nel frattempo, partecipava alla "seconda cassa" della CDU, e andava avanti e indietro con le tasche piene di denaro riciclato, come qualsiasi buon mafioso.

Onore provvidenziale
Proprio in questo contesto, è particolarmente degno di nota il fatto che sia tornato di moda il concetto arcaico di "onore". Non si tratta di ridare nuova vita al concetto ottocentesco e borghese di "onore". L'ex cancelliere Kohl, che recentemente si atteggiava a grande statista ed a figura storica "alla Bismarck", si è sottratto alla legge con una franchezza che ha sconcertato i suoi colleghi di partito: la sua "parola d'onore" gli impedirebbe di rivelare quale sia l'origine di alcune regalie e tangenti. Tutto questo si inserisce perfettamente nel contesto del principio di "omertà", la legge del silenzio della mafia siciliana e della ndrangheta calabrese.
Non si tratta più dell'onore della "buona vecchia società" borghese, ma l'onore disonesto del crimine organizzato. quello stesso onore che, negli anni '80, la casta politica delle democrazie affermava essere la principale minaccia all'ordine sociale. E ora sembra che una buona parte dell'élite politica appartenga all'una o all'altra di queste "onorate società".
Naturalmente possiamo chiederci se tutto questo sia veramente una novità. Una società che si riproduce per mezzo della concorrenza dei mercati anonimi, e che viene amministrata attraverso un apparato statale che si presenta agli uomini come un potere burocratico senza volto, non può non recare in sé una tendenza alla corruzione, al nepotismo ed alla formazione di clan. Questi fenomeni sono solo l'altra faccia delle istanze anonime del mercato e della burocrazia statale, così come il diritto borghese e la criminalità non sono altro che le due facce, che si condizionano vicendevolmente, di una sola medaglia. Solo fino ad un certo punto si può dire che il crimine sia il grande nemico del sistema capitalista; non appena acquisisce un certo volume, il crimine diventa parte accettabile della vita della "buona società". Lo Stato di Diritto implica la sua trasgressione sotto forma della continuazione della concorrenza con altri mezzi. Ed il Diritto universale, imparziale ed essenzialmente formale allo stesso tempo apre anche lo spazio alla relativizzazione logica di qualsiasi crimine: alla fine del XVII secolo, il famoso e famigerato Marchese de Sade aveva solo tratto le conclusioni più estreme del liberalismo, richiedendo la legalizzazione del furto (che presuppone la proprietà borghese) e perfino dell'omicidio.

La legge del più forte
Nelle relazioni fra i vari Stati, non siamo andati molto lontano dalla legge del più forte; in quest'area, la forma socioeconomica della concorrenza si mostra in tutta la sua asprezza, e continua tingere le vicende politiche all'interno di ciascuna nazione. Machiavelli sapeva già che la politica e la morale non hanno niente in comune. La richiesta di integrità morale non è altro che la facciata delle relazioni di concorrenza, la cui stessa dinamica determina il contenuto dell'attuale stato di diritto, mentre allo stesso tempo lo mina continuamente. In questo senso, l'intimità esistente fra lo Stato di diritto e le strutture illegali, fra l'economia anonima e pseudo-naturale e le relazioni oscure, fra la politica ed il crimine, rivelano la vera natura della società capitalista e della coscienza borghese schizofrenica.
La democrazia degli Stati Uniti - il paese più sviluppato e la potenza dominante del mondo libero - è quella che manifesta con maggior chiarezza tale schizofrenia. Non c'è altro luogo al mondo in cui venga mobilitato politicamente, e con tale drammaticità, il moralismo più crudo; in nessun altro luogo, il concetto di legge del più forte è maggiormente radicato nella coscienza delle masse: in nessun altro luogo si trovano quelli che sono dei clan familiari (come i Kennedy o i Bush) con così tanto potere sulla politica e sulle istituzioni pubbliche. E in nessun altro luogo dell'Occidente si può osservare la presenza di una rete così fitta di legami fra il crimine organizzato, le banche, le grandi corporazioni, i sindacati, la politica e lo show-business; legami che a volte risalgono al XIX secolo. In Europa, c'è solo l'Italia che può reggere il confronto, dal momento che è la culla storica della connessione mafiosa fra crimine, capitalismo e politica. È interessante notare come questi fatti (ai quali possiamo aggiungere le organizzazioni mafiose presenti in Giappone ed in tutta l'Asia) dopo la seconda guerra mondiale, sotto l'impatto delle democrazie di massa, siano praticamente scomparsi dal dibattito pubblico. Il risorgere, alla fine del XX secolo, degli scandali mafiosi rimane l'indice di una mutazione sociale qualitativa.

«Italianizzazione»
Sarebbe una pietosa esagerazione supporre che rilevazioni di questo genere di affari oscuri, possa essere dovuto ad una maggior maturità democratica del capitalismo. o ad una vigilanza più stretta da parte dei mezzi di comunicazione. Nell'Italia degli anni '80, la rivelazione della presenza mafiosa nel sistema politico e l'autodissoluzione dei maggiori parti politici, non ha portato alla purificazione desiderata. La corruzione ha assunto una forma nuova, mentre si assiste ad una crescente "italianizzazione" delle altre democrazie. Se tutta questa sporcizia è emersa solo ora, ciò si deve al collasso incipiente del diritto borghese per mano del capitalismo in crisi sociale e dei bagordi finanziari internazionali. Sotto la pressione di una concorrenza selvaggia e sfrenata, cedono tutti gli argini sociali, sia in alto che in basso.
D'altra parte, con la globalizzazione transnazionale del capitale, la politica democratica su base nazionale ha perso ogni capacità effettiva di regolare la vita sociale. In questo processo, anche i partiti politici persono la loro capacità di formare le opinioni, e regrediscono ad un sistema mafioso, dove la leadership personale prende il posto dei processi decisionali pubblici. Ma questi nuovi leader - e questo vale per Kohl, per Blair o per Haider - non rappresentano né simboleggiano la formattazione capitalistica delle relazioni sociali, e come avveniva per le dittature dell'inizio del XX secolo sono solo dei "padrini".
La facciata moralista crolla con una rapidità da togliere il fiato. Nel mondo dei mercati globali, la "repubblica delle banane" è diventa l'unica forma di Stato possibile e appropriata.

- Robert Kurz - 5 marzo 2000 -

fonte: EXIT!

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