lunedì 1 gennaio 2018

Impronte

georgesteiner

In un determinato punto del suo libro "Le Antigoni" - «l'attraversamento di un mito universale attraverso la storia dell'Occidente» -, George Steiner scrive che l'Ellade, il mondo greco, ha le sue radici fermamente piantate nel XXIV canto dell'Iliade di Omero. Tutto nasce da quella scena che mette fianco a fianco Achille e Priamo che parlano del destino del cadavere di Ettore, assassinato dal primo, figlio del secondo.

Molto di tutto quello che attraversava la sensibilità greca e che riguardava i temi della relazione tra la vita e la morte, la gioventù e la vecchiaia, il mortale e l'immortale, la misericordia, il perdono ed il destino, le intenzioni ed il reciproco riconoscersi, scrive Steiner, «viene esposto in questa parte decisiva, la più perfetta di tutta la poesia epica» (la più perfetta? ci sono dei gradi nella perfezione? qui, possiamo ricordare la recensione di Jonathan Barnes che evidenzia tutta una serie di "sviste" nella prosa di Steiner - e già che ci troviamo in tema, vale la pena ricordare che il saggio che Foucault ha dedicato alla lettura del suo "Le parole e le cose" fatta da Steiner, si intitola "La mostruosità della critica").

Il punto principale di Steiner è che anche l'Antigone di Sofocle è una conseguenza del XXIV dell'Iliade - dal momento che Antigone, così come Priamo, si pronuncia a favore dei diritti di un morto (suo fratello Polinice). Steiner parla di "impronta omerica" dello stile di Sofocle. Inoltre: l'opera di Sofocle espande anche il tema del confronto fra gioventù (Achille) e vecchiaia (Priamo), con Antigone che si scontra con Cleonte ed il suo coro di anziani. Tuttavia, è in questo scontro che risiede la differenza di Omero e di Sofocle. Achille e Priamo arrivano ad un accordo instabile, ma Antigone e Creonte parlano sempre di luoghi distinti, irriducibili: lui parla della legge, lei del destino; lui parla del tempo immediato della governabilità, lei parla dell'eternità dei diritti; lui parla del collettivo, lei dell'individualità.

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