mercoledì 20 dicembre 2017

Per farla finita con il lavoro

acabar

Grazie alla casa editrice "ni tiempo ni ganas" [né tempo né voglia], sta circolando, in formato PDF "Potlacht/Dono", un'importante riedizione. Si tratta del libro, in lingua castigliana, "Para acabar con el trabajo" [QUI SCARICABILE], un documento ritrovato che risale agli anni 1970 (1979) e che è di enorme importanza per la teoria rivoluzionaria. Qui di seguito, la traduzione di alcuni frammenti dalla presentazione a questa edizione, ed un frammento del libro sul comunismo.

«Questo libro che si trova sul tuo schermo venne pubblicato, quasi sicuramente, nel 1979 dall'editrice Tortilla Flat Unlimited. Come viene riportato nell'introduzione, è stato scritto da due francesi, uno dei quali viveva in Spagna. Sulla prima edizione del testo posso aggiungere poco di più. Si è cercato di mantenere, per quanto possibile, l'impaginazione originale, includendo le fotografie, i fumetti detournati e rispettando i testi inseriti nel blocco del testo principale.
(...)
L'ideale sarebbe stato espropriare una banca e col denaro realizzare un'edizione da regalare alle diverse biblioteche e collettivi, ma una simile impresa mi sembrava troppo lavoro, molto rischiosa e poco fruttuosa sulla base del denaro che per mezzo di essa si sarebbe potuto ottenere. O forse sarebbe stato meglio finanziare l'edizione con l'attacco ad uno squat dopo una festa e dichiarando che si trattava di una critica nei fatti di quello che è il mantenimento del ciclo di accumulazione del Capitale negli spazi "liberati", e dell'uso del denaro dentro tali spazi.
(...)
Per quanto attiene all'etichettatura del libro, si potrebbe dire che si tratta di un testo scritto da due rivoluzionari, due compagni, che rifiutano ogni ideologia e che cercano nelle diverse teorie rivoluzionarie quel che considerano valido per la Rivoluzione Sociale. Le loro fonti si trovano qui nel testo: Jean Barrot, Guerre Sociale, Marx, Fourier… Si potrebbe dire, quindi, che rientrano nella "corrente comunizzatrice" o in quella comunicazione che emerge al principio degli anni 1970. Una tale valutazione, credo sia quella che meglio si adatta allo spirito del testo, ma lascerò l'analisi ai professionisti dell'ermeneutica rivoluzionaria.
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Il contenuto si divide in quattro parti differenti: Il mondo del lavoro e la sua lenta e crudele agonia; Panorama di una sconfitta; L'offensiva democratica del Capitale in Spagna; Alcune ricette per la pentola della storia.
È inoltre incluso, come supplemento, "
Abbondanza ed indigenza nelle società primitive", un vecchio articolo che era apparso nel primo numero della rivista "Guerre Sociale" nel 1977 e che venne poi ripubblicato come supplemento al quarto numero della medesima rivista nel 1982.

(...)
Non voglio andare oltre in questa introduzione, non ne ho né il tempo né la voglia, spero solo che il libro agiti lo spirito di più di un@ e che almeno faccia riflettere sulla sopravvivenza sovrequipaggiata nella quale viviamo di modo da poter uscire, una volta per tutte, dalla preistoria.

Vigilanza: i recuperatori sono sempre fra noi!
Per l'Anarchia! Per il Comunismo!
Abolizione della merce e del lavoro salariato!
Abbasso la società di classe!
Riposatevi!

Da qualche parte, nei dintorni rurali della regione asturiana»
Pierre Françoise Lacenaire

"Chiamiamo comunismo...

«Ormai non è lontano il tempo in cui gli uomini si considereranno membri di una sola ed unica famiglia, e lavoreranno uniti in una comunità. Se no ci fosse stata l'industria moderna a scuotere questa società egoista e per darle poi, in quanto società comunista, la sua eccedenza di forze produttive, non avremmo ricevuto l'idea del comunismo, ed ancor meno avremmo creduto che era possibile la sua realizzazione.» (Moses Hess, durante un meeting comunista, in Renania, nel 1845).

La storia del capitalismo è la storia dell'uomo che produce la sua società in condizioni radicali di separazione del produttore e del prodotto. La base, ed il risultato di queste condizioni è la divisione della società in classi: Una classe assicura la produzione materiale, e l'altra, attraverso la proprietà privata, assicura che quel che viene prodotto materialmente sia la società stessa sua una scala più grande, aumentata: detto in altre parole, che perpetui la povertà di una classe e la sua sottomissione. Il modo di una tale produzione è il lavoro, vale a dire la specializzazione di una parte del tempo al fine di produrre più di quello che è immediatamente necessario. La relazione umana che si concretizza in questo è il lavoro salariato, lo scambio mercantile generalizzato.
In ogni epoca, la resistenza del proletariato a questa sottomissione, il tentativo di abolire il lavoro salariato, (parola d'ordine della "Lega dei comunisti", dei primi sindacati, dell'AIT), passa attraverso la lotta economica contro le basi materiali di questa sottomissione, (la miseria, il salario appena sufficiente per riprodursi, la proprietà privata dei macchinari e della terra), attraverso la lotta politica contro la classe che cerca di dominare questa società (la borghesia, almeno al principio), ed il suo Stato; ciò implica la dissoluzione delle relazioni sociali che sono diventate intollerabili come conseguenza dello sviluppo delle possibilità umane, e la costruzione di una società il cui fine sia la vita umana. Come cercheremo di illustrare, questo significa uno sconvolgimento profondo di tutte le attività, e dell'utilizzo umano del tempo, della natura, dell'uomo stesso.

La teoria rivoluzionaria non è altro che l'espressione astratta, la visione di un determinato momento della lotta, della società che si vuole costruire, vale a dire l'analisi delle relazioni che si sono create in questo momento della guerra di classe, e di questa stessa realtà che torna a servire da modello generale per coloro che la utilizzano, di quello per cui la utilizzano, delle condizioni in cui la utilizzano.

"Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato attuale delle cose", vale a dire la lotta dei proletari per cambiare radicalmente le relazioni sociali, e le relazioni apparse in questa lotta che creano le condizioni della vita umana, del dominio della propria attività. Il comunismo non è un programma da realizzare o da far realizzare, ma è un movimento sociale. Se la memoria storica della nostra classe è stata accuratamente cancellata dai difensori dell'ordine, il pericolo maggiore proviene dal seno del movimento operaio, e non solamente da quello ufficiale. Il capitale ha saputo superare ogni scadenza che gli imponiamo, rimodellando il mondo, ristrutturando la produzione ed anche noi stessi, che ci adattiamo per necessità vitale alla corsa sfrenata che viene imposta dalla lotta di classe. E noi, rivoluzionari, vorremmo continuare a tenere in piedi forme di lotta che nel loro tempo sono state già sconfitte? Questo non è serio.

È necessario innanzitutto riconoscere in quale situazione specifica viviamo, quale moderna oppressione soffriamo; e, perciò, chiarire, attraverso la storia delle lotte che hanno fatto di noi quel che siamo, ciò che continua ad essere attuale e ciò che è ormai superato.»

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