domenica 27 agosto 2017

“Disaccoppiatevi!” ?!?

glaciazione

Era glaciale per la Teoria critica?
- Lettera aperta alle persone interessate ad EXIT! -
di Robert Kurz

Per marcare il passaggio al nuovo anno, è d'uso, alla fiera postmoderna della vanità, che ogni bottega si presenti, in tutta modestia, come la storia di un successo, a dispetto di qualsiasi realtà, e che lo faccia con ottimismo; si tratta dei "soliti affari" che sono all'ordine del giorno dell'emancipazione. La riflessione teorica è minacciata di annegamento, ancora una volta, nel pragmatismo generale, tanto più dopo che la precarizzazione si è imposta come sfondo della vita. La pragmatica, sia nel senso di un agire a titolo provvisorio che nel senso di un'apertura verso le risorse naturali ed umane, sarà possibile solo quando la "corazza di ferro" della "seconda natura" capitalistica verrà infranto in un movimento di trasformazione sociale totale. Fino a quando non si verifica niente del genere, la Teoria critica dovrà mantenere una distanza rispetto a tutte le forme immanenti di prassi. In quanto "-ismo", il pragmatismo è da sempre un'ideologia strettamente legata ai modi distruttivi del trattamento della crisi che inducono all'esclusione, anche quando si fingono filantropi.

Quando i media ci parlano di una "svolta a sinistra", sia qui da noi. all'interno dei frammenti della classe politica, sia in America Latina, ciò non ha niente a che fare con la forza sociale effettiva di una riflessione critica. L'effetto che ha questo perno di fare essenzialmente leva sul clima politico superficiale, non è quello della crisi mondiale della terza rivoluzione industriale che continua a consumarsi lentamente. Si tratta, al contrario, dell'illusione di una stabilizzazione economica, anche se questa più volte evocata si disintegra nuovamente. Mentre le manovre delle banche centrali, prese dal panico, segnalano la fine della congiuntura del deficit, estrapolando con ottimismo tale congiuntura, immaginando che saranno portatrici di prosperità e che potranno aprire nuove possibilità di azione. La società esprime un tale bisogno di un po' di calore sociale, senza però voler affrontare le sue proprie condizioni capitalistiche! Ma a parte Knut [*1] non si vede altro all'orizzonte.

Il fatto che il mercato delle idee sia inondato di concetti improntati ad un'esagerazione a buon mercato, rimanda solo alle crescenti difficoltà della legittimazione politica. L'euforia dell'economia ufficiale si trova in flagrante opposizione con l'esperienza della vita quotidiana della maggior parte delle persone, per cui nessuna ripresa è visibile. Da questa situazione risulta una certa tensione ideologica fra il management della bolla finanziaria e la casta politica dipendente dai sondaggi. Il consenso neoliberista che ingloba tutti i partiti non scompare, in questo modo, ma devia al populismo e cresce in maniera direttamente proporzionale alle accuse di populismo che i partiti si rivolgono l'un l'altro in maniera sempre più veemente. Le mitigazioni portate dall'Hart IV che hanno fatto sperare ma che non dovevano costare un centesimo, le campagne contro la "criminalità giovanile", gli appelli al capitale "creativo" e la critica gratuita dei salari esorbitanti dei manager si fanno una forte concorrenza. D'altra parte, il dibattito sul clima (ivi compreso il turismo in Groenlandia) iniziato dal Cancelliere, ha lo scopo di suggerire una coscienza ecologica. Non ci vorrà molto perché i moralisti dei partiti e del governo, seguendo Heiner Geissler [*2], aderiscano in massa ad ATTAC o a Greenpeace, e a difendere allo stesso tempo le emissioni di gas troppo elevati di un'industria automobilistica tedesca gonfia di orgoglio, contro la concorrenza delle piccole auto europee.

Questo si rivolge in fondo alle classi medie che sono minacciate di cadere nella precarizzazione, che notoriamente amano celebrare la loro "nuova cittadinanza" e desiderare il nutrimento ecologico di uno standard più elevato, nel mentre che si vuole mettere la situazione di coloro che sono di fatto già completamente declassati in conto alle cattivi abitudini alimentari e ad un'educazione fallimentare. A ciò corrispondono i premi selettivi per la natalità da parte di un ministro della famiglia sconvolto dalla minaccia di un'estinzione biologica della classe media tedesca; la risposta dello stato infatti non consiste altro che nel progetto di serrare le briglie alle donne della classe popolare che, com'è noto, assassinano i loro bambini, benché si continui a ridurre all'osso i mezzi amministravi previdenziali. Più palesi diventano le contraddizioni, e ancora più forte risuona l'appello al "senso di cittadinanza" per poter controllare in maniera pragmatica, nel bel mezzo di una prosperità fantasmatica, le "catastrofi di natura sociale" nella loro insaziabile progressione.

La fondazione del Partito Die Linke [*3] non costituisce un affatto un contrappunto a questa strana "svolta a sinistra", ma ne è integralmente parte, e non solo in quel che concerne l'illusione riscaldata della via ufficiale di tipo politico-democratico. Il marxismo di partito appartiene alla storia. la marcia attraverso le istituzioni si è arrenata da molto tempo. Il rinnovamento della teoria marxiana non patrocina un simile tentativo, ma, nel migliore dei casi, in quel che rimane sia della sinistra tradizionale sia nel movimento critico della globalizzazione si è affermato un pragmatismo di sinistra nella variante keynesiana. Infatti, il populismo dell'ala Lafontaine [*4] ricade al di sotto della teoria economica di Keynes. L'orientamento nazionalista di sinistra di questa posizione dominante procede di pari passo con un "internazionalismo" lugubre che cerca di adattare i vecchi discorsi ad una malsana alleanza fra il regime petroliere di uno Chavez ed il regime dei mullah iraniani. In simili contesti, per una Teoria critica, non c'è alcuna urgenza ad annusare questo brodo di coltura, né a condividere quello che rimane [*5].

La rondine della sinistra movimentista non fa più rinascere la primavera dell'elaborazione di una teoria creativa, ma al contrario. Quel che è diventato visibile dopo Heiligendamm [*6] è l'esaurimento di una cultura di protesta esclusivamente simbolica. Più sparisce il ricordo di una critica radicale della teoria politica, più i movimenti di protesta si aprono agli ideologemi di una critica tronca del capitalismo, alla quale si legano delle strategie trasversali della destra populista. Finché questo stato di fatto non verrà smascherato, verrà tollerato come innocente un antisemitismo strutturale che mette sotto accusa il capitale "parassita" della finanza e dell'informazione, al contrario, la denuncia degli eccessi apertamente antisemiti non servirà a niente in quanto verrà fatta per mezzo dell'alibi di un pseudo prendere le distanze.

Il fondamento epistemologico di tali posizioni consiste in un "pragmatismo movimentista", come quello che esiste per esempio alla base di una soggettivazione post-operaista dei rapporti feticistici capitalisti; il suo rovescio costituisce il disarmo critico nei confronti delle ideologie. A tal riguardo, dopo che il principio ufficiale dei Zapatisti messicani il metodo del tentativo e dell'errore, lontano dal concetto di Stato, è servito, per un certo tempo, da paradigma romantico che consiste nel suo nucleo ostile ad ogni teoria, ora sembra emergere un cambiamento di orientamento di tipo neo-statalista di una parte della sinistra movimentista. Questo leninismo postmoderno della differenza scommette molto più sulla statalizzazione del tipo "svolta a sinistra" dell'America Latina alla Chavez e vuole che anche nel nostro paese la politica parlamentare dei partiti si integri alla "moltitudine" degli approcci, cosa che non impegna in niente, per immunizzarsi definitivamente contro una riflessione teorica.

Il congresso « No-way-out » [Nessuna via d'uscita] di Francoforte a dicembre ben merita il suo nome in quanto non vuole tematizzare le contraddizioni in termini di contenuto, ma solamente confonderle, più che mai, con un pragmatismo di movimento. All'unisono con la stagione, non ne è uscito altro se non una sorta di mercatino di Natale di un pluralismo di sinistra. Visibilmente, questo avvenimento, in materia di innovazione, è servito solo a far vedere al programma ufficiale la critica borghese del rapporto fra i generi come una povera variante anemica che riflette il fallimento del femminismo all'interno della sinistra movimentista. L'universalismo androcentrico e teoricamente disarmato dell'uomo "casalinghizzatosi" emerso dalla classe media sembra essere la misura di tutte le cose.

In questo ambito, si deve anche naturalmente nuotare insieme alla corrente con una "critica del valore" che non si impegna troppo per far sapere al pubblico poco informato come nell'aria viziata di quest'ambiente si cresce un po' di più al fine di poter accedere allo status di "nuovo maschio-umano" riproduttore. Quando la lama della critica del soggetto viene solo leggermente attenuato da un pragmatismo smussato, come il messaggio che viene trasmesso, ci si sta già muovendo, quanto meno alle spalle, "al di là della forma merce". Dopo che in tutto ciò le riviste gratuite e le officine delle biciclette hanno apparentemente perduto un po' della loro attrazione, ora tocca alla "economia virtuale del peer-to-peer" delle reti di scambio soddisfare i bisogni del piccoli fai-da-te del sociale. Questo equivale tutt'al più ad un piccolo apporto al rinnovamento di una critica radicale, nel senso che questa piccola squadra di bob della Giamaica è riuscita per una volta a partecipare alle Olimpiadi invernali. Ma, non c'è niente da fare, la predisposizione alla "critica del valore" da parte della progenie della classe medie è solo per "Dada", un divertimento senza interesse. E poiché il pluralismo, in questo quadro, diventa molto estendibile, è possibile che nel 2007 la rivista "Bravo" [*7] della critica del valore viennese [*8] possa esprimere un ragionamento pragmatico ad oltranza circa le preoccupazioni sugli attentatori suicidi islamici, le cui motivazioni devono essere cercate soprattutto, è ben noto, nell'elevata mortalità dei bambini nel Medio Oriente. Beh, se ciò può servire ad aumentare il numero di abbonati a delle riviste bisognose...

Si tratta perciò di una nuova era glaciale per l'elaborazione di una teoria critica della dissociazione-valore di Exit!, perché questa dev'essere un nemico irriducibile del falso pragmatismo che deforma in maniera permanente la riflessione in modo strumentale ed ideologico in una ricerca di legittimazione? La famosa mediazione fra la Teoria critica ed un rovesciamento pratico non può partire altro che da un movimento sociale diretto contro la gestione della crisi che includa la totalità sociale con un reale potere di intervento.
L'ideologia della lotta di classe non dev'essere criticata perché essa è una propaganda per la lotta sociale, ma perché essa rimane prigioniera, in maniera anacronistica, all'interno dell'ontologia del lavoro, della forma valore e del rapporto di dissociazione-valore relativo al genere. La parola d'ordine "disaccoppiatevi!" [*9] diventa una frase vuota, quando fa di necessità virtù per potersela svignare, spostandosi dalle parti della socializzazione negativa, nella giungla delle isole alternative-economiche che non per niente si collocano sempre più nella "seconda vita" dello spazio virtuale.

La teoria critica non fa professione di "raccattare le persone laddove si trovano". Codesto è il lavoro della casta pragmatica della politica e dei populisti, e non sarebbe altro che camuffamento "anti-politico". Fino a quando non verrà raggiunta la soglia della resistenza reale e del confronto a livello della totalità sociale, la teoria del valore-dissociazione non può fare altro che accompagnare il conflitto sociale che si produce e che appartiene al trattamento immanente delle contraddizioni, in maniera analitica ed attraverso una critica delle ideologie, senza lasciarsi convincere a rinunciare alla distanza concettuale. Il contributo di una pratica teorica al fine del rovesciamento dei rapporti sociali consiste, innanzi tutto, nel proseguire sul suo stesso terreno proprio l'elaborazione della nuova critica del capitalismo e quindi la "distruzione dei concetti" dei vecchi paradigmi e che sono ancora lontani dall'essere completati.

L'appello a sostenere materialmente un simile programma, può passare a lato della corrente principale del pragmatismo dei movimenti. Tuttavia, sappiamo che esistono alcune persone che tengono a che la voce di Exit! non si spenga. Abbiamo un urgente bisogno di ulteriori mezzi finanziari per dei seminari, per delle riunioni di lavoro e per dei progetti editoriali. Pertanto invitiamo le persone interessate ad investire in questo progetto, sia attivamente sia passivamente. Le possibilità, come sempre, sono rimaste le stesse.

- Robert Kurz - per la redazione di Exit! n°5, gennaio 2008 -

NOTE:

[*1] - Knut era un cucciolo di orso bianco che era stato rifiutato dalla madre dello Zoo di Berlino e che era diventato, come il suo affidatario, sull'onda di una grande mobilitazione di tenerezza, il beniamino dell'opinione pubblica.
[*2] - Politico tedesco.
[*3] - Die Linke: La sinistra.
[*4] - Oskar Lafontaine, politico tedesco, vecchio membro del Partito socialdemocratico tedesco (SPD) e membro fondatore di Die Linke.
[*5] - Letteralmente "... né spremere in 12 una pentola di carne"
[*6] - Heiligendamm è una stazione balneare tedesca sul Baltico che sarà sede di riunione del G8 dal 6 all'8 giugno 2007.
[*7] - Rivista per adolescenti.
[*8] - La rivista austriava Streifzüge.
[*9] - "Disaccopiattevi" è il titolo dell'articolo di Ernst Lohoff, pubblicato a dicembre del 2007 su "Jungle World" e su "Krisis" e probabilmente presentato al congresso "No-way-out" a Francoforte nel dicembre 2007, e che finisce con la seguente frase:
" Quando la valorizzazione del valore disaccoppia la sua riproduzione da quella della riproduzione sociale, come mezzo di emancipazione non rimane altro che il disaccoppiamento della riproduzione sociale da quella della riproduzione della valorizzazione del valore". La parola d'ordine del congresso "No-way-out" sul manifesto dice: Der ... ums Ganze ! Kongress: "Il congresso dei tempi di crisi"

fonte: Critique de la valeur-dissociation. Repenser une théorie critique du capitalisme

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