venerdì 15 luglio 2016

Senza Partito!

marx

Due lettere di Marx a Freiligrath*

Apparsa su "Masses", n°14 (aprile-maggio 1948), la seconda delle due lettere tradotte è in realtà la seconda parte di una lettera di Marx a Freiligrath del 29 febbraio 1860, che verrà poi citata e studiata da Maximilien Rubel nel suo "Note sul partito proletario" (su Revue Française de Sociologie , juillet-sept. 1961, pp. 166-176). La lettera si situa nel contesto della polemica di Marx con Karl Vogt. Nell'ambiente degli esiliati politici di Londra, Vogt accusa Marx di essere il capo dei diffamatori che lo accusano di essere al soldo di Napoleone III. Marx risponde a queste accuse in un testo (Il signor Vogt, 1860) e nel 1871 viene pubblicata la prova che Vogt era sul libro paga personale dell'imperatore.
 
* Ferdinand Freiligrat era un poeta tedesco che aveva collaborato alla "Neue Rheinische Zeitung".

L'enorme corrispondenza di Marx ci riporta con maggior precisione, su degli aspetti essenziali del suo pensiero intimo più spesso di quanto avvenga nelle sue opere di ampio respiro. In particolare, queste due lettere scritte da Marx al suo amico Freiligrath, datate febbraio 1860, giungono a proposito per denunciare l'impostura di chi, rivestito di una concezione autoritaria ed esclusiva del "Partito", pretende a tale titolo di possedere l'unica Verità marxista, quella che giustifica ogni menzogna, ogni tradimento, ogni omicidio - proprio perché è l'unica.
Al poeta Freiligrath che gli ha scritto: « Il Partito è una gabbia, e si canta meglio, anche per il Partito, all'esterno piuttosto che all'interno. », cosa risponde Marx? Gli sale forse alle labbra l'anatema dei moderni "Comunisti": «Temperamento indisciplinato, anarchico, liberale, piccolo-borghese, ecc.. » - quel genere di decreti che fanno sì che un Aragon il giorno dopo lecchi i suoi scaracchi della veglia, o che quel compositore si auto-accusi di aver scritto della musica reazionaria, e prometta di mettersi in riga? No. Marx, al contrario, risponde: « Il partito che si vanta di contarti fra i suoi ». Meglio ancora, aggiunge che egli stesso non appartiene da otto anni ad alcuna organizzazione - né è stato più in relazione con alcuna - e che è fermamente convinto che il lavoro che così ha potuto svolgere sia servito maggiormente alla classe operaia.

È a simili uomini che lavorano ignorando i decreti di un potente Comitato Centrale, è a tali uomini che lottano liberamente, secondo la propria coscienza, i quali non hanno altro fondamento alla loro azione comune se non la comunità dei loro ideali, è a questi uomini che Marx non esita ad assegnare il titolo di Partito, « nella sua più ampia accezione storica », di quel Partito « che nasce spontaneamente dal suolo della società moderna ».
E si pensi quindi alle critiche colme di sufficienza dei bolscevichi e dei loro continuatori trotskisti nei confronti dello "spontaneismo" di Rosa Luxemburg.
« Del "Partito", così come ne parli nella tua lettera, non so più niente dal 1952 » - Ma se non sa più niente di questo Partito in senso "effimero", c'è una cosa che Marx non ha dimenticato e non dimenticherà mai: il senso della pulizia morale, della purezza intellettuale, nel cui nome fustiga "l'onesta infamia" della borghesia.
Poiché queste due attitudini si completano. Per chi si sottomette corpo ed anima ad un Partito totalitario - e chi mette solo un dito nell'ingranaggio finisce per essere stritolato del tutto -, per chi vive ne «la paura ed il tremore » di un'istanza superiore, che gli impedisce di pensare da sé solo, i mezzi diventano i fini reali ed il Partito diventa l'unica ragion d'essere del Partito. Per cui, diventa bene tutto ciò che afferma il potere del Partito, quale che sia la sua natura, la sua radice, il significato ultimo del suo utilizzo. E la Morale, il rispetto dell'uomo per sé stesso, la Verità, - ecco che tutto questo si mercifica, si falsifica in idee-forza totalitarie, nel quadro di un neo-machiavellismo che ha sostituito il Comitato Centrale al Principe, fino al giorno in cui verrà liquidato da un nuovo "Principe", ancora più sanguinario, più "efficiente" - e che non sarà certamente il « Protettore delle Lettere e delle Arti ».
Umano - ecco come si presenta qui Marx, come è sempre apparso. Umano in tutta la comprensione e in tutta l'indignazione di colui per il quale « humani nihil a me alienum puto ». In quanto garante della nostra certezza di seguire il sentiero rivoluzionario, fuori dalle strade del totalitarismo, Marx ci rassicura a proposito della sua umanità.

Due lettere

- I -

Ti scrivo questa lettera perché tu, poeta ed uomo oberato di impegni, sembri ingannarti circa la portata dei processi che ho intentato a Berlino e a Londra. Sono decisivi per la difesa storica del partito, e per la sua futura esistenza in Germania; soprattutto il processo di Berlino, che avviene simultaneamente all'istruzione del processo Eickhoff-Stieber, che ruota principalmente intorno a quello dei comunisti di Colonia...
Da un lato, sarebbe preferibile in ogni caso, sia per noi due che per la causa, di agire di comune accordo.
Dall'altro lato, te lo dico senza mezzi termini, non posso accettare di perdere, a causa di insignificanti malintesi, uno dei pochi uomini che sono stati miei amici nel senso più eminente del termine. Se ho sbagliato in qualcosa nei tuoi confronti, sono pronto a riconoscerlo in qualsiasi momento. Humani nihil a me alienum puto.... Comprenderai come non sia possibile che tu rimanga del tutto fuori dal gioco. Da una parte perché Vogt si serve del tuo nome come di un capitale politico, e dà l'impressione di avere la tua approvazione quando copre completamente di sozzura questo partito che si vanta di poterti contare fra i suoi...
Se siamo entrambi consapevoli che, ciascuno a modo suo, mettendo all'ultimo posto ogni interesse privato, abbiamo, per i motivi più puri, fatto sventolare per tutti questi anni la bandiera de « la classe più laboriosa e più miserabile » molto al di sopra delle teste dei Filistei, riterrei un meschino peccato nei confronti della Storia il dover litigare a causa di futilità che si riducono a dei malintesi...

- Karl Marx -

- II -

Sottolineo da subito che dopo che su mia richiesta la "Lega" è stata sciolta nel novembre 1852, non ho appartenuto - ne appartengo - ad alcuna organizzazione segreta o pubblica, dopo che il partito, nel senso del tutto effimero del termine, ha cessato per me di esistere da otto anni. Le conferenze sull'Economia Politica, che ho tenuto dopo la pubblicazione dei miei scritti (autunno 1859) davanti ad una élite composta di alcuni operai, fra cui ex membri della Lega, non hanno avuto più niente in comune con il lavoro di un'associazione chiusa...
Ti ricorderai della lettera che ho ricevuto da parte dei dirigenti dell'Associazione comunista... di New York, che è passata dalle tue mani, e che mi chiedeva di riorganizzare, per così dire, la vecchia Lega. È passato un intero anno prima che rispondessi, e poi ho scritto che dal 1852 non ero più in contatto con nessuna associazione, e che avevo la ferma convinzione che alla classe operaia servissero più i miei lavori teorici che il mio ingresso in associazioni che sul continente hanno fatto il loro tempo. Sulla Neuen Zeit di Londra... sono stato attaccato a più riprese, anche se non apertamente, ma quanto meno in maniera comprensibile, a causa di questa mia "inattività"...
Del "partito", così come me ne parli nella tua lettera, non so più niente dal 1852. Se tu sei poeta, io sono critico, e mi è davvero bastata l'esperienza dal 1849 al 1852. La "Lega", come la "Società delle Stagioni" di Parigi, e come cento altre società, non è stata altro che un episodio nella storia del partito, che nasce spontaneamente dal suolo della società moderna.
Voglio dimostrare due cose: in primo luogo, che dopo il 1852 non esiste alcuna associazione di cui io sia membro. In secondo luogo, che Herr Vogt è un diffamatore matricolato...
Ne consegue che le « riunioni, risoluzioni e procedure » di Partito dopo il 1852 appartengono al regno dei sogni... L'unica azione che ho intrapreso dopo il 1852, per tutto il tempo che è stato necessario, vale a dire fino alla fine del 1853, insieme a qualche compagno di convinzione di Oltre-Atlantico, è stato il sistematico mockery and contempt... contro le menzogne dell'emigrazione e dei facitori di rivoluzioni democratiche. Il tuo poema contro Kinkel, così come il tuo scambio di lettere con me durante questo periodo dimostra che ci troviamo pienamente d'accordo...
Che la sozzura venga sparsa e vortichi, che in nessuna epoca rivoluzionaria si senta profumo di rosa, che qui e là arrivino spruzzi di sozzura, tutto questo è sicuro. Aut-Aut. Del resto, se si pensa agli incredibili sforzi del mondo ufficiale contro di noi, chi è che non ha, pur di rovinarci, non solo sfiorato il reato penale, ma ci ha sguazzato, basti pensare alle lingue di vipera della "democrazia della stupidità", che non potranno mai perdonare al nostro partito di avere più intelligenza e carattere di loro. Se si conosce la storia attuale di tutti gli altri partiti, e se alla fine ci si interroga su cosa, tutto sommato, si potrebbe in realtà... rimproverare all'insieme del partito, si perviene alla conclusione che, nel 19° secolo, si è sciolto per pulizia.
Possiamo, nel mezzo delle relazioni e del commercio borghese, elevarci al di sopra della sporcizia? È in questo ambiente che essa si trova naturalmente al suo posto... L'onestà infame o l'infame onesta della Morale solvibile... per me non vale un solo soldo più dell'infamia non rispettabile, rispetto alla quale né le prime comunità cristiane, né il Club dei Giacobini, e neppure la nostra vecchia Lega, possono interamente affrancarsi.
Ma ci si abitua, nel corso dei traffici borghesi, a perdere il senso della rispettabile infamia o dell'infame rispettabilità...
Queste cose sono indubbiamente ripugnanti, ma non più di quanto lo sia tutta la storia europea dopo il 1851, con i suoi avvenimenti diplomatici, militari, letterari e finanziari.
« Malgrado e contro tutto ». Il motto: il filisteo sopra di me! sarà per noi sempre preferibile a: sotto il filisteo...
Ho cercato di chiarire questo malinteso, secondo cui intenderei per "partito" una Lega morta da otto anni, o una redazione di giornale sciolta da dodici.
Intendo il termine "partito" nella sua ampia accezione storica.

- Karl Marx -

fonte: La Bataille Socialiste

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