venerdì 16 ottobre 2015

Terremoti e Illuminismi

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Riassunto dell'intervento di Boaventura Antunes al 18° Congresso del Sindacato dei Bancari del Sud e delle Isole, Lisbona 9-10 Ottobre 2015

Vi chiedo di seguirmi in una piccola riflessione sulla nostra difficile situazione, nel sindacato e al di fuori di esso, e sulle vie di uscita, se ve ne sono, da questa "tristezza nera e vile". Nell'ultimo periodo, il sindacato ha perso più di seimila iscritti, al rito di quattro al giorno. La mancanza di giovani e l'incapacità di rinnovamento ci induce a pensare che il terreno su cui ci siamo mossi con tanta forza e convinzione, da 40 o 50 anni, ci venga a mancare sotto i piedi. Nel 1966, il nuovo Codice Civile definiva il contratto di lavoro come quello in cui una persona si impegna a prestare la propria attività intellettuale o manuale ad un'altra persona, sotto il controllo e la direzione di questa persona, che lo paga. Si aprivano così enormi prospettive per poter migliorare la vita delle persone, mediante la creazione di posti di lavoro, a prescindere dal fatto che questo lavoro fosse di fatto alienato, attraverso la saggia definizione fornita dal Codice. La legge del Contratto di Lavoro, del 1969, stabiliva il principio della tutela dei diritti acquisiti. Questa promessa non mantenuta, secondo la quale la situazione del lavoratore poteva solamente migliorare, aveva allora credibilità, in quanto le imprese si dovevano misurare con una enorme carenza di personale, a cominciare dal settore bancario. Nel 1973, prima dell'avvento dei computer, quando decine di giovani bancari e bancarie facevano tardi la sera per elaborare manualmente gli aumenti di capitali, il capo veniva a chiedere se tutti avessero firmato il libro delle ore di lavoro, affermando che la banca non aveva bisogno di non pagare il lavoro fatto. Questo boom del lavoro è stato particolarmente intenso nel settore bancario, in quanto già allora l'economia cominciava ad avere sempre più bisogno di essere avallata per mezzo del credito. Non è stato solo per merito nostro che il sindacato dei bancari è stato uno dei principali protagonisti nella fondazione della CGTP (N.d.t.: Confederação Geral dos Trabalhadores Portugueses) e della UGT (N.d.t.: União Geral de Trabalhadores), ed ha assunto un ruolo di rilievo nella società.
Ma, mentre noi lottavamo con bandiere e slogan per fare un mondo migliore, dentro e fuori dalle imprese, nella prima metà degli anni settanta si sviluppava il microprocessore, che consentiva di potenziare la rivoluzione microelettronica. A partire dagli anni ottanta, con i computer e le reti che continuavano a svilupparsi, cominciarono ad essere irrimediabilmente soppressi sempre più posti di lavoro di quanti fosse possibile crearne per mezzo dell'espansione intensiva ed estensiva degli affari. Una banca ringiovanita e nazionalizzata poteva emettere carte di credito a livello mondiale, con un sistema di prelievo automatico di contante che venne preso come esempio, con i fabbricanti di bancomat che venivano a testarli in Portogallo. Ma sparivano per sempre i posti di lavoro che esistevano quando un cliente che prelevava denaro dava di che lavorare a quattro o cinque bancari.
E quello che avveniva nel settore bancario avveniva in tutto l'universo imprenditoriale ed in tutti i settori di attività, a Lisbona, a Shangai, a Detroit e a Johannesburg: ci vuole solo un piccolo numero di persone per produrre i beni ed i servizi necessari. E l'imbuto, nel mondo globalizzato, ogni giorno si fa sempre più stretto: le imprese devono produrre di più e meglio con sempre meno persone, per far fronte alla concorrenza; perciò necessitano di più investimenti, i quali fanno aumentare ancora di più la bolla del credito.
Dall'altra parte, ci sono sempre più uomini e donne superflui, a cominciare dai più giovani cui nessuno vuol dare lavoro e che possono vivere solo a credito. Il "Collasso della modernizzazione" in atto - per usare il titolo di un saggio del 1991 di Robert Kurz - è cominciato con la rovina dei paesi che venivano chiamati 'in via di sviluppo', ha continuato poi con la caduta dei paesi cosiddetti socialisti ed ha raggiunto adesso i centri. Un mondo pieno di migranti e di rifugiati, è l'espressione più brutale della difficoltà di questo sistema basato sul lavoro e sul denaro - che ormai non appare più molto credibile - a poter continuare a servire da supporto alla vita delle persone. La deregolamentazione dei mercati a partire dagli anni ottanta, volta a creare nuove fonti di finanziamento, per mezzo di derivati finanziari sempre più fantastici, e circuiti trans-nazionali di indebitamento mai visti prima, da cui proviene il famoso deficit gemello degli Stati Uniti, i quali importano tutto (soprattutto dall'Asia) pagando con titoli di debito, oppure la Zona Euro, dove alcuni paesi riescono ad esportare soltanto perché altri paesi si indebitano per poter comprare.
Il 2008 ha mostrato come il credito, che attinge dal futuro, ha i suoi limiti. Tuttavia, il debito pubblico e privato da allora non ha mai smesso di aumentare. Ci troviamo su una strada senza ritorni: la concorrenza obbliga a sempre più investimenti, ricorrendo al credito, con sempre meno posti di lavoro. I superflui possono soltanto continuare a consumare a credito. E solamente per ignoranza militante, si può preconizzare, in questo mondo globalizzato, il ritorno ai vecchi modelli nazionali. Il quantitative easing, messo in campo prima dal Federal Reserve americana, ed ora dalla BCE, attraverso la creazione - fatta a partire da niente, con un semplice click del mouse - di 60 milioni di euro al mese, non ha alcun riscontro nella creazione sostanziale di valore.
Ma è l'unico espediente possibile per poter evitare il collasso degli Stati e delle imprese, in Europa e non solo. Di fronte alla catastrofe che ci circonda - dove ironicamente il paese trae profitto dai turisti che vengono deviati qui dalla miseria e dalla guerra che dominano il Medio Oriente ed il Nord Africa - possiamo solo ricordarci del terremoto che nel 18° secolo ha devastato Lisbona e che ha impressionato tutta l'Europa illuminista. Allora, davanti alla forza distruttrice della natura che si pensava di aver cominciato a dominare, passò alla storia la parola d'ordine: "Seppellire i morti e curarsi dei vivi". Il terremoto in corso oggi non è locale, è universale. Ed è molto più sofisticato, in quanto non sono gli strati geologici a collassare, ma le strutture sociali accumulate incoscientemente negli ultimi secoli, che ora si rivelano vuote e crollano quando meno ce lo si aspetta.
Mancando il lavoro nella produzione di beni e servizi non c'è chi possa comprare, se non a credito. Mancando il denaro, falliscono le imprese e gli Stati. I sette miliardi di uomini, donne e bambini che popolano il pianeta devono continuare a vivere, a studiare, a viaggiare e a fare tutto quello di cui hanno bisogno per costruire socialmente le proprie vite, che ci sia o meno lavoro, che ci sia o meno denaro. E sono le istituzioni, che si sono dimostrate incapaci di prendersi cura di loro, a dover essere sotterrate. E non vale nemmeno la pena di piangere su morti del genere, in quanto alla fine non si tratta di persone.
Tornando al mio argomento iniziale: non possiamo continuare ad agire come se i banchieri avessero bisogno di molti lavoratori, e come se gestissero il denaro dei correntisti attuando operazioni commerciale effettive, come facevano quarant'anni fa.
Se la rivoluzione microelettronica rende superflui i posti di lavoro, il quantitative easing rivela la superfluità dei banchieri, nella loro funzione storica di raccolta e circolazione dei risparmi della società, essendo diventati meri esecutori della BCE. Non possiamo continuare con il linguaggio della lotta di classe, la cui storia è finita. Nel nostro sindacato, "le ultime battaglie" (per far riferimento al titolo di un celebre saggio sul tema) sono avvenute nel secolo passato, quando un emozionante sciopero, coraggiosamente partecipato, è stato tristemente disdetto al terzo giorno. Se l'altra parte dice che non può, dobbiamo rispondere che deve pagare anche senza potere. Se ce n'è bisogno, raccontate loro la parabola del "fattore disonesto" del Vangelo di Luca, in cui il fattore che sapeva che la sua funzione sarebbe finita, cercava di ingraziarsi coloro con cui negoziava, pensando al proprio futuro. Se è vero che "nel lungo periodo siamo tutti morti", come diceva Keynes, la morte economica non deve causare la morte biologica.
I due miliardi che la BCE emette ogni giorno, per evitare il collasso del sistema, devono servire da subito a tutte le persone che hanno bisogno di vivere socialmente la propria vita. Senza dimenticare le donne e gli uomini che hanno lavorato e lavorano nelle banche. E' questo quello che bisogna dire nei negoziati contrattuali in corso a coloro che svolgono il ruolo di banchieri, se vogliamo cose semplici come uniformare ed attualizzare la scala salariale.
Il futuro si fa con le persone, pensando alla loro vita, che vogliamo si svolga nella società!

- Boaventura Antunes -

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