domenica 27 settembre 2015

il mercato e la fede

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La resurrezione economicistica della religione
- di Robert Kurz -

Dio è morto, aveva detto Nietzsche. Nietzsche è morto, dice Dio. E, nella realtà, lo dice per bocca dei suoi nuovissimi profeti, curiosamente tutti economisti e teorici della gestione. Fin dall'inizio della nuova crisi capitalista mondiale, e della svolta neoliberista ad essa associata, le comunità religiose hanno cominciato ad economicizzarsi completamente, con forza diabolica. Le grandi chiese si considerano sempre più come fornitrici di servizi per quel che attiene le questioni vitali, vendono consolazione e moralità, allo stesso modo in cui McDonald vende hamburger o Beate Ushe vende biancheria intima provocante. E le tenebrose sette evangeliche, che dagli Stati Uniti missionano il Terzo Mondo, si organizzano come conglomerati transnazionali, assomigliando in questo all'organizzazione terroristica di Al Qaeda. Dappertutto, le congregazioni sono oggetto di razionalizzazione, come la Volkswagen, ed esplorano i mercati della fede, allo stesso modo in cui si esplorano i mercati delle tavolette di cioccolato o quelli delle mine anti-uomo. Il marketing è tutto il mondo in cui Dio stesso arriva ad essere trasformato in una merce, ed in tal modo viene resuscitato dalla tomba come un cadavere ambulante.

Dopo che la religione è stata in questo modo amabilmente economizzata ed ha chinato la testa allo spirito del tempo, ora gli economisti si apprestano a convertire con la stessa delicatezza il dominio della loro specialità in una religione. Viene ricordato con riconoscenza lo studio di Max Weber, pubblicato nel 1905, sulla connessione interna fra capitalismo e protestantesimo, mentre viene pietosamente incluso nella benevolenza dell'economia nazionale anche il cattolicesimo e la religiosità in generale. Solamente dell'Islam si continua a dire che sosterrebbe di non amare troppo la proprietà privata e la concorrenza. D'altra parte, tuttavia, non è soltanto l'avidità ad essere attraente, ma anche la fede. Come sempre avviene nell'economia politica, tutto accade in maniera strettamente scientifica. Così, come riferisce il giornale Handelsblatt, il teorico della crescita di Harvard, Robert Barro, insieme a Rachel McCleary, ha studiato, in rapporto a 59 paesi, se la "dimensione della religiosità" di un paese presenti "significative correlazioni con le variabili macroeconomiche quali il reddito pro-capite". E andiamo a vedere: dappertutto, dov'è più intensa "la fede nel cielo e nell'inferno", si ha sempre anche una più fantastica "performance dell'economia nazionale". Chiunque consideri tutto questo una satira della realtà, può andare all'inferno!

QUesto destino dopo la morte, sicuramente non minaccia Stefan Baron, redattore capo del settimanale Wirtschaftswoche. "La fede porta più successo?", titola il suo periodico, opportunamente prima di Natale, illustrato con la riproduzione delle "Mani in preghiera" di Dürer - per poi subito rispondere affermativamente, nella rubrica "Politica, Gestione, Carriere e Denaro". "Alla fine, la fede è un comandamento della ragione", osserva il redattore capo, che, insieme al filosofo, non del tutto fresco, Jürgen Habermas, vede avvicinarsi una "società post-secolare".

Forse per gli economisti, per quanto riguarda le questioni della religiosità, si tratta non tanto del successo, quanto, al contrario, dell'amministrazione della crisi. Già il canzonatore della religione, Voltaire, aveva detto che la fede era buona per i mocciosi e per le donne, per poter mantenere meglio sotto la sferza questa parte dell'umanità. Dal momento che la fede, come ci rivela Robert Barro, il più delle volte dà luogo a virtù come la morale del lavoro e, non da ultimo, la pazienza. La religione come "condizione vitale per un sostegno morale" (Stefan Baron) forse permette addirittura di aumentare l'accettazione dell'Hartz IV e delle altre mostruosità sociali. Così, il governo di Schröder non avrà più bisogno di fare sciogliere psicofarmaci nell'acqua potabile, per migliorare l'umore, come sospettano alcuni teorici della cospirazione, in quanto basteranno le chiese piene. E' ovvio che, se tutto questo è una stupidaggine, può darsi che la copertina del Witschaftswoche contenga involontariamente un altro genere di messaggio sulla crisi, ossia, un messaggio senza speranza per cui soltanto la preghiera può servire ad aiutare il mondo capitalista.

- Robert Kurz - Pubblicato su Neues Deutschland, Berlin, 23.12.2004 -

fonte: EXIT!

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