martedì 18 agosto 2015

Traffico culturale

parthenon

La cultura della Grecia classica è stata per lungo tempo interpretata, in Occidente, come l'inizio della civiltà europea. Non c'è dubbio che la Grecia classica sia stato uno dei maggiori episodi della cultura mondiale. Ma, naturalmente, non è stato l'unico. Diffuso in tutto il Mediterraneo, ha condizionato ed è stato condizionato dalle altre culture, ed è stato un fenomeno complesso che l'archeologia sta ancora cercando di ricomporre.
Il ruolo della Grecia come antenato spirituale, nei paesi occidentali viene di solito dato per scontato, e questo, ad un dato livello, è indiscutibile. Tuttavia il discorso non è né lineare e né continuo, come osserva lo storico Michael Wood:

"Dev'essere vista anche la Grecia come facente parte dell'Occidente? La domanda può apparire perversa, ma mentre uno studioso musulmano nella Baghdad del X secolo vedeva senza dubbio sé stesso come un intellettuale erede dell'ellenismo classico, un'idea del genere non sarebbe mai saltata in mente ad uno scriba inglese del X secolo. Egli avrebbe avuto familiarità con alcune delle sue storie e dei suoi miti; si sarebbe sentito in debito con la grande eredità patristica scritta in greco; ma difficilmente avrebbe considerato sé stesso come un suo erede. Israele e Roma pesavano assai di più sulla sua immaginazione." (Michael Wood, Legacy: A Search for the Origins of Civilisation, 1999).

A partire dal fatto che la civiltà della Creta minoica dovrebbe essere vista, non come la prima civiltà "europea", quanto piuttosto come l'espressione più occidentale di uno sviluppo che era cominciato in Oriente, l'antica Grecia occupava un posizione altrettanto ambigua. Le origini della Grecia classica possono essere fatte risalire al vicino Oriente e all'Egitto, in parte attraverso la cultura minoica e Micene, in parte attraverso gli stessi contatti diretti - le prime sculture greche, ad esempio, sono derivate dallo stile egizio. I greci devono molto ai Fenici, alla cultura semitica della costa del moderno Libano, da cui hanno appreso l'uso dell'alfabeto e di cui hanno condiviso altre idee. I greci Ioni - che abitavano le colonie della costa occidentale di quella che ora è la moderna Turchia e che erano in contatto diretto con l'Asia - hanno beneficiato soprattutto dei loro contatti con le idee orientali. E' vero che i greci hanno assimilato e trasformato questo traffico culturale al fine di produrre la loro distinta cultura rivoluzionaria, ma, ben lungi dal rappresentare l'inizio della civiltà occidentale, questo significa solo che il moderno Occidente, il quale è relativamente assai recente, alla fine trova le sue radici in Oriente.

"La Grecia, mai unita, rimaneva piuttosto un territorio di città-stato in guerra fra loro, e a metà del IV secolo a.C. cadeva sotto il dominio, brutale e vigoroso, dei macedoni. In tal modo, Atene perdeva per sempre la sua egemonia culturale che si trasferiva ai grandi centri ellenistici in Asia e in Nord Africa, i potenti centri di un impero multirazziale che si estendeva dai Balcani fino all'India. Rappresentava gli ideali di quell'età ellenistica, adattati dai romani, che avrebbe dato la prima forma alla tradizione occidentale." (Michael Wood, Legacy: A Search for the Origins of Civilisation, 1999).

L'identificazione della Grecia con la culla della civiltà europea, è stata un'invenzione del Rinascimento, quando la borghesia nascente era in cerca di una legittimazione per la sua visione del mondo, laica, scientifica, individualista ed imperialista. Vedeva nei greci una certa corrispondenza di interessi riguardo lo studio del mondo naturale, il realismo nelle arti, ecc.. Ma anche allora, la cultura greca veniva vista attraverso la mediazione di Roma. Ed erano in realtà i romani ad aver gettato le basi, e le propaggini, degli ultimi duemila anni di cultura in Europa. Non è a caso che la borghesia rivoluzionaria, in Francia e negli Stati Uniti, abbia tratto ispirazione dalla Repubblica Romana, e non dalla democratica Grecia; il modello per i loro senati era romano.

Per fare questo c'erano parecchie ragioni pratiche. L'eredità romana atteneva all'organizzazione, all'amministrazione, e soprattutto - a cominciare dalla conversione dell'imperatore Costantino intorno al 312 - al Cristianesimo. La politica romana che consisteva nella conquista delle classi dominanti dei territori conquistati, aveva creato una cultura che guardava ai modelli romani anche quando i romani non c'erano più. Ad esempio, quando, nell'anno 800, Carlo Magno unì - per la prima volta dalla caduta dell'Impero romano avvenuta quattrocento anni prima -  gran parte dell'Europa occidentale, egli venne incoronato Imperator Romanorum, a Roma.

Un'altra ragione risiedeva nella limitata disponibilità della cultura originale della Grecia classica. Le opere dell'antichità, rinvenute durante il Rinascimento e, più tardi, a Pompei e ad Ercolano, erano ellenistiche o romane. Anche oggi, una gran parte dell'eredità artistica greca è solo di seconda mano. Quello che abbiamo di più vicino ad una vera pittura greca, ad esempio, è il "Mosaico di Alessandro" a Pompei - probabilmente un'opera ellenistica spedita in Italia, o una copia romana; e di opere quali il Discobolo di Mirone, rimangono soltanto le copie romane dei lavori originali che erano di maggior qualità artistica. Solo a partire dal 18° secolo, gli europei si sono disposti a studiare direttamente la Grecia classica. Ed anche così, molte opere greche che ora sono famose sono rimaste sconosciute in Occidente per molto tempo: i marmi del Partenone non sono stati portati in Gran Bretagna che all'inizio del 19° secolo, e i Bronzi di Riace sono stati ripescati soltanto negli anni 1970.

L'europeo razionale, autocritico, che si suppone essere l'erede illuminato dei greci, appare soltanto duemila anni dopo il periodo d'oro della Grecia classica, essendo stato, nel frattempo, immerso nell'eredità, non della Grecia bensì di Roma - e assai spesso nelle sanguinose superstizioni della cristianità feudale.

La linea di continuità che va dall'antica Grecia fino alla modernità, è stata costruita dalla borghesia per conferire legittimità alle sue concezioni. Reinventando i greci come antenati spirituali, si concentrava sull'eredità razionale, scientifica ed umanista, piuttosto che sulla polemica, sulla superstizione, sul sessismo o sugli spargimenti di sangue, che facevano altrettanto parte di quella cultura. La storia europea diventava così un panorama dal quale le generazioni successive potevano abbondantemente trarre idee ed eventi che si adattavano ai loro scopi ideologici, mentre ignoravano altre idee altrettanto potenti insieme agli eventi che mal si adattavano ai loro scopi. Esempio di un elemento del genere, nell'arte antica, è la franchezza a proposito della sessualità. La scala secondo cui l'arte greca e romana rappresentava orgogliosamente genitali ed atti sessuali, era assolutamente inaccettabile per la borghesia europea, che nascondeva allo sguardo, nei magazzini dei musei, gli oggetti offensivi. Un altro esempio di questo, è la natura partecipativa della democrazia greca - anche i borghesi più moderni oggi inorridirebbero davanti all'eventuale proposta di consentire il voto diretto alla classe operaia circa quaranta volte in un anno, con mandati della durata di un anno soltanto, e con la minaccia dell'esilio che pende sulla testa dei politici che si sono guadagnati la disapprovazione popolare.

Le teorie che hanno reclutato nella cultura "europea" le conquiste della Grecia e di Roma, sono state usate anche per sostenere il razzismo e per giustificare il colonialismo, proclamando una superiorità civilizzatrice delle culture bianche. Gli eurocentristi dimenticano convenientemente che l'Occidente deve i suoi propri successi ad un'eredità intellettuale che non proviene dall'Egeo, bensì dai Sumeri (l'ora di 60 minuti e l'invenzione della scrittura), dai Fenici (l'alfabeto) e dall'Islam (i numeri arabi). La Persia, il cattivo della storia della Grecia antica, ci ha dato scacchi e backgammon, algebra e l'uso medicinale dell'alcol.
In breve, per capire l'antica Grecia dobbiamo capire anche le tendenze generali della cultura umana a quei tempi.

fonte: marxist theory of art ("humanity make itself")

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