giovedì 27 agosto 2015

Etica Obbligatoria

etica

Il fallimento del microcapitalismo
- di Robert Kurz -

Attualmente, tanto la crisi del sistema finanziario internazionale quanto la caduta dell'economia globale, vengono considerate sotto controllo, anche se il problema è stato soltanto dislocato verso le finanze pubbliche. Ma, non a caso, nelle ultime settimane, in tutto il mondo, ha cominciato ad essere sulla bocca di tutti un altro presunto modello di successo capitalista.
Il modello del microcredito, nelle aree di povertà ed in molti paesi cosiddetti emergenti, è stato considerato non solo come un progetto resistente alle crisi, ma anche come una prova della forza elementare del pensiero dell'economia di mercato. Sotto il segno della "responsabilità personale" neoliberista, soprattutto le donne povere devono trasformarsi in piccole imprenditrici del settore dei servizi, capaci di prendere nelle proprie mani il loro destino capitalista, con l'aiuto di piccoli prestiti che vanno dai 100 ai 500 euro.
Significativamente, l'inventore di questo modello - Muhammad Yunus, del Bangladesh - è stato premiato, nel 2006, con il Premio Nobel, non dell'Economia, ma della Pace. L'entusiasmo delle élite è stato davvero grande, visto che l'idea sembrava raggiungere lo scopo di riuscire a prendere parecchi piccioni con la medesima sola fava, combinando una riduzione della povertà grazie ad una sua base nell'economia di mercato ad una emancipazione delle donne, anch'essa strettamente legata all'economia di mercato, di modo da ottenere una pacificazione sociale che potesse essere completamente conforme al sistema. A sostegno di questo progetto, c'è stato, quindi, un vero e proprio profluvio di donazioni da parte dei capitalisti filantropi, a cominciare dalla Fondazione di Bill Gates.

Così, a partire dal Bangladesh e dall'India, è sorto in poco tempo, in Asia, in Africa ed in America Latina, un nuovo mercato finanziario del valore di miliardi di microcrediti, prevalentemente "femminili". Le grandi banche asiatiche, ed anche istituti finanziari come la Deutsche Bank, hanno cominciato a creare in queste aree delle società di investimento. E sulla scia di una simile espansione, le prime microbanche sono già state quotate in Borsa. E' stato un business brutale, costruito a partire dall'immagine dell'etica obbligatoria. Ufficialmente, i microcrediti vanno soprattutto ad appoggiare i gruppi di auto-aiuto delle donne ed i loro progetti imprenditoriali. Ma al microindebitamento vengono applicate le stesse misure che riguardano i grandi prestiti: in quanto anticipazioni di rendimenti reali futuri, bisogna che vengano "garantiti", il che significa pagare interessi e costi di ammortamento.
Però, le piccole imprese femminili così finanziate si ritrovano legate ad un filo e finiscono per scontrarsi rapidamente con le condizioni esterne. Basta che si ammali un familiare, o che si verifichi un'inondazione - sempre più frequenti a causa del mutamento climatico indotto dal capitalismo - ed ecco che il microcredito sparisce, sommerso dai costi "improduttivi" dell'economia di mercato. Con l'espansione esplosiva dei mercati del microcredito, il patrocinio delle microimprese ha finito per essere un'illusione sempre più grande. Starci dentro era solo una questione di crescita ad ogni costo. In India, i gruppi di auto-aiuto sono diventati sempre più una pura copertura formale, mentre il denaro veniva semplicemente dirottato verso l'acquisto di alimenti.

Dopo la crisi dei più importanti mercati finanziari, è arrivato il turno della crisi del microcredito. Ma la faccenda ora è molto più brutale di quanto lo sia nei corridoi dell'alta finanza. La ristrutturazione dei debiti nelle microbanche fa aumentare l'importo dei pagamenti e degli interessi settimanali. Molte donne sono costrette a prostituirsi per poter continuare ad essere solvibili. In India, aumentano i suicidi dei debitori che non riescono a ripagare prestiti di cinque o di sei euro.
Lo scoppio di questa bolla finanziaria speciale, che ormai non è più così tanto piccola, non solo va a ripercuotersi sull'economia di molti paesi emergenti, ma è anche un segnale d'allarme per la crisi del credito nel suo insieme, che non è in alcun modo sotto controllo.

- Robert Kurz - Pubblicato su  Neues Deutschland, del 13.12.2010 -

fonte: EXIT!

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