mercoledì 22 aprile 2015

Il feticcio del contratto

pasukanis

Pašukanis (in "La teoria generale del diritto ed il marxismo", 1924) mostra come la generalizzazione dei rapporti di mercato, implicata dallo sviluppo dei rapporti capitalistici di produzione, si accompagni necessariamente - sia come risultato che come condizione - ad una contrattualizzazione generalizzata delle relazioni individuali, che va ben al di là della sola sfera della circolazione delle merci e della circolazione monetaria: questo fa sì che le relazioni fra individui prendano, in ogni occasione, la forma del contratto, implicito o dichiarato, e che, di conseguenza, gli individui si rapportino gli uni agli altri, in ogni circostanza, come soggetti di diritto, dando così luogo, in definitiva, ad un vero e proprio feticismo della soggettività giuridica (statuto del soggetto di diritti), trasfigurando questa forma della personalità sociale - storicamente determinata e prodotta dallo sviluppo dei rapporti capitalisti di produzione - in una qualità sostanziale, naturale ed eterna degli individui.
Tale feticismo della soggettività giuridica - che soprattutto implica che non venga eseguito alcun atto verso una persona senza che ne siano rispettate l'autonomia della sua volontà e l'integralità dei suoi diritti, che sia proibito il ricorso alla violenza o alla costrizione nei suoi confronti, quanto meno ad ogni costrizione che non sia stata "liberamente" negoziata e contrattualizzata con lui - si accompagna comunemente ad un feticismo della soggettività morale: si accompagna all'idea che ogni individuo, in quanto persona umana, dispone di una dignità di principio che merita un rispetto incondizionato, e che bisogna quindi rapportarsi ad esso, non solo rispettando tutte le regole della buona creanza e dell'educazione, ma anche facendo sempre attenzione a non ridurlo ad un mezzo subordinato ai propri fini, frenando e controllando, di conseguenza, tutte le nostre pulsioni e le nostre emozioni.
In questo modo, ciò che il feticismo giuridico richiede come conseguenza della pressione che gli individui esercitano gli uni sugli altri in quanto soggetti di diritto (con l'aiuto suppletivo dello Stato, della sua polizia e dei suoi tribunali, quando occorre), il feticismo morale lo raccomanda come obbedienza ad una sorta di voce interiore che esige di riconoscere nell'altro il proprio alter ego da rispettare in ogni circostanza.

- Alain Bihr - (da " La civilisation des moeurs selon Norbert Elias », rivista ¿ Interrogations ?, N°19) -

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