domenica 1 febbraio 2015

Una parentesi

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Il capitalismo è la fine della storia
- Intervista della rivista IHU Online ad Anselm Jappe - 21/11/2011

IHU Online: A partire dalla lettura dei Grundrisse, quali sono gli elementi fondamentali usati da Marx per la sua critica dell'economia politica?

Anselm Jappe: Marx ha scritto i Grundrisse nel 1857-1858, in pochi mesi, nel mezzo di una crisi economica che riteneva essere la crisi definitiva del capitalismo. Gli ci sono voluti altri dieci anni per sviluppare Il Capitale. Secondo certa ortodossia marxista, per la quale Il Capitale costituisce il punto di arrivo di tutta la riflessione di Marx, i Grundrisse non sono altro che uno schizzo, un imperfetto lavoro preparatorio, motivo per cui verranno pubblicati, a Mosca, solamente nel 1939. A partire dal 1968, i Grundrisse sono stati tradotti in inglese, francese, italiano e spagnolo e, nell'ambito della "nuova sinistra", si affermava da allora che forse questo manoscritto contenesse una versione superiore della critica dell'economia politica, perché meno "scientista", meno "economicista" e meno "dogmatica".
In realtà, non è giustificato nessuno dei due punti di vista. Per quel che riguarda la critica marxista dell'economia politica, molte delle sue categorie fondamentali cominciano ad essere articolate solamente nel corso dell'elaborazione dei Grundrisse, e non trovano una formulazione definitiva prima della seconda redazione de Capitale, nel 1873; soprattutto la teoria del valore e del denaro. La doppia natura del lavoro - astratto e concreto - nei Grundrisse comincia a malapena ad apparire. Lì Marx ancora non distingue chiaramente fra valore e valore di scambio, e nemmeno, sempre in maniera rigorosa, tra valore e prezzo. Su tutto questo ha indagato, con estrema nitidezza, Roman Rosdolsky, nel suo "Genesi e struttura del capitale di Marx", pubblicato nel 1967. Inoltre, manca nei Grundrisse il concetto di feticismo della merce. E' quindi sbagliato opporre (come fa, per esempio, Karl Korsch) un giovane Marx rivoluzionario ad un vecchio Marx del Capitale, che si sarebbe limitato ad osservare con distanza scientifica un processo deterministico. In realtà, la natura distruttiva del lavoro astratto e della società basata su di esso, viene descritta pienamente soprattutto nel primo capitolo del Capitale - ed una critica veramente radicale deve cominciare da qui.

IHU Online: Che cosa c'è nei Grundrisse, che non è entrato nel Capitale?

Anselm Jappe: I Grundrisse contengono alcuni sviluppi estremamente interessanti che mancano quasi del tutto nel Capitale. Da qualche tempo si discute abbastanza sul cosiddetto "Frammento sulle macchine", contenuto nei Grundrisse, dove Marx prevede che un giorno la produzione altamente "tecnologizzata" non sarà più misurabile in termini di valore, cioè, di tempo di lavoro speso. Ma questo passaggio può essere interpretato in maniera molto diversa: per i post-operaisti, annuncia la generalizzazione del general intellect, di un'intellettualità diffusa come forza produttiva che farà scomparire le relazioni di produzione capitalista e farà emergere una nuova classe produttiva. Per la "critica del valore", al contrario, si tratta di un ulteriore elemento di crisi del capitalismo che ha raggiunto i suoi limiti interni a causa delle tecnologie che diminuiscono la produzione di valore, il quale è creato solamente dal lavoro vivo.

IHU Online: Com'erano i sistemi precedenti al capitalismo?

Anselm Jappe: Questa è un'altra particolarità dei Grundrisse: la maggiore attenzione che Marx riserva qui alle "forme di produzione che precedono quella capitalista", come recita il titolo di uno dei capitoli più famosi (e più elaborati), frequentemente pubblicato a parte. Marx analizza qui le comunità antiche (prima della Gemeinschaft), ed utilizza la parola Gemeinwesen, letteralmente la "essenza-comune" della terra e delle altre risorse, così come l'evoluzione graduale di queste società in direzione della proprietà privata individuale nel corso dell'antichità. Quest'analisi è importante, perché nel Capitale, Marx parla quasi esclusivamente dell'instaurazione del capitalismo a partire dal XVI secolo, e non di quello che lo precede. Marx, senza idealizzare queste comunità e senza parlare di "comunismo originario", mette tuttavia in rilievo che durante gran parte della storia dell'umanità, la produzione  e la riproduzione della vita si sviluppano senza basarsi sul valore e sulla merce, senza lavoro astratto e senza denaro che si valorizzi comprando forza lavoro. In queste società, la sociabilità - il legame sociale - risiedeva nella produzione e non era qualcosa che si aggiungeva dopo, come avviene nella società della merce, dove il prodotto si sdoppia in prodotto utile e in portatore di valore, e che diventa l'unica mediazione fra i produttori, altrimenti isolati. Gli individui appartenevano organicamente alla loro comunità e non erano produttori per mezzo dello scambio dei loro prodotti. Marx considera, d'altra parte, l'abbandono di tali forme di comunità come una tappa storicamente necessaria nella direzione dello sviluppo di un'individualità più ricca.

IHU Online: In un'altra intervista concessaci, hai affermato che "il capitalismo è una parentesi nella storia dell'umanità". In che senso l'opera di Marx, specialmente i Grundrisse, ha contribuito ad un tale pensiero?

Anselm Jappe: Forse oggi siamo più scettici riguardo a questa presunta "missione civilizzatrice del capitale". Ma, la visione marxiana del capitalismo come formazione storica che si instaura solamente dopo una lunga storia precedente, che si basava su principi completamente diversi - visione che, come è già stato detto, è più nitida nei Grundrisse che nel Capitale - ci permette effettivamente di captare la singolarità del capitalismo. E' ben altra cosa che "naturale" e non è il risultato finale di uno sviluppo storico che tendeva a quello da sempre, come sua realizzazione perfetta - questo è stato il punto di vista dell'illuminismo quando faceva l'apologia del capitalismo. E' in tal senso che si può oarlare di capitalismo come "parentesi nella storia dell'umanità". Non, di certo, come un incidente passeggero dopo il quale si potrà ritornare ad un discorso sostanzialmente benevolo della storia. E' assai possibile che dopo questa "parentesi" rimangano solamente rovine. Ma il capitalismo non corrisponde assolutamente ad una "natura umana" e costituisce, piuttosto, una rottura violenta con le forme di socialità che hanno regnato per moltissimo tempo nel mondo intero. Inoltre, la visione che Marx ha delle società pre-capitaliste sembra ancora abbastanza negativa. Le associa in generale alla guerra e alla competizione per le risorse.
Questo pensiero va integrato con la constatazione di Marcel Mauss, secondo cui la "catena del dono" costituisce una "rocca eterna" della socialità umana. In ogni caso, Marx ha dimostrato che anche la categorie più basilari del capitalismo, come il lavoro, il valore e la merce, sono categorie storiche, e non eterne.
Così come sono venute al mondo, possono anche essere un giorno superate. Ma se questo avviene, come e con che si sostituiranno, è un'altra questione.

IHU Online: In che misura la dialettica di Hegel ha influenzato il fatto che Marx modificasse il testo dei Grundrisse ed arrivasse a lavorare al Capitale?

Anselm Jappe: I Grundrisse sono pieni di intuizioni folgoranti, frequentemente espresse in un linguaggio allo stesso tempo poetico e filosofico che proviene dal riprendere concetti hegeliani. Dopo la critica fatta dal giovane Marx ad Hegel, per aver dato una descrizione invertita del mondo, accusandolo di partire dall'astratto invece che dal concreto, Marx riprende, nei Grundrisse, molti concetti hegeliani, ma questa volta come descrizione fedele di un mondo realmente invertito, nel quale l'astratto domina realmente il concreto. Marx deduce qui le caratteristiche del capitalismo - il lavoro, il capitalista - del concetto di capitale (un esempio: "La tendenza a creare il mercato mondiale è immediatamente contenuta nel concetto di capitale" [pag.321]): un procedimento che potrebbe sconcertare i marxisti tradizionali a causa del suo apparente "idealismo", ma che può anche essere letto come una descrizione del carattere "realmente metafisico" del capitalismo, dove il lavoro concreto serve solamente ad esprimere il lavoro astratto e la cui forma basilare è la merce, che Marx chiama "sensibile-sovrasensibile".
Alla fine, l'insistenza di Marx sulle forme comunitarie delle società pre-capitalistiche e sul fatto che il mercato capitalista costituisca uno sviluppo tardivo, è importante anche per aver smentito quello che viene oggi chiamato "individualismo metodologico" nelle scienze sociali. Mentre l'economia politica di Smith e Ricardo partiva già dalle azioni degli attori individuali che si incontrano nel mercato, Marx parte risolutamente dal seguente principio: "La società non consiste di individui, ma è espressa dalla somma delle relazioni, nelle quali tali individui si confrontano reciprocamente".
Questo significa anche che non è la volontà soggettiva dei capitalisti a creare il capitalismo, ma l'azione anonima del valore: "Il valore appare come soggetto". E' importante sottolineare questo, perché nel primo capitolo del Capitale, Marx introduce solamente alcune poche merci che si scambiano e ne deduce le relazioni più complesse di questa "cellula germinale".
Un simile procedimento, dovuto a motivi di esposizione, potrebbe indurre all'errore di pensare che Marx metta ugualmente alla base delle sue analisi i comportamenti degli attori individuali ed isolati; i Grundrisse dimostrano, ove ce ne fosse necessità, che non è così. Il marxismo universitario, al contrario, ha fatto molte concessioni, in nome della "scientificità", allo individualismo metodologico, soprattutto al marginalismo in economia.

IHU Online: Qual è il principale contributo dei Grundrisse e dell'opera di Marx, nel suo insieme, alla comprensione del nostro tempo, soprattutto del mondo del lavoro?

Anselm Jappe: Il contributo che possono dare i Grundrisse alla comprensione del mondo di oggi è lo stesso di quello di tutta la critica dell'economia politica di Marx: andare in profondità nella comprensione delle convulsioni attuali e vedere che le ingiustizie sociali, la distribuzione diseguale delle risorse, i disastri finanziari, le catastrofi ecologiche e l'anomia sociale sono esse stesse tutte espressioni di una crisi più vasta e più profonda, l'espressione di una società in cui l'attività sociale non è coscientemente regolata, ma dipende dalla mediazione feticista ed autonomizzata del valore e delle merci, del denaro e del lavoro. E nei Grundrisse si allude, più di quanto si faccia nelle altre grandi opere marxiane, al fatto che non si uscirà dal capitalismo senza ricreare una qualche forma di "comunità". Ed è sempre nei Grundrisse che Marx annuncia chiaramente (alla fine della terza parte) che il capitalismo è condannato a crollare proprio a causa dello sviluppo delle forze produttive che lo fanno muovere. La sua "profezia" ha impiegato molto tempo a realizzarsi - ma forse stiamo assistendo attualmente a questo passaggio storico.

fonte: IHU Online

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