martedì 10 febbraio 2015

Mulini satanici e cultura del rifiuto

mulini

Quella che segue è un'intervista a Robert Kurz - condotta il 15 febbraio del 2005 da Dieter Heidemann (professore del Dipartimento di Geografia dell'Università di San Paulo, Brasile) - in cui l'autore de "Il Libro Nero del Capitalismo" - "una storia critica radicale della modernizzazione a partire dal XVIII secolo”) - riassume il suo punto di vista sulla "lotta di classe", nel contesto della critica del valore, riferendosi a "l'ordine dominante" visto come una "accumulazione di di infamie".

Dieter Heidemann: Il titolo originale di questo libro era "I mulini satanici"; perché lo hai cambiato?

Robert Kurz: In realtà, fra i vari titoli che avevo preso in considerazione, il mio preferito era proprio "I Mulini Satanici", titolo che evoca William Blake, il poeta romantico inglese del XVIII secolo. "Mulino satanico" era un'espressione proverbiale riferita alle prime esperienze delle persone rispetto al sistema capitalistico manifatturiero. Ma, da un punto di vista giuridico, il titolo era già stato era giò stato usato da un romanzo. Inoltre, l'editore ha preferito il titolo "Il Libro Nero del Capitalismo". Si aspettava che così avrebbe avuto un impatto maggiore ed avrebbe attratto più attenzione, in virtù del suo contrasto con "Il Libro Nero del Comunismo", pubblicato da un gruppo di autori francesi, che è stato tradotto in svariate lingue. Quel libro è un elenco noioso dei crimini dei regimi del socialismo di Stato, un lavoro di mera propaganda senza alcuna sostanza critico-storica, rivolto contro un nemico che non esiste più da tempo. Certo, se avessi voluto fare io un elenco dei crimini del capitalismo occidentale, non vredo che sarebbero stati sufficienti cento grossi volumi.

Dieter Heidemann: Il libro è una storia dell'imposizione della modernità e del liberalismo. Qual è il filo conduttore della tua analisi?

Robert Kurz: Volevo scrivere una storia critico-radicale della modernizzazione a partire dal XVIII secolo che integrasse quegli aspetti che di solito non solo sono rappresentati in maniera apologetica, ma vengono anche trattati separatamente. Il libro è:
1) Una storia delle tre grandi rivoluzioni industriali (introduzione del sistema manifatturiero per mezzo della macchina a vapore, all'inizio del XIX secolo, "l'auto-mobilitazione" fordista con la linea di montaggio e la razionalizzazione dell'economia aziendale, nel corso della prima metà del XX secolo, e la rivoluzione microelettronica alla vigilia del XXI secolo);
2) Una storia della scienza dell'economia politica con la sua indecisione permanente fra il polo del mercato e quello dello Stato;
3) Una storia dell'ideologia di legittimazione borghese centrata sulla naturalizzazione e sulla biologizzazione del sociale (l'economia capitalista e le sue conseguenze sociali vengono trattate da quest'ideologia come una questione di "legge naturale" che si pone al di là di ogni critica);
4) Una storia del disciplinamento del "materiale umano" e dell'internazionalizzazione delle norme del comportamento capitalista, da cui consegue "l'uomo auto-regolamentato" al giorno d'oggi;
5) Una storia del movimento operaio socialista e del Socialismo di Stato, non come un contro-modello, ma come un "aspetto immanente" della modernizzazione borghese;
6) Una storia delle grandi crisi che caratterizzano l'essenza di questo sistema.

Uso sempre citazioni di osservatori contemporanei. Dopo tre secoli, è chiaro che il capitalismo non è mai stato nient'altro che un sistema di palese offesa alla vita e al comportamento umano; per la stragrande maggioranza degli uomini, nel passato e nel presente, esso non ha mai portato ad un incremento del benessere, ma sempre e solo nuova crescita della povertà di massa e della disperazione.

Dieter Heidemann: Nei dibattiti pubblicata sulla rivista, Krisis, si trovano i riferimenti teorici della tua analisi sociale: qual è l'importanza della critica del valore in rapporto alla tua critica radicale del processo di modernizzazione e del feticismo del sistema produttore di merci?

Robert Kurz: "Il Libro Nero del Capitalismo" è anche un tentativo di concretizzare, attraverso materiale storico e contemporaneo, la critica portata avanti dal "Gruppo Krisis" contro la comprensione convenzionale del teoria marxista. Il "marxismo del movimento operaio" ha compreso in maniera erronea le forme elementari della socializzazione capitalistica (lavoro astratto, valore/forma merce, denaro, mercato, Stato, nazione, democrazia) come se fossero positive, precondizioni sociali positive quasi ontologiche. Su questa base, apparentemente neutrale, ha fatto la sua parte con la "lotta di classe". La "lotta di classe" è stata quindi solo una forma interna di concorrenza dentro il quadro delle categorie del capitalismo e della sua gabbia di ferro. E' stata una lotta per la distribuzione, per più "diritti", il cui parziale - e sempre temporaneo - successo ha legato sempre più strettamente gli uomini al sistema dominante, anche in termini della loro stessa forma-soggetto. Oggi, la "lotta di classe" viene meno in tutto il mondo e rischia, nonostante tutte le catastrofi sociali in atto, di diventare un modello in via di estinzione, poiché nella crisi della terza rivoluzione industriale, il sistema comune di riferimento - le basi apparentemente neutrali della moderna produzione di merci - è scosso fin nelle sue fondamenta. La "critica del valore" intende considerare questo fatto e, per la prima volta, mettere radicalmente in discussione le forme delle relazioni sociali del mercato e dello Stato, che sono diventate così naturali. Visto da questa prospettiva, il capitalismo non è un problema di "plusvalore non distribuito" e di benessere monetario individuale, ma è il problema di un fine in sé folle: la "valorizzazione del valore", l'assurdo ritorno circolare cibernetico del denaro a sé stesso. Capitalisti e dirigenti sono solamente i funzionari di questo "soggetto automatico" (Marx). La relazione sociale oggettivata nella concorrenza universale e nella forma monetaria, sui mercati anonimi, è possibile solo grazie ad un sistema preesistente di mercati del lavoro, nei quali gli uomini devono vendere sé stessi per poter diventare la materia prima per la "macchina mondiale" capitalistica. La crisi fondamentale dei mercati del lavoro, prima o poi, si rivelerà essere la crisi del capitalismo stesso.

Dieter Heidemann: Come si può sviluppare allora la critica del lavoro, visto come caratteristica del mondo moderno?

Robert Kurz: Marx oscillava fra una ontologizzazione positiva ed una critica radicale. Il movimento operaio, come dice il suo nome (Partito di lavoratori, punto di vista operaio, ecc.) ha compreso erroneamente il lavoro come se fosse un trampolino verso l'emancipazione, e come se fosse un contro-modello nei confronti del capitalismo. L'astrazione del lavoro, tuttavia, non è l'opposto, ma lo stato vivente dell'aggregato del capitale stesso; lavoro non è una precondizione antropologica e sovraistorica dell'esistenza, ma è la forma specificamente capitalista dell'attività della modernità, un consumo astratto di energia umana dentro l'arena funzionale dell'economia capitalista. Quest'astrazione contiene già l'indifferenza per quanto riguarda il contenuto, il significato ed il fine dei bisogni della vita. Lavoro come determinazione astratta è il lato attivo dell'irrazionale fine-in-sé capitalista.
Il Libro Nero non fa derivare il concetto di lavoro astratto in maniera logico-definitiva dalla forma-valore (Marx aveva fatto questo nel Capitale), dal momento che ha ben altre forme in cui si presenta: il sistema del lavoro astratto viene analizzato nel suo sviluppo concreto, storicamente, inclusi gli ultimi cento anni di capitalismo che Marx non ha potuto vedere. Alla fine di questo sviluppo è evidente che solo con la terza rivoluzione industriale l'apparente naturalezza dell'astrazione del lavoro diventa, praticamente e teoricamente, obsoleta. O la tecnologia dei computer e l'automazione rendono superflue varie attività umane all'interno dell'area funzionale del capitalismo, o i robot svolgono tali attività. Dall'altro lato, il lavoro scompare ancora più velocemente in quelle imprese, in quelle economie nazionali, in quelle regioni del mondo dove, a causa della debolezza dei loro rispettivi capitali, non si può utilizzare la microelettronica, e che quindi vengono travolti dalla loro concorrenza.

Dieter Heidemann: Parlando di economie nazionali, quali forme hanno assunto nel corso dell'ascesa e della caduta dello Stato-nazione?

Robert Kurz: La cosiddetta nazione, che è tanto storica quanto lo è il lavoro, è stata un'invenzione del XVIII secolo. Non è nient'altro se non il guscio culturale ed immaginario dello Stato capitalista e dell'irrazionale forma di legittimazione di un "proseguimento politico-militare della concorrenza, fatto con altri mezzi". Il Libro Nero è uno sforzo per capire sia l'integrazione storica dei lavoratori e del socialismo negli usi e costumi nazionali, sia la crisi del contesto nazionale dentro l'attuale globalizzazione del capitale. Il concetto di "liberazione nazionale" viene rivelato come una contraddizione in termini. Fare appello alla nazione non è un'alternativa alla globalizzazione, ed inoltre è reazionario. La sinistra necessita di forme transnazionali di azione e di organizzazione per poter essere di nuovo all'altezza dello sviluppo capitalista. Un futuro post-capitalista può essere immaginato solamente dentro il contesto post-nazionale di riproduzione.

Dieter Heidemann: Insieme allo Stato, anche democrazia e cittadinanza hanno giocato un ruolo nell'imporre il processo di modernizzazione. Come metti in rapporto liberalismo, socialdemocrazia e socialismo di Stato con il sistema produttore di merci?

Robert Kurz: Finché il capitalismo non è stato pienamente sviluppato, il sistema dei diritti borghesi non era stato ancora perfezionato. L'universalità e l'uguaglianza della forma giuridica non erano state ancora pienamente definite; soprattutto nell'arena politica (suffragio, diritto di assemblea, libertà di associazione, ecc.), una gran parte della popolazione era, completamente o parzialmente, esclusa dal godimento dei diritti borghesi. E' questo il motivo per cui la preoccupazione per il cambiamento era diretta soprattutto verso la sfera politica. Sotto il nome di democrazia, la domanda per "uguaglianza politica e libertà" veniva dichiarata essere l'obiettivo storico. Il Libro Nero analizza quest'orientamento come un'illusione storica. L'integrazione delle masse nella cittadinanza moderna era allo stesso tempo un processo di addomesticamento che costringeva coscienza ed azione dentro i cliché della società capitalista. Per questo motivo, le diverse dittature di ammodernamento non erano affatto un contrappunto alla democrazia, bensì manifestazioni di una fase storica passeggera della democrazia stessa. La speranza che il sistema democratico decisionale possa regolare il sistema economico esistente, è stata da lungo tempo crudelmente screditata. Perciò, prima ancora che i membri delle società di produzione di merci potessero cominciare il loro dibattito democratico, essi erano già stati definiti a priori come concorrenti economici. La valorizzazione del denaro, il mercato e la concorrenza creano delle alternative irrazionali che possono diventare oggetto di procedure democratiche solo a posteriori. Oggi, il fascino della democrazia è diventato assolutamente e definitivamente insipido. Per la critica, la globalizzazione del capitale e il totalitarismo economico del mercato non solo portano alle politiche democratiche, ma portano anche a politiche che sono di per sé assurde.

Dieter Heidemann: In che modo il Libro Nero tratta di questa critica della globalizzazione, e del collasso del capitalismo da casinò, quando arrivi a parlare di "denaro disoccupato"?

Robert Kurz: Oggi, in molti paesi e regioni del mondo, il sistema di produzione di merci, e con esso l'economia monetaria, sta collassando. Nel cuore dell'Occidente ed in parti della periferia, la crisi del lavoro non si manifesta solo come crisi del capitale poiché lì, la "sostanza del lavoro", cioè, l'economia reale, è stata sostituita da un disaccoppiamento del mercati finanziari. La capitalizzazione per mezzo delle bolle del "capitalismo da casinò" speculativo, per quasi tutti gli anni duemila, ha alimentato speranze nei confronti dei guadagni fittizi. Speranze che non si sono mai realizzate. Il Libro Nero analizza questo sviluppo confrontandolo con la scala delle bolle speculative della prima e della seconda rivoluzione industriale. Proprio come le precedenti, anche questa doveva scoppiare. Inoltre, è molto più chiaro che la scala del "capitale fittizio" oggi è molto più grande di quanto lo fosse in passato. Nella terza rivoluzione industriale, il capitale sta rendendo superflua la sua propria "sostanza del valore" in una maniera molto più profonda. Quando questa bolla scoppierà, l'esplosione scuoterà la società capitalista globale fin nelle sue fondamenta.

Dieter Heidemann: Come valuti la prospettiva di un processo di emancipazione sociale che vada oltre il lavoro, oltre la lotta di classe, oltre il tradizionale movimento operaio ed una mera "cultura del rifiuto?

Robert Kurz: Il meccanismo funzionale irrazionale del capitale può solo trasformare le gigantesche forze produttive della microelettronica in disoccupazione di massa, in stress di efficienza e, infine, nel collasso del sistema finanziario. La prospettiva di emancipazione, d'altra parte, può consistere soltanto nella trasformazione di queste forze produttive in più tempo libero e in una buona vita per ciascuno. Ad ogni modo, questo richiederà la nascita di un movimento sociale che non dovrà più definire sé stesso in riferimento alla forma, capitalisticamente costruita, di interessi concorrenti. Dev'essere un "movimento di appropriazione" che si approprierà direttamente delle risorse e bypasserà la deviazione del mercato, dello Stato, del denaro e della politica. Questo sarà possibile solo rompendo con la forma-soggetto e con la forma di coscienza caratteristica di queste istituzioni e forme. Per raggiungere questo obiettivo, un passo nella giusta direzione potrebbe essere quello di una "cultura del rifiuto", così come potrebbe esserlo lo sviluppo di "forme di muto aiuto" che trascendano il mercato e lo Stato, e come potrebbero esserlo delle rivolte contro le offese palesi del totalitarismo economico . Quello che sarà decisivo attiene al fatto che i futuri movimenti sociali assumano la critica radicale della categorie capitalistiche, piuttosto che scelgano di intraprendere l'autogestione della povertà. La teoria non può, di per sé, delineare un programma concreto ed offrire tale programma al mondo come se fosse un nuovo detersivo per lavatrice. La prospettiva può solo essere resa concreta dall'azione congiunta di teoria e movimento sociale di emancipazione.

Dieter Heidemann: La forma letteraria del libro corrisponde alla violenta realtà del processo di modernizzazione: Il suo linguaggio che esprime disgusto sensibile ai dettagli, disprezzo sarcastico ed ironia, ricorda Adorno.

Robert Kurz: Alcuni critici hanno definito il Libro Nero come un "pamphlet di insulti contro l'economia di mercato". Accetto con piacere una simile valutazione critica. Solamente dalla distanza dell'accademia borghese, la teoria e l'analisi storica appaiono come osservazione neutra di oggetti neutri. Una critica sociale, però, presuppone un impegno esistenziale dell'uomo tutto intero, e quindi comporta anche emozioni. L'ordine dominante non è soltanto un sistema di meccanismi funzionali ma anche un insulto detestabile ed un'accumulazione di infamie. Tutti i veri critici, da Marx ad Adorno, hanno effettuato le loro analisi precise con ironia e nello spirito del rifiuto della "modernizzazione", la cui stupidità e violenza costituisce un insulto ad ogni ragione umana.

Dieter Heidemann: Com'è stato accolto il libro, in Germania?

Robert Kurz: Il Libro Nero è stato oggetto di molta più attenzione ed ha avuto una tiratura maggiore rispetto a "Il collasso della modernizzazione" (pubblicato all'inizio del 1990). Insieme al "Manifesto contro il Lavoro" del Gruppo Krisis, ha offerto domande per un nuovo dibattito a sinistra, ed ha raggiunto un largo numero di lettori. Ovviamente, le recensioni sui media, con poche eccezioni, sono state estremamente negative, dal momento che il libro violava il tabù di un apparentemente definitivo consenso sociale: "l'economia di mercato e la democrazia". I portavoce della vecchia sinistra hanno avuto una reazione allergica al libro, ancora più acuta delle reazioni alle precedenti pubblicazioni della rivista Krisis, considerato il fatto che ora stanno guardando la nave che affonda.

mulinilibronero

fonte: EXIT!

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