sabato 14 febbraio 2015

Il soggetto oggettivo

soggetto

ONTOLOGIA NEGATIVA
- Gli oscurantisti dell'Illuminismo e la metafisica storica della Modernità -
di Robert Kurz

Classe e lotta di classe come mera forma della soggettività borghese
Ironia della sorte, è stato proprio il marxismo che, involontariamente e, in ultima analisi, ha proditoriamente riassunto questa moderna dialettica fra soggetto ed oggetto, e lo ha fatto in un modo positivo e affermativo, anziché critico. Il proletariato, nella versione marxista dell'ideologia illuminista, è la classica cosa soggetto-oggetto, la forma pura della coscienza borghese; e non lo è soltanto nella famosa formulazione di Lukács che voleva comprendere la "classe" come "soggetto-oggetto" della storia. Infatti, la forma della coscienza, legata alla forma del valore, così come essa si esprime negli interessi costituvi le forme, è invariabilmente le due cose allo stesso tempo: oggetto o esistenza oggettivata precedente a tutta la riflessione stessa; un essere che in sé si costituisce ciecamente proprio in una determinata forma che non è riflessa in quanto tale e che non viene nemmeno percepita come distinta - e, dall'altro lato, portatore cosciente di azioni inserite proprio in questa forma.
E' in tale misura che quest'essere sociale o soggetto-oggetto esiste "in sé", ossia, in forma oggettivata ed indipendente della sua stessa coscienza individuale. Nel seguire i propri interessi costitutivi la forma, ossia, nel percepire il mondo, nel pensare ed agire in consonanza con la sua forma oggettivata, diventa "per sé", ossia, "cosciente"; ma proprio solamente nel senso di quello che già oggettivamente è "in sé". Si tratta precisamente della realizzazione sociale ed ideologica di questa riflessione hegeliana della socializzazione del valore, in cui si descrive il movimento dello spirito del mondo che viene "a sé", ossia, del valora che valorizza sé stesso (che è la divinità secolarizzata e cosificata della modernità) come contesto sistemico in processo. Marx non solo andò a flirtare con lo spirito hegeliano, cosa ammessa da lui stesso, quanto, con la sua concezione di uno sviluppo della coscienza proletaria, da "classe in sé" a "classe per sé", demistificò l'apparente movimento spontaneo della forma del valore ad un livello meramente "materialista" senza, però, essere capace di criticarlo su questo punto. Pertanto, la teoria delle classi fa parte, prima di molto altro, dei componenti della riflessione marxista che si trovano strettamente associati al feticcio del valore e alla corrispondente teoria illuminista.
Da qui diventa anche comprensibile come la deplorevole "ricerca del soggetto" da parte della sinistra radicale dopo la seconda guerra mondiale poteva solo finire nel ridicolo, dal momento che essa non aveva compreso il nesso logico della dialettica soggetto-oggetto. Se il marxismo occidentale voleva ancora invocare la "soggettività proletaria", la nuova sinistra ha proseguito con una serie di succedanei per il soggetto-oggetto in piena dissolvenza (gruppi marginali, donne, servizi, ecc.) senza mai riuscire ad uscire dall'attaccamento alla forma di coscienza costituita nella relazione di valore e di dissociazione: si è sempre andati alla ricerca del soggetto proprio a partire dalla questione della sua definizione "oggettiva", senza accorgersi che questo costituiva un paradosso, il quale smentiva a priori la pretesa stessa di liberazione; e che si trattava di una definizione che, seppure fosse "giusta", lo era solo in quanto descrizione (tanto incosciente quanto affermativa) della relazione di feticcio.
La ricerca del soggetto non avrebbe potuto essere altra cosa che la ricerca disperata del punto, da qualche parte nell'infinito, dove si incontravano due linee parallele: la ricerca di una "oggettività", logicamente impossibile, della liberazione, ossia, proprio di un supposto soggetto-oggetto che portasse oltre l'oggettivazione negativa, anche se esso stesso non poteva attuare tale superamento. Questa paradossale "teoria della liberazione" - che corrisponde al soggetto della dissociazione (soggetto maschile e dotato di una logica identitaria) - non potendo aspirare ad essere niente più che un riflesso della logica del sistema, è rimasta fino ad oggi fissata nell'opposizione apparente, meramente immanente, tra soggetto e oggetto, ossia, nell'oggettivazione, mentre l'unico approccio al problema, capace di far scoppiare il "busto di ferro" dovrebbe partire da una meta-prospettiva, ossia, dovrebbe assumere un punto di vista esterno alla problematica: allora, la critica radicale probabilmente non significherebbe voler mobilitare il soggetto (o un determinato soggetto-oggetto predestinato) contro l'oggettivazione schiavizzante ma, piuttosto, mobilitare, attraverso la "breccia" esistente negli individui reali, la "individualità organizzata", che va guadagnando coscienza dal fatto che non si adatta, né si riduce, alle forme del feticcio, contro la compulsiva relazione soggetto.oggetto della costituzione moderna della forma.
Il collasso della soggettività moderna in tutte le sue varianti sociali, a causa del peso schiacciante dell'oggettività distruttrice del mondo che essa stessa ha prodotto, mostra come sia diventata insostenibile la cosa chiamata soggetto-oggetto, che ha costituito la forma distruttiva del movimento del moderno sistema produttore di merci. Ma è proprio dovuto al fatto che la liberazione da questo non può essere, a sua volta, di carattere "oggettivo" e che tanto meno può essere eseguita nella forma del soggetto. Fin quando gli individui continueranno a lasciarsi legare alla forma del soggetto, non potranno raggiungere altro che la propria perdizione.

- Robert Kurz -

- 2 di 8 – continua … -

fonte: EXIT!

 

Nessun commento: