lunedì 19 gennaio 2015

La testa e la pancia

testa pancia

Dominio senza soggetto
- Sul superamento di una critica sociale riduttiva -
di Robert Kurz

11.
Ma quali sono allora le conseguenze universali del concetto del dominio senza soggetto? In primo luogo, si deve comprendere la portata del concetto di emancipazione ancora da formulare. Non si tratta solo di un superamento della relazione capitalistica come tale, ma, allo stesso tempo, del superamento della "preistoria" in generale, cioè, della "preistoria" nel senso marxista, che include tutte le formazioni sociali fino ad oggi, compresa la nostra. Il marxismo aveva già qualche nozione in proposito, sulla base di quanto aveva dichiarato Marx, però scivolava su un concetto soggettivo e sociologistico di dominio, con il quale la formulazione del problema rimaneva forzata ed insoddisfacente.
Per il marxismo, la "classe operaia" deve superare non solo il dominio della "borghesia", ma anche il dominio in generale dell'uomo sull'uomo. L'auto-negazione di questo programma si mostra da una parte nel fatto che il superamento della preistoria si deve dare sotto il dettame del "lavoro" astratto, ossia, dal "punto di vista del lavoro" e della sua universalizzazione - un programma che ancora non va oltre l'orizzonte del sistema produttore di merci. Dall'altro lato, però, il superamento del dominio (conformemente al dettame del "lavoro" astratto) dev'essere eseguito proprio attraverso il "dominio della classe operaia", cosa che ha portato all'est ed al sud, sotto i presupposti della modernizzazione tardiva, alla dittatura sulla classe operaia da parte di una burocrazia rappresentativa. In occidente, così come in altre regioni del mondo, lo sviluppo non viene ancora pensato maturo per il superamento delle costituzione del feticcio, della forma merce, del "potere" e del dominio. Tale situazione corrisponde alla riduzione teorica del concetto di dominio e all'attaccamento alle illusioni illuministe.
Solo nelle attuali condizioni di una crisi oggettivamente matura del sistema produttore di merci globalizzato, che reso la transizione verso la barbarie una minaccia diretta, il concetto di dominio può (e deve, pena il collasso) non solo essere dichiarato, ma anche messo effettivamente all'ordine del giorno come oggetto di superamento, cosa che implica allo stesso tempo il superamento della preistoria. Ironicamente, questo significa il superamento dello stesso marxismo, visto che ora solo i momenti rinnegati della teoria di Marx (e non sviluppati coerentemente da Marx stesso) possono diventare rilevanti in termini pratici, e perciò teorici. *
Questo significa anche che il superamento della preistoria dev'essere teoricamente concretizzato. Da questo punto di vista, possono essere districate alcune difficoltà non solamente della filosofia della storia, ma anche della maggioranza dei concetti teorici moderni. Il problema centrale risiede nell'ontologizzazione. In tutti i progetti sociologici, il momento astorico che si ripete con grande ostinazione e - come dimostrato - appare tanto in Rousseau ed in Kant quanto nella psicoanalisi e nelle concezioni più recenti dello strutturalismo e della teoria dei sistemi ( e che è contenuto anche nell'ontologia del lavoro di Marx), ottiene la sua giustificazione relativa per mezzo dell'enorme quadro storico della "storia delle relazioni feticistiche" comune a tutte le formazioni sociali fino ad oggi. Ad un alto livello teorico di astrazione, tornano necessariamente sempre ad apparire determinati problemi che si legano in parte all'attuale storia umana (e tuttavia sotto l'influenza delle formazioni preistoriche difficilmente ricostituibili, che in nessun modo possono essere equiparate ai "popoli selvaggi" ancora esistenti nella modernità), ed in parte alla storia delle culture elevate (creatrici di plus-prodotto), dal regno egizio o altre formazioni analoghe fino al sistema capitalista mondiale di oggi.
Mentre l'orizzonte della preistoria in senso marxista non è superato, persiste in questo contesto di sviluppo umano la formulazione di ontologie o di pseudo-ontologie. Tale per esempio è la "relazione soggetto-oggetto" nei confronti della natura - sebbene si manifesti in gradi e formazioni estremamente diverse - per ogni trasformazione umana. Tale è anche il "lavoro", almeno per quel che riguarda la storia delle civiltà produttrici di plus-prodotto **. La predisposizione ontologica delle categorie di base dell'esistenza umana si estingue però quando (e nella misura in cui) l'orizzonte della costituzione del feticcio viene superato. Detto in maniera enfatica: abbiamo a che fare con un secondo "risveglio dell'umanità", comparabile solamente alla differenziazione dell'uomo in relazione alla mera costituzione biologica (animalesca). Il superamento della seconda natura ha la stessa portata del superamento della prima natura. "Superamento" si riferisce ovviamente al piano dell'azione e della coscienza, e non al vincolo biologico e fisiologico dell'uomo con la natura. Allo stesso modo in cui la storia della preistoria è iniziata con la marcia estremamente lunga della differenziazione rispetto al mondo animale, così anche la lunga marcia di un "seconda storia" inizia con il collasso del sistema produttore di merci e dalla differenziazione nei confronti della costituzione del feticcio. Così come il substrato animale, nella "prima storia" (la storia della prima natura) non sparisce semplicemente - e di fatto non scomparirà mai completamente - anche il substrato secondario della costituzione del feticcio della "seconda natura" non sparirà senza lasciare tracce, ma continuerà ad agire come momento sedimentato, sull'esempio della prima natura. Ma superamento significa anche eliminazione e soppressione, un "liberarsi" - ed in questo senso l'ontologia attuale verrà superata. E' quest'idea che deve prendere l'iniziativa nella prima linea del superamento.
E' bene però ricordare che la differenziazione a fronte della seconda natura contiene una diversità fondamentale rispetto alla differenziazione con la prima natura. Infatti, essa non può avvenire alle spalle degli uomini come concentrazione regolatrice degli effetti secondari imprevisti. Il secondo uomo, al contrario del primo, non può "sorgere", ma deve creare sé stesso in maniera cosciente. Deve prendere coscienza della propria socialità, allo stesso modo in cui nella prima storia costitutiva ha preso coscienza rispetto alla prima natura. Una coscienza, è chiaro, di ordine diverso e più elevata, poiché la coscienza come auto-coscienza è qualcosa di fondamentalmente diverso dal semplice controllo o dal "dominio" nei confronti delle cose naturali. Oggi è la relazione sociale stessa che "deve passare per la testa", ed è impossibile che questo sia una ripetizione meccanica della trasformazione del soggetto rispetto alla prima natura, l'autocoscienza sociale pertanto modificherà fondamentalmente la propria relazione con la natura, in quanto la "testa" qui non va intesa come opposta alla "pancia" o al sentimento, ma come coscienza in cui è compreso il piano dei sensi.
Sarà davvero possibile la seconda costituzione dell'uomo? A livello di astrazione storico-filosofica, il compito appare gigantesco e quasi insolubile. Ma alla stessa maniera in cui, con ogni probabilità, la differenziazione rispetto alla prima natura può essere rappresentata sulla base dei primi passi isolati che possono persino sembrare spaventosamente facili (per esempio, come gioco "imitativo", pregno di simboli e di astrazione, con elementi comunicativi, come suppone Lewis Mumford ***), così anche la differenziazione rispetto alla seconda natura sarà rappresentabile mediante passi o attività realizzabili sul piano della vita sociale. Saranno le stesse tangibili potenzialità umane e sociali (conoscenza naturale e sociale, riflessione, comunicazione in rete), sotto il mantello dell'ultima e più elevata costituzione del feticcio del sistema produttore di merci, che renderanno possibile e perfino suggeriranno i passi che ci porteranno oltre la seconda natura.
Questo passaggio non è tuttavia una semplice possibilità di scelta che possa essere abbandonata. La crisi creata inconsciamente dalla seconda natura esercita una pressione sempre maggiore rispetto cui occorre il coraggio di un salto rischioso. Infatti, il rischio di continuare a vivere sotto il dettame formale della seconda natura comincia già ad eccedere, sotto i nostri occhi, il rischio del salto oltre la seconda natura. Sta qui l'ironia della costituzione umana: il problema della seconda trasformazione dell'uomo ancora si incrocia forzatamente con le relazioni coattive della prima. L'uomo incosciente di sé stesso, della propria forma di coscienza e di riproduzione inconsciamente costituita, si costringe ad abbandonare e superare la sua stessa incoscienza. Forse questa constatazione verrebbe meglio compresa come decifrazione di quello che Hegel denominava, ancora cripticamente, "astuzia della ragione".
Ma ovviamente non esiste alcuna garanzia che il superamento abbia successo. Il salto può non avvenire, avvenire troppo tardi, essere troppo corto, può mancare il bersaglio. L'essere umano può anche distruggere sé stesso, ed il sistema produttore di merci e la relazione capitalistica dispone nel suo arsenale di tutti i mezzi per i suoi fini e sviluppa ogni sua tendenza in tal senso. I cosiddetti conservatori, le cui fila vengono sempre più ingrossate dai vecchi critici sociali (ripiegati sui vecchi schemi del conflitto), oggi sono conservatori proprio in relazione al carattere assurdo ed auto-distruttivo della società del mercato totale, e perciò non sono più i "manutentori", bensì i sacerdoti malati dell'annientamento. Forse quest'annichilimento non sarà necessariamente così assoluto e fisico come veniva evocato nelle apocalissi atomiche, ma anche una possibilità del genere non dev'essere del tutto scartata. Sarebbe ancora più crudele e perverso passare dal sistema produttore di merci ad una seconda barbarie, così come oggi si può già osservare in molti fenomeni.
Barbarie, è ovviamente una metafora per un evento che non dispone ancora di un suo concetto. Il termine è di origine eurocentrica ed è stato ripetutamente utilizzato nel contesto delle denunce europee nei confronti delle società non-europee e premoderne. Si trattava, in tal senso, della distruzione delle altre culture. Ora però questo concetto dev'essere applicato alla propria formazione - nata sul suolo europeo - del sistema produttore di merci, ed è in questo contesto che la sua applicazione può essere giustificata. Nonostante la sua apparente superiorità, la società occidentale ha liberato, fin dai suoi primi focolai storici, delle affermazioni potenziali inedite di barbarie: dalla Guerra dei Trent'Anni passando per la storia del colonialismo e dell'accumulazione primitiva, fino ad arrivare all'epoca della Guerre Mondiali e alle attuali distruzioni sul terreno sociale ed ecologico, per tutta la modernizzazione si estende una traccia di barbarie sempre compensata, o perfino temporaneamente alternata, da conquiste civilizzatrici. Un tale carattere bifronte della modernità occidentale oggi arriva alla sua fine. Gli stessi momenti civilizzatori si trasformano nel loro contrario e diventano momenti della seconda barbarie. Libertà ed uguaglianza, democrazia e diritti umani cominciano ad accusare le stesse tracce di disumanizzazione del sistema del mercato che serve ad esse da base.
Il motivo di tutto questo risiede nella qualità peculiare ed insidiosa della costituzione secolarizzata del feticcio della forma merce. La forma merce come forma universale di coscienza, del soggetto e della riproduzione ha realmente ampliato, da una parte, lo spazio della soggettività oltre ogni forma premoderna ma, dall'altra, proprio per questo ha instillato nel suo carattere, irremovibile come forma feticcio incosciente, una liberazione culturale che ora, con la sua totalizzazione spaziale e sociale nel mondo, ha liberato definitivamente il momento mostruoso, sempre latente in questa costituzione, che si manifesta temporaneamente nelle sue crisi di affermazione. Una tale mostruosità, che risiede nell'astrazione senza contenuto del feticcio della fora merce, si manifesta come totale indifferenza della riproduzione per ogni contenuto sensibile, e come pari indifferenza reciproca degli uomini astrattamente individualizzati. Al termine del suo sviluppo e della sua storia di affermazione, la forma merce totale produce esseri disumanizzati e astratti, i quali minacciano di regredire ad uno stadio pre-animalesco. La liberazione nei confronti della prima natura persiste, ma la costituzione ultima e superiore del feticcio della forma merce universale minaccia di produrre con il suo collasso oggettivato un disprezzo delle regole, del mondo e dell'uomo. La liberazione nei confronti della seconda natura può anche avvenire in termini negativi, come liberazione cieca e suicida, che deriva dalla crescente capacità di riproduzione del regime della società delle merci.  L'essere doppiamente liberato e senza le catene della prima e della seconda natura, rimane tuttavia cieco nella sua stessa incoscienza e assume forzosamente tratti perversi e ripugnanti, per i quali non serve più la comparazione col mondo animale. I preannunci di questo collasso culturale sono già mondialmente visibili, e non a caso si manifestano soprattutto come negligenza morale e culturale di un crescente numero di giovani. La coscienza conservatrice del feticcio, che include la cosiddetta "sinistra", non vuole ammettere una tale potenzialità sociale distruttiva della sua stessa forma di coscienza e di riproduzione, e fallisce nella sua debole ed ipocrita campagna etica, che mira a lasciare intatto il momento costitutivo centrale della barbarie, ossia, la forma sociale stessa della merce. Con ciò, alla fine della modernità, la questione decisiva rimane ancora aperta, ma le costrizioni proprie della crisi e del collasso crescono costantemente.


* nota: Questo può essere inteso perfettamente come una nuova "revisione" della teoria di Marx, seppure come una revisione diametralmente opposta a quella di inizio del XX secolo. Se allora il revisionismo bernsteiniano ed il riformismo sindacale riflettevano ancora l'immanenza capitalista del movimento operaio ed i suoi compiti all'interno di un campo di forze ascendente nella produzione di merci, oggi la critica della forma merce divenuta insostenibile dev'essere non solo formulata in maniera più concreta che in Marx, ma dev'essere anche svincolata, in quanto critica del dominio senza soggetto, dal paradigma del "punto di vista dei lavoratori" o "di classe". Entrambe le "revisioni" riflettono sia il livello differenziato dello sviluppo del sistema produttore di merci sia la contraddizione ed il doppio livello della teoria di Marx, che in conformità alla sua posizione storica contiene in sé l'uno e l'altro momento: da una parte il compito immanente di modernizzazione, e, dall'altra, la crisi e la critica al termine del processo di modernizzazione.

** nota: A differenza di una relazione soggetto-oggetto sempre embrionale con gli oggetti naturali, il "lavoro" non dev'essere inteso come concetto ontologico per ogni processo di trasformazione umana fino ad oggi. Solo nelle culture elevate, il "lavoro" è stato differenziato come sfera particolare (nell'immagine di una "astrazione reale" sostenuta dagli schiavi), e solamente nel sistema produttore di merci della modernità una tale astrazione reale ha raggiunto un'universalità ed è diventata il momento centrale della costituzione del feticcio.

*** nota: La trasformazione del gioco in rituale potrebbe aver avuto un ruolo decisivo nella costituzione della seconda natura (vedi Lewis Mumford, Il mito della macchina, Il saggiatore, 2011). Seppure il progetto di Mumford è criticabile sotto molti aspetti, quest'idea ha maggior respiro sotto l'aspetto (non tematizzato dallo stesso Mumford) della costituzione del feticcio e della seconda natura, dove invece il progetto "materialista" si concentra sull'ontologia del lavoro del marxismo, che (per esempio in Engels) sfugge completamente il problema del feticcio e della forma della coscienza.

- Robert Kurz -

- 11 di 12 - continua ...

fonte: EXIT!

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