martedì 30 dicembre 2014

A pezzi

zoo

Prima della rivoluzione, al culmine del formalismo russo, Viktor Sklovskij dedicò molto del suo tempo al "Tristram Shandy" di Sterne - libro paradigma delle sue teorie, un libro che fa riferimento a sé stesso, a quello che accade nel corso della sua lettura e, in questo pensare a sé stesso, si interroga circa i procedimenti che lo rendono possibile, andando avanti e indietro nel tempo e, soprattutto, ricordando continuamente al letto la sua natura, la sua condizione di artificio.
Anche "Zoo, lettere non d'amore" persegue un tale modello: frasi brevi, tagliate; lettere che si interrogano circa il contenuto di altre lettere, precedenti; lettere che proclamano, quasi certificano, l'inesistenza della destinataria, della destinazione, del destino, e del contenuto stessa, del tema della lettera ("Alya è solamente la realizzazione di una metafora" - Lettera XXIX). Il rapporto con il quotidiano viene inter/rotto dall'enunciato di una parabola arcaica:

"In una leggenda bogomila, Dio vuole prendere della sabbia dal fondo del mare.
Ma Dio non vuole tuffarsi sott’acqua. Manda il diavolo e gli ordina: «Quando la prenderai, di’: “Non sono io che prendo, è Dio che prende”».
Il diavolo si tuffò verso il fondo, si contorse fino al fondale, afferrò la sabbia e disse: «Non è Dio che prende, sono io che prendo».
Un diavolo pieno di amor proprio.
La sabbia non cedette. Il diavolo riemerse, livido.
Dio lo mandò di nuovo in acqua.
Il diavolo raggiunse il fondo nuotando, raschiò la sabbia con le unghie, disse: «Non è Dio che prende, sono io che prendo».
La sabbia non cedette. Il diavolo riemerse, senza fiato. Per la terza volta Dio lo mandò in acqua. Nelle fiabe si fa tutto tre volte.
Il diavolo capì che non aveva scampo.
Non volle rovinare l’intreccio. Forse si mise a piangere, ma si tuffò. Nuotò sino al fondo e disse: «Non sono io che prendo, è Dio che prende». Prese la sabbia
e riemerse. E Dio, con la sabbia che il diavolo, per ordine divino, aveva preso dal fondo, creò l’uomo."

Lettere su lettere; lettere d'amore che non possono parlare d'amore. E Alaya gli scrive che "Tu dici di sapere com’è fatto il Don Chisciotte, ma non sei capace di scrivere una lettera d’amore."
Il romanzo eterno come storia d'amore eterna, e non perché sia interminabile, o inesauribile e totale, ma perché ricomincia incessantemente, in ogni lettera, a partire dagli elementi dati che vengono continuamente ricombinati e rimontati, dopo essere stati fatti ogni volta a pezzi.

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