venerdì 6 dicembre 2013

È la stampa, bellezza!

lenin rock

Il detective creato da Edgar Allan Poe, Dupin, risolveva i suoi casi senza nemmeno uscire di casa. Si limitava a leggere e rileggere, smontandole e rimontandole, le notizie dei giornali. Un metodo di investigazione, questo,  che presuppone, ed assume, il tessuto sociale come estremamente caotico, e la stampa essere come una sorta di centrale che capta, e poi irradia, un assurdo che non può essere compreso fino in fondo. E' la logica di ogni sistema totalitario che, ad esempio, anche il personaggio creato da Tabucchi, Pereira, percepisce come tale e nella quale, prima di scomparire, prima di abbandonare il Portogallo insieme al proprio nome, getta il granello di una notizia falsa, che è allo stesso tempo uno scherzo ed un testamento. Un modo per combattere contro gli strati multipli di inganno che vanno a costituire quel mondo cosiddetto reale che assomiglia sempre più al Truman Show. E in un Truman Show ha vissuto, insospettabilmente, anche Lenin, nel corso degli ultimi due anni della sua vita; in un mondo controllato assai simile a quello messo in scena nel film di Peter Weir. Era Stalin in persona a preoccuparsi di fargli stampare un'edizione speciale della Pravda, appositamente redatta ed epurata di tutte le notizie relative alle dispute politiche: il compagno Lenin dovrebbe riposare, e non essere turbato da tutte queste inutili provocazioni!
Ma, sull'altro fronte, non è che le cose poi andassero tanto diversamente, a leggere Saramago quando commenta la malinconia di Ricardo Reis. "Molto differente dalla sua, è la situazione di quell'anziano americano, il quale, tutte le mattine, riceve una copia del New York Times, il suo giornale preferito - il quale nutre molta stima e considerazione per il suo vecchio lettore arrivato alla bella età di novantasette primavere, ha una salute precaria ed ha diritto a vivere tranquillamente i suoi ultimi giorni - che tutte le mattine gli prepara un'edizione di un'unica copia, falsificata dall'inizio alla fine, con notizie piacevoli e articoli ottimisti, affinché il povero vecchio non abbia a subire i terrori del mondo e le sue promesse che tutto andrà peggio".
Il povero vecchio in questione - ci informa Saramago - è John D. Rockefeller, "l'unico abitante del mondo a disporre di una felicità rigorosamente personale e non condivisibile."