lunedì 30 dicembre 2013

Contabilità

laureano

Della vita di Laureano, si sa ben poco, almeno sino alla fine della seconda guerra mondiale.
Era nato nel 1902 a Miedes de Atienza , un piccolo paese in provinvia di Guadalajara. Scappato dal suo pueblo per evitare quei “caporali” che impazzavano nei latifondi di tutta la Spagna, era arrivato a Barcellona. Fa in tempo a vivere gli ultimi bagliori del 'pistolerismo' e intanto frequenta l'Ateneo di José Alberola, amico del 'Noy de Sucre' e padre di Octavio, uno dei migliori storici del movimento.
Sarà tra quelli che danno l'assalto alle 'Atarazanas' e subito dopo, verrà nominato dalla CNT amministratore della 'Caja Central' delle Ferrovie catalane. Malgrado questo incarico, e la critica incessante che Laureano svolge contro la svolta 'ministerialista' della CNT, troverà il tempo per fondare delle colonie per i bambini rimasti orfani nel corso della guerra civile, prima di arruolarsi  nell'83° BTG, la ex 'Columna de Hierro'. Anche lui, come centinaia di migliaia di altri, passerà i Pirenei nel gelido inverno del 1939, e come tanti altri finirà in un campo di concentramento della Repubblica Francese, prima, e nei battaglioni di lavoro della Todt poi. Deportato in Normandia, a lavorare al Vallo Atlantico, su quelle dune sabbiose Laureano comincia la sua 'carriera'. Infatti scappa, dopo appena pochi giorni, dal campo di lavoro dove è stato rinchiuso, falsificando con le sue mani un permesso della Komandatur.
Da allora in poi, e praticamente per tutto il resto della sua vita, Laureano vivrà utilizzando documenti falsi, essendosi scoperto un talento innato per la falsificazione di qualsiasi documento, biglietto di banca o qualsiasi altra cosa: permessi di lavoro, salvacondotti per centinaia di ebrei (che riusciranno così a scampare la deportazione nei campi di sterminio), tessere per il razionamento, Reichmarks. E dopo la Liberazione: passaporti, fondi di investimento, buoni del tesoro e biglietti della lotteria nazionale. Falsifica perfino i biglietti per accedere a una corrida che si tiene nella  'Plaza de Toros' di Nimes, cui assiste dall'alto di una terrazza inondata dal sole.

nimes

Non c'è nulla che non sappia falsificare alla perfezione quell'uomo che una foto segnaletica della polizia francese mostra precocemente stempiato, pesanti e scure borse sotto gli occhi, il naso irrimediabilmente rotto da qualche colpo brutale, sempre Vestito con un elegante abito scuro, camicia bianca e cravatta di colore argento. Un uomo che guarda distaccato dritto dentro l'obbiettivo, come se la cosa non lo riguardasse. Un uomo di poche parole, Laureano Cerrada Santos. Un uomo che ha impiantato un laboratorio per la falsificazione  di documenti ad appena quindici metri dal comando generale delle SS di Parigi. E una volta, quando i suoi amici stanno violentemente litigando tra di loro, perdendo tempo prezioso, Laureano spalanca una finestra e perfidamente dice: "Gridate. Gridate ora! Visto che siete tanto coraggiosi!" Poi, in un sepolcrale silenzio, richiude quella finestra che dà sul cortile dove ci sono le SS, mentre tutti nella stanza si stanno rimettendo al lavoro.
Nell'inverno del 1944, mentre i tanks americani puntano su Parigi, Laureano  partecipa a un plenum dei gruppi da combattimento degli anarchici: bisogna pianificare la lotta armata contro Franco, anche perché appare ormai chiaro che gli Alleati non hanno nessuna intenzione di abbattere il regime franchista, diversamente da quanto hanno per anni solennemente dichiarato, dichiarazioni che avevano valso loro l'aiuto disinteressato e generoso da parte degli esuli spagnoli, nella lotta contro Hitler. Il dibattito sulla strategia da adottare, ha visto posizioni contrastanti. Chi propende per dare impulso alle 'agrupaciones' che già operano un po' in tutta la Spagna, chi insiste  per infiltrare commando bene addestrati dai Pirenei, chi vuole invece passare alla guerriglia urbana. Su una cosa sola sono tutti d'accordo: Laureano si deve occupare del finanziamento. Così, Laureano, il venticinque aprile del 1945, assieme a due altri compagni dei quali si è perso il nome, arriva a Milano, proveniente dal sud della Francia. I tre sono riusciti miracolosamente ad evitare le truppe tedesche in ritirata lungo il passo della Cisa e a non incappare in uno dei tanti posti di blocco che le Brigate Nere hanno disseminato per tutta la pianura Padana. L'obiettivo non è quello di partecipare all'insurrezione armata che i partigiani stanno per scatenare in tutto il nord Italia. Laureano vuole mettere le mani sui cliché delle banconote da cinquanta e da cento pesetas che Franco per anni ha fatto stampare in quella città che è la vara capitale della Repubblica Sociale Italiana. Nella sua azione viene aiutato da alcuni partigiani toscani che fanno parte della brigata anarchica Malatesta-Bruzzi, la più numerosa e anche la più dimenticata tra tutte le brigate partigiane di Milano, che ha nelle case di ringhiera della Affori operaia una delle sue roccaforti. Quasi certamente, Laureano è stato messo in contatto con loro da Germinal Concordia che ha preso il comando delle Brigata, dopo la morte di Pietro Bruzzi che l'aveva fondata.
I partigiani toscani che aiutano Laureano, sono militanti abili e sperimentati, gente su cui fare affidamento a occhi chiusi. Vengono quasi tutti dalla città-fabbrica di Piombino, una delle roccaforti del sindacalismo rivoluzionario, hanno conosciuto la disperata fame della Maremma, poi hanno lavorato per anni all'Ilva e alla Magona. Hanno fatto parte degli Arditi del Popolo di Argo Secondari, morto in manicomio dov'era rinchiuso perché le randellate dei fascisti gli avevano irrimediabilmente lesionato il cervello. Si sono opposti, armi alla mano, alle squadre fasciste che per anni sono state alla larga dalla loro città prima di cadere, ultima roccaforte operaia, nelle mani delle camicie nere.
Malgrado abbiano da sempre in sospetto i 'politici' di ogni colore, si sono offerti di proteggere Antonio Gramsci quando sono venuti a sapere che il segretario del Partito Comunista è stato minacciato dai fascisti. Lasciati soli, sottoposti a continue perquisizioni da parte delle Guardie Regie e dei Carabinieri, ammoniti, beffeggiati di continuo, hanno dovuto abbandonare Piombino assieme alle loro famiglie e si sono trasferiti nelle periferie industriali delle grandi città del Nord:
se ne contano infatti alla 'barriera Nizza' e alla 'Milano' di Torino, come alla Bovisa, si sono stabiliti anche a Sesto San Giovanni e negli altri quartieri sorti attorno alle grandi fabbriche delle città del triangolo industriale. Quelli che vivono ad Affori, lavorano alla Carlo Erba, la fabbrica chimica che allora contava più di seimila operai e, in anni di fascismo trionfante, hanno mantenuto vivo un sotterraneo dibattito con i loro colleghi di lavoro.
Gli operai lombardi, specie quelli che arrivano dalla Brianza, li chiamano affettuosamente 'magazin de parol'. Citano in sala mensa i testi sacri dell'anarchia e pronunciano alla toscana i titoli dei libri del principe Kropottine, le frasi più riuscite di Bakuninne. Quando poi parlano di Pietro Gori, il poeta dell'anarchia che è praticamente un loro compaesano, si illuminano tutti. Ma i 'toscani', non si sono soltanto limitati a trasmettere i rudimenti di una cultura laica e libertaria, sono loro che assieme a qualche reduce della rivoluzione spagnola, a Torino come a Milano, hanno messo in piedi i primi Gruppi di Azione Partigiana che hanno assestato del colpi micidiali ai tedeschi ed ai fascisti. Sono riusciti infatti ad ammazzare, tra i tanti, a Milano, Aldo Resega, il capo delle Brigate Nere.

secondari

Quella mattina del 25 aprile, Laureano viene scortato da un gruppo da combattimento della 'Bruzzi' al palazzo della Zecca, rimasto vuoto. Si impadronisce dei cliché, torna in Francia, a Parigi, e va a vivere a Belleville, il quartiere che da sempre ospita e protegge i proscritti e gli esuli di tutto il mondo. Qui comincia a stampare banconote da cento e da cinquanta pesetas che vengono distribuite a tutti i gruppi da combattimento. Il suo obiettivo è però ancora più ambizioso. Laureano vuole infatti inondare la Spagna intera di vagonate di pesetas, per dare così un colpo mortale alla già traballante economia dello stato franchista.
Spaventati per il progetto di Laureano - che avrebbe indubbiamente degli effetti imprevedibili e potenzialmente devastanti - i dirigenti della CNT in esilio, in modo particolare Germinal Esgleas, gli chiedono di consegnare i cliché. Laureano, in un primo momento risponde di no: "Il denaro serve per la rivoluzione. Voi lo volete distruggere perché vi fa paura." Poi, alla fine, cede alle pressanti richieste del notabilato cenetista che subito distruggerà quei cliché diventati tanto pericolosi, come in seguito confesserà José Peirats. E' a questo punto che Laureano decide di mettersi per conto proprio: rifiuta l'obbedienza a qualsiasi organizzazione, se questa opera in modo opposto ai suoi convincimenti. Del resto, già durante la Guerra civile, contro il parere dello stato maggiore della CNT, aveva cercato di  far evadere Abd El Krim dalla prigione dove lo aveva rinchiuso lo stato francese: l'intuizione di Laureano, allora, era giusta. Se il capo berbero fosse arrivato a Barcellona e la CNT avesse riconosciuto l'indipendenza del Riff, tutte le tribù del Sahara sarebbero insorte contro Franco, sottraendo così al generale la sua sicura retrovia, da cui faceva affluire in Spagna quelle truppe coloniali decisive nel prosieguo della guerra. Il suo progetto, che avrebbe potuto per davvero cambiare il corso del conflitto, non avrà purtroppo seguito alcuno.
Comunque con i soldi già stampati, e con quelli che falsificherà, Laureano inaugura il "metodo Cerada Santos": aiuto disinteressato a tutti i rivoluzionari che lottano contro Franco, senza chiedere nulla in cambio, collaborando in tal modo sia con la "Defensa dell'Interior", l'organizzazione di combattimento della CNT, sia con i gruppi di anarchici ai margini dell'organizzazione, a volte anzi già in rotta con l'organizzazione stessa. Collabora infatti e aiuta Sabaté, Marcelino 'Pancho' Massana, Facerias e gli altri gruppi di guerriglieri. Inoltre realizza una impressionante rete di alberghi ed appartamenti dove i ricercati possono trovare sicuro rifugio, officine per la riparazione delle armi, depositi clandestini. Come quello di cui è responsabile Rafael Aguilera, che nasconde armi ed esplosivi all'interno del teatro Alhambra-Maurice Chevalier di Parigi, dove lavora come manovratore di scena. Armi che quasi costeranno la vita a Lucio Urtubia, incaricato della loro manutenzione: proprio mentre sta lubrificando una vecchia Mauser automatica, l'arma gli sfugge di mano, cade per terra, e parte un colpo che soltanto per miracolo non castra il navarro. Laureano svolge un'attività febbrile che lo porta in contatto, tra i tanti altri, con Luis Andres Edo (quello che Eduardo Quintela, il brutale commissario della Brigata Politico Social di Barcellona, chiama "il nemico pubblico numero uno") e con José Palacios, della Commissione di Difesa della CNT. Due tra i tanti "apaches" del movimento, due avventurieri della specie più nobile, quella che crede che l'umanità può salvarsi o, quanto meno, merita la pena di vivere per provarci. Nel 1947 Laureano acquista una lancia a motore con cui porta armi e rifornimenti ai gruppi che combattono contro Franco, in Spagna, poi mette in piedi la Empresa de Trasporte Galicia, in vista della "Operacion Panico", operazione che prevede l'uccisione dell'arcivescovo e del governatore di Saragozza e soprattutto l'eliminazione del Caudillo. Ma già, a causa della fallita "Operazione Pescatore d'acqua dolce", Laureano si ritrova nel mirino della polizia francese,
così, nel 1950, gli si spalancano le porte della Santée. L'accusa contro di lui, che è arrivato incensurato incredibilmente a quarantotto anni, è "detenzione di monete false". Rimane dentro un anno e, nel frattempo, la polizia e i servizi segreti smantellano la rete che Laureano ha creato in tanti anni e con tanta fatica. E' appena uscito dal carcere, quando cercano di incastrarlo nell'affare del fallito assalto al treno postale di Lione, un tentativo di rapina che si è concluso tragicamente con tre anarchici stesi sui binari della stazione, crivellati di colpi assieme a due poliziotti. E' il pretesto he la polizia aspettava per "ripulire" il mondo dei rifugiati da tutti gli indesiderabili! Cercano di mettere dentro anche Laureano, ma il tentativo di incastrarlo evapora come nebbia al sole, e in quel periodo, nel 1951, si riavvicina alla CNT e partecipa ad un congresso.

cerrada[5]

Sarà l'ultimo, dei congressi del movimento, cui gli sarà permesso di partecipare: la dirigenza della CNT, prima lo sospende e poi lo espelle dal sindacato per "avere discreditato l'organizzazione, e  per i suoi contatti criminali", così si legge sul comunicato, freddo ed anodino, come sempre lo sono tutti i comunicati emanati dalla burocrazia. Laureano finisce ancora in carcere, a Evreux, sempre per falsificazione di documenti. Esce e entra dal carcere per tutti gli anni '50, perché  ormai la polizia francese gli tiene il fiato sul collo. Viene di nuovo arrestato, nel 1958, per avere falsificato dei marchi tedeschi. Nel frattempo, ha cercato, con certosina pazienza, di rimettere in piedi la sua "rete", ma i risultati questa volta sono stati scarsi. I compagni sono stanchi di quella lotta che pare non avere mai fine. Inoltre, stanno invecchiando in quell'esilio che ghiaccia loro l'anima. E poi il "verdugo", anzi il "cabron", come gli esiliati chiamano sempre Franco, non è mai apparso tanto forte come in quegli anni; anni che portano soltanto le notizie che, al di là dei Pirenei, gli uomini della resistenza cadono uno dopo l'altro in una lotta diventata ormai disperata e diseguale. Una generazione intera si è consumata in una lotta che dura ormai da decenni, e il ricambio non c'è stato . I giovani infatti, anche quelli che sono figli di compagni, sono tutti presi dai miti del consumismo che annuncia con orgoglio che la Francia, come del resto l'Europa intera, si è ormai allontanata definitivamente dalla seconda guerra mondiale. Ma quando ormai, anche Laureano, come tanti altri, appare incamminarsi verso una pacifica pensione, scoppia inaspettato il "Maggio" e il vecchio anarchico a quasi settanta anni, "torna in pista". Quei ragazzi, tanto diversi dai braccianti andalusi e dagli operai di Barcellona, hanno anch'essi l'ambizione di cambiare le cose, e scoprono stupiti che in Francia c'é un mondo che non avevano mai pensato lontanamente  potesse esistere: un mondo chiuso in sé stesso, impastato dal sapore amaro della sconfitta, formato in gran parte da vecchi che hanno patito le più cocenti delle delusioni, le sconfitte più devastanti, ma che non per questo sono peggiorati, né si sono inariditi. Uomini e donne per i quali, le necessità di uno, diventano quelle di tutti. Quei tranquilli signori, oramai anziani, hanno una storia alle spalle e, dopo un'iniziale diffidenza, accolgono fraternamente quei giovani studenti, cui trasmettono la memoria di qualcosa che è stato grande e forte. A Laureano quei giovani piacciono, piace la loro irruenza, la loro mancanza di rispetto per le regole che altri hanno scritto al posto loro, e si mette a disposizione, tanto che - almeno a dare retta a 'Le Monde' del 2 giugno del 1970 - finisce ancora in galera per avere falsificato delle patenti e delle carte d'identità: documenti che dovevano servire a quei ragazzi per tentare di aiutare la resistenza spagnola. Stavolta rimane in carcere per quattro anni interi e quando esce è diventato l'uomo più sorvegliato da parte dell'Interpol. Uscirà dalla prigione, in tempo. In tempo per essere ammazzato.

fonte:  Anarchici e anarchia

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