martedì 29 ottobre 2013

il borseggiatore

marker gatto
Si nascondeva dietro il sorriso di un gatto. Non si lasciava fotografare e la sua ultima intervista l'ha rilasciata su "Second Life", un mondo virtuale di cui era devoto abitante. Diceva di tenersi informato attraverso Al Jazeera e ascoltando il canto degli uccelli del 20° arrondissement di Parigi. Le sue opinioni venivano rese pubbliche sui giornali parigini attraverso le strisce dei fumetti del gatto Guillaume, che aveva seguito il maggio francese e le elezioni di Obama, la rivoluzione egiziana e le rivolte a Londra, dove si era anche fermato ad assistere al matrimonio reale.
Christian François Bouche-Villeneuve, conosciuto come Chris Marker, era questo ed altro, e preferiva il silenzio alla parola ed il fotogramma nero all'immagine poco interessante.
Non si considerava un regista, a dispetto dell'Orso d'oro vinto al Festival di Berlino per Description d'un combat nel 1960. Lo aveva girato insieme a Godard e a Resnais, ed affermava che erano loro i veri registi. Ancor meno era disposto a definirsi fotografo, come il suo amico Henri Cartier-Bresson.

Forse era riuscito a dire tutto in "Sans Soleil", un film del 1982 che aveva spinto il documentario fino ai suoi limiti, dividendo il mondo in una serie di ... liste. Le cose eleganti, le cose tristi, le cose che non vale pena filmare e le cose che fanno battere forte il cuore. I suoi attori si muovevano per la strada, dove li trovava volgendo la fotocamera. Nelle manifestazioni della gioventù parigina del 1968 o nell'Islanda del 2002, nella Guinea-Bissau come a Tokio. Si riteneva un borseggiatore, veloce, in grado di scappare con la refurtiva. La refurtiva era il "volto della solitudine". Era "quella frazione di secondo in cui l'operaio cileno intuisce che la fabbrica nazionalizzata era una sua proprietà, quello in cui il pugile tailandese si rende conto che ha perso l'incontro e il tedesco di sinistra capisce che il suo partito è stato sconfitto nelle urne".
marker maggio
Scattò immagini delle prime elezioni in Germania, subito dopo la caduta del muro di Berlino, foto di attivisti brasiliani, istanti dell'inizio della Perestroika a Mosca. Non era politica. "La politica non mi interessa, mi interessa la storia". Lui, che nel 1970 aveva girato "Carlos Marighella"!
Regista lo stesso angolo di Parigi, prima nel 1961, poi nel 2001, per far vedere come c'è cresciuto un albero, mentre invece tutto il resto del mondo non è cambiato. "Non ricordiamo niente, ricreiamo attraverso la memoria, così come ricreiamo la storia." Come questo avviene, lo dirà mirabilmente con "La Jetée", il suo cineromanzo del 1962, spiegandoci che è necessario che la fine sia una festa, che l'addio abbisogna di una sua cerimonia.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Non conoscevo Chris Marker! hai colpito un'altra volta! Sono d'accordo con lui nel dire che a noi non interessa la politica ma la storia, direi anche che noi siamo degli sportivi della rivoluzione e non dei tifosi..tanto per adottare un linguaggio tanto in auge oggi. Marighella, un compagno da non dimenticare, e sarebbe stato meglio non essersi scordati i suoi insegnamenti sulla guerriglia negli anni '65-'80, anche se io personalmente non ho rimorsi. Gianni

BlackBlog francosenia ha detto...

Già, la storia, con la esse minuscola, e anche ... le storie, come quella di Marker o di Marighella e di tanti altri.