martedì 27 agosto 2013

Ladro di storie

reperti
Qualcuno ha scritto su Facebook che, secondo lui, i blogger, ed i blog di conseguenza, si dividerebbero in due categorie: quelli che guardano i giornali e quelli che guardano il proprio ombelico, e conseguentemente scrivono, secondo tale ripartizione, degli eventi o di sé stessi. Per quanto mi riguarda, sono portato a credere, invece, che ci sia un altro modo ... un modo per sfuggire ad una simile dicotomia, un po' come nella storiella zen dell'uomo che per sfuggire alla tigre, finisce appeso, su un dirupo, ad una pianta, con sotto un'altra tigre pronto a mangiarselo. La fragola che cresce sul dirupo, nel caso, avrebbe a che a fare con quelli che sono gli archivi della rete: una massa immensa di storie su cui si può esercitare la suggestione. Un po' come quando Charlton Heston, ne "Il pianeta delle scimmie", presso gli scavi proibiti della metropolitana, rimette insieme una vita frugando fra i reperti dissepolti, ed allucinando storie, vite.
Ecco, gemme dissepolte, vecchi giornali, documenti ritrovati, come la valigia finita nelle rete dei pescatori, nel 1940, emersa dal fondo del porto di Barcellona. Un tesoro, in quegli di anni di miseria e di paura; un elenco minuziosamente stilato dalla Capitaneria di Porto di tutti quegli oggetti. Di chi erano? Come sono finiti in fondo al mare? E che storia c'è dietro quella valigia? Apparteneva ad un ebreo in fuga, in attesa di imbarcarsi su una qualche nave che lo avrebbe finalmente portato verso la libertà? Oppure, qualcuno se ne è liberato, dal momento che conteneva delle prove che avrebbero potuto comprometterlo? Invece no, c'è stato un suicidio ed il corpo, di chi aveva con sé la valigia, è rimasto intrappolato nella melma, sott'acqua. Non lo si saprà mai, quasi sicuramente ... come nel caso della valigia che conteneva gli oggetti scritti nell'elenco ... oppure, possiamo ricostruire qualcosa, lasciando qualcos'altro all'immaginazione, come nel caso dell'uomo ritratto in questa fotografia.
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Si tratta di Josef Wirtz, un tedesco che, nel 1928, decise di stabilirsi a Barcellona, in calle Canova al numero 210. Non si conoscono i motivi del suo trasferimento in Spagna, e con ogni probabilità era quantomeno un simpatizzante nazista, però possiamo sapere che otto anni dopo il suo arrivo a Barcellona, allo scoppio della guerra civile, il consolato tedesco - secondo quanto c'è scritto sul suo salvacondotto - lo mise ufficialmente a capo di una lista che comprendeva "i sudditi tedeschi che arrivavano a Barcellona dalla provincia, per essere imbarcati a bordo delle navi destinate al trasporto degli stessi". Come a dire che a Wirtz toccava organizzare, per quanto possibile, la fuga generale dei suoi compatrioti, dei quali molti appartenevano all'alta borghesia oppure erano nazisti, o entrambe le cose. Motivi per cui avevano da temere l'aggressione anarchica! In una lettera del 16 agosto 1936, alla sorella Helene, Wirtz descrive la situazione:
"Quello che sta accadendo, e che continua ad accadere, in Spagna, è così terribile che non può essere descritto. Non avevo mai creduto che gli spagnoli potessero fare quello che hanno fatto. Qui a Barcellona non si è salvata una sola chiesa, come sicuramente avrai saputo dai giornali. Non si possono più celebrare cerimonie religiose. Dove ci sono i rossi spagnoli non esiste più religione. Lo stesso succede con l'economia, completamente fermata. Alla Spagna serviranno anni per riprendersi da questa lotta. La maggioranza dei tedeschi, così come gli stranieri in generale, hanno abbandonato la Spagna. Di quelli che conosci, sono rimasti solo il signore e la signora Kull, dovuto al fatto che la signora Kull è in procinto di partorire. I suoi figli e la sorella se ne sono già andati. L'emigrazione tuttavia si protrarrà ancora per un mese, perché continua ad arrivare gente dalla provincia. Quasi tutte le imprese tedesche, comprese le più grandi come la Siemens, hanno rimpatriato tutti i loto dipendenti. Se i giorni trascorsi finora sono stati terribili, quelli che verranno saranno ancora peggiori."
E' chiaro che il signor Wirtz aveva paura! Al punto che, in quello stesso giorno in cui scrisse la lettera, decise di improvvisare un testamento, che consisteva di due lettere che consegnò nelle mani di un suo amico argentino, Kristian Westbye; la prima delle due lettere, indirizzata sempre alla sorella, in cui le lasciava le poche proprietà di cui disponeva, mentre la seconda era indirizzata ad una donna di nome Helene Nymoen. Eccola:
" Alla femmina nata col nome di Helene Nymoen, di Lillehammer.
Presagendo che si sta approssimando l'ultima ora della mia vita terrena, rinnovo con la presente la maledizione che un giorno ho lanciato sull'infame donna che, appellandosi alle più sacre leggi della fedeltà, aveva giurato di essere la mia sposa e che non rispettò il suo giuramento.
Rinnovo la maledizione in modo che questa si attivi dalla mia tomba e reclami il suo castigo. Con la stessa sincerità, calore ed ardore con cui ho amato in quei giorni questa donna, ora desidero inviarle la maledizione che la annichilisca insieme a tutti i colpevoli.
Sia maledetta la donna infedele che mi ingannò, maledetto sia il ventre che la partorì e che poi la strappò al mio vero amore, maledetto sia l'uomo che me la portò via, approfittando della sua imperfezione femminile, maledetta sia la sua prole per sempre e maledetti siano tutti quelli che si macchiarono le mani con la sua infedeltà.
Lanciò la maledizione qui sulla terra di modo che il mio spirito possa vigilare su di essa dall'Aldilà, fino a quando non si compia.
Se qualcuno dovesse avere fra le mani questa lettera e non la trasmettesse alla persona cui è destinata, che anche lui venga colpito dalla mia maledizione.
La mia maledizione è potente e si trasformerà in castigo!

Scritto da colui che in vita portava il nome di J.G. Wirtz "
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E' assai probabile che il signor Wirtz sia sopravvissuto alla guerra civile e sia fuggito da Barcellona; anche perché, due anni dopo, qualcuno con il suo stesso nome sorvolò e bombardò la città catalana, con la Legione Condor, lanciando bombe, come prima lanciava maledizioni. Oppure, quello della Legione Condor era solo un omonimo. Chissà! *
* NOTA: Di Joseph Wirtz si fa menzione in "El nazismo al desnudo" (che può essere scaricato e letto qui), pubblicato dal gruppo DAS (anarco-sindacalisti tedeschi) durante la guerra civile.

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