martedì 9 luglio 2013

Un libro

cover

Lettera di Guy Debord a Gérard Lebovici

29 settembre 1976

Caro Gérard,

Ti ho inviato ieri, per raccomandata, la fotocopia del Rizzi. E' fuor di dubbio che l'unica soluzione è pubblicare solamente la prima parte. Cosa tanto più legittima, dal momento che l'autore ammette di aver cambiato idea per due volte nel corso della scrittura della sua opera. La prima parte è stata "concepita a Londra verso la fine del del 1938 e poi fissata a Milano nel mese di marzo 1939". E' quella che ci interessa. Nella primavera dello stesso anno, mentre scriveva il IV capitolo della "terza parte", ebbe come un colpo di fulmine, una sorta di rivelazione, molto infelice, che egli stesso ammette che senza dubbio avrebbe messo in pericolo il suo equilibrio e la sua sanità mentale! E ci credo. Egli cambia poi di nuovo posizione nella postfazione, passando dalla freddezza sovra-storica di chi attende senza paura la fine delle dittature ad un'emozione apocalittica che sarebbe cessata solo nell'istante della fine del mondo.
Credo che sia indispensabile pubblicare "L'URSS: collettivismo burocratico" con, in copertina, questo sottotitolo: "La Burocratizzazione del mondo, Prima parte" (il libro uscirà nel dicembre del 1976). Dal momento che questo titolo generale è tuttora noto, in certi ambienti, come qualcosa che si è molto cercato di nascondere. Mentre il sottotitolo di questa "prima parte" (La proprietà di classe) deve essere visto come sottotitolo del frontespizio interno del libro. Te ne allego un modello, insieme  al testo di presentazione da mettere sulla quarta di copertina.
Ho l'impressione che le correzioni scritte a mano siano esatte, e e quindi da mantenere, con forse un paio di eccezioni ( che poi sarebbero le stesse dell'autore). Ne ho aggiunto una dozzina, in evidenza tipografica manifesta.
Nel modello della quarta di copertina, credo di avere stabilito abilmente il nostro diritto a pubblicare a parte la metà di un libro che non costituisce affatto un tutt'uno, di modo che i cretini non abbiano a parlare di "masperizzazione". Per il resto delle considerazioni, credo sia il momento di colpire duro. Penso che, sotto questa forma, questo libro debba essere pubblicato al più presto: le voci circolano rapidamente in questo ambiente, e potrebbero prevedere il terribile colpo che stiamo per assestare all'ala più avanzata del "recupero", se nessuno ci anticipa.
Spero di ricevere al più presto buone notizie delle vostre imprese.
Amicizia

Guy

rizzi

Ecco il libro più sconosciuto del secolo, e si tratta appunto del libro che, fin dal 1939, ha risolto uno dei principali problemi in cui questo secolo si è imbattuto: la natura della nuova società russa, la critica marxista della forma di dominio che vi è apparso. Fu nel 1939 che il trotzkista italiano Bruno Rizzi pubblicò, con i propri mezzi, a Pari­gi, le parti prima e terza, ma non la seconda [inclusa anch'essa nella presente edizione], della sua opera La Bureaucratisation du Monde, firmata Bruno R. e redatta in francese. Subito condannate da Trotzky e dalla Quarta Internazionale, le tesi di Rizzi, che forniva­no la prima definizione della burocrazia come classe dirigente, sono state sistematicamen­te ignorate da due generazioni di compagni di strada o di pseudo-critici dello stalinismo; i quali, il più delle volte, sono stati gli stessi uomini che cambiavano menzogna a seconda del vento, che facevano sempre mostra di apprestarsi a sfondare una porta aperta da trenta o quarant'anni, ma vendendoci per sovrapprezzo le loro chiavi personali, e che alla fine indietreggiavano sempre davanti all'ampiezza titanica dello sforzo, che avrebbe messo fine al loro impiego. Essi non saranno ripubblicati da alcuno. Altri hanno saccheggiato Rizzi con una sicumera tanto più tranquilla quanto più quelli preferivano ignorarlo. I rari detentori di un libro così ben scomparso che non ne esiste un esemplare nemmeno alla Biblioteca Nazionale, ne hanno approfittato con discrezione per farla da ricercatori di punta, e piacerebbe loro non perdere questa reputazione: dopo il 1968, i diversi esperti in contestazione titolari di uno stand presso quasi tutti gli editori francesi hanno esumato ogni sorta di scritti meno brucianti, ma mai Rizzi, che non tutti ignoravano. L'americano Burnham fu il primo a farsi un nome, con The Managerial Revolution (La rivoluzione manageriale), recuperando immediatamente questa critica proletaria della burocrazia, travestendola per proprio conto da inetto elogio di un innalzamento tendenziale del potere di decisione dei competenti «manager» nell’impresa moderna, a scapito dei semplici detentori di capitali. E più tardi la rivista francese «Socialisme ou Barbarie», riprendendo la denuncia dello stalinismo, manifestamente trovò in quest'opera fantasma di Rizzi la principale fonte delle sue concezioni, sicché l'originalità che i commentatori accon­sentono a riconoscere, tardivamente, a quel focolaio di riflessione ormai spento, parrebbe certo più considerevole se tutti continuassero a nascondere Bruno Rizzi. Il lettore di oggi percepirà agevolmente alcuni errori nella comprensione strategica delle forze in gioco nel momento molto cupo in cui questo testo comparve. Le sollevazioni dei lavoratori, da Berlino Est nel 1953 al Portogallo nel 1974-75, hanno in seguito molto migliorato la teoria di Rizzi. Il nostro partito non ha avuto ragione in un giorno; ha sviluppato la sua verità attraverso due secoli di lotte mutevoli. Ancora oggi non ha del tutto ragione, dato che di fianco ad esso è ancora possibile sopravvivere e falsificare. Ma già la società dominante, che non sa più gestirsi, non sa nemmeno più rispondergli.

(Guy Debord, dalla IV di copertina)

____________________________________________________________________________

Qui si può leggere un estratto.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Interessante questa ricerca ed evidenzierei, per chi non lo sapesse, che anche i GAF (Gruppi anarchici federati) di Milano (A.Bertolo, L.Lanza ecc.), spacciarono come propria invenzione l'analisi sulla Tecnoburocrazia al potere in Russia! Dovrei rileggerlo Bruno Rizzi ma mi sembra che fosse su posizioni sindacalriformiste e piuttosto noioso...comunque, tutto fa brodo! Gianni

BlackBlog francosenia ha detto...

Rizzi, amico di personaggi come Ugo Fedeli e Randolfo Vella, collabora da subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, a tutta una serie di pubblicazioni anarchiche; la collaborazione più assidua, è quella che si verifica nei confronti de "Il libertario", periodico della federazione anarchica lombarda, fra il 1946 e il 1950.
La lettura di Rizzi si fa interessante proprio a partire dagli strumenti critici utilizzati, rispetto alla realtà sovietica, e da un utilizzo di Marx e del suo metodo che - a mio avviso - ridicolizza certi isterismi "anarchici" nei confronti di Marx, soprattutto se pensiamo come Bakunin, diversamente da Proudhon, fosse assolutamente d'accordo sul predominio dell'aspetto economico.

f.