mercoledì 3 aprile 2013

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A quanto pare, devono essere decisamente sorpresi, capitalisti e banchieri, di tutta questa "tranquillità"! Devono essere sorpresi se George Magnus, della UBS Investment Bank - colosso finanziario svizzero - si interroga a proposito dell'eccessiva quiete delle strade europee.
Quindi - viene da dire - gli stati europei, i capitalisti ed i loro apologeti, si aspettavano sconvolgimenti politici di massa, ed adesso sembrano stupiti del fatto che non siano avvenuti. Ora, nonostante la completa mancanza di resistenza, da parte della classe operaia europea - non importa quali misure e restrizioni vengano imposte - fatto sta che attività economiche e profitti continuano a contrarsi. Ogni volta che viene tagliata una nuova pensione, o viene licenziato un altro lavoratore, l'economia dell'euro-zona declina in maniera assai più che proporzionale.
Dopo un'iniziale ondata di protesta, fra il 2008 ed il 2011, la classe operaia europea sembra essersi decisamente "calmata". A tal punto che il banchiere di cui sopra si chiede: "il tessuto sociale europeo è più robusto di quanto pensassimo ... o questa è solo una calma ingannevole?" (Per tessuto sociale, naturalmente, si intende il controllo politico esercitato dalla borghesia sulla classe operaia). Insomma, di fronte all'inefficacia - se non all'inesistenza - di una risposta operaia all'austerità, banchieri e funzionari governativi si domandano se la tregua attuale sia o meno, "reale".
Sostiene "lo svizzero"  che gli eventi hanno danneggiato seriamente la "fiducia" dei lavoratori nei confronti della socialdemocrazia europea: adesso, ognuno può guardare Cipro e realizza che, se "le condizioni lo richiederanno", l'Unione Europea arriverà e si prenderà i suoi risparmi e la sua pensione. Come dire che la mancanza di fiducia della classe operaia europea, nei confronti dei propri governi nazionali, è una bomba a orologeria che potrebbe scoppiare in qualsiasi momento. Nota "lo svizzero" che: "Ci siamo già passati!", suggerendo, in modo appropriato, che la crisi del 1930 ha portato ad Auschwitz e alla seconda guerra mondiale. Certo, ci sono differenze, ma: "... il problema oggi, come allora, è lo stesso, vale a dire l'inadeguatezza dei tradizionali canali politici in grado di affrontare la crescente preoccupazione per la perdita della sicurezza economica, della stabilità sociale e, sì, dell'identità culturale."; facendo così uso di alcuni eufemismi che si riferiscono, da una parte, alla crescita dei gruppi fascisti, già presenti in molti parlamenti dei paesi europei e, dall'altra, al sentimento anti-statalista che si era visto all'opera durante la guerra civile spagnola.
Di fronte ad una simile attualità, in cui si cerca di ripristinare il profitto in Europa, c'è anche la possibilità che non cambi niente. E' un ipotesi onesta, confessa "lo svizzero". Questa "ipotesi onesta" si basa sulla lezione - ben studiata - della Grande Crisi del 1929: un regime di austerità non funziona, e non può funzionare, nel bel mezzo di una depressione prodotta da una sovraccumulazione assoluta di capitale. Il solo risultato che produce, un regime di austerità durante una depressione, è una catastrofe politico-economica. L'austerità non fa male solo agli operai, fa male anche agli "affari". Vale a dire, se lo stato riduce le sue spese, nel quadro di un'economia in contrazione, ha come solo risultato l'accelerazione di tale contrazione.
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La cosa, dovrebbe portare ad un'intensificazione della lotta politica, e ad una crescita esponenziale di sommosse e rivolte. Eppure questo genere di processo, condiviso nell'analisi sia dai borghesi che dai marxisti, non si è verificato e non si verifica. La classe operaia continua a tollerare un incredibile livello di disoccupazione, e si arriva al paradosso che alle voci dei marxisti e degli anarchici, si aggiungono le voci dei banchieri che si domandano: "Come mai le strade sono così tranquille?" "Lo svizzero" risponde alla domanda, dicendo che non ne ha idea, e che nessuna delle cose che gli vengono in mente riesce a spiegare l'incapacità della classe operaia a difendere i propri interessi. La demografia? Forse le famiglie che compensano la mancanza di stato sociale? No, non sono risposte soddisfacenti. La questione è che finora, marxisti ed anti-capitalisti avevano scommesso sull'emergere di un movimento di opposizione al capitalismo che sarebbe stato innescato proprio da una grave crisi e da una sconcertante aggressione ai livelli di vita della classe operaia - quello cui stiamo assistendo. Tutti ci dicevamo che dovesse accadere, prima o poi. Un movimento anti-capitalista predetto da più di un secolo - perfino Marx, una volta, ha fatto una predizione in tal senso. Però, però ... l'unico esempio di risposta politica, ad una grave crisi di questo genere, non è affatto incoraggiante: la Grande Crisi ci regalò la barbarie, portandoci il fascismo, la guerra e cento milioni di morti.
La mancanza di una resistenza efficace alle politiche di austerità, può essere spiegata solo in due modi. a) le persone non stanno abbastanza male, in questa crisi. b) decenni di ideologia riformista riscuotono il pedaggio dalla classe operaia. Ma la questione rimane. Che fine ha fatto la classe operaia? Perché non difende i propri interessi?
Si potrebbe argomentare che l'incapacità di affrontare questa crisi europea, sia proprio dovuta al fatto che la crisi appaia in diverse forme; ad esempio come in Germania ed in Grecia. Per cui ogni classe operaia si è focalizzata sullo stato, come strumento per contrastare la crisi. Ma lo stato tedesco non è in grado di proteggere gli operai tedeschi dall'impatto della sovrapproduzione, più di quanto lo stato greco possa proteggere i suoi cittadini dagli effetti dell'austerità. Ogni via di uscita dalla crisi che propone che siano gli operai tedeschi a pagare per la prodigalità dello stato greco, non può decollare. Come, allo stesso tempo, è già stato dimostrato che facendo sì che i lavoratori greci paghino per la prodigalità dello stato greco, non si va da nessuna parte se non sulla strada del collasso dell'economia dell'euro-zona.
Insomma, a ben guardare, la classe operaia si trova alla guida, sia materiale che politica, in questa crisi, e senza che nessuno parli della sua missione storica! Gli operai tedeschi possono fottere gli obbligazionisti tedeschi, semplicemente rifiutandosi di salvare il debito della Grecia. Mentre, allo stesso tempo, ogni tentativo di far pagare i cittadini greci porterà ad un ulteriore aumento della depressione.
Nonostante la sua apparentemente inefficace resistenza politica, la classe operaia sta determinando tutti gli attuali eventi europei. Ora!

5 commenti:

alpexex ha detto...

ma la guerra non e' anche un ottimo affare? (per qualcuno)

BlackBlog francosenia ha detto...

Sicuramente.

alpexex ha detto...

allora non ho capito questi passaggi: "L'austerità non fa male solo agli operai, fa male anche agli "affari"" -"la Grande Crisi ci regalò la barbarie, portandoci il fascismo, la guerra e cento milioni di morti." cioe', se la contrazione che porta all'accelerazione verso il baratro, per qualcuno e' un affare, come possiamo dire che la classe operaia (?) stia giocando al banco senza avere gia' perso?

alpexex ha detto...

(commento da non pubblicare necessariamente) ieri casualmente ho scritto questo: http://godialpexex.blogspot.it/2013/04/scarno-questioni.html

BlackBlog francosenia ha detto...

ovviamente, è la parola "affari" ad essere foriera di confusione. Diciamo, allora, che l'austerità fa male anche al capitalismo. L'accelerazione verso il baratro - come la chiami tu - è stato certo anche un modo per uscire dalla crisi di sovrapproduzione degli anni 30 del secolo scorso, e quindi è stato anche un "affare" (e qui il termine ha valenza diversa da "affari"), ma difficilmente la storia si ripete, se non da tragedia in farsa. Quanto alla "classe operaia" (ritengo che il punto interrogativo attenga alla sua "esistenza"), credo che il suo gioco possa vincere solo nella misura in cui si rifiuta di confidare nello stato nazionale e nelle sue politiche, da chiunque siano portate avanti.