martedì 26 marzo 2013

Banda di Fratelli

shake

25 ottobre 1415, Campo di Agincourt; in un mondo che Shakespeare riuscì a descrivere in tutta la sua realtà. Ottomila inglesi, cenciosi, con il morale a terra, squassati dalla dissenteria, sono riusciti a percorrere ad una velocità impressionante i 150 chilometri che separano Harfleur, caduta dopo settimane di assedio, dal luogo in cui adesso si trovano. Sono davanti al Somme; dall'altra parte li aspettano i francesi, riposati e pronti a combattere. Sono almeno il doppio, qualcuno dirà che erano sei volte gli inglesi! Lo scontro è inevitabile, a questo punto. Enrico V, si aggira, in incognito, fra le sue truppe scoraggiate. Ha messo tutto in gioco, compreso sé stesso, per far valere la sua pretesa al trono di Francia. E' disorientato e confuso, e soffre a vedere quella desolazione fra i suoi uomini. Non sa come farà, ma troverà la forza. La tirerà fuori quella forza, e la metterà tutta dentro un discorso. Un discorso ai suoi uomini, e da quel discorso i suoi uomini trarranno la calma e l'eccitazione che serve. Il discorso di San Crispino.

Chi è mai che desidera questo?
Mio cugino Westmoreland? No, mio caro cugino.
Se è destino che si muoia, siamo già abbastanza, di cui privare il nostro paese
E se viviamo, meno siamo e più grande sarà la nostra parte di onore.
In nome di Dio, ti prego, non desiderare un solo uomo di più.
Piuttosto proclamalo, Westmoreland, a tutto l'esercito
Che chi non ha lo stomaco per questa battaglia
Venga lasciato partire. Gli sia dato un lasciapassare,
E soldi, nella sua borsa, per il viaggio
Non vogliamo morire in compagnia di uomini
Che temono di accompagnarsi nella morte con noi

Questo giorno viene chiamato la festa di Crispino.
Chi sopravvivrà in questo giorno e tornerà a casa salvo
Si alzerà in punta di piedi, sentendo nominare questo giorno,
per farsi più alto, al nome di Crispino.
Chi vedrà questo giorno, e arriverà alla vecchiaia,
Ogni anno, alla vigilia, festeggerà con i suoi vicini
e dirà, "Domani è San Crispino".
Poi si tirerà su le maniche e mostrerà le cicatrici,
e dirà, "Queste ferite le ho ricevute il giorno di San Crispino".

I vecchi dimenticano; tutto viene dimenticato
Ma si ricorderà con fierezza
Quali gesta ha compiuto quel giorno. Allora i nostri nomi
suoneranno familiari nella sua bocca, come parole domestiche,
Enrico il Re, Bedford ed Exetr,
Warvick e Talbot, Salisbury e Gloucester,
saranno ricordati nei brindisi.
Ogni brav'uomo insegnerà questa storia al figlio,
E il giorno di Crispino non passerà mai,
da ora fino alla fine del mondo,
senza che noi non veniamo ricordati.

Noi pochi, noi pochi felici, noi banda di fratelli;
Perché chi oggi verserà il suo sangue insieme a me
Sarà mio fratello; per quanto umile sia,
Questo giorno la sua condizione si innalzerà;
e i gentiluomini che sono adesso a letto in Inghilterra
Malediranno sé stessi per non essere stati qui,
con il loro coraggio da quattro soldi, a sentire tutti parlare
Di chi ha combattuto con noi il giorno di San Crispino.

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