venerdì 29 giugno 2012

urgenza

zuniga1

La memoria non avvisa, salta fuori da scatole e cianfrusaglie, ammucchiate in qualche angolo polveroso e dimenticato. Salta fuori e comincia a parlare. E questa volta porta con sé, come in un'onda di marea, un archivio fotografico di grandezza incalcolabile. In mezzo a migliaia di fotografie, pellicole, carte, fascicoli, c'erano le foto scattate, durante la guerra civile spagnola, da Guillermo Fernández López Zúñiga (il nome completo di colui che in Spagna è considerato il padre del cinema scientifico, e che tutti conoscono come Guillermo Zúñiga - 1909-2005 - ).
Nessuno, nella sua famiglia, aveva idea delle dimensioni del suo reportage sulla guerra civile spagnola. "Mio padre portava con sé sempre una macchina fotografica, anche quando era nel campo di prigionia francese. Questi erano i documenti di mio padre, e lui non era molto comunicativo" - spiega la figlia Teresa che, alla morte della madre, ha vuotato la casa dei suoi genitori e ha donato tutto quanto all'Asociación Española de Cine e Imagen Científicos (ASECIC), associazione che suo padre aveva creato nel 1966.
Guillermo Zúñiga non si perse nessun avvenimento della Repubblica, in quegli anni. Lavorò con il notiziario "España al día", curato da Film Laya per la Generalit della Catalogna che, fino al 1939, produsse qualcosa come 135 film, 27 documentari e cinegiornali e 108 numeri del notiziario.
Gran parte dei suoi "diari visuali", delle sue lettere dall'esilio, dei film che aveva girato a Buenos Aires, sono rimasti chiusi negli armadi, dove nessuno poteva vederli, protetti, nascosti con la paura.
Di fronte ad una simile mole di materiale, Rogelio Sánchez, segretario generale dell'ASESIC, ha esclamato: "E' il nostro Forrest Gump, era ovunque, ma nessuno sapeva niente di lui." Per il Ministero della Cultura, il lavoro di Zúñiga è a livello di quello di Robert Capa. Ed è una specie di pozzo senza fondo, ogni tanto la figlia telefona all'associazione per dire che ha trovato un'altra cassa piena di foto. Per esempio, non si sono ancora trovate foto dove sono ritratte delle vittime, e non si sa se siano state eliminate, per auto-censura. Non si sa nemmeno il perché di tutte queste foto. Per interesse personale? Per propaganda? Lo diranno, forse, le sue lettere e gli altri documenti. Non si sa perché, ma la sua famiglia ignorava tutto di quel periodo della sua vita. Forse per proteggerli. Quando torna dall'esilio argentino, nel 1957, non viene perseguito, nessuna rappresaglia contro di lui.
Zúñig fotografò il funerale di Largo Caballero, fu anche anche al Congresso dell'Alleanza degli Intellettuali Antifascisti per la Difesa della Cultura, a Valencia, dove fotografò Alberti, María Teresa León, Pablo Neruda. E' anche al fronte di Madrid e alla liberazione di Parigi e in vari campi di concentramento come quello di Argelès-sur-Mer o di Bram. Per questi ultimi ci sono le foto di Centelles, ma le immagini di Zúñiga sono più, come dire, urgenti, scattate senza che il soggetto veda la macchina fotografica, probabilmente nascosta nei vestiti. E' stato scoperto anche un suo prezioso documentario, girato nel 1946 a Parigi, dal titolo "L'esilio spagnolo"; una storia di meno di 30 minuti sugli aiuti nordamericani ai sopravvissuti spagnoli dei campi di concentramento nazisti.
Storie, da ricostruire.

zuniga

Qui una selezione di quasi cinquanta foto di Zúñiga.

giovedì 28 giugno 2012

Pre-Punk

punk
Diogene disprezzava non solo la famiglia e l'organizzazione politica e sociale, ma anche i diritti di proprietà e la reputazione. Rifiutava anche le idee normali circa l'umana decenza. Si dice che Diogene abbia mangiato nella piazza del mercato, abbia urinato su alcune persone che lo avevano insultato, abbia defecato nel teatro, si sia masturbato in pubblico, e abbia mandato in culo delle persone, con il dito medio alzato. Egli derise pubblicamente Alessandro il Grande e sopravvisse. Egli metteva in imbarazzo Platone, contestando la sua interpretazione di Socrate e sabotando le sue letture.
Diogene era punk, ma di brutto!!

mercoledì 27 giugno 2012

alchimie

robert-cornelius

Questa foto è, con ogni probabilità, il primo ritratto fotografico in assoluto.
Scattata il primo di ottobre del 1939, a Filadelfia, negli Stati Uniti, ci consegna le fattezze di Robert Cornelius, figlio di immigrati olandesi, il quale si è auto-ritratto per dimostrare di essere riuscito a ridurre, chimicamente, i tempi di reazione alla luce delle lastre fotografiche che venivano usate allora nei dagherrotipi. Insieme al suo amico, Paul Beck Goddard, era riuscito a sviluppare un sistema che riduceva il tempo necessario ad impressionare la lastra, da un'ora a poco meno di un minuto.
Ora la storia poteva essere fermata, su una fotografia, bastava dirle di mettersi in posa!
C'è da aggiungere, a titolo di curiosità, che poi la foto in questione non venne utilizzata. A causa del fatto che appariva un po' troppo centrata a sinistra, Cornelius preferì usare una fotografia del suo amico Goddard, per presentare la sua invenzione e le sue conclusioni alla American Philosophical Association.
Eppure, forse, è proprio l'imperfezione a dare attualità al ritratto, quasi fino a renderlo "contemporaneo" e consegnandoci, allo stesso tempo, come un quid di inquietante magia che porta a domandarsi se la macchina fotografica sia in grado davvero di ... rubare l'anima.

martedì 26 giugno 2012

uomini e no

syria

Sembrare

orwell
La mattina del 23 giugno 1937, George Orwell saliva su un treno alla stazione di Barcellona insieme alla moglie, Eileen, e due compagni, John McNair e Stafford Cottman. Il treno era diretto al confine con la Francia e Orwell (o meglio, Eric Blair - dal momento che non aveva ancora adottato il suo ormai celebre pseudonimo) cercava di far credere di essere un ricco uomo d'affari inglese in viaggio con la moglie e i suoi soci. In realtà, erano fuggiaschi, ricercati non solo dai fascisti, che erano venuti a combattere in Spagna, ma anche dai comunisti. McNair era il leader di un contingente di combattenti, organizzati dall'Independent Labour Party (ILP), che aveva lasciato l'Inghilterra per cercare di arginare la marea fascista. Di questo piccolo gruppo di rivoluzionari - uno fra i tanti gruppi provenienti da tutto il mondo - faceva parte Orwell. Prima di salire su quel treno, quella mattina, Orwell aveva trascorso gran parte degli ultimi sei mesi nelle trincee, fino a quando il proiettile di un cecchino gli aveva trapassato la gola. Quando aveva recuperato a sufficienza, per lasciare l'ospedale, le divisioni interne alle forze antifasciste erano arrivate a tal punto che era saltata anche la più esile possibilità di sconfiggere Franco ed i suoi alleati.
Quando Orwell era arrivato in Spagna, alla fine del dicembre 1936, Franco era già sostenuto dalla Legione Condor, nazista. Hitler aveva visto la guerra civile spagnola come il banco di prova ideale per la sua macchina militare, ed i risultati ottenuti erano stati incoraggiantiper i nazisti. Nonostante questo, il bando repubblicano resisteva in molte aree del paese. In Catalogna, nel nord-est, l'opposizione era composta da tre fazioni principali: il Partito dei Lavoratori di Unificazione Marxista (POUM - Partido Obrero de Unificación Marxista), l'anarco-sindacalista Confederazione Nazionale del Lavoro (CNT - Confederación Nacional del Trabajo) ed il Partito socialista unificato di Catalogna (PSUC - Unificat Partit Socialista de Catalunya), un'ala del Partito comunista spagnolo sostenuto dall'Unione Sovietica.
L'ILP di Orwell era affiliato con il POUM, ed al suo arrivo a Barcellona si mise in contatto con John McNair, presentandosi con le parole "Sono venuto a combattere contro il fascismo". Nel suo libro, "Omaggio alla Catalogna", Orwell racconta - con una misto di stupore, ammirazione e incredulità - le sue prime impressioni su Barcellona e sulla campagna circostante. In gran parte controllata dalla CNT, la campagna che circondava la città era stata collettivizzata, così come era stato fatto con tutti gli edifici e le imprese all'interno di Barcellona stessa. Contemporaneamente, tutte le istituzioni dell'oppressione (compresa la chiesa) erano state abbattute.
McNair aveva assegnato Orwell ad una unità comandata da Georges Koop che combatteva sul fronte aragonese, dove si rese conto come la CNT aveva radicalmente trasformato la società spagnola.
Il successo dell'esperimento anarco-sindacalista, in Catalogna, avrebbe avuto vita breve. Tra la brutalità dei fascisti e l'intolleranza del comunismo di stato sovietico, difficilmente poteva esserci una chance.
E così la lotta di potere, interna all'interno delle forze repubblicane, divenne aspra quasi quanto la Guerra Civile stessa, con il POUM (insieme all'ILP) preso ben presto di mira dai comunisti.
In un primo momento, bloccato sul fronte aragonese, in pieno inverno, Orwell si accorse poco di questa "guerra nella guerra". La zona dove era di stanza aveva visto poca azione e tutto si limitava a congelarsi dentro le trincee, dove si raccontavano storie terribili sulle atrocità commesse dai fascisti e allo stesso tempo si godeva di quel cameratismo che viene generato da simili circostanze. Dopo diversi mesi in trepidante attesa di un attacco che non arrivava, Orwell era tornato a Barcellona nella speranza di essere assegnato alle Brigate Internazionali che combattevano nei pressi di Madrid. Ma aveva scelto il momento sbagliato, le giornate di Maggio, quando esplosero quei combattimenti di strada, fra le varie fazioni, che avrebbero diviso in modo irrevocabile il movimento antifascista.
I comunisti, meglio armati e finanziati grazie al sostegno sovietico, avevano deciso di imporre la loro autorità sulla regione. Cosa che non andava giù bene agli anarchici. Il POUM, pur essendo un'organizzazione marxista, si era schierato con gli anarchici. Barcellona venne riempita di manifesti e volantini che denunciavano il POUM e lo accusavano di collaborazione con i fascisti. Più tardi, dopo che aveva lasciato la Spagna, Orwell si rese conto con rabbia e sgomento come queste accuse erano diventate la Verità per la stampa europea. Il "buco della memoria" di "1984" nacque in quei terribili giorni di maggio a Barcellona.
Amareggiato per quello che stava accadendo all'interno delle forze antifasciste, Orwell decise di ritornare sul fronte aragonese, per poter "puntare la pistola contro il nemico reale". I combattimenti si erano fatti più intensi in Aragona, e fu allora che un proiettile sparato da un fucile fascista lo colpì alla gola, mancando l'arteria di meno di un centimetro. Ricoverato d'urgenza in un ospedale a pochi chilometri dalla linea del fronte, Orwell venne operato e poi trasportato di nuovo a Barcellona.
Bisogna ringraziare il medico chirurgo del POUM, per tutte le opere prodotte da Orwell dopo la guerra civile spagnola!
Nel giro di due o tre settimane, Orwell fu costretto a passare dal suo letto d'ospedale alla clandestinità. I comunisti avevano preso il sopravvento a Barcellona, ed il 16 giugno il POUM venne messo fuorilegge, e tutti i membri vennero dichiarati essere simpatizzanti fascisti e trotzkisti. Questa strana contraddizione sembrò non riguardare i vari mezzi di informazione, che stamparono le accuse come se fossero affermazioni di fatto. Il comandante di Orwell in Aragona, Georges Koop, venne arrestato e imprigionato dai comunisti e, a questo punto, fu chiaro per i membri dell'ILP che era arrivato il momento di lasciare la Spagna.
Con la moglie, che era arrivata da poco a Barcellona, Orwell trascorse un paio di settimane vivendo una strana doppia vita. Di giorno, frequentavano i caffè della città, atteggiandosi ad una "rispettabile coppia inglese", mentre di notte si riunivano con gli altri compagni dell'ILP, pianificando la liberazione di Georges Koop. Alla fine, nonostante un tentativo audace, non furono in grado di liberarlo dalla prigione comunista e furono costretti a lasciare la Spagna, per non finire anche loro dentro una cella.
"Alla fine abbiamo attraversato la frontiera senza incidenti. Il treno aveva un prima classe e una carrozza ristorante, la prima che vedevo in Spagna. Fino a poco tempo fa c'era stata una sola classe sui treni, in Catalogna. Due poliziotti giravano attorno al treno e prendevano i nomi degli stranieri, ma quando ci hanno visto nella carrozza ristorante sembravano soddisfatti che fossimo persone rispettabili. Era strano come tutto fosse cambiato. Solo sei mesi prima, quando gli anarchici regnavano, era l'aspetto di proletario ad essere rispettabile. Durante il mio viaggio, da Perpignan a Cerberes, un viaggiatore commerciale francese, nella mia carrozza, mi aveva detto in tutta solennità: "Non devi andare in Spagna così vestito. Togliti quel colletto e quella cravatta. Sennò te li strapperanno a Barcellona". Stava esagerando, ma mostrava come la Catalogna era considerata. E alla frontiera le guardie anarchiche avevano rimandato indietro un francese e sua moglie, vestiti elegantemente, per il solo fatto - credo - che sembravano troppo borghesi. Ora era il contrario, sembrare borghese era l'unica salvezza."

lunedì 25 giugno 2012

Clandestina

Foto clandestina

Aveva fotografato la liberazione di Parigi, il 26 agosto 1944, e i funerali di Francisco Largo Caballero nel cimitero di Père Lachaise, il 27 marzo del 1946. Ma nel mezzo dei due avvenimenti, Guillermo Zúñiga aveva preso parte alla prima riunione della direzione del Partito Comunista Spagnolo (PCE) in esilio, a Tolosa, dal 5 all'8 dicembre del 1945. Nella foto, sono felici e sorridenti. Hitler ha perso la guerra, e loro stanno organizzando la guerriglia. Sono convinti che Franco ha i giorni contati.
"Questo incontro è stato come una piccola primavera di speranza, una sorta di ottimismo storico che si riflette sui volti. Ma l'allegria durerà poco, perché nel 1951 il PCE e altri partiti simili verranno dichiarati fuorilegge in Francia, con lo scoppio della guerra fredda".
Sarà proprio Enrique Líster, nel suo libro di memorie, "Così Carrillo ha distrutto il PCE", a parlare del partito comunista di quegli anni: "La sua caratteristica principale era l'agitazione e il trionfalismo. Il 1945 fu pieno del più puro trionfalismo, demagogico ed attento ad evitare la presa in esame di tutti i veri problemi".
Lister è uno dei personaggi inconfondibili dentro questa foto unica: a sinistra con il faccione da pugile, circospetto, dalla parte opposta rispetto a Santiago Carrillo, il quale se ne sta sorridente, con l'aria di quello che ha passato sei anni in Francia, e con la sigaretta infilata dentro un bocchino. Al centro, vestita di nero, grande, Dolores Ibarruri, la Pasionaria guarda dentro l'obiettivo della macchina fotografica.
Questa è l'unica immagine esistente di quell'incontro. E' la foto di famiglia del PCE, scattata la prima volta in cui si incontrarono.

sabato 23 giugno 2012

Lettera dalle Asturie

astuurie

Lettera di un minatore

Ho lavorato per venticinque anni nelle miniere. La prima volta che mi sono calato dentro una miniera avevo 18 anni e devo dire che sono meravigliato dai molti commenti che leggo a proposito del lavoro nelle miniere e del prepensionamento. Quello che segue è il mio punto di vista.

Innanzitutto, la lotta che i minatori stanno portando avanti, al momento, non consiste nel chiedere soldi. Vogliono che vengano rispettati gli accordi siglati l'anno scorso tra il Ministero dell'Industria ed i sindacati dei minatori, nei quali accordi si parlava di sovvenzioni fino al 2018. Questo denaro proveniva dalla Comunità europea e non dal governo spagnolo. Sono soldi che non vengono pagati da alcun spagnolo, per aiutarci, diversamente da quello che molte persone pensano, e ci criticano a partire da quello che pensano.
Per quanto riguarda questi soldi, quello che vorrei chiedere, così come vorrebbero chiederlo quasi tutte le famiglie dei minatori, è che fine abbia fatto quella parte del denaro dei Fondi Minerari che si suppone dovesse creare delle industrie alternative dove ci sono i bacini carboniferi, dopo la chiusura delle miniere. Come in molti altri settori, questo denaro è stata gestito dai politici e dai sindacati. Con parte di questi soldi, per esempio, il signor Gabino de Lorenzo, ex-sindaco di Oviedo, ha pagato i nuovi lampioni della sua città, il nuovo Palazzo delle Esposizioni e dei Congressi, e molti altri progetti. La signora Felgeroso, ex-sindaco di Gijon, l'ha speso per il Politecnico ed altri progetti.
Nella Valle di Turon, nel bacino del Caudal, dove vivo, ci sono stati 600 morti nelle miniere (le cifre che si conoscono, dal momento che durante la guerra civile sono stati bruciati gli archivi) dal 1889 al 2006, quando le hanno chiuse. Certo, ci hanno costruito un centro sportivo, che da quando è stato aperto non ha nemmeno i bagni ed è praticamente inutilizzato. Dovunque intorno a noi, ci sono cumuli di macerie, che a poco a poco stanno cercando di ripulire. Ma per la reindustrializzazione, che doveva creare lavoro stabile in modo da non far morire la regione, non hanno fatto praticamente niente.
In secondo luogo, mi sorprende vedere che un sacco di gente sia contraria a questo sussidio, Non volevo dirlo, ma ci sono sussidi ad altri settori come l'allevamento, l'agricoltura, la pesca, e molti altri. Personalmente ne sono felice, preferisco che le sovvenzioni vadano ai lavoratori di questi settori piuttosto che a quei ladri che ci derubano ogni giorno.
Terzo, penso che molti di voi non sappiano che i minatori, dopo la fine della guerra civile, hanno lavorato, per un'ora al giorno, gratis, per molti anni, per ripagare quello che il franchismo aveva distrutto, quando nelle nostre case non c'era abbastanza da mangiare.
Quattro, nel 1962 i minatori cominciarono uno sciopero che si diffuse per tutta la Spagna, nel corso del quale abbiamo ottenuto molti di quei diritti di cui tutti gli spagnoli hanno goduto fino ad ora, e che stanno cercando di strapparci. Nel corso di questo sciopero ci furono molti pestaggi, molte persone finirono in carcere, ed altri vennero deportati in altre province della Spagna, separati dalle loro famiglie, e poterono tornare a casa solo nel 1980.
Cinque. Per quanto riguarda il pensionamento anticipato, è un mito che i minatori possano andare in pensione a 40 anni, e voi parlate di quantità di euro tali come se noi avessimo vinto la lotteria. La realtà è differente, i pagamenti ricevuti dalle persone andate in pensione sono composti da una parte di versamenti supplementari. Noi effettuiamo versamenti per la sicurezza sociale fino al 50%, quindi ogni due anni di lavoro, paghiamo un anno in più di sicurezza sociale, per esempio io ho lavorato in miniera per 25 anni ed ho pagato 37 anni e mezzo di versamenti per la sicurezza sociale, quanti di voi pensano di aver versato allo stesso livello?
Sei. Voi dite che il carbone importato dall'estero è più conveniente di quello spagnolo, non ne sono convinto ma prendendo per vero quel che dite, voi vorreste vederci lavorare come schiavi, come in altri paesi? Io voglio che nessun lavoratore, dovunque nel mondo, sia uno schiavo.
Scrivo questo, perché è realmente accaduto. Ho lavorato insieme a minatori provenienti dalla Repubblica Ceca e dalla Polonia, quando sono venuti nelle Asturie e hanno cominciato a comprare le cose nei negozi erano stupiti perché si potevano comprare la quantità che volevano, e nel loro paese questo non potevano farlo. Durante il primo Natale trascorso con noi, avevano una barra di torrone per mano. Abbiamo chiesto loro come mai e loro ci hanno detto che nel loro paese non potevano permetterselo e i loro salari bastavano appena per vivere, male. Quello che voglio dire è che se non difendiamo i nostri diritti, faremo quella fine.
Sette. per quel che riguarda i blocchi sulle autostrade dirò a quelli che si lamentano del fatto che i minatori hanno reso difficile andare a lavorare o studiare, e poi alcuni dicono che se avranno problemi sul loro posto di lavoro, allora andranno sugli altrui posti di lavoro a "disturbarli". Io dico loro che ogni volta che altri compagni, da altre industrie, sono venuti a chiedere aiuto per difendere il proprio lavoro, noi ci siamo fermati per 24 ore, dando supporto per i lavoratori di qui e per i lavoratori all'estero.
Al tempo degli scioperi dei minatori inglesi, abbiamo scioperato e abbiamo fatto una raccolta di fondi per mandarli loro di modo che potessero sfamare le proprie famiglie. Qualcuno dubita che noi ci uniremmo con qualsiasi lavoratore minacciato? Ma oggi sembra uno sforzo troppo grande persino chiedere aiuto agli altri. Sostenersi l'uno con l'altro è fondamentale, ma quello che facciamo è proprio l'opposto, cosicché quelli che comandano giocano sempre con un vantaggio.
Se tutti i lavoratori spagnoli fossero uniti come i minatori, i governanti di questo paese ci avrebbero pensato a lungo e parecchio, prima di effettuare i tagli che stanno facendo ora. Ve lo posso assicurare. Pensate a chi è che veramente vi impedisce di andare a lavorare o di andare a scuola, con la gente che viene licenziata e con i tagli che si fanno all'istruzione. Le persone che vi impediscono di andare a lavorare e di andare a scuola sono i politici.

Vorrei anche rispondere alle persone che dicono che dovremmo andare a Madrid, alla porta del Ministro e di "lasciare in pace tutti gli altri", sì, ci siamo andati lì, ma la censura nei media ha fatto in modo che non si sapesse. Sono fermamente convinto che un lavoratore che difende i propri diritti non è un terrorista, come ora ci stanno chiamando, perché combattiamo per difendere il benessere delle nostre famiglie. Vi invito tutti a uscire dalle vostre case e a difendere ciò che è vostro. Restare a casa, significa permettere che la fame entri poco a poco nelle vostre vite. Vogliono i nostri e i vostri figli ignoranti come noi, vogliono che vedano i muri delle scuole dall'esterno, non dall'interno, perché un popolo di ignoranti è più facile da governare.

Tenetevi informati. Mettete in dubbio tutto ciò che si vede in televisione, ora abbiamo Internet, i cellulari, si può essere in contatto permanente, organizzarsi, nel modo che si vuole, pacificamente o direttamente sulle barricate, ma organizzarsi! Ponetevi degli obiettivi da raggiungere rapidamente così come il governo si muove rapidamente quando le cose sono a loro favore e loro lo sanno!

Prendete la parola "paura" e la frase "perché? tanto non cambierà nulla" e mettetele fuori dalla vostra mente e prendete il controllo del vostro futuro.

Se c'è qualcosa che non capite in quello che ho scritto o volete farmi delle domande su qualcosa di specifico, se posso, io risponderò con piacere.

Grazie a tutti coloro che ci sostengono da altre province e da altri paesi.

Salud

Juan José Fernandez, Asturias

fonte: http://solfed.org.uk/?q=north-london%2Fletter-from-an-asturias-miner

venerdì 22 giugno 2012

Ritocchi

fidel

Il sito del New York Daily News ha fatto una pagina sulle "Foto storiche che sono state alterate". Il fatto che Stalin fosse solito rimuovere con l'aerografo chiunque ritenesse che doveva essere "politicamente scomparso", è fatto ben noto a tutti. Meno noto è che anche Fidel Castro abbia fatto simili buffonate. Queste due foto (quella resa pubblica, e quella originale tenuta nascosta) ci raccontano che è successo qualcosa fra Fidel e Carlos Franqui (che si vede nella seconda foto, ma è stato cancellato dalla prima).
A quanto pare, a Franqui non era proprio andata giù l'approvazione espressa da Castro per l'invasione sovietica della Cecoslovacchia, nell'estate del 1968, e per tale motivo aveva deciso di rompere con il regime cubano. E Castro pensò bene di eliminarlo da tutte le fotografie!

Più tardi, Franqui scriverà:

Ho scoperto la mia morte fotografica.

Esisto?
Sono un po' di nero,
Io sono un po' di bianco,
Sono un po' di merda,
Sulla camicia di Fidel.

giovedì 21 giugno 2012

Google !!??!!

chandler

Sul bel sito "Letters of Note" si può leggere - fra la tanta corrispondenza privata di personaggi famosi - una lettera che Raymond Chandler, nel marzo del 1953, scrisse al suo editore. Non era un buon momento. Chandler, già famoso per romanzi come "Il grande sonno" e "Il lungo addio", lavorava al suo nuovo romanzo, Playback (Ancora una notte), e non riusciva ad andare avanti.

"Ho messo giù, scarabocchiato, 36.000 parole e non ho ancora un solo cadavere" - si lamenta Chandler, asserendo di riuscire a scrivere a lungo, ma di annoiarsi. E, quasi per dimostrarlo, si lascia andare ad un quanto meno interessante esperimento letterario. Dopo aver chiesto all'editore se abbia mai letto "questa roba che chiamano fantascienza", prova a darne un esempio:

"Atterrato su K19 di Aldebaran III, e uscito dal portello di crummalite della mia Sirious Hardtop modello 22. Ho armato la timejector secondaria e attraversato il blu profondo e luminoso. Il mio respiro si congelava in salatini rosa. Ho acceso le barre di calore mentre i Brylls correvano rapidi sulle loro cinque gambe, usandone altre due per mandare vibrazioni crylon. La pressione era quasi insopportabile, ma ho regolato il range sul mio computer da polso mediante i csycites trasparenti. Ho premuto il grilletto. Il bagliore violetto si è stagliato sottile e freddissimo contro le montagne color ruggine. I Brylls si sono ridotti fino a circa mezzo pollice e ci ho lavorato sopra alla svelta con il poltex. La luce improvvisa mi ha fatto girare di colpo e la Quarta Luna stava già sorgendo. Avevo appena quattro secondi per scaldare il disintegratore e Google mi aveva detto che non era abbastanza. E aveva ragione".

A questo punto, insorgono due domande, relative al creatore di Philip Marlowe. La prima è che razza di fantascienza avesse mai letto, questo benedetto uomo, per provocargli una simile parodia. La seconda domanda, assai più ricca di implicazioni e di mistero, ed anche in contraddizione con la prima delle domande, è:

Ma come faceva a sapere di Google!!??? Nel 1953???!!!!

mercoledì 20 giugno 2012

Grappoli di Rabbia

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Steinbeck sentimentale? Obiezioni ai detrattori di “Furore”

Nel 1932 si registrarono quattordici tempeste di polvere nelle Grandi Pianure del Nordovest americano ma il nome di Dust Bowl (catino di polvere) venne dopo il disastro che il 14 aprile 1935 colpì il Colorado, il Kansas meridionale, l’Oklahoma e il Texas. In quella zona essenzialmente agricola, nubi di sabbia e terra portate da un vento d’apocalisse coprirono i campi scoperchiando case, silos e granai, disperdendo il bestiame in cerca d’erba e di acqua, e creando un deserto.
Già oppressi dalla crisi economica, con le banche che chiedevano il pagamento immediato dei prestiti, le vittime più dirette, i mezzadri, decisero di lasciare i luoghi per la terra miracolosa della California.
Furore (The Grapes of Wrath, L’uva dell’ira), scritto da Steinbeck sui migranti dell’Oklahoma e basato su sue inchieste giornalistiche, vide la luce nel 1939 e malgrado ottenesse il Pulizter non incontrò subito il favore della critica.
Bandito per oscenità nella contea di Kern, California, fu attaccato da politici e giornalisti per la sua visione «troppo negativa» del reale, le simpatie «socialiste», la promiscuità sessuale dei personaggi, il linguaggio mimetico delle classi sociali che popolano la narrazione.
Lyle H. Boren, deputato dell’Oklahoma, si preoccupò di rassicurare il Congresso che «se togli al libro le sue volgarità, non ne resta che la copertina».
Il romanzo non piacque neppure a Edmund Wilson, critico progressista e mediocre romanziere, che lo liquidava come «un’opera di propaganda». Il rigido menscevico Philip Rahv, uno dei fondatori della «Partisan Review», lo trovava invece «sentimentale, troppo lungo, troppo didattico». In occasione della recente ristampa di tutta l’opera narrativa di Steinbeck da parte dell’America Library, un’operazione che ripropone i classici americani in volumi rilegati e su carta senza acidi, l’accusa di superficialità e sentimentalismo è riaffiorata.
Dal punto di vista dello stile Steinbeck – di cui ricorre quest’anno il cinquantenario del premio Nobel – non è certo scrittore rigoroso, e innegabili sono le ricadute sentimentali delle quali, però, Furore è il meno affetto. Alternare alla narrazione capitoletti dove anonimi migranti discutono dei loro problemi, o sono offerte indicazioni sulle condizioni ambientali e la situazione sociale del Sud-ovest americano, conferisce alla narrazione una prospettiva storica e sociologica tanto più apprezzabile quanto (pace, Rahv) scevra da didatticismi. Ci consegna intatte, pur settant’anni dopo, le apprensioni e disillusioni di quegli anni.
La denuncia sociale, implicita nei fatti narrati, non possiede la retorica dei romanzi di Theodor Dreiser né i sentimentalismi di Sherwood Anderson, e flagrante è la volontà di creare un epos – il famoso Grande Romanzo Americano al quale aspiravano tutti gli scrittori di quel periodo. Il progetto è già chiaro nel titolo, frammento di un verso del Battle Hymn of the Republic composto da Julia Ward Howe sul versetto dell’Apocalisse.
Quanto alla retorica. Tom Joad, che all’inizio del romanzo torna a casa dopo aver purgato sette anni di carcere per avere ucciso un uomo, verso la fine del romanzo uccide un poliziotto che ha assassinato un sindacalista. Deciso a diventare lui stesso un organizzatore sociale, per non cadere in mano alla polizia e, con quel secondo omicidio, guadagnarsi l’ergastolo se non magari la sedia, deve lasciare la famiglia, fuggire in un altro stato. Congedandosi dalla madre, che non vorrebbe partisse, le spiega che anche se assente le sarà sempre accanto: «Io sarò dovunque. Dove un poliziotto alzi il bastone, dove ci si batta perché chi ha fame possa mangiare, io ci sarò». La frase, ripresa da John Ford nel film tratto dal romanzo, è una citazione da un celebre discorso di Eugene Debs – e per Tom Joad una dichiarazione di allineamento politico espressa nel solo linguaggio che sua madre poteva capire, quello dei predicatori itineranti, che era poi il linguaggio di Debs.
Ferroviere, sindacalista, per un breve periodo senatore democratico dell’Indiana nonché fondatore del partito socialdemocratico americano, del primo sindacato dei ferrovieri (A.R.U.) e dell’I.W.W. (Industrial Workers of the World), che raggruppava il sindacato dei minatori di Big Bill Haywood e il partito laburista di Daniel De Leon, Eugene Debs era stato incarcerato più volte per quelle attività. Condannato a dieci anni dal presidente Woodrow Wilson per la sua opposizione alla guerra e liberato, ma non perdonato, dal presidente Harding nel 1921, era morto di un attacco di cuore nel 1926.
John Dos Passos, nell’introduzione all’edizione in un solo volume (Harcourt-Brace, 1938) della trilogia The 42nd Parallel, 1919 e The Big Money, raggruppata per la prima volta sotto il titolo U.S.A., spiegava che «U.S.A. mostly is the speech of the people» – quei tre romanzi erano soprattutto la lingua della gente.
Il discorso può essere ripetuto legittimamente per Furore ed è questo, o anche questo, che ne fa un grande romanzo americano – insieme al ricorrervi delle utopie dove l’afflato religioso per la conquista della Terra Promessa mai si discosta da quello sociale, l’illusione di un Paese dove ci sia posto per tutti e l’ottimismo menzognero del secolo dei Lumi possa essere realizzato. I romanzi di Dreiser, di poco anteriori, sono racconti di un tedesco che scriveva in inglese percependo il reale attraverso i moduli del naturalismo europeo – un’ottica inadeguata per scandagliare un Paese dove, accanto alla brutalità dei rapporti di classe, non dissimile da quella europea, c’è (c’era?) una mobilità sociale del tutto impensabile nel vecchio continente. I romanzi di Pietro Di Donato (il cui "Christ in Concrete" scalzò Furore dalla lista del libro del mese) e John Fante restano lacrimose testimonianze di immigrati italiani legati ancora ai loro luoghi d’origine e scrivono in una lingua che non gli appartiene.

- Piero Sanavio - Da "Alias" del 29 Gennaio del 1912 -

fonte: http://salvatoreloleggio.blogspot.it

martedì 19 giugno 2012

Distopìa

kurz

Economia e Coscienza
di Robert Kurz

Non sono più i tempi in cui gli uomini provavano perfino vergogna al solo pensare al loro valore di mercato e a quello dei loro prodotti. Quasi segretamente, in silenzio, senza rumore, ciascun individuo si è trasformato in "homo economicus", in quello che una volta era l'ideologia pura della dottrina dell'economia politica. Quand'è che è realmente cominciato? L'assurda "mercificazione della coscienza" è originariamente e fondamentalmente un postulato del modo di produzione capitalistico. Ma se ne è dovuta fare di strada perché sembrasse del tutto naturale a ciascuno di valutare sé stesso solo in quanto merce. Il capitalismo del dopoguerra ha introdotto, praticamente, i due presupposti della comparsa di questa fase finale: la colonizzazione del "tempo libero" per mezzo delle automobili; l'avvento della famiglia fordista (padre, madre, due figli, l'auto, il cane ...) e l'atomizzazione dell'individuo in unità postmoderne - monadi autoerotiche con computer e telefonino.
Negli anni novanta, queste due tendenze si sono fuse per far nascere un nuovo tipo di socializzazione che spingesse fino ai suoi limiti l'adattamento della personalità al mercato. Per le nuove "generazioni", l'economia dell'impresa, il "lavoro" e il "tempo libero personale " sono diventati dei momenti indifferenziati, così come è indifferenziato il sé dal mondo. In una certa misura, abbiamo a che fare con un individuo tecnologico altamente competitivo che, tendenzialmente, è regredito ad un livello dell'ego di un neonato. Anche se questo potrebbe passare per essere un luogo comune, ciò è particolarmente osservabile in questo tipo di brodo "high tech" del capitalismo nell'era di Internet: i "dipendenti" della nuova economia sono disposti a lavorare 24 ore su 24 accettando, allo stesso tempo, i salari più bassi possibili. Si identificano completamente con l'impresa, le sue attività, i suoi prodotti, anche quando non sono interessati ai contenuti di tali prodotti.
Si potrebbe considerare l'esistenza di queste nuove forme di coscienza come semplice curiosità, se fossero il prodotto di cambiamenti strutturali nella società nel suo complesso. La lenta ma inesorabile pressione della concorrenza spinge un numero sempre più grande di uomini a degli estremi tali, che essi finiscono per identificarsi con la loro esistenza sul mercato (assai spesso precaria); fino a sentire l'esigenza di dover volere, essi stessi, sottomettersi e  lasciarsi schiacciare in quanto persone. Le istituzioni ufficiali della "economia di mercato e della democrazia" accompagnano un tale sviluppo attraverso l'organizzazione di campagne su larga scala. Nella Repubblica Federale Tedesca, da qualche anno, è entrata in vigore un'azione concertata da parte del governo e dei partiti politici, delle banche e delle casse di risparmio, delle grandi imprese e delle associazioni dei datori di lavoro, dei comuni e dell'amministrazione della scuola: i suoi tre lati di attacco sono la formazione, l'amministrazione dello stato di crisi e il lavaggio del cervello .
Lo scopo perseguito è quello dell'utopia negativa, la distopìa: si tratta di fabbricare un "uomo nuovo", la cui intera vita sarà determinata dai criteri dell' economia d'impresa. Le prescrizioni di base vengono costantemente "martellate", sia sugli individui che sulle istituzioni, per mezzo di una propaganda di massa senza precedenti: il "mercato" come destino e come possibilità, il "mercato" come unico senso della vita e come identità, il "mercato" come inevitabile. Non deve esistere più alcuna "rivendicazione", né culturale né sociale, da rivolgere allo Stato o alla società, ma solo la "responsabilità personale" di fronte alla dittatura economica. Sia il mendicante per la strada che servizio pubblico, devono essere considerati come "imprenditori". Dal museo fino all'ospedale, si deve cercare di vendere e fare soldi. Tutti i rapporti sociali devono essere ridotti alla legge della domanda e dell'offerta, tutti i rapporti umani vanno trasformati in "rapporti di mercato".
Al centro di questa campagna, c'è la scuola. Qui, il gioco in borsa guadagna un ruolo sempre più importante nel contenuto dell'insegnamento, e questo è ancora abbastanza innocuo. Più grave è la messa a punto, nel sistema d'insegnamento, di programmi che diffondono lo "spirito d'impresa". Fin dall'infanzia, viene data ai giovani la concezione ed il modo di vedere de "l'imprenditore", e questo viene illustrato con "storie meravigliose" che raccontano il successo degli adolescenti. Questa sorta di magia adulterata fa pensare al discutibile culto dell'eroe, all'"Uomo di Marmo" del socialismo di stato. Ci sono già intere classi dove si simula la creazione di imprese, poi, l'ingresso delle società nelle quotazioni di borsa, i movimenti del mercato. Ma soprattutto, la scuola stessa viene lanciata sul mercato della "libertà d'impresa". Gli sponsor occupano sempre più spazio. Il divieto di pubblicità nella scuola è già stato abolito in molti Länder tedeschi. Chi si è già abituato alla trasformazione dei muri, dei quaderni di scuola e delle sale d'entrata, in spazi pubblicitari, si trova già trasformato, egli stesso, come già i campioni dello sport, in una marionetta per la pubblicità.
L'utopia dell'"uomo economico" non può trionfare che attraverso lo sviluppo di forme patologiche nella società.


Robert Kurz - Pubblicato l'8 agosto 2000 su Neues Deutschland

fonte: http://palim-psao.over-blog.fr

lunedì 18 giugno 2012

continua

ball

E' il 13 giugno del 1381, quando 20.000 fra contadini e cittadini di Kent ed Essex marciano su Londra, guidati da John Ball un prete itinerante e da Wat Tyler un artigiano. Vengono a presentare al giovane re Riccardo II tutta una serie di richieste che consistono nell'abolizione della servitù della gleba. Per per due giorni mantengono il controllo della capitale.
Per macabra ironia è stata la Morte Nera - la peste del 1348-9 che uccise un terzo della popolazione totale - a creare quelle crepe nel sistema che hanno reso possibile la ribellione. Su larga scala, lo spopolamento e la conseguente carenza cronica di mano d'opera fornì ai servi e agli artigiani la possibilità di guadagnare salari più alti. I contadini lasciavano i lori villaggi e impiantavano un mestiere in città; si viene così a creare un embrione di classe operaia urbana.
I proprietari terrieri sono scossi da questa minaccia per l'ordine sociale. Come risposta, da parte loro, viene introdotto nel 1351 un draconiano "Statuto dei Lavoratori", che aumenta restrizioni e controlli sui servi della gleba e stabilisce che i livelli salariali siano riportati al periodo pre-peste.
Il risultato, per i successivi 30 anni, fu che il conflitto sociale portò ad un'alleanza forzata fra contadini, artigiani e commercianti, a causa di una legge che penalizzava sia il lavoratore che il padrone, i quali avevano convenuto dei salari più alti di quelli specificati. Contemporaneamente, il genere di vita, lussuosa e sontuosa, che si svolgeva nelle corti medievali richiedeva un sempre maggior incremento in termini di tassazione. Nel 1381, lo zio del re adolescente (il potere reale dietro il trono), John of Gaunt, impose il "testatico", una poll tax che  doveva essere pagata da tutti gli abitanti che avevano più di 15 anni di età, indipendentemente dal reddito e dalla ricchezza. Era il terzo prelievo di questo genere che veniva imposto nel giro di un breve numero di anni, e si trasformò nella catalizzatore della rivolta di tutta l'Inghilterra sudorientale.
Mossi dall'odio per la tassa ingiusta, e considerando John of Gaunt come una figura che aveva abusato dei poteri della Corona, una folla di contadini e di cittadini cominciò a riunirsi ad Essex e a Kent. Dei leader, subito emersi, e della loro ideologia si sa poco: Wat Tyler - un artigiano indipendente con una certa esperienza militare - era l'uomo d'azione, mentre John Ball - un predicatore itinerante che potrebbe essere stato influenzato dalla setta proto-protestante dei Lollards - fornì il bagaglio teorico. Ball aveva una concezione biblica della giustizia sociale, vista come l'ordine naturale voluto da Dio, e predicava: "In principio tutti gli uomini sono stati creati uguali; la servitù dell'uomo è stata introdotta dai malvagi ed è contraria alla volontà di Dio. Infatti, se Dio avesse voluto che alcuni di noi fossero servi, e signori gli altri, avrebbe fatto una distinzione fin dall'inizio". Non era un rivoluzionario nel senso moderno. Contro le ingiustizie da parte di nobili corrotti e di uomini di chiesa si rivolse al re, come giudice sulla terra nominato da Dio.
Da Essex e Kent, i ribelli si diressero a Blackheath, dove venne eletto Wat Tyler, come loro capo, quindi marciarono su Londra, per presentare al re la propria petizione. Lungo la strada, vennero distrutte delle proprietà. Le loro azioni non erano indiscriminate e l'obiettivo principale era la distruzione dei "rotoli feudali", i documenti in cui venivano registrati gli obblighi dei servi della gleba. Quando arrivarono a Londra, vennero individuate, saccheggiate e date alle fiamme, le case di alcune figure particolarmente odiate, tra cui il Savoy Palace di John of Gaunt. Nel tentativo di tenere i combattimenti lontani dalla capitale, e a causa delle limitate forze militari disponibili, il giovane re acconsentì ad un incontro con i ribelli, a Mile End. Qui, vennero accettate le richieste di dare ai servi il diritto di comprare e vendere beni e lavoro, e inoltre venne accordato il perdono generale a tutti i ribelli.
Ma era solo un cinico tentativo di guadagnare tempo, mentre il re cercava di mettere insieme tutte le sue forze. In una seconda riunione privata, il 15 giugno, Wat Tyler venne assassinato dal sindaco di Londra, William Walworth. Ignari di quello che stava accadendo, i ribelli avevano deciso di disperdersi e di lasciare Londra. Quando l'ebbero fatto il re si rimangiò immediatamente tutte le sue promesse precedenti e, due settimane dopo, sconfisse sul campo quanto rimaneva delle forze ribelli, a Hertfordshire, a Essex e a Kent. Un mese più tardi John Ball venne catturato e poi impiccato e quindi squartato.

Ma il grido di guerra di John Ball "When Adam delved and Eve span who was then the gentleman?" continuerà, secoli dopo, ad ispirare i radicali delle guerre civili ed i socialisti inglesi vittoriani. Per seicento anni nessun governo avrebbe osato di reintrodurre una poll-tax. Quando, alla fine degli anni '80, lo farà la Thatcher, anche lei, come Gaunt, avrebbe sottovalutato la rabbia.

sabato 16 giugno 2012

facce e grugni

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Non ritengo affatto che la Guerra Civile Spagnola sia una sorta di metafora, né della lotta contro il capitalismo né della rivoluzione e della sua organizzazione. Credo, semplicemente, che abbia rappresentato quel momento, "benjaminiano", in cui, laddove maggiore era il pericolo, si desse maggior possibilità di salvezza. Nient'altro.
Che poi sia stata una sorta di ultimo "poema omerico" della storia recente, be', questo è un altro discorso.
Non sono nemmeno portato a pensare che, oggi come oggi, gli anarchici, in quanto tali, o il movimento anarchico, in qualunque delle sue sfaccettature e qualsiasi cosa oggi voglia dire, possano avere un qualche ruolo privilegiato, rispetto ad altre componenti. Tutt'altro. Ma la confusione è tanta, e fare chiarezza - o cercare di farla - non guasta mai. Se oggi vai a cercare, ad esempio, su wikipedia italiana, trovi un'asfittica biografia di Cipriano Mera, e ti accorgi che alla fine viene, addirittura, tacciato di essere stato un traditore. Evito, per amore del mio stomaco, di andarmi a leggere le presunte biografie della Montseny, o di Esgleas, così evito anche di vederli rappresentati come fulgidi rappresentanti della classe operaia, o qualche altra amenità del genere. Di Cipriano Mera, avevo già parlato, molte volte, in questo mio spazio e per leggerlo basta farci una ricerca. Ma non è questo il punto. Tralascio di fare un discorso sulle facce - e la faccia di Cipriano vale migliaia delle facce di personaggi come quella di Esgleas (quella della Montseny, di faccia, evito perfino di illustrala!), e mi fermo alle analogie. Analogie fra chi lotta per cambiare lo stato presente delle cose, per quanto può, e chi invece coltiva l'unica preoccupazione di mantenere un suo ruolo, ed è disposto a tutto purché quel ruolo gli venga riconosciuto ... dalla controparte. E quindi, giù a fare comunicati, apparizioni, distinzioni, discriminazioni, a stabilire quello che è e quello che non è. Succedeva decenni fa, continua a succedere oggi. E, per dirla con Carletto, la storia si ripete. Da tragedia in farsa.
Insomma, chiedo scusa per la prolissità, ma questo documento che ho trovato in rete attesta come le cose non siano poi tanto cambiate. Da una parte, i bonzi, gli avanzi di segreteria, in cerca di un ruolo paludato, di un timbro di gomma da mettere in fondo a qualche documento; dall'altra ... gli altri. Gli altri come Cipriano Mera che, alla fine, verrà espulso dalla sua CNT. Un'espulsione che è una medaglia, da mostrare, per dire come niente si debba mai avere a che fare con certa gente!
Insomma, insegnamenti da trarre ... perché succede di avere a che fare con:

Una manica di furfanti

Note per una inchiesta in corso sul ruolo pernicioso di informatori dei servizi di polizia e di sicurezza, infiltrati, agenti di influenza, disonesti e traditori, in particolare all'interno del movimento anarchico spagnolo (1939-1975) - e tutti gli insegnamenti da trarne.

Io, Cipriano Mera*, dichiaro di impugnare Esgleas Germinal**, segretario generale del Segretariato Intercontinental (SI) della Confederazione Nazionale del Lavoro di Spagna in Exile (CNTE), per i seguenti motivi:

PRIMO: Per avere deliberatamente accettato l'incarico che ricopre attualmente, nonostante il fatto che il Congresso che lo aveva nominato, aveva anche approvato la creazione della sezione DI (Difesa Interna, la sezione che pianificava l'azione clandestina della CNT-FAI-FIJL) - da cui egli poco dopo si dimise - laddove era consapevolmente in contrasto con dette azioni e con le finalità e con gli obiettivi della sezione di cui sopra (il DI), e per avere sfruttato la sua posizione - dall'interno e dall'esterno - per sabotare deliberatamente detta Sezione, fin dalla sua creazione.
SECONDO: in quanto persona primariamente responsabile della maggior parte dei problemi che hanno ostacolato il normale coordinamento delle attività che competevano alla Difesa(DI), e per la sua determinazione a silurare queste operazioni, come dimostrano le sue dimissioni, alcuni mesi dopo il Congresso Confederale, nel quale sapeva che sarebbe stato proposto come candidato per la carica di segretario generale, prevenendo in tal modo qualsiasi controllo del suo comportamento in relazione agli obblighi che aveva in qualità di membro del DI.
TERZO: Per le sue violazioni di ogni norma organizzativa libertaria e per i suoi inciuci bolscevichi quando era segretario generale, dalla quale posizione ha impedito che gli affari della Difesa fossero condotti in conformità con le regole; affari che avrebbero potuto essere chiariti e risolti a vantaggio del Movimento Libertario.
QUARTO: in quanto persona responsabile per l'ostruzione e per l'indebolimento delle risoluzioni del 1961, per quanto riguarda le operazioni di cospirazione [in Spagna]; per non aver risposto alle accuse che abbiamo presentato alla Commissione Difesa, anche se, in un contrastato faccia a faccia durante un meeting( 11 aprile 1964) abbiamo sostenuto che le nostre obiezioni dovrebbe essere rimesse all'Organizzazione in modo che la questione possa essere risolta, in quanto è stata violata ogni etica libertaria, e l'impugnato e le parti interessate possano risolvere questa delicata questione fra loro.
QUINTO: Come favoreggiatore nel cattivo uso dei fondi (i fondi Pro-España), i quali sono di proprietà dell'Organizzazione e del Movimento Libertario, in quanto, nella sua qualità di rappresentante della CNT, come segretario generale, ha autorizzato somme da detti fondi per essere spese per attività diverse da quelle per cui sono stati raccolti con gli accordi e le risoluzioni entrate in vigore nel 1961, e che sono stati sabotati con lui in carica.

Impugno anche Vicente Llansola*** , Segretario Coordinatore della Segreteria Intercontinentale (SI)

PRIMO: Sugli stessi cinque punti relativi a Esgleas Germinal.
SECONDO: per non aver rispettato gli accordi con la Commissione Difesa, rassegnando le sue dimissioni, e generando una grave questione di irresponsabilità, essendo quell'incarico di importanza cruciale.
TERZO: per l'irresponsabilità nella condotta di detto incarico cruciale, in quanto se ne era assunto il compito volontariamente, e per l'utilizzo improprio dei fondi relativi a tale compito fondamentale e poco attuato [...]

Parigi, 11 settembre 1964
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*Cipriano Mera Sanz (1897-1975), muratore e militante CNT imprigionato sotto la Repubblica per il suo ruolo nello sciopero operaio del giugno 1936. Liberato dai compagni durante la ribellione militare fascista, la sua colonna sconfisse i fascisti a Guadalajara, ad Alcalá de Henares e a Cuenca. Come comandante della 14.ma Divisione d'Armata (sotto il generale Miaja, O/C Armata del Centro) prese parte alla difesa di Madrid, sconfiggendo il Corpo Italiano Volontari nella battaglia di Guadalajara (marzo 1937), forse il più grande successo repubblicano della guerra civile, e alla battaglia di Brunete (marzo 1937), fu l'ultimo comandante del IV Corpo d'Armata del Centro. Ripara prima in Alegeria e poi in Marocco, dove viene arrestato dai francesi ed estradato in Spagna, nel 1942, viene condannato a morte nel 1943, sentenza in seguito commutata a 30 anni di reclusione. Graziato nel 1946, ripara in Francia dove lavora come muratore per il resto della sua vita. Nel 1961, durante il Congresso di Limoges, gioca un ruolo chiave nella creazione e nella gestione di Defensa Interior (DI), la sezione clandestina della CNT-FAI-FIJL, responsabile delle azioni dirette contro il regime fascista, e volta all'organizzazione di attentati alla vita di Franco. Viene arrestato dalle autorità francesi nel settembre 1963 per la sua attività nella DI. Nell'agosto 1965, durante il Congresso di Montpellier (nel quale la leadership degli emigrati a Toulouse è riuscita a liquidare ufficialmente la DI e a terminare ogni coinvolgimento, ufficiale e non ufficiale, della CNT nella resistenza anti-franchista), Mera viene falsamente, ed in mala fede, accusato da Vicente Llansola e da Germinal Esgleas di aver derubato la CNT di 5.000 pesetas; fondi che, in effetti, erano stati autorizzati da Llansola ed Esgleas per venire usati per permettere ad Octavio Alberola di ritirarsi dalla lotta clandestina contro Franco e tornare in Messico. Cipriano Mera viene ufficialmente espulso dalla CNT guidata da Esgleas-Montseny, nel 1970.


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**Esgleas Germinal, Segretario generale del Consiglio esecutivo del MLE (Movimento Libertario Spagnolo), un organizzazzione burocratica formata dai "leader di spicco" dei comitati della CNT emigrata all'estero (Esgleas, Federica Montseny, Mariano Rodriguez Vázquez, ed altri), che divise il movimento libertario post-guerra civile e che garantì che l'organizzazione rimanesse passiva in esilio, e neutralizzata in Spagna. Il mantra ideologico di Esgleas e della Montseny era che la sconfitta era la conseguenza del fatto che la CNT-FAI aver abbandonato i suoi principi anarchici ed aveva collaborato con i partiti politici e con il governo repubblicano; una politica di cui proprio loro erano stati primariamente responsabili.
Eletto Segretario Generale del Comitato Nazionale della CNT in esilio nel 1945, Esgleas, tutt'altro che carismatico e machiavellico, continuò ad occupare molte posizioni di notevole influenza all'interno della CNT per più di 30 anni dopo la liberazione della Francia (compresa la carica di Segretario Generale del CNT Intercontinentale). Non era né un grande oratore, né uno scrittore né un attivista, e la sua influenza era in gran parte dovuta alle manovre politiche dietro le quinte - e, naturalmente, all'influenza della moglie, l'altrettanto riprovevole e perniciosa Federica Montseny, ex ministro della Sanità e co-promotore del comitato esecutivo del Consiglio generale del MLE.
A discapito delle dichiarazioni ufficiali a proposito di una politica di non-collaborazione, Esgleas e i suoi erano immersi nelle trattative con Izquierda Republicana, POUM, Union Republicana, Esquerra Republicana de Catalunya, e il Partido Republicano federale (ma NON con i comunisti del PCE o dei sindacalisti della UGT) che propongono la formazione di un Fronte Antifascista Spagnolo.
Per quanto riguarda la 'posizione di principio' di Esgleas e Montseny contro la collaborazione politica con le istituzioni di altri esuli anti-franchisti, c'è da dire che quando, nel 1945, José Giral y Pereira, primo ministro del governo repubblicano spagnolo in esilio, invita gli esponenti della CNT ad unirsi alla sua amministrazione in Messico, vengono fatti quattro nomi: due dal Comitato Nazionale all'interno della Spagna e due dalla leadership in esilio in Tolosa. I candidati sono Federica Montseny e H M Prieto (fuori della Spagna) e José Sancho e José M Leyva (all'interno della Spagna). Enrique Marco Nadal (un ex segretario del Comitato nazionale clandestino all'interno della Spagna (che era stato tradito ed aveva trascorso 17 anni nelle carceri di Franco) ipotizzò che se Giral avesse optato per la Montseny, invece di Prieto, il duo Esgleas-Montseny non avrebbe avuto la conversione improvvisa sul ripristino dei principi puri. Il giorno in cui Leyva e Prieto ebbero i loro incarichi di governo in Messico, CNT, organo ufficiale della CNT in esilio a cura di Esgleas e di Federica Montseny, li dismise (con un pizzico di ironia) come: "... due ex-lavoratori che non rappresentano nessuno, tranne loro stessi ".

Llansola

*** Vicente Llansola Renau, sostenitore della linea Esgleas e, dal 1945 al 1949, membro della Commissione Difesa (DC) con base a Toulouse, l'organismo responsabile del coordinamento, del finanziamento e e dei rifornimenti per tutte le operazioni di guerriglia urbana e rurale all'interno della Spagna. Ci sono buone ragioni per ritenere che la DC era stata compromessa ed infiltrata dai servizi segreti franchisti (come lo era stato il Comitato Nazionale della CNT, a Toulouse, da parte di entrambi i servizi di sicurezza spagnoli e francesi). Molte delle missioni di guerriglia e di collegamento in Spagna erano state gravemente compromesse, soprattutto tra la primavera del 1949 e l'estate del 1950, quando la maggioranza dei gruppi e delle loro reti di supporto all'interno della Spagna vennero effettivamente eliminati. Ángel Fernández, ad esempio, uno dei molti compagni che caddero nelle imboscate della Guardia Civile e della polizia, in quell'anno, ha riferito che l'ufficiale della Guardia Civil, che lo aveva interrogato aveva fotografie di ciascuno dei nove compagni arrestati con lui (e cinque di quelle fotografie erano state scattate nel maggio 1950), foto scattate appositamente per quel viaggio e che potevano venire solo dalla Commissione di Difesa. Nel 1961, Llansola e Esgleas erano due dei sette responsabili della commissione della CNT-FAI-FIJL, commissione a sua volta responsabile della supervisione della sezione clandestina, la DI. Esgleas era responsabile per la propaganda, mentre Llansola era apparentemente responsabile, inizialmente, per l'organizzazione degli attentati alla vita di Franco, attentati che non sono mai stati effettuati, fino a quando il DI non si è dissociato dalla CNT/MLE, ed il controllo delle operazioni è passato in mano a Cipriano Mera e ad Octavio Alberola.

fonte: www.christiebooks.com

venerdì 15 giugno 2012

immagini e storia

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History in images, la storia per immagini, è un blog a dir poco eccezionale per la ricchezza e la profusione di fotografie. Un blog che sceglie un modo esplicitamente grafico per tracciare la storia del XX secolo attraverso i suoi conflitti. Per farlo, si avvale di centinaia e centinaia di fotografie, spesso inedite, che formano una sorta di compendio che attraversa le due guerre mondiali, senza trascurare né la Guerra Civile Spagnola né il Vietnam.
Curiosamente - ma poi mica tanto - il sito pubblica in calce, una premessa in cui dichiara di non essere "pro-nazista", a causa, ed in risposta, ai diversi commenti di tal genere, specificando che "questa impressione forse deriva dall'aver inserito fotografie che provengono per lo più da fonti tedesche". Premurandosi, subito dopo, di aggiungere che "C'è una ragione per questo. I vincitori (Russia, America, Gran Bretagna ...) tendono a fornire di sé stessi solo delle immagini che li pongano in buona luce. (...) Le foto scattate dai tedeschi sono molto interessanti a causa della loro provenienza; la Germania nazista non esiste più. Non c'era nessuno a controllare quali immagini dovevano essere rese pubbliche. (...) Esse mostrano la guerra per com'era. Non nel modo in cui qualcuno voleva che la vedessimo".

giovedì 14 giugno 2012

L’occhio ferito

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Discreta, laboriosa, modesta, poco incline a mettersi in mostra, Kati Horna si è sempre riferita a sé stessa come ad "una operaia della fotografia". Nata a Budapest, era arrivata a Parigi, da Berlino, in fuga dal nazismo. Nel 1937 è in Spagna, dove collabora con la rivista "Umbral", ed il Ministero della propaganda all'estero le commissiona un servizio fotografico che documenti la lotta contro il fascismo. Alla fotografia, Kati si era interessata fin da ragazza, a Budapest, insieme al suo amico Endre Ernö Friedmann, che tutti chiamavano "Bandi". Bandi sarebbe diventato famoso col nome di Robert Capa, per le immagini catturate sui vari fronti di guerra, e per la sua storia d'amore con Ingrid Bergman.

In mezzo alla copiosa produzione fotografica che ha contraddistinto la guerra civile spagnola, le foto di Kati Horna si distinguono per un approccio quasi intimo alla realtà del conflitto, dove il dolore e la morte, presenti in ogni dove, vengono quasi sottratte dalle immagini che - in tal modo - restituiscono agli occhi un quotidiano insolito che diventa straordinario.

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Qui altre foto della guerra civile spagnola, scattate da Kati Horna

mercoledì 13 giugno 2012

Pretesti

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Chissà se poi, davvero, c'è bisogno di un pretesto, di un avvenimento senza il quale le cose non avrebbero mai e poi mai potuto prendere la piega che hanno effettivamente preso. Chissà se esiste davvero questo rapporto fra causa ed effetto, laddove la causa innesca un effetto, spesse volte non prevedibile o, quanto meno, non prevedibile fino a quel punto. La storiografia dà per quasi certo - credo, con pochissime eccezioni - che lo scatenamento della prima guerra mondiale, e il macello che ne seguì, non avrebbe potuto aver luogo senza l'assassinio di Francesco Ferdinando. Magari non è stato affatto così e, magari, come in quelle storie di viaggi nel tempo dove la morte inedita di qualcuno degli attori non porta a nessun cambiamento decisivo, la guerra scoppia perché è destino o, semplicemente, perché è così. Per cui, gli eventi che sembrano irrilevanti, qualora visti nel loro "isolamento", continuano ad esserlo, nonostante ci sia chi gli assegni un ruolo catalizzante. Così, anche l'assassinio del tenente José Castillo, con ogni probabilità continua a non essere la causa della seconda guerra mondiale. Però l'ipotesi è quanto meno suggestiva.
Sono le nove e mezza del mattino del 12 luglio 1936, quando il tenete Castillo, fresco di matrimonio, ufficiale della Guardia de Asalto, la polizia speciale del governo della Repubblica spagnola, esce dalla sua casa di Madrid. Non fa in tempo a svoltare il primo angolo che una gruppo di falangisti, lì appostati, fa fuoco uccidendolo.
La notizia si diffonde rapidamente, e provoca la reazione immediata dei colleghi del morto. Meno di sei ore più tardi, un furgone della polizia parcheggia nei pressi della casa di José Calvo Sotelo, monarchico, leader di opposizione del più importante partito nazionalista. Viene fatto alzare dal letto, prelevato e caricato sul furgone. Un colpo alla nuca. Il corpo, abbandonato, verrà ritrovato in una discarica comunale.
Cinque giorni dopo, in Marocco, il generale Francisco Franco, avvia la rivolta militare contro la repubblica. Comincia la Guerra Civile Spagnola, che sarà, per Hitler, il laboratorio dove sperimenterà tutte le nuove tecnologie che andrà ad impegnare nella seconda guerra mondiale.
Credo sia legittima, la domanda ed il "se". Se Hitler non fosse stato incoraggiato dalla sua avventura spagnola, avrebbe intrapreso le sue invasioni, e la guerra?

martedì 12 giugno 2012

vietato fumare!

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Siamo nella seconda metà degli anni ‘30 dello scorso secolo. A bordo dello Zeppelin, Max Schulze mescola cocktail. Cocktail come l'LZ-129 Frosted Cocktail (gin e succo d'arancia) e il Maybach 12 (gin, kirsch e benedectine). La foto lo ritrae mentre è al lavoro nel bar che si trova tra la sala fumatori e la camera stagna. Ci troviamo sul dirigibile tedesco LZ 129 (per l'appunto!) Hindenburg, ed i suoi motori ad idrogeno (altamente infiammabile) costringono a severe misure. Nessuno può lasciare la sala fumatori con la sigaretta, sigaro o pipa accesi. E Schulze non si limita a mescolare cocktail; fra i suoi compiti è incluso il monitoraggio delle porte della camera stagna.

lunedì 11 giugno 2012

soldi

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Per scrivere quello che il sottotitolo definisce "un'approssimazione storica, José Ángel Sánchez Asiaín ci ha messo vent'anni! Ovviamente, il libro su "La storia finanziaria della guerra civile spagnola" affronta col massimo rigore, e con precisione, un periodo di bancarotta nazionale in cui ciascuna delle due parti in guerra cercava di articolare la propria economia di guerra in un quadro internazionale di paesi contrapposti.
Un volume di più di mille pagine, diviso in 25 capitoli, che analizza lo scenario economico e finanziario in cui si innesca la guerra. Poi, la preparazione della sollevazione franchista, il sistema finanziario della Repubblica e il sistema finanziario del governo di Burgos. Il ruolo delle Banche e delle Casse di Risparmio. Il finanziamento interno e la questione dell'oro del Banco di Spagna. I rapporti commerciali con la Francia e con l'Unione Sovietica.
Poi, passa ad affrontare questioni come il finanziamento della guerra, per ciascuna delle due parti in conflitto; sottoscrizioni e requisizioni, come quella delle monete d'oro del Museo Archeologico Nazionale, pezzi unici di valore incalcolabile che andarono perduti, forse trasformati in lingotti. Gioielli, valori e denaro dei depositi particolari del Banco di Spagna, oppure provenienti dai saccheggi di ville e chiese. Tesori che, dopo un lungo giro, arrivarono a Figueras e vennero nascosti con un occhio alle necessità dell'esilio repubblicano, quando, alla fine della guerra, i politici, i resti dell'esercito ed altri spagnoli sconfitti passarono in Francia.
Questo libro non è, e non vuole essere, una "memoria storica" ma uno studio rigoroso che parte dai documenti dell'epoca e dagli scritti dei protagonisti. Un libro che esemplifica la frase "la verità ci rende liberi".

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sabato 9 giugno 2012

Guerre del nostro tempo

Commentary-Is-Syria-2011-the-same-as-Spain-1936

Sulla rivista ALBA (organo dei veterani americani della Lincoln Brigade), viene riportato il commento fatto da Barry Rubin, sul suo blog, che suggerisce come la Siria rappresenti la "guerra civile spagnola" dei nostri tempi. Un'interpretazione, questa, contestata dal conservatore americano Daniel Larison, sul proprio blog, anche in opposizione alle argomentazioni di Arnaud de Borchgrave circa la questione se "La Siria del 2011 sia come la Spagna del 1936".
Una quindicina di giorni fa, su Twitter, Peter Tatchell, noto difensore dei diritti umani, considerava come quello che sta accadendo in Siria incominci ad assomigliare a quello che è successo a Guernica. Posizione, quest'ultima, fatta propria anche dal blog "Trenchant Observer":
"Un'immagine della guerra civile spagnola, il dipinto Guernica di Pablo Picasso, può riuscire ad esprimere il terrore con cui deve confrontarsi il popolo siriano. Ironicamente, un arazzo che riproduceva quel dipinto, che simbolizza gli orrori della guerra e che ornava l'ingresso del COnsiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, è stato rimosso su richiesta di Colin Powell, prima della sua conferenza stampa in cui giustificava l'invasione americana dell'Iraq, nel 2003. Adesso si trova in una galleria, in Inghilterra, in attesa di essere "rimodellato", per poter tornare alla Nazioni Unite."

Il problema però è legato al fatto che le persone che fanno questo tipo di raffronti (tranne, per inciso, Rubin), fra la Siria di oggi e la Spagna del 1936, è che tendono a ricordare la Spagna come una semplice lotta fra due fazioni, da una parte il Cattivo fascismo e dall'altra la Buona libertà. Allora, l'unica cosa da fare era quella di arruolarsi nelle Brigate Internazionali e chiedere alle nazioni democratiche di armare i Repubblicani. Inseguendo tale analogia, la Cosa Giusta sarebbe quella di diventare "combattenti stranieri" nel Free Syrian Army o, almeno, chiedere che venga armato.
In realtà, però, nella guerra di Spagna c'erano almeno tre coalizioni, di cui almeno una, quella costituita da comunisti, anarchici e marxisti indipendenti, vedeva i comunisti (incluse le Brigate Internazionali) sparare su anarchici, democratici e marxisti indipendenti
E, in realtà, questa sembra essere la situazione reale in Siria, dove il regime fascista di Assad viene sfidato da democrati e nazionalisti (Curdi, Drusi, ecc.), e dalla sinistra. Ma anche da una "fratellanza" di destra e da una piccola corrente di "jihadista islamici" che rischierebbe di far sembrare Francisco Franco un democratico.

venerdì 8 giugno 2012

Fabbriche

Joseph_Stalin_and_Nikita_Khrushchev,_1936

La storia "gloriosa" della fabbrica di Novotcherkassk nasconde una ferita, una rivolta soffocata nel sangue durante la "distensione", quando Nikita Kruscev, dopo la morte di Stalin, governò l'Unione Sovietica negli anni dal 1953 al1964.
Tutto era iniziato dopo l'annuncio da parte del governo di un aumento del 35% dei prezzi di benzina e carne, e la creazione di nuovi standard di produzione. A queste notizie, i lavoratori scesero in sciopero spontaneamente.
Il malcontento si diffuse rapidamente. Il 2 giugno 1962, una folla inferocita assediava la sede dell'amministrazione della fabbrica. Dopo una telefonata da Mosca, la città venne bloccata: niente autobus, niente treni più, niente telefoni. L'esercito aveva ricevuto l'ordine di sparare. Il bilancio: 24 persone, di cui molti erano semplici passanti, uccisi dai proiettili. Centinaia di altri vennero arrestati. Più di cento insorti vennero portati davanti al tribunale, sette vennero condannati a morte, e giustiziati con un proiettile nella nuca.
"Ai cani, va data una morte da cane", commenterà l'accusa.

Fonte: Le Monde, Martedì 5 giugno 2012. Marie Jego.

Nota: La carenza, a livello nazionale, di pane fu il catalizzatore della rivolta. Khruschev fu costretto ad iniziare a comprare grano dall'estero.

giovedì 7 giugno 2012

¡Ay Maria!

maria sans

Maria Sans, la donna spagnola, cui si era ispirato Ernest Hemingway per dare vita al personaggio dello stesso nome nel suo romanzo "Per chi suona la campana" (1940), è morta, domenica 3 giugno, all'età di 91 anni, a Barcellona. Fu proprio a Barcellona che incontrò Hemingway, mentre partecipava alla guerra civile spagnola in qualità di infermiera, in un ospedale delle Brigate internazionali.
Nell'ospedale, Maria si innamorò di un brigatista svedese che trasportava i feriti con l'ambulanza. La ritirata delle Brigate Internazionali dalla guerra di Spagna, prima, nel 1938, e l'inizio della seconda guerra mondiale, nel settembre del 1939, impedì loro di riunirsi.

Arriva la polizia!

polizia

Era il 2 Giugno del 1780, quando Londra fu scossa dai tumulti più grandi e drammatici di tutta la storia britannica.
Ci furono più danni alle proprietà di quanti ne verranno poi fatti a Parigi durante la Rivoluzione francese. Centinaia e centinaia di morti e di feriti, e decine di edifici completamente distrutti. I cosiddetti "Gordon Riots" crearono dei problemi assai seri al governo dell'Inghilterra, sfidando la nozione stessa di democrazia e, in tal modo, diedero luogo alla fondazione della prima forza di polizia della Gran Bretagna.
Due anni prima, il Parlamento aveva deciso di abrogare alcuni articoli della dura legislazione anti-cattolica del secolo precedente ed aveva introdotto il Catholic Relief Act del 1778. Ma la sola idea che si dovesse tollerare il cattolicesimo, aveva scatenato un'ondata di protesta in tutta l'Inghilterra.
Lord George Gordon - un giovane di 29 anni, Membro del Parlamento per Ludgershall nello Wiltshire - non aveva alcun dubbio che la legge era stata cinicamente formulato "con lo scopo diabolico di armare i papisti contro le colonie protestanti in America", e in una serie di comizi esaltanti e manifestazioni di massa, aveva incitato il popolo a sostenere la causa della libertà richiedendo un ritorno alla repressione dell'assolutismo cattolico.
Il 2 giugno 1780, Gordon guida una folla di oltre 60.000 persone verso la Camera dei Comuni, per presentare una petizione in cui si afferma che la legge che incoraggia il papismo è una minaccia per la Chiesa d'Inghilterra. La petizione viene respinta, e disordini scoppiano dappertutto. La folla inferocita attacca chiunque viene sospettato di essere cattolico, vengono bruciate chiese, case e negozi. Sospinta dalla momentanea vittoria, la rivolta  va oltre i suoi originali obiettivi anti-cattolici, e comincia ad attaccare i simboli della ricchezza e dell'oppressione. Il poeta visionario William Blake alla testa di una folla furiosa prende d'assalto la prigione di Newgate. I muri vengono abbattuti, i cancelli divelti ed oltre un centinaio di prigionieri vengono liberati. Altre prigioni, case nobiliari, ambasciate e cappelle vengono attaccate, saccheggiate e bruciate, Quindi, i rivoltosi marciano verso la sede della Banca d'Inghilterra, ma l'assalto viene respinto.
Per sei giorni a Londra, comandano gli insorti. Re Giorgio III alla fine fa intervenire il suo esercito. E l'esercito, cui viene data carta bianca, interviene con estrema brutalità, sparando direttamente su qualsiasi gruppo di quattro o più persone che non non accetta di disperdersi. Quasi 300 persone vengono uccise per le strade di Londra, ed un altro centinaio moriranno più tardi in seguito alle ferite ricevute. Venticinque dei capi vengono condannati a morte, tra di loro un ragazzo di 14 anni, e questo nonostante Gordon si fosse dichiarato non colpevole di tradimento e fosse stato assolto.
Il giorno dopo la repressione della rivolta, il conte di Shelburne sciocca il parlamento, proponendo che la Gran Bretagna dovrebbe forse considerare di costituire una forza sul modello della polizia francese. Questo era stato sempre ampiamente osteggiato perché giudicato totalitario, "troppo francese", quasi un simbolo di una sorta di "oppressione straniera". Per tali motivi, la "polizia metropolitana" verrà fondata. Ma dovranno ancora passare 50 anni, prima che ciò avvenga!

Recentemente, George Churchill Coleman - ex capo della squadra antiterrorismo di Scotland Yard - ha espresso l'opinione che la Gran Bretagna si sta muovendo in direzione di uno stato di polizia, con carte d'identità biometriche, sorveglianza di massa e detenzione senza processo; tutte misure che sono già state introdotte o messe in discussione. Il Regno Unito oggi viene descritto come "il paese più sorvegliato del mondo", mentre le proteste all'interno di un raggio di mezzo miglio delle Houses of Parliament sono illegali, salvo autorizzazione del Metropolitan Police.
Ora sarebbe un buon momento per ricordare perché l'idea di una forza di polizia è stata così a lungo rifiutata!

mercoledì 6 giugno 2012

conseguenze

tempo

Associazione Internazionale dei Viaggiatori del Tempo: Forum dei Membri
Subforum: Europa - Ventesimo Secolo - Seconda Guerra Mondiale
Pagina 263

15/11/2104
Alle 14:42:28, FreedomFighter69 ha scritto:
Comunico la mia prima escursione temporale, da quando mi sono unito all'AIVT: sono appena tornato da Berlino 1936, mi sono sostituito ad uno dei cameramen di Leni Riefentstahl ed ho assassinato Hitler durante l'apertura dei Giochi Olimpici. Il mondo libero gioisca!

Alle 14:52:28, SilverFox316 ha scritto:
Di ritorno da Berlino, 1936; ho fermato FreedomFighter69 prima che potesse portare a termine la sua piccola esibizione. Freedomfighter69, dal momento che sei un nuovo membro, ti preghiamo di leggere Bollettino dell'AIVT n° 1147, per quanto riguarda l'uccisione di Hitler, prima della tua prossima escursione. In caso contrario potresti essere espulso secondo l'articolo 223 dello Statuto.

Alle 18:06:59, BigChill ha scritto:
SilverFox316, calmati col ragazzo! Tutti abbiamo ucciso Hitler durante il nostro primo viaggio. E la cosa è sempre stata sistemata nel giro di pochi minuti. Quindi, che male c'è?

Alle 18:33:10, SilverFox316 ha scritto:
Facile a dirlo, per te, BigChill. Per quanto mi ricordo, non ti sei mai offerto volontario per tornare indietro e fare la correzione. Pensi che io non abbia niente di meglio da fare?

16/11/2104
Alle 10:15:44, JudgeDoom ha scritto:
Buone notizie! Torno adesso da un campo di battaglia francese, nell'ottobre del 1916, dove ho sparato, uccidendolo, una giovane staffetta bavarese che si chiamava Adolf Hitler. Niente male, per essere la mia prima volta. Sic semper tyrannis!

Alle 10:22:53, SilverFox316 ha scritto:
Vengo ora dalla Francia, anno 1916, ho appena impoedito, all'ultimo momento possibile, la precoce scomparsa di Hitler, per mano di JudgeDoom e, incredibilmente, mi sono trattenuto dallo sparare io stesso a JudgeDoom, risparmiandoci così tutto il tempo che sprechiamo a correggere delle buffonate. GENTE, LEGGETEVI IL BOLLETTINO N°1147!

Alle 15:41:18, BarracksRoomLawyer ha scritto:
Mozione d'ordine: le questioni relative al servizio di Hitler nell'esercito bavarese dovrebbe essere postate nel forum sulla prima guerra mondiale.

21/11/2104
Alle 02:21:30 SneakyPete ha scritto:
Vienna, 1907: dopo numerosi tentativi, sono riuscito ad infiltrarmi nell'Accademia delle Belle Arti ed ho facilitato l'ammissione di Hitler. Addio al dittatore Hitler e ciao all'Hitler pittore di paesaggi dal modesto successo! Ho portato indietro alcuni dei suoi dipinti. C'è qualche acquirente?

Alle 02:29:17 SilverFox316 ha scritto:
Tutto bene: questo è quanto. Torno adesso dal 1907, da Vienna, dove mi sono assicurato che Hitler venisse espulso dall'Accademia; tutto per mezzo di un elaborato scherzo che ha coinvolto il prefetto, una capra ed una notevole quantità di olio d'oliva. Adesso rivolgerò la mia attenzione ai nuovi entrati che, a quanto pare, non hanno alcuna intenzione di leggere il Bollettino n° 1147(e nemmeno la sua Appendicesui Mezzi Alternativi per Cambiare il Destino di Hitler; e qui mi sto rivolgendo a te, SneakyPete). Permettetemi di riassumere e risparmiarvi la fatica: niente Hitler significa: niente Terzo Reich, niente Seconda Guerra Mondiale, niente Programma Spaziale), niente Computers, NIENTE VIAGGIO NEL TEMPO. E' Chiaro?

Alle 02:29:49, SilverFox316 ha scritto:
PostScriptum per SneakyPete: i tuoi quadri dipinti da Hitler non valgono niente, idiota, visto che li ha portati qui direttamente dal 1907, quando la pittura era ancora fresca.

Alle 07:55:03 BarracksRoomLawyer ha scritto:
Amen, SilverFox316. Però, Mozione d'ordine, le questioni relative ai primi anni del 1900, a Vienna, devono andare nel subForum relativo.

21/11/2104
Alle 18:26:18 Jason440953 ha scritto:
SIlverFox316, sembra che tu ne sappia un bel po' a proposito delle regole; cosa ne pensi di viaggiare, diciamo, a Branau, Austria, nel 1875 e di uccidere Alois Hitler prima che abbia la possibilità di diventare il padre di Adolf? Intendiamoci, lo chiedo solo per curiosità, visto che ci sono appena andato e l'ho fatto.

Alle 18:42:55 SilverFox36 ha scritto:
Jason440953, vai a leggere l'articolo 7 dello Statuto, dove si afferma che tutte le normative dell'AIVT relative ai personaggi storici si applicano anche agli antenati. Sto postando questo solo per informazione degli altri, dal momento che l'ho già chiarito al giovane Jason, mentre lo trascinavo per i capelli di nuovo nel 1875. Avete capito? Nessun antenato. (anche se, per esempio, se qualcuno andasse, diciamo, a Moline, Illinois, nel 2080, o giù di lì, e si desse da fare per impedire il concepimento di Jason 440953, potrei anche lasciarmi convincere a guardare da un'altra parte).

Alle 21:19:17 BarracksRoomLawyer ha scritto:
Mozione d'ordine: le discussioni sul diciannovesimo secolo, Austria, e quelle sul ventunesimo secolo, Illinois, sono confinmate nei loro rispettivi subForum.

01/12/2104
Alle 15:56:41, AsianAvenger ha scritto:
FreedomFighter69, JudgeDoom, SneakyPete, Jason440953, siete solo una manica di razzisti. Lasciate che la luce della giustizia splenda sul vostro squallido nido di vipere!

Alle 16:40:17, BigTom44 ha scritto:
Bene, qui siamo alla follia.

Alle 16:58:42, FreedomFighter69 ha scritto:
Razzista? Per avere ucciso Hitler? Cosa cazzo dici?

Alle 17:12:52, SaucyAussie ha scritto:
AsianAvenger, non è che stai ricominciando di nuovo con la faccenda di Nagasaki, vero? Ci eravamo appena clamati tutti, dall'ultima volta che l'hai fatto!

Alle 17:22:37, LadyJustice ha scritto:
Sono d'accordo con SaucyAussie. AsianAvenger, dici cosa ancora meno sensate del solito. Che ti prende?

Alle 18:56:09, AsianAvenger ha scritto:
Quello che mi prende è che vedo, da parte di tutti, la ripetuta insistenza su questa linea d'azione che, anche in caso di successo, salverebbe solo alcuni milioni di europei. Ci sarebbero molto meno vittime se si viaggiasse fino a Fuyuanshui, Cina, nekl 1814, e si uccidesse Hong Xiuquan, prevenendo così la ribellione di Taiping e salvando cinquanta milioni di vite. Ma cosa sono 50 nilioni di diavoli gialli, giusto, gente? Dobbiamo preoccuparci dei Polacchi e dei Francesi.

Alle 19:01:38, LadyJustice ha scritto:
Embé, cos'è che ti impedisce di ucciderlo, AsianAvenger?

Alle 19:11:43, AsianAvenger ha scritto:
Per vedere poi SilverFox316 annullare il mio lavoro? Questo è il punto.

Alle 19:59:23, SilverFox316 ha scritto:
Attualmente, mi sembra una buona iudea, AsianAvenger. Non vedo complicazioni.

Alle 20:07:25, Big Chill ha scritto:
Vai! Fallo!

Alle 20:11:31, AsianAvenger ha scritto:
Molto bene. Ritorno subito. E' la salvezza per milioni!

Alle 20:14:17, LadyJustice ha scritto:
Ho appena controllato la linea temporale. Mi congratulo per il tuo successo, AsianAvenger!

02/12/2104
Alle 10:52:53 LadyJustice ha scritto:
AsianAvenger?

Alle 11:41:40, SilverFox316 ha scritto:
AsianAvenger, abbiamo bisogno del tuo rapporo, amico.

Alle 17:15:32, SilverFox316 ha scritto:
Okay, a quanto pare AsianAvenger era un discendente di Hong Xiuquan. Nessun volontario che gli impedisca di negare la sua propria esistenza?

10/12/2014
Alle 09:14:44, SilverFox316 ha scritto:
Nessuno?

Alle 09:47:13, BarracksRoomLawyer ha scritto:
Mozione d'Ordine: questa discussione appartiene al subforum sulla Dinastia Qing. Cerchiamo di comportarci da adulti e di non perdere di vista quello che è importante.

( Desmond Warzel )

martedì 5 giugno 2012

i conti non tornano

CLaus-peter-orlieb

Intervista con Claus Peter Orlieb

D: Cosa pensa Claus Peter Ortlieb, matematico, di quello che sta accadendo in Grecia?

R: Ciò che mi colpisce in primo luogo - non nella mia qualità di matematico - è lo scatenarsi di una sorta di furore nazionalista nei confronti di coloro che alcuni media non hanno esitato a definire, in maniera provocatoria, con il termine di "Greci falliti ", approfittando delle disgrazie di questo paese per distrarre l'attenzione dal contributo tedesco alla crisi. Perché, in ultima analisi, la Germania deve il suo dominio globale del commercio estero essenzialmente alle sue esportazioni verso l'Europa meridionale, che vengono finanziate dal debito. Il matematico, invece, sottolinea le enormi cifre di cui si parla ai giorni nostri, e che uno come Pitagora non avrebbe mai osato sognare. Ma l'altro aspetto, molto più interessante, è il rovescio improvviso delle fortune: una economia nazionale, in debito come è di norma, precipita nel fallimento, dove non funziona più nulla. Quale limite è stato raggiunto? Io non lo so davvero.

D: Costantemente si sente molto parlare di enormi cifre. La Grecia ha un debito di 120, o forse di 150 miliardi, la Germania le abbuona circa 22 miliardi e qualcosa. Stiamo perdendo a poco a poco la nozione delle grandi somme?

R: Dal crollo della Lehman Brothers, in effetti, sono pressoché sistematicamente le cifre enormi a determinare la congiuntura; il miliardo è diventato, per così dire, l'unità di base. Nessuno può veramente immaginare tali cifre, e qui il matematico poco più avanti agli altri. Se facciamo un calcolo per persona, ci può dare un'idea: 8 miliardi di euro del gettito fiscale diviso per 80 milioni di persone, vuol dire 100 euro ciascuno. Così, possiamo immaginarlo, ma, d'altra parte, questa rappresentazione rischia di indurci in errore, nella misura in cui non fa altro che ribaltare delle grandezze macro-economiche sui bilanci delle famiglie.

D: Quando i politici parlano di cifre, danno un'impressione di competenza - anche se nessuno sarebbe in grado di verificare queste cifre. Perché?

R: Probabilmente ciò riflette il fatto che le cifre offrono quantomeno l'apparenza di una verificabilità. Certo, uno che spara cifre corre il rischio di essere confutato. Ma in realtà, nei talk show è diventato pressoché impossibile; è questo il motivo per cui si argomenta così facilmente per mezzo di ogni tipo di dato numerico.

D: Sorprendentemente, tra i politici, ma anche tra molti economisti, il mondo apparentemente razionale dei numeri e quello della magia si coniugano volentieri. Per quanto riguarda le cifre della disoccupazione, per esempio, si evoca la "soglia fatidica dei cinque milioni". Come si fa a conciliare questi aspetti?

R: Si potrebbe definire questo feticismo delle cifre come il lato occulto del secolo dei Lumi. In epoca moderna, i dati hanno mostrato un'incredibile espansione del loro campo d'azione, ed è chiaro che l'economia sta cercando di seguire il modello delle scienze naturali, presentandosi come una sorta di fisica sociale. Questo ci porta dritti al pensiero magico. Perché, ovviamente, la società non può essere compresa nella sua interezza utilizzando solo metodi matematici.

D: Le dispiace vedere alcuni economisti scommettere fino a questo punto sulla matematica?

R: No, non mi dispiace in sé, al contrario, essendo un matematico, mi guadagno la vita per mezzo di quello che la matematica introduce nelle altre scienze, e non solo nelle scienze. La questione piuttosto, è di sapere a quali aree ed a quali problemi è davvero possibile ed opportuno applicare il metodo proprio della scienza naturale in base matematica. E poi il minimo che si può dire è che se ne abusa. Nelle scienze naturali, il legame tra la matematica e la realtà è a livello di sperimentazione: le condizioni ideali proprie per la matematica, bisogna crearle in laboratorio. E' questo l'unico posto dove una legge fisico-matematica si rivelerà veramente in tutto il suo splendore e la sua magnificenza. Oppure, giustamente, non lo farà, e questo ci porterà a rivedere la teoria sulla quale riposa l'esperienza. Fine. Invece, come si deve procedere in una disciplina come l'economia, in cui uno non può impegnarsi in un esperimento ma, tutt'al più, su delle osservazioni? In questo caso, il legame tra metodo scientifico-matematico ed il criterio di verità è scomparso, e con che cosa possiamo sostituirlo? Qui arriviamo a dei problemi metodologici difficili. La critica che faccio agli economisti adepti della matematica, e quello che mi disturba veramente nel loro approccio, è che questo problema non li riguarda affatto; in ogni caso, è questa l'impressione che danno.

D: Come spiegare, in questo caso, il fatto che la matematica gioca un ruolo così importante nelle scienze economiche?

R: La scienza naturale su base di matematica, a causa del suo innegabile successo, ha assunto la funzione di "ramo-madre" della conoscenza, in modo che a partire dal 1900 si è cercato di adeguare i suoi metodi a molte altre aree, tra cui l'economia. Tutti pensavano, e immaginano tuttora, che sia possibile trasporre il rigore matematico alla propria disciplina scientifica. Ho già fatto notare a tale proposito che senza la possibilità di sperimentazione, non si incontrano difficoltà. Ma sembra che oggi tutto il mondo se ne infischi. Ciò è probabilmente dovuto al fatto che gli economisti sono molto presenti come consulenti politici e dei media, ed hanno bisogno di impressionare tutti. E per fare questo, la matematica si rivela molto utile. Il suo uso è di per sé un marchio di qualità. Per mezzo della matematica, si simula un rigore ed una scientificità che in realtà non esiste. Dal momento in cui i modelli economici che si assumono non sono adeguati e laddove la realtà non li conferma, si può mettere tutta la matematica che si vuole, ma non si migliora il contenuto di verità dei risultati.

D: Lei mette in discussione il modello neoclassico con la sua curva di domanda e offerta?

R: Sì. La cosiddetta "croce di Marshall", vale a dire, il modello neoclassico del mercato semplice, richiede condizioni molto particolari che comportano un certo numero di ipotesi ideali - o, per meglio dire, lontane dalla realtà - sul comportamento dei soggetti economici e sul contesto merrcantile. Fabbricare dei modelli matematici non ci dice nulla sugli affaru. Un modello non è semplicemente vero o falso, ma ha anche un dominio di validità più o meno esteso. Bisogna quindi parlare di abuso quando lasciamo questa zona di validità, quando il modello viene applicato a situazioni dove le condizioni che richiede non sono chiaramente soddisfatte. E questo è esattamente ciò che accade con il modello di mercato semplice che nei libri di introduzione alla macroeconomia viene applicato fino alla nausea in ogni situazione possibile ed immaginabile. In uno di questi manuali, ho trovato il diagramma in questione più di 90 volte in 800 pagine, senza che mai l'autore si prendesse la briga di chiedersi se le condizioni sono effettivamente soddisfatte. In termini di conoscenza scientifica, il beneficio di una tale procedura è prossima allo zero. Viene usata abusivamente la matematica per trasmettere una certa ideologia, ho nominato la dottrina neoclassica dell'armonia del mercato: i mercati si suppone che funzionino sempre ed ovunque, solo a patto che li lasciamo lavorare in tutta tranquillità.

D: La teoria neoclassica ha tuttavia pochi rivali. Perché?

R: Questo dipende principalmente dal fallimento pratico del keynesismo. Ricordiamoci di quello che venne chiamato "stagflation" (N.d.T.:situazione in cui l'economia cresce e la disoccupazione rimane alta) degli anni 1970. Il neoliberismo allora iniziò la sua marcia trionfale. E la teoria neoclassica è stata una sorta di veicolo pseudoscientifico privilegiato. Trenta anni durante i quali ha lavorato a giustificare indifferentemente tutto ciò che succedeva nel neoliberismo; così facendo, lo pose dalla parte dei vincitori. D'altro canto, l'attrazione del dogma neoclassico risiede - non ho paura di polemiche - nella sua affinità con le discussioni che si fanno al Café du Commerce, affinità derivante da quello che potremmo chiamare il suo individualismo metodologico: il modo in cui funziona un'economia nazionale viene spiegato postulando l'interazione tra  singoli soggetti economici isolati. Inoltre, questa spiegazione consiste spesso di semplici giustificazioni che, a prima vista, sembrano plausibili, quando in verità si limitano semplicemente a trasporre nell'economia politica tutti i tipi di situazioni quotidiane della gestione aziendale, come a dire che gioca con delle anologie. E non se ne esce. Un simile genere di spiegazioni riempie le pagine economiche di molti giornali e determina il pensiero della classe politica.

D: Angela Merkel preconizza la proverbiale parsimonia della casalinga come una strategia per superare la crisi.

R: E questa è chiaramente la strategia che si appresta a prescrivere all'economia greca. Cosa che, naturalmente, non può funzionare. E 'vero che una famiglia può arrivare a risarcire un debito, frenando drasticamente i propri consumi per qualche tempo. Solo che questa soluzione non può essere trasposta alla macroeconomia. Rinunciare a consumare si traduce anche in una battuta d'arresto della produzione, e può portare solo alla recessione.

D: Codesto, è un argomento classico tra gli economisti di sinistra. Eppure non si è riusciti ad arginare la catastrofe greca, semplicemente continuando a praticare la stessa politica di prima.

R: Su questo punto probabilmente ha ragione, ma nell'immediato questo significa solo che la situazione è senza via d'uscita. E si capisce che non ho alcuna ricetta che permetta all'economia greca di uscirne. Tuttavia, non stiamo parlando solo del caso della Grecia, ma del carattere erroneo di questo ragionamento da Caffè Commercio che consiste solo nel trasporre a livello macroeconomico il punto di vista proprio della gestione d'impresa. Quabdo anche l'azzardo dovesse dare un qualche risultato, come scienziato devo restare saldamente attaccato alla correttezza logica del mio ragionamento.

D: Lei, da matematico, ritiene che l'economia non sia una scienza vera e propria?

R: Per quanto riguarda la dottrina neoclassica, in ogni caso, si dovrebbe piuttosto parlare di un'ideologia potenziata con termini scientifici. Attraverso lo studio dei manuali di macroeconomia, constato regolarmente che assolutamente non rispecchiano la realtà dell'economia capitalistica. Invece, ognuno riversa i propri pregiudizi ideologici nei modelli matematici che vengono semplicemente sovrapposti alla realtà. Risultato: la scienza economica ha lasciato cadere il suo soggetto e, a rigore, ha perso il suo statuto scientifico.

D: Secondo lei, cosa bisogna fare?

R: Sarebbe belo che ci fosse un largo dibattito fra specialisti e ricercatori di economia politica, sarebbe bello che si terrà oggi, ancora una volta un ampio dibattito - perché non sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung? - a proposito dell'oggetto, delle basi e dei metodi di questa disciplina. Tanto più che, naturalmente, alla luce dei fenomeni di crisi del capitalismo, la teoria neoclassica dell'armonia del mercato è completamente screditata. Tutto ciò che possiamo sperare è che il risultato sia un nuovo inizio che abbandoni completamente il dogma neoclassico. Ma io sono un matematico, vedo un altro effetto possibile, relativo all'insegnamento della matematica. Penso che in futuro, dovremmo interrogarci circa l'uso proprio o improprio che viene fatto dei modelli matematici. L'uso della matematica non garantisce automaticamente dei risultati conformi alla realtà, ma possono invece essere usati per trasmettere l'ideologia. Assicurarsi che questa consapevolezza sia chiara nella mente del pubblico rappresenterebbe un grande passo nella giusta direzione.


- Intervista apparsa sulla Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung - 8 mai 2010 -

fonte: http://palim-psao.over-blog.fr