lunedì 26 novembre 2012

morale e caviglie

braccialetto
Questa foto del 2007 mostra l'attrice Lindsay Lohan che porta un braccialetto elettronico "Scram". Tale dispositivo misura continuamente il grado di etanolo contenuto nella traspirazione. Quando il soggetto beve, l'informazione viene automaticamente trasmessa alle autorità competenti, che possono intervenire immediatamente. L'attrice, anziché nasconderlo, lo mostra nella fotografia. La banalizzazione è evidente: il braccialetto alla caviglia è sullo stesso piano del dispositivo digitale color rosa metallizzato che ha in mano, degli occhiali da sole, della tavola bianca da surf. La banalizzazione è presente anche nello sguardo, nella cinica indifferenza mostrata. Non si legge odio, nemmeno l'aria di sfida del prigioniero che esibisce le proprie manette.
Non solo, il suo volto fa trasparire qualcosa oltre l'indifferenza: una quota di orgoglio, di fierezza. Lei, non solo "accetta" la sorveglianza elettronica, ma sembra addirittura trarne piacere. Al di là del clamore suscitato dalla provocazione, la sua postura ha una portata fondamentale. Mischia il braccialetto con dei simboli di piacere consumistico. Lindsay Lohan mostra che del braccialetto ne sta facendo un utilizzo di soddisfazione immediata del desiderio, come il mezzo più semplice e pragmatico per risolvere un problema. Senza dubbio, il braccialetto elettronico è la soluzione più efficace per lei ( e non solo per la società che gliel'ha imposto) per lottare contro il suo problema con l'alcol. E' anche un modo per mostrare che si trova "in riabilitazione", che ha avuto un passato torbido, ma che ha cominciato a trasformare la sua propria esistenza.
Quel che dimostra Lindsay Lahon, è che il braccialetto elettronico può essere utilizzato "in senso inverso". Da uno strumento di controllo sociale, simbolo di sorveglianza oppressiva, lei trae un'utilità di sviluppo personale, un accessorio che può utilizzare per migliorare la sua vita, un oggetto che le permette di soddisfare il desiderio di poter tornare alla normalità.
Il braccialetto è un mezzo per esternalizzare dei principi morali (che rimangono di solito a livello mentale) impiantandoseli letteralmente sul corpo. Un modo per rimpiazzare la propria volontà personale per mezzo di un dispositivo, di una protesi. In tal senso, è estremamente pratico. Lo scivolamento dello spirito verso la caviglia si accompagna ad uno spostamento della parte più nobile del corpo (il cervello) verso una parte bassa, accessoria, funzionale.
La disinvoltura mostrata rivela tale distacco. Come non sognare un mondo dove i principi morali, così incrostati dentro il cervello grazie a lunghi anni di educazione autoritaria e pressione sociale, possono essere indossati, con disinvoltura, alla caviglia?
Un alcolista, portando volontariamente un braccialetto del genere, piò dimostrare la sua sobrietà e così ricongiungersi a suoi congiunti. Un giocatore incallito, portando un braccialetto GPS, può provare che non entrerà mai più in un casinò, e riotterrà il suo lavoro. Un vecchio pedofilo può dimostrare che non si avvicinerà mai a delle scuole elementari. Un razzista, indossando una micro-cravatta con analisi vocale, può provare che non inciterà mai più all'odio razziale. Etc. Si potrebbe essere tentati di portarlo, anche senza mai essere stati alcolizzati, giocatori d'azzardo, pedofili o criminali, al fine di dimostrare che non lo si sarà mai! Portare con ostentazione un braccialetto si potrebbe trasformare in un segno positivo, che significa che accettiamo le regole della vita sociale, e ci conformiamo all'ordine sociale, facilitando che ci possano mandare in prigione se non siamo capaci di rispettare le regole.
Ma perché limitarsi solo a comportamenti che possono rientrare nel campo del penale? Un divorziato può dimostrare alla sua nuova ragazza che ha chiuso con il suo passato, e non si avvicinerà mai più alla casa della sua ex. Gli utilizzi possono essere infiniti. Un rivelatore di traspirazione che informa subito il vostro medico che non state facendo quello sport che vi ha prescritto. Insomma, un dispositivo di sorveglianza per ogni violazione di ciascun imperativo sociale. Potrebbe trasformarsi in una garanzia al fine di facilitare le relazioni umane con gli sconosciuti (dimostrando di essere inoffensivi) o con un probabile datore di lavoro. Chi porta su di sé un sistema di sorveglianza elettronica avrebbe subito un vantaggio sugli altri. La società si dividerebbe così in due gruppi: quelli che possono dimostrare che non infrangono le regole, e gli altri.
Si può arrivare a pensare che, in certi spazi pubblici, verranno lasciati entrare solo i primi. Un filtro per luoghi sensibili, come gli aeroporti, per esempio. I viaggiatori non esiteranno a dotarsene, pur di evitare ore di coda. Così, l'uso del braccialetto, anziché proibire l'accesso a certi luoghi, lo consentirebbe. Un inversione dell'utilizzo del dispositivo che non servirebbe a tenere a casa i criminali, ma a per permettere agli altri di accedere alla società.
L'ipotesi può sembrare assurda, ma c'è già una forma molto simile, e diffusa, di reclusione volontaria: le comunità chiuse.
Un'inversione, ad esempio, evidente in Sud Africa, dove, dopo la fine dell'apartheid, si sono moltiplicate tali comunità. Un ultimo tentativo di mantenere il vecchio ordine spaziale. Le barriere fisiche sostituiscono le barriere morali mancanti. Le comunità chiuse non limitano i propri occupanti, ma chiudono fuori gli altri.
Se si sviluppa la sorveglianza elettronica volontaria, essa permetterà di economizzare sulla segregazione spaziale, restituendo il limite morale all'individuo. La morale è tornata, e si porta alla caviglia!

fonte: http://laboratoireurbanismeinsurrectionnel.blogspot.it

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