martedì 29 novembre 2011

figli

naufraghi

E' novembre, e nel centro di Mosca è già caduta la prima nevicata importante di questo autunno. Nel "Centro Spagnolo", a pochi passi della stazione della metropolitana, "Kuznetsky Most", si riuniscono i cosiddetti "Figli della Guerra", i figli dei repubblicani che, durante la guerra civile spagnola, vennero inviati in Unione Sovietica, per aspettare una vittoria che non arrivò mai.
Oggi è venerdì, il giorno dei ragazzi, "el dia de los chicos", e si sono riuniti solo gli uomini, per passare la serata giocando a carte, fra battute e ricordi. Le "ragazze" si riuniscono il martedì. Molti di questi "figli della guerra", tornarono in Spagna, già fin dal 1956, altri sono morti. Questo venerdì, mentre chiacchierano seduti a un tavolo ricolmo di insalate, di salumi e dove non manca la vodka, arriva la notizia che una delle "ragazze" è morta ieri.
Molti di loro sono sui 90 anni, hanno vissuto tutta la loro vita in Unione Sovietica, prima, e in Russia, poi. Ora, a 20 anni dal disfacimento dell'impero sovietico, ricorda quei giorni con disapprovazione.
"Erano tempi molto cattivi", assicura Enrique Veintimilla Alonso, a sua volta figlio dei "figli della guerra" e attuale Segretario del Centro Spagnolo, "il denaro era senza valore". L'elevato costo dei prodotti è il ricordo più vivo di questi uomini: "Salami, vodka, zucchero ... non c'era niente", continua Henry.
"Quegli anni non li voglio nemmeno ricordare", afferma tassativo Manuel Pereira Alonso, "Inoltre, il Sindaco di Mosca, Gavrill Popov, introdusse la regola che chi non era moscovita non poteva comprare il cibo nei negozi, ed era un problema, perché io avevo ospiti a casa." Manuel sottolinea l'importanza della mancanza di materie prime: "La vodka poteva anche non essere necessaria ma lo zucchero e il pane ... !"
Altri, come Sotero Andrés, uno di questi "bambini della guerra" con più di 90 anni sulle spalle e una memoria lucida, trascorsero quei giorni in modo relativamente normale, e, nonostante le tensioni politiche, si resero conto di quello che stava succedendo quando fu tutto crollato: "Lo scoprii per caso. Stavo raccogliendo noci e funghi in un parco vicino casa mia, ed ho sentito un rumore molto strano e forte, mi sono girato e c'era una fila di carri armati." Era il colpo di stato contro Mikhail Gorbaciov nell'agosto del 1991, che inflisse il colpo decisivo al governo comunista.
Sotero ricorda che, dopo l'ascesa di Eltsin le sensazioni erano "positive", ma improvvisamente tutto andò storto, "c'erano lunghe code per comprare qualsiasi cosa. Siamo stati molto male."
Sotero allora aveva 70 anni, ma, come molti uomini della sua età, in quel periodo continuava a lavorare. Ricordate come, dopo la scomparsa dell'Unione Sovietica, i pagamenti dei salari vennero ritardati, ma "non troppo". Invece Andrés Landabaso, figlio di un "bambino della guerra", assicura che nel suo caso i ritardi durarono "per sei mesi."
La politica è la questione più spinosa. Enrique ha visto l'ascesa al potere di Eltsin di buon occhio, almeno al principio, "c'era più libertà che in Unione Sovietica". Invece Nicolás Gregorio Rodríguez, un vecchio tutta la vitalità e nervi, risponde con enfasi: "Io ero libero anche prima."
La transizione alla democrazia è stato un cambiamento significativo anche per gli esuli spagnoli. Fino al 1991, i "bambini della guerra" avevano il sostegno economico della Croce Rossa, che era gestita dal Partito Comunista dell'Unione Sovietica. Venuto a mancare il PCUS, è stato il governo spagnolo, tramite accordi con la Federazione Russa, che ha finanziato i costi di questo Centro.
Da allora il Centro Spagnolo, la loro "seconda casa", come tutti lo chiamavano, si è mantenuto "grazie alla volontà di continuare a vedersi, nonostante il passare del tempo, ed organizzare le attività per l'amicizia fra il popolo russo e il popolo spagnolo", come ci dice Enrique, il Segretario. Il denaro, dal 1992, proviene dalle quote associative e dalle sovvenzioni dell'IMSERSO (un organismo del governo spagnolo), che ha consentito al centro di sopravvivere nonostante la scomparsa del sistema sovietico. Almeno fino ad oggi, ora che la crisi minaccia di tagliare i fondi per il centro, che potrebbe essere costretto a chiudere già a gennaio.

fonte: http://rusiahoy.com/articles/2011/11/16/recuerdos_del_naufragio_veteranos_13120.html

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