martedì 31 maggio 2011

Epitaffi per i vivi

Karl Kraus

Brechtiana

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Chissà, magari vi sareste sputati in faccia - le guance gonfie di saliva - a vedervi seduti, da vecchi, su quelle poltrone, in uno studio televisivo a spalare il vostro fango perfino su Brecht. Forse, i "voi giovani", cui è stato indubbiamente negato il privilegio del morir giovani, sarebbero rimasti disgustati da quello che siete (diventati?). Oppure no, eravate da sempre quel che siete, ché così ci si nasce, e non ci si diventa. E ne siete contenti, semplicemente.
L'unica semplicità che vi rimane, che mai avete praticato, mentre con lo sguardo ebete fate finta di accarezzare il ricordo di quel che non siete mai stati, né mai sarete. Mai fuori luogo, mai fuori tempo, sempre pronti. A fare l'autocritica, degli altri! Sempre pronti. A sciogliere il popolo e ad eleggerne un altro!
Patetici manichini, gonfi di quell'ignoranza che fa sfoggio di sé al solo scopo di mettere a proprio agio il vostro padrone di turno, ed ingrassarlo.
Sì, il padrone, quello che ritiene non sia un delitto fondare una banca!. Come voi!

lunedì 30 maggio 2011

Banditi e Potere

JCoolMaster

"Johnny Cool", un "gangster-noir" del 1963 assai poco visto (interpretato da Henry Silva ed Elizabeth Montgomery), si basa su un racconto di fantasia, a partire dalla vita del bandito siciliano Salvatore Giuliano, dopo il suo tradimento e la sua presunta morte nell'agguato di Castelvetrano, nel 1950. Come Giuliano, 'Johnny Cool', comincia da combattente per la libertà, un idealista che verrà poi corrotto dal patrocinio della criminalità organizzata, impersonata dalla figura di John Colini (modellato a sua volta sul gangster italo-americano 'Lucky Luciano'). Colini recluta Salvatore Giordano (Johnny Cool) come 'messaggero di morte' e lo manda negli Stati Uniti per vendicarsi di due colleghi mafiosi che lo hanno tradito e colpito nel suo impero. Inevitabilmente, come Giuliano - soprattutto quando si collabora con l'aristocrazia terriera, i politici di destra, i criminali, i mafiosi ed i neo-fascisti - qualunque sia l'idealismo che inizialmente muove, Johnny Cool (Salvatore Giordano) rimane "avvelenato", la sua coscienza sociale ed etica viene erosa e corrotta, e la sua percezione del mondo reale manipolata.

Johnny Cool messaggero di morte
Un film di William Asher.
Con Henry Silva, Telly Savalas, Sammy Davis jr, Elizabeth Montgomery
Titolo originale Johnny Cool.
Drammatico, b/n durata 101 min. - USA 1963

sabato 28 maggio 2011

Ci Sputassi Vossia!

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Ci sputi lei. (...) Fu pronunciata da un certo Salvatore Provenzano, ex-guardia regia, davanti al seggio in cui si votava il consenso o il dissenso al regime fascista. I componenti del seggio consegnavano al votante la scheda su cui, teoricamente, il votante era libero di scrivere "sì" oppure "no": ma di fatto le schede venivano consegnate con il "sì" già scritto, per cui al votante altro non restava che leccare la parte gommata della scheda, chiuderla e imbucarla nell'urna. Accorgendosi dunque Provenzano che già era stato scritto un "sì" dove lui aveva intenzione di scrivere un "no", si rifiutò di leccare la scheda: che la leccasse, chiudesse e imbucasse il presidente del seggio. Naturalmente, fu arrestato: che già sarebbe stato offensivo dire al presidente di leccare la parte gommata della scheda, chiuderla e metterla nell'urna; ma dirgli "ci sputi" era dimostrazione di assoluto disprezzo per il regime fascista. (...)

- Leonardo Sciascia - da "Kermesse" -

venerdì 27 maggio 2011

Lotta di Classe

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Gli altri dunque sedevano, furono tenuti a posto.
Solo Tersite vociava ancora smodato,
che molte parole sapeva in cuore, ma a caso,
vane, non ordinate, per sparlare dei re:
quello che a lui sembrava che per gli Argivi sarebbe
buffo. Era l'uomo più brutto che venne sotto Ilio.
Era camuso e zoppo di un piede, le spalle
eran torte, curve e rientranti sul petto; il cranio
aguzzo in cima, e rado di pelo fioriva.
Era odiosissimo, soprattutto ad Achille e a Odisseo,
che' d'essi sparlava sempre; ma allora contro il glorioso Agamennone
diceva ingiurie, vociando stridulo; certo con lui gli Achei
l'avevano terribilmente, l'odiavano, però dentro il cuore;
ma quello gridando forte accusava Agamennone con parole:
"Atride, di che ti lamenti? che brami ancora?
piene di bronzo hai le tende, e molte donne
sono nelle tue tende, scelte, che' a te noi Achei
le diamo per primo, quando abbiam preso una rocca;
e ancora hai sete d'oro, che ti porti qualcuno
dei Teucri domatori di cavalli, riscatto pel figlio
preso e legato da me o da un altro dei Danai?
o vuoi giovane donna, per far con essa all'amore,
e che tu solo possieda in disparte? ma non e' giusto
che un capo immerga nei mali i figli degli Achei.
Ah, poltroni, brutti vigliacchi, Achee non Achei,
a casa, si', sulle navi torniamo, lasciamo costui
qui, a Troia, a digerirsi i suoi onori, che veda
se tutti noi lo aiutavamo o no.
Egli che adesso anche Achille, un uomo migliore di lui,
ha offeso; ha preso e si tiene il suo dono, gliel'ha strappato!
Davvero ira non v'è nel cuore d'Achille, è longanime,
se no, Atride, ora per l'ultima volta offendevi".

Omero – Iliade -

giovedì 26 maggio 2011

I Sinatra Files: quando blue-eyes era rosso




"The House I Live In", la casa in cui vivo, dieci minuti di film prodotto dalla RKO, protagonista Frank Sinatra. La breve pellicola costituiva una sorta di cornice drammatica alla canzone del titolo,la cui musica era stata composta da Earl Robinson, già autore di "The Ballad of Americans" e di "Joe Hill", due delle più importanti espressioni musicali del "Fronte Popolare" ngeli Stati Uniti. Il testo della canzone apparteneva a Lewis Allan (pseudonimo di Abel Meeropol), un insegnante attivista del partito comunista. Allan era anche l'autore di "Strange Fruits", uno standard di Billy Holiday che aveva segnato la nascita del cabaret blues.Inoltre, Allan, insieme alla moglie Anne, darà una casa ai figli dei coniugi Rosenberg, dopo che saranno stati giustiziati, nel 1953. Albert Maltz, lo sceneggiatore, era una figura culturalmente importante, già vincitore del Premio O.Henry, impegnato anche lui nel partito comunista.
Nel film, Sinatra si trova fuori dell'ingresso di servizio di un teatro, a fumare una sigaretta, quando vede una banda di giovani teppisti che insegue un ragazzo. "Non ci piace la sua religione", gli spiegano. Così, il cantante, dopo averli informati circa il fatto che "Mio padre è arrivato qui dall'Italia, eppure io sono un americano", comincia a cantare la canzone del titolo. Alla fine, tutti i ragazzi, compresa la vittima designata, si allontanano insieme, da amici. La canzone, in poco più di duecento parole, dopo aver liquidato l'America di "un nome, una mappa, una bandiera", insiste sul fatto che l'America è "la città in cui vivo, la strada, la casa, la stanza", ma, soprattutto "il popolo". E il popolo di questa canzone, sono "tutte le razze e le religioni", sono "il droghiere e il macellaio", "il lavoratore al mio fianco". L'America è "il diritto a dire quel che penso". Sinatra, allo stesso modo in cui canta le sue altre canzoni, evoca un'America di produttori determinata a portare avanti un progetto sociale.
Il film si vede perfino assegnato un Oscar speciale, nel 1945. E, nel 1946, al produttore Frank Ross ed al regista Mervin LeRoy, verrà assegnato un Oscar e il Golden Globe. Sinatra devolverà tutti i suoi proventi per il film, insieme alla RKO, alla California Labor School di San Francisco (la quale nel 1947 verrà messa nella lista delle organizzazioni sovversive).



THE HOUSE I LIVE IN
What is America to me?
A name, a map or a flag I see,
A certain word, "Democracy",
What is America to me?
The house I live in,
The friends that I have found,
The folks beyond the railroad
and the people all around,
The worker and the farmer,
the sailor on the sea,
The men who built this country,
that's America to me.
The words of old Abe Lincoln,
of Jefferson and Paine,
of Washington and Jackson
and the tasks that still remain.
The little bridge at Concord,
where Freedom's Fight began,
of Gettysburg and Midway
and the story of Bataan.
The house I live in,
my neighbors White and Black,
the people who just came here
or from generations back,
the town hall and the soapbox,
the torch of Liberty,
a home for all God's children,
that's America to me.
The house I live in,
the goodness everywhere,
a land of wealth and beauty
with enough for all to share.
A house that we call "Freedom",
the home of Liberty,
but especially the people,
that's America to me.
But especially the people--that's
the true America...

mercoledì 25 maggio 2011

Casualità

janefondabefore

Se non fosse stato per Dorothy Pennebaker, la madre di Marlon Brando, Henry Fonda non avrebbe mai esordito in quel teatro di Omaha, Nebraska, non sarebbe diventato un attore famoso , non avrebbe sposato una newyorkese di buona famiglia e i suoi figli, Jane e Peter, non sarebbero mai nati.
Soprattutto Jane, che prima di mettersi nei video di aerobica, prima di sposare Ted Turner, il padrone della CNN, e poi divorziare e poi aderire alla setta dei "Born Again Christian", la stessa di George W. Bush; si diceva che, prima di tutto questo, Jane ha rappresentato tutto quello che di sinistra si muoveva sotto il cielo degli Stati Uniti. "Hanoi Jane"! Il simbolo della protesta contro la guerra nel Vietnam, a fianco del reduce John Kerr.
"La rivoluzione è un atto d'amore" - dichiara - "Noi siamo i figli della rivoluzione. Ci scorre nel sangue."
Bella, anticonformista, libertaria e liberata. Nel 1970 viene arrestata due volte, la prima dopo una manifestazione a Fort Lawton, Seattle. jane_fonda_mugshot La seconda, all'areoporto di Cleveland, per aver preso a calci un poliziotto che le aveva trovato addosso alcune pillole sospette. Erano vitamine!

da - Accusare - di Giacomo Papi -

martedì 24 maggio 2011

Lieto Fine

lange
Non aveva ancora 32 anni, Florence Owens Thompson, quando Dorothea Lange e una macchina fotografica Graflex la trasformarono nell'icona della grande crisi americana iniziata nel 1929. La "Migrant Mother" se li portava decisamente male, i suoi 32 anni, lo sguardo perso, ricolmo di stanchezza, di tristezza, di disperazione. Seduta, in un accampamento improvvisato, durante una sosta. E' il 1936, febbraio o marzo, siamo dalle parti di Nipomo, California, e i Thompson (lei, il marito e 7 figli) si sono fermati. Tempo prima, rimasti senza lavoro e senza casa, costretti a caricare tutto quello che rimane loro su un vecchio camion e a prendere la strada in cerca di qualcosa di meglio. Ora, è' rimasta sola, la donna, con i suoi tre bambini, i più piccoli, mentre il marito, insieme ai figli più grandi, è andato a cercare dei pezzi di ricambio per il vecchio Hudson e, se possibile, un lavoro, come raccoglitori agricoli. Torneranno di lì a poco, ma non prima che Dorothea Lange scatti le sue sei istantanee, destinate a rimanere e a continuare a guardarci con quello sguardo in bianco e nero, simile ad altri sguardi, a colori, dei nostri giorni.
Racconta la Lange: " Appena la vidi mi avvicinai a lei, come attratta da una calamita. Non ricordo come riuscii a spiegarle la mia presenza, o la mia macchina fotografica, ma ricordo che non mi fece domande. Scattai le foto, avvicinandomi sempre di più dalla stessa direzione. Non le chiesi né il suo nome nè la sua storia. Mi disse quanti anni aveva, 32 anni. Aggiunse che vivevano nutrendosi di quello che raccoglievano nei campi, e degli uccellini che i bambini cacciavano. Aveva appena venduto le gomme del camion per comprarsi del cibo. Stava seduta, nella sua magrezza, i bambini che le si rannicchiavano intorno, e sembrava sapere che le mie fotografie avrebbero potuto aiutarla, in qualche modo. Fu come uno scambio equo."
L'identità della "Madre Migrante" rimarrà sconosciuta per più di quarant'anni, fino a quando, nel 1979, un giornalista non deciderà di indagare sulla faccenda.
Scatterà un'altra fotografia, questa:
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che mostra Florence con le tre figlie. Una qualche sorta di lieto fine!

lunedì 23 maggio 2011

La cultura nel pallone

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"E’ il gusto dello spettacolo, con tutti i suoi deliri anche, che un grande spettacolo comporta. poiché di un grande spettacolo si tratta, il più autentico della nostra epoca, lo spettacolo collettivo, “per tutti”, che il teatro moderno non ha saputo darci. O non abbastanza, o non ancora, decaduto il melodramma. E’ un’arte nuova, corale, moderna, coetanea del cinema, pensateci bene. (...) La squadra è una compagnia di undici attori, con una precisa distinzione dei ruoli, e di ciascuno di essi resterà solo il ricordo: è l’insegnamento che si tramanda, la “scuola” che si perfeziona o decade di generazione in generazione. E quello che essi recitano, non è uno spettacolo di gladiatori, non è circo, e non è sport soltanto, è il gioco di una diversa civiltà, una rappresentazione tutta scienza e tutta istinto, razionale e fantasiosa insieme, incruenta. E’ una nuova commedia dell’arte, appunto, con delle platee piene e con decine di migliaia di spettatori che sanno, e conoscono, e che si riconoscono. Per guitti e incolti che siano gli interpreti, il canovaccio è quello, i suggerimenti che si offrono agli spettatori sono quelli, idem l’emozione, l’entusiasmo, le ire…"
 
 - Vasco Pratolini -
 
"Il calcio mi ha insegnato che la palla non arriva mai da dove ti aspetti che arrivi. Questo mi ha molto aiutato nella vita, soprattutto nelle grandi città, dove le persone non sono propriamente affidabili."

- Albert Camus -

"Il calcio si popolarizza con la rivoluzione industriale, in pieno diciannovesimo secolo, e sul terreno di gioco si realizza una sorta di ideale sociale: la pianificazione collettiva, la ripartizione dei ruoli e lo spirito di squadra hanno a che fare con questa sua origine."

- Christian Bromberger -

"Non è solamente un gioco. E' l'arma della rivoluzione.

- Ernesto "Che" Guevara -

"Il calcio può essere classificato come un tipo di tecnica masturbatoria."

- Shere Hite -

venerdì 20 maggio 2011

Né dio né padrone ... né marito!

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Virginia Bolten (1870-1960), al suo nome è legata la prima pubblicazione femminista sud-americana. "La voce della donna", pubblicata in clandestinità, in Argentina, tra il 1896 e il 1897, mise a fuoco per la prima volta un punto di vista anarco-femminista sulla difesa dei diritti fondamentali delle donne e degli uomini.
Soprannominata la Luise Michel di Rosario, Virginia Bolten è uno di quei personaggi in anticipo sui tempi su cui la storia ufficiale cerca di imporre una coltre di silenzio. Il film "Ni Dios, ni patron, ni marido", realizzato nel 2009 da Laura Mañá, narra i fatti che portarono alla creazione del giornale anarco-femminista e parla di un gruppo di pionieri in lotta per il libero amore, la parità di diritti e la fine di tutte le dominazioni, mentre stava per spuntare il Ventesimo secolo. Il film racconta gli eventi che ebbero per protagonista un gruppo di operaie tessili,  insieme all'anarchica Virginia Bolten e alla stella del canto lirico nazionale, Lucia Boldoni, che si unirono nel perseguimento di un comune obiettivo: la pubblicazione di un giornale fatto dalle donne per le donne che si rivolgeva a migliaia di lavoratrici che lottavano per la propria autonomia all'interno e all'esterno della casa. "La Voz de la Mujer", il primo giornale latino americano anarco-femminista, stampato in modo clandestino e diffuso quando la polizia e la scarsità di permessi di risorse lo permettevano; le 2000 copie di ciascuno dei nove numeri che vennero pubblicati vennero diffuse in fabbriche e laboratori conquistando lo spazio per la diffusione dei principi di libertà e di indipendenza, spostando il dibattito sul libero amore, sul matrimonio, sulla rivoluzione sociale, sull'abuso di potere, cercando di insegnare alle madri ad educare i propri figli nell'uguaglianza dei diritti.

Il film, in versione originale, può essere visto in streaming,

QUI

Titolo: Ni Dios, ni patrón, ni marido
Paese: Argentina
Regia: Laura Mañá
Sceneggiatura: Graciela Maglie, Esther Goris
Interpreti: Ulises Dumont, Daniel Fanego, Joaquín Furriel, Esther Goris, Jorge Marrale, Laura Novoa, Eugenia Tobal, Alejandra Darín, Ana Fernández.

giovedì 19 maggio 2011

al telefono

Ecco, ti dici, questa voglio usarla alla prima occasione che mi capita! Geniale, quel "Comando Tattico Rivoluzionario: parla compagno!", usato da Pablo Sandoval (Guillermo Francella) nel film "Il segreto dei suoi occhi" di Juan Josè Campanella, per liberarsi degli scocciatori al telefono. Da imparare ed archiviare, insieme allo "Stupiscimi!" del detective Cameron (Tom Atkins), che ne abusa per tutto "Dimensione Terrore" (Night of the Creeps) di Fred Dekker.

mercoledì 18 maggio 2011

Gerarchie

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Uno studio fatto dall'Università di Catania dimostra che le organizzazioni gerarchiche meritocratiche sono meno efficienti di quelle che promuovono i propri membri a partire dalla semplice casualità. Per arrivare a questo, fa uso di alcune ipotesi di senso comune circa competenza e incarico per quantificare ciò che è noto come il Principio di Peter (nel 1969, il canadese psicologo Laurence J. Peter ha affermato: "Ogni nuovo membro di una organizzazione gerarchica scala la gerarchia fino a quando lui/lei raggiunge il suo massimo livello di incompetenza").
I posti di lavoro, e la minimizzazione dei salari, sono ancora impostati su una divisione del lavoro gestita all'interno di strutture gerarchiche. Tuttavia le organizzazioni capitaliste - in particolare quelle basate sui servizi - hanno da tempo riconosciuto le inefficienze di riferirsi esclusivamente all'organizzazione di tipo gerarchico, ed hanno introdotto nuove pratiche di lavoro per ottenere i benefici di una maggiore e più diffusa cooperazione.
Inoltre, il processo di monopolizzazione del capitale è sempre meno associato alla creazione di gigantesche strutture aziendali, di quanto non fosse nei decenni del dopoguerra. Ultimamente, demerging e franchising sono stati sempre più assunti come mezzi per aumentare l'efficienza della gestione (e mantenere bassi i salari). Questo significa che le condizioni, per cui si verifichi il Principio di Peter, sono probabilmente meno diffuse rispetto a quando è stato inizialmente proposto.
E 'un errore credere che le gerarchie, e l'autoritarismo palese, siano parte integrante di un funzionamento efficace dell'organizzazione capitalista. Molte aziende redditizie, come Google, sposano una cultura anti-gerarchica. Tutto viene messo in discussione, nella continua ricerca di una maggiore valorizzazione.
Però,questo approccio pragmatico alle organizzazioni gerarchiche non si verifica a sinistra. Lì, esiste ancora una convinzione intrinseca che l'organizzazione gerarchica sia superiore a quella non-gerarchica. Ironicamente, gran parte della presunta prova di ciò sarebbe il "successo" dell'organizzazione capitalista. Qualsiasi appello ad un'organizzazione non gerarchica, viene respinto in quanto inefficace e in quanto "idealismo anarchico". Perciò, la sinistra continua a promuovere lo scimmiottamento di forme capitalistiche sempre più datate, basate sui principi del taylorismo, ovvero "il partito". Questo studio dimostra ciò che molte persone che hanno lavorato all'interno di un'organizzazione gerarchica conoscono già: che è difficile immaginare qualcosa di meno efficiente per lo svolgimento di compiti definiti.
Nel constatare che la promozione di persone in modo casuale, all'interno di un'organizzazione, è più efficiente della promozione in base al merito, lo studio apre la strada alla dimostrazione che organizzarsi per mezzo di libere assemblee con delegati revocabili, ecc. sia, quanto meno, altrettanto efficace, oltre ad essere migliore da un punto di vista ideale.
Per quelli ancora organizzati in gruppi leninisti/trotskisti che sperano di costruire il prossimo partito bolscevico, gli autori dello studio hanno creato uno strumento di simulazione per mostrare quanto velocemente vada in malora un'organizzazione d'avanguardia meritocratica. Incompetenza, nepotismo, e la crudeltà che ne risulta, non sono causati dalla presenza di troppi contadini piccolo-borghesi - o da una delle tante altre scuse storico-materialiste - ma sono un risultato intrinseco al progetto di sistema gerarchico.

martedì 17 maggio 2011

il dente della storia

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Il Palazzo d'Inverno e i Musei, li odio quanto voi. Ma la distruzione è vecchia come la costruzione ed è altrettanto tradizionale. Distruggendo quel che odiamo, siamo stanchi e disgustati non meno di quando consideriamo il processo della costruzione. Il dente della storia è molto più velenoso di quanto pensiate; non possiamo mai sfuggire alla condanna del tempo. Il vostro grido resta ancora un grido di dolore e non di gioia. Distruggendo, restiamo ancora schiavi del vecchio mondo; anche rompere una tradizione è una tradizione. Siamo minacciati da un pericolo ancora più grande: non possiamo evitare la necessità di dormire e di mangiare, qualcuno costruirà, altri distruggeranno, perché "c'è un tempo per ogni cosa sotto il sole"; ma ognuno resterà uno schiavo finché non appaia un terzo elemento, qualcosa di diverso dalla costruzione e dalla distruzione.

- da una lettera a Vladimir Majakovskij, di Alexandr Blok -

lunedì 16 maggio 2011

Costellazioni

mondo

(...)
Dopo il crollo del socialismo di stato e dei "movimenti di liberazione nazionale", che avevano formulato un programma di "sviluppo tardivo" sulle basi del mercato mondiale, il carattere di questo conflitto per procura si è sostanzialmente modificato. In luogo di un regime laico di sviluppo, è emerso il cosiddetto islamismo, che solo apparentemente agisce come un movimento religioso tradizionale.In realtà, si tratta di un'ideologia di crisi culturale di una parte delle élite dei paesi islamici da lungo tempo occidentalizzate, che rappresentano il potenziale autoritario del postmoderno e che hanno assorbito l'ideologia completamente non-islamica dell'anti-semitismo europeo. In questa regione, i segmenti del capitale che avevano fallito sul mercato mondiale hanno dichiarato guerra agli ebrei, come lotta esemplare contro il dominio occidentale. Conversamente, l'imperialismo occidentale in crisi, con gli Stati Uniti alla sua testa, ha fatto dell'islamismo il suo nuovo principale nemico, dopo averlo coccolato e rifornito di armi durante la Guerra Fredda.
Questa nuova costellazione ha portato a dislocazioni ideologiche di proporzioni inaspettate. Il neoliberismo, con la sua guerra capitalista per l'ordine mondiale contro gli "stati falliti" delle regioni soggette a crisi, e nel Medio Oriente, sembra identificarsi con Israele. Da allora, le correnti neo-fasciste in tutto il mondo si sono allineate con la "lotta di resistenza" islamista anti-semita, anche mentre fomentavano, allo stesso tempo, sentimenti razzisti contro gli immigrati dai paesi islamici. Una gran parte della sinistra mondiale ha cominciato a trasferire incondizionatamente la glorificazione del vecchio "anti-imperialismo" ai movimenti islamici e ai loro regimi. Questo può essere descritto solo come un atto di negligenza ideologico, dal momento che l'islamismo si oppone a tutto quello per cui è nata la sinistra: perseguita il pensiero marxista con l'oppressione spietata e la tortura, punisce l'omosessualità con la pena di morte e tratta le donne come persone di seconda classe. Oltre tutto non è la religione tradizionale ad essere responsabile di questo, bensì è il risultato di un patriarcato capitalista in crisi, il quale si esprime anche in altri modi in occidente. La diabolica alleanza del caudillismo "socialista" di Hugo Chavez con l'islamismo costituisce una conferma geopolitica di questa degenerazione ideologica, che non contiene alcuna prospettiva di emancipazione.
(...)

da - Robert Kurz - The War Against the Jews -

venerdì 13 maggio 2011

eternauti

kais

Kais al-Hilali, 34 anni, disegnatore e artista di strada, è stato ucciso da una pallottola, lo scorso mese, mentre dipingeva uno dei murali per i quali era famoso. Aveva appena finito di disegnare una caricatura di Gheddafi su un muro di Bengasi, quando la pallottola lo ha colpito. Il testo in arabo, a destra, recita: "Scimmia delle scimmie dell'Africa".

giovedì 12 maggio 2011

Gracias a la Vida

baron

Era l'8 Luglio del 2008, quando Antonio Garcia Baron, l'ultimo sopravvissuto della Colonna Durruti, rilasciò questa intervista comparsa su http://news.bbc.co.uk/2/hi/americas/7420469.stm. Ignoro se sia ancora vivo, se sia ancora nel villaggio di San Buenaventura (curioso che sia finito proprio in un posto con quel nome), nel cuore dell'Amazzonia boliviana. Non sono passati nemmeno tre anni, da allora, e, tutto sommato, di anni, oggi ne avrebbe solo 90, ragion per cui potrebbe benissimo essere vivo, come spero. E invece - leggo ora, che ne ho facoltà - è morto, il 17 novembre del 2008, pochissimi mesi dopo l'intervista.

Antonio Garcia Baron - racconta l'intervistatore - indossa un cappello e porta occhiali da sole molto scuri. "Per proteggere gli occhi", spiega, aggiungendo che sono stati danneggiati, in qualche modo, da del veleno, in un caffè bevuto nove anni prima: l'ultimo di più di cento attentati alla sua vita, da quando si era trasferito a Parigi, nel 1945, dopo cinque anni nel campo di concentramento di Mathausen, e fino ad allora, in Bolivia.
 
"La stampa spagnola ha coperto il fatto che la Chiesa Cattolica ha causato la morte di due milioni di repubblicani, durante la guerra civile, e non di un milione, come essi sostengono" esordisce Baron, prima di lanciarsi in uno dei suoi aneddoti.
"L'ho detto personalmente a Himmler (il capo delle SS naziste), quando venne a visitare la cava di Mauthausen, il 27 aprile 1941, che (i nazisti) facevano una gran bella coppia insieme alla Chiesa.
"Mi ha risposto che era vero, ma che dopo la guerra avrebbe voluto vedere tutti i cardinali, con il Papa in testa, marciare a Mathausen, e mentre che lo diceva indicava il camino del forno crematorio".
Su muro della casa del signor Baron c'è una foto di lui scattata nel campo di concentramento. Accanto ad essa, un triangolo blu con il numero 3422, e la lettera "S" che contrassegnava i prigionieri considerati apolidi.
"La Spagna mi ha portato via la mia nazionalità quando sono entrato a Mauthausen, volevano che i nazisti ci sterminassero in silenzio. Il governo spagnolo attuale si è offerto di restituirmi la cittadinanza, ma perché dovrei mai chiedere indietro qualcosa che mi è stato rubato insieme ad altri 150mila?" aggiunge con rabbia.

Baron arriva in Bolivia, su consiglio del suo amico, lo scrittore anarchico francese Gaston Leval.
"Gli chiesi di indicarmi un luogo scarsamente popolato, senza servizi come acqua ed elettricità, dove la gente vivesse come 100 anni fa. Questo perché dove c'è civiltà ci  trovi dei preti."
Circa 400 persone, per lo più indiani Guarani, vivevano allora qui, ma in realtà anche un preto tedesco.
"Era un osso duro. Appena saputo del mio arrivo disse a tutti che ero un delinquente. Si facevano il segno della croce e scappavano ogni volta che mi vedevano, ma due mesi dopo cominciammo a parlare e si resero conto che ero un brava persona, così che la cosa gli si ritorse contro."
Convinto che il sacerdote lo spiasse, qualche anno dopo decise di andarsene e creare un mini-stato anarchico nel mezzo della giungla, a 60 km e tre ore di barca da San Buenaventura lungo il fiume Quiquibey.
Con lui, sua moglie boliviana, Irma, che ora ha 71 anni.
Allevavano polli, anatre e maiali e coltivavano riso e mais che poi portavano due volte l'anno al villaggio in cambio di altri prodotti, sempre rifiutando i soldi.
La vita era dura e pochi anni fa Baron ha perso la mano destra in uno scontro con un giaguaro.
Per i primi cinque anni, fino a quando non hanno iniziato ad avere figli, sono stati soli. Poi, più tardi, è arrivato un gruppo di circa 30 indiani nomadi, ed hanno deciso di fermarsi, cacciando e pescando per vivere.
"Abbiamo goduto della libertà in tutti i sensi, nessuno ci chiedeva niente, o ci diceva di non fare questo o di non fare quello", racconta, mentre sua moglie sorride, seduto su una sedia.
Recentemente, sono dovuti tornare al villaggio, per motivi di salute e per essere più vicini ai loro figli. Vivono con una figlia, di 47 anni, mentre gli altri loro tre figli, Violeta, di 52, Iris, di 31 e Marco Antonio, di 27, vivono e lavorano in Spagna.
Essi condividono le poche semplici camere, disposte intorno ad un patio interno, anche con tre medici cubani che fanno parte di un contingente inviato per aiutare a fornire cure mediche in Bolivia.
Le ore passavano ed era ora di riprendere il piccolo aereo per tornare a La Paz prima che la pioggia torrenziale isolasse di nuovo l'aeroporto.
Solo allora, quando il tempo stava per scadere, Baron ha cominciato a parlare in dettaglio di Mauthausen e della guerra - come se volesse mantenere una promessa fatta ai compagni caduti.
Di come i nazisti gettassero da una rupe i prigionieri, di come alcuni di loro si aggrappavano alla rete metallica per sfuggire alla morte inevitabile, di come gli ebrei siano stati i destinatari di un trattamento duro e di come non sopravvivessero a lungo.
La sua memoria lo riportò anche a Dunkerque, dove era arrivato nel 1940, prima che fosse catturato ed imprigionato a Mauthausen.
"Arrivai la mattina, ma la flotta britannica era a più di 6 chilometri dalla costa. Chiesi ad un giovane soldato inglese se sarebbero ritornati."
"Vidi che stava mangiando, un cucchiaio in una mano, mentre sparava con un cannone antiaereo con l'altra," ride.
"'Mangia tranquillamente', gli dissi. 'Sai come usarlo?' mi chiese, dal momento che non indossavo l'uniforme militare ed ero molto giovane.
"'Non ti preoccupare,' gli dissi. Mi posizionai al cannone e abbattei due aerei. Rimase esterrefatto.
"Non dimenticherò mai la determinazione dei combattenti inglesi su quella spiaggia."

mercoledì 11 maggio 2011

la religione del gatto

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Maggio 1980: La rivista Slash intervista Philip K. Dick (c'è anche K.W.Jeter)

SLASH: Questo è un conapt?
DICK: E 'sicuramente un conapt.
SLASH: Un conapt è una combinazione di condominio ed appartamento?
DICK: Sì.
SLASH: Le persone, nelle sue storie, sono proprietarie dei loro appartamenti?
DICK: Sono proprietari, e sono condannati a viverci. E sono anche condannati a partecipare alle riunioni con gli altri proprietari e a sentire le lamentele fatte circa la loro vita morale.
SLASH: come nelle piccole città ... andate a questi incontri?
DICK: Sì, è obbligatorio.
SLASH: Che cosa dicono?
DICK: Si parla di come mai la vostra auto è impolverata. Perciò io parcheggio in un angolo buio del garage in modo che nessuno possa vederla. Questa vecchia signora ha costruito una piccola porta per fare andare il suo gatto fuori e dentro ed in una riunione qualcuno si lamentava perché aveva visto il gatto cacare sul marciapiedi ed ora lei è responsabile di tutte le cacche di gatto che si vedono in giro.
SLASH: Si può andar via se gli altri proprietari non ti piacciono?
DICK: No, non si può uscire, è ammesso solo a seguito di morte.
SLASH: Sei cresciuto in una organizzazione religiosa?
DICK: No.
SLASH: Sei contro la religione organizzata?
DICK: Sì. Tecnicamente, sono un episcopale, ma io non vorrei mai andarci. Sono interessato a loro perché sono una chiesa di quartiere e fanno molto lavoro di servizio civile ... tecnicamente, io sono un anarchico religioso.
SLASH: Qui siamo a Orange County?
DICK: decisamente ... scommetto che questa birra è buona. I Germi ci stanno demolendo, eh? Il gatto ride di me ... Ma Darby Crash sta mettendo insieme la sua band.
SLASH: Sì, Come fai a saperlo?
DICK: Lo so ... conosco questa roba. Ho detto bene? Sicuramente amo i Plugz. Adesso mi piacciono le beach bands come i Circle Jerks ...
SLASH: Con Darby ora c'è un mohicano che trascina i ragazzi. Tu hai scritto sulle culture giovanili mutanti?
DICK: Nei miei libri? TIME OUT OF JOINT nel 1958.
SLASH: Eri un beatnik poi ... un bohemien?
DICK: sono stato tutte queste cose. Ho conosciuto il primo. Si chiamava Charles McLane ... O era primo hippy? Scusa. Era drogato, allora era un hippy.
SLASH: Cos'è che si associa a beatnik? alcol?
DICK: Alcuni erano drogati. La differenza stava più nell'enfasi del lavoro creativo con i beatniks. Devi scrivere ... molto meno enfasi nelle droghe.
SLASH: Quanto bisogna andare indietro nel tempo per trovare una frangia lunatica o bohemien?
JETER: Per i bohemien, agli anni venti ...
DICK: Sbagliato! LA BOHEME di Puccini descrive persone che erano poeti e cantanti e che hanno bruciato le loro foto nel 19° secolo. La più lontana che ricordo risale agli anni Trenta, agli artisti WPA pagati dal governo. Furono loro a diventare lo strato bohémien degli Stati Uniti.
SLASH: Cosa ti ha spinto nel 1958 ad iniziare a scrivere su questo tipo di cultura giovanile? Bambini con denti affilati?
DICK: Non lo so. Non me ne sono reso conto fino al '71, in un discorso che ho pronunciato a Vancouver in cui parlavo coscientemente della nascita della cultura giovanile. Glorificavo i punk, "ragazzi che non volevano leggere, guardare, ricordare, o essere intimiditi." Ho parlato della nascita di una cultura giovanile che avrebbe rovesciato il governo.
SLASH: Pensi ancora che sia così?
DICK: Certamente sì.
SLASH: Quando?
DICK: Che ore sono adesso? (Risate) da un giorno all'altro mi aspetto di sentire che sono entrati alla Casa Bianca e hanno distrutto tutti i mobili.
SLASH: Cosa succede dopo?
DICK: Oops!
SLASH: Hai scritto una storia su un sistema di anarchia applicata.
DICK: Sì, l'ho fatto ... (il nastro si ferma) ... ad ogni modo, io sono cresciuto a Berkeley e la mia baby sitter era una comunista. Aveva l'abitudine di di leggere cose su quanto fosse meravigliosa l'Unione Sovietica. Sono stato mandato in un asilo comunista.
JETER: Suona come un film di Roger Corman. ASILO comunista.
SLASH: Cosa ne pensi del comunismo, ora?
DICK: ... uh, sono stato preso a calci così tante volte dalle autorità, che non ho più un parere su questo. Quando sento la parola "comunismo" la mia mente si spegne. Fammi sapere quando vanno al potere. Allora ti potrò dare un parere definitivo. (Risate) Io considero l'Unione Sovietica come una dittatura tirannica gestita da una cricca di vecchi che sono probabilmente i Ronald Reagan del mondo comunista.
SLASH: I ragazzi che devastano la Casa Bianca sarebbero probabilmente un branco di merde. È una prospettiva spaventosa?
DICK: No, per me non è così! Non riesco a immaginare come potrebbero essere più pericolose delle persone che ci sono adesso. Carter ha parlato dei russi in relazione alla guerra in Afghanistan, come atei. Questo è parlare di guerra santa. E i democratici stanno approntando il missile MX, che è quasi come un cartone della Warner Bros.
SLASH: Una prospettiva inquietante, ma anche se Carter e quei tipi sono degli stronzi, sembrano almeno in grado di tenere insieme una Nazione o vagamente a proteggerla più di un gruppo di deficienti analfabeti, sebbene energici. Non potrebbe la Russia approfittare di una Casa Bianca piena di ragazzi che scurreggiano e raccontano barzellette?
DICK: Credo che ci sia ben più di una guerra tra vecchi e giovani. E finora i vecchi stanno vincendo. Certamente, l'élite al potere in Unione Sovietica va contro la dissidenza giovanile. Come nel caso di quella mostra di arte moderna che è stata letteralmente rasa al suolo. Che è quasi come un incubo. Ho avuto la mia casa derubata e vandalizzata dai ragazzi, ma l'idea di un bulldozer del governo che distrugge le opere d'arte ...
JETER: L'orientamento di tutto ciò che è underground, in passato, è sempre stato di cercare di diventare overground. C'è una rivoluzione ribollente sotto che sta per venir fuori ... ma ogni volta che prende il sopravvento, se lo fa, come nel caso di Marinetti e dei futuristi che influenzano i fascisti nella misura in cui l'Italia divenne uno stato futurista, ma quando è diventata uno stato futurista è diventata una cosa che odiava i futuristi. Un underground intelligente potrebbe orientarsi di modo da rimanere sotterraneo e diventare un serbatoio sovversivo permanente per la società.
DICK: Ho immaginato che se i ragazzi fanno irruzione nel Pentagono e distruggono tutte le macchine non ci sarebbero più macchine funzionanti. Ho tutte queste visioni di quelle meravigliose console GHQ in rovina; e ci vogliono quaranta anni prima di poterle far funzionare di nuovo. Questo è il mio sogno. Non che quei ragazzi governino, ma che rendano impossibile alla tecnologia sofisticata di funzionare. Ho questo impulso che mi assale mentre bevo un'aranciata. Come versare la metà una lattina di aranciata nel mio televisore. Penso che io non voglio andare a Washington e attaccare loro e i loro computer, voglio solo accendere il mio televisore e poi lo stereo.
SLASH: vandalismo responsabile?
JETER: Sì, questo. Mi piacerebbe che la gente al governo fossero i migliori capitalisti. Il problema è che sono capitalisti di merda. Essi cercano una ricompensa sociale piuttosto che una ricompensa estetica o finanziaria. La maggior parte degli editori avrebbero chiuso diversi anni fa, se non fossero stati rilevati dalle multinazionali.
SLASH: Le multinazionali sono capitalisti migliori?
JETER: Stanno per diventarlo.
SLASH: Il problema colle multinazionali è che sembrano fare troppo affidamento sulla ricerca di marketing. La ricerca di mercato è quello che vorrei demolire. Come sei arrivato a scrivere storie che sono un po' avanti nel tempo?
DICK: Ho scritto originariamente fiction semplice ma non riuscivo a vendere, così ho riadattato il tutto nel futuro. Ma io sono sempre stato interessato principalmente all'essere umano come artefice: produrre un qualche tipo di prodotto. Al liceo ho lavorato in un negozio di riparazioni radio e i miei amici erano riparatori radio ed ero affascinato da questa mentalità e invece provavo repulsione per i commercianti.
SLASH: Una caratteristica della tua scrittura un po' avanti è il potere Precog o precognitivo.
DICK: E' un potere paranormale che affascina davvero.
SLASH: Hai capacità Precog?
DICK: Ho scritto un romanzo in cui c'era una ragazza di 19 anni di nome Kathy il cui fidanzato si chiamava Jack, il quale in relazione con il sottobosco criminale che si scopre essere l'informatore di un ispettore di polizia, e quel Natale ho incontrato una ragazza di 19 anni di nome Kathy che aveva un fidanzato di nome Jack che spacciava droga, ma più tardi si rivelò essere un informatore della polizia. Ci sono stati altri casi.
SLASH: riuscirai a controllare questa capacità?
DICK: Succede e basta.
SLASH: Che tipo di libri leggi?
DICK: Ero solito leggere leggere Joyce e Proust. Nella Junior High ho iniziato a leggere Maupassant, romanziere francese del XIX secolo e un sacco di romanzieri russi. Io non leggo più fiction.
SLASH: Che tipo di non-fiction?
DICK: Beh per la mia ricerca ... ho letto cose sulla meccanica quantistica recentemente. Sicuro che non vuoi un succo di frutta?
SLASH: Posso guardare nel tuo frigo?
DICK: Certo.
SLASH: Qual è il tuo pronostici per i prossimi 25 anni? Pensi che le cose stanno andando realmente male?
DICK: No! No! Penso che le cose stanno andando veramente bene. Penso che stiamo andando a vedere un grande decentramento del governo, che è cosa buona. Il governo sta semplicemente omettendo di risolvere i problemi economici che saranno devoluti allo Stato.
SLASH: Stati? Questo è ciò che dice Ronald Reagan, non è vero?
DICK: Già. Penso che abbia ragione su questo. Se stai davvero male ora è lo stato della California che si prende cura di te ... non il governo federale. Potremmo sopravvivere molto meglio senza il governo federale, piuttosto che senza il governo dello stato.
JETER: E 'come quelle forze dell'amministrazione Brown che vogliono concludere un trattato separato con il Messico per i prodotti petroliferi. Che diavolo! La California è la sesta nazione industriale più grande del mondo ...
DICK: io so dove vanno le mie tasse statali. Non comprano armi con quelle. Mi piacerebbe vedere questo paese spezzarsi in tanti singoli Stati.
SLASH: Non significherebbe questo, avere alcuni stati piuttosto poveri?
DICK: Sì, ma probabilmente saresti ancora libero di viaggiare. Ho passato anni e anni a studiare la guerra tra gli stati e per quanto ammiri Lincoln, penso che la sua filosofia era sbagliata e avrebbero dovuto accettare la secessione del sud. Quella sarebbe stata una decisione molto saggia.
SLASH: E le cose sarebbero come sono ora? O il Sud avrebbe ancora la schiavitù?
DICK: Assolutamente no. I diritti civili sarebbe andati molto peggio per i neri nel Sud ma ... il lato positivo ... ho libri scritti durante la guerra che riportano i discorsi fatti dal generale Sherman sul diritto di autodeterminazione.
SLASH: Suona piuttosto socialista.
DICK: Beh, in realtà hanno influenzato i tedeschi su questo. Il Nord ha adottato la visione hegeliana dello Stato come entità reale piuttosto che come a quell'astrazione che ha portato al governo centralizzato così come è accaduto per l'Unione Sovietica. Il modello originale per gli Stati Uniti è stato concepito da Jefferson, sui modelli delle Federazioni degli indiani d'America. Non vi è dubbio che i padri fondatori avevano progettato un sistema di Stati alleati e indipendenti sulla base di quei modelli indiani. Jefferson sarebbe stato sconvolto dal fatto che Lincoln contestasse la supremazia dei diritti degli stati.
SLASH: E in tutto questo, gli animali come ci rientrano?
DICK: io, come John Denver, non so rifiutare un buon taco.
SLASH: Le cose mangiano altre cose e non sembra esserci una risoluzione morale. Come si fa a gestire questa situazione? Ti dà fastidio?
DICK: No. Io ... mangerei qualsiasi mucca che mi cammina davanti.
SLASH: Oh! Anch'io! ... Ma ad un certo punto mi sono sentito come se avessi dovuto andare ad uccidere un cervo e passare attraverso l'intero processo in modo che io sapevo che la carne non era solo una cosa che arriva impacchettata dai negozi di generi alimentari.
DICK: Ho allevato pecore e macellavamo gli agnelli ... ma ho sviluppato una paralisi delle mie mani quando dovevo tenergli le zampe posteriori, mentre le loro gole venivano tagliate ... e ho ancora paralisi traumatiche quando sono sotto tensione.
SLASH: E' l'empatia?
DICK: E' sicuro che è l'uomo. Ti dirò ... Merda!
SLASH: Quando ci pensi, come fai a risolverlo?
DICK: Dio ha disegnato un universo davvero incasinato per quanto riesco a capire. Io ho questo amico che aveva il suo gatto e stava camminando col gatto e il gatto ha cercato di attraversare la strada e una macchina è arrivata e ha investito il gatto ... trasformandolo in una pizza di pelliccia. Questo mio amico è riuscito a distruggere il mio intero edificio teologico con questa argomentazione circa il suo gatto.
JETER: Un gatto morto è la confutazione finale di qualsiasi sistema religioso. Era il mio gatto.

tratto da http://www.theamericanbookofthedead.com

martedì 10 maggio 2011

Contro il Vuoto

jesi

Un libro del 1979, quello di Furio Jesi a proposito della cosiddetta "cultura di destra". E nel 1979, all'intervistatore che gli chiedeva cosa volesse dire cultura di destra, Jesi poteva rispondere che è “la cultura entro la quale il passato è una sorta di pappa omogeneizzata che si può modellare nel modo più utile, in cui si dichiara che esistono valori non discutibili, indicati da parole con l’iniziale maiuscola”. Tradizione, Passato, Razza, Origine, Sacro. Qualcosa del genere. Ovvero, tutto il ciarpame fatto di luoghi comuni che ama alludere ad un "nucleo mitico profondo ed inconoscibile, ma fondante e modellante". In una parola, il vuoto.
Eppure questa cultura di destra, questa "pappa omogeneizzata" comincerà in quegli anni, in quella fine degli anni '70, ad esser fatta propria dalla sinistra, più o meno extra-parlamentare.
Jünger e il suo operaio, insieme al concetto del politico di Carl Schmitt, cominceranno a contaminare gli operaismi di Cacciari e Tronti. E sugli scaffali delle librerie degli intellettuali a sinistra, cominceranno a far bella mostra di sé Céline, Drieu La Rochelle ed Ezra Pound (intervistato allora in tv da Pasolini). E ancora, Heidegger, e perfino Evola.
Una sorta di pre-pentimento (propedeutico ad altri pentimenti e dissociazioni), in cui si stava a sinistra del partito comunista rivalutando però la "rivoluzione conservatrice", e la "comunità", da preferire rigorosamente alla storia di Marx ed Hegel. Ci si appropriava - o si tentava di farlo - di un patrimonio culturale da strappare, con le unghie e con i denti, ad una destra cui non parve vero di poter finalmente "instaurare un dialogo al fine di superare la dicotomia destra-sinistra".
Di tutto questo, Jesi era già cosciente, ed allarmato. Scriveva infatti che "la maggior parte del patrimonio culturale, anche di chi oggi non vuole affatto essere di destra, è residuo culturale della destra". Esagerato? Forse non tanto, se si pensa come oggi, più di trent'anni dopo, continuino a circolare scritti, accolti con entusiasmo a sinistra come rivoluzionari, che "parlano per non dire nulla".
E allora, può servire l'indagine, fatta da Jesi, sugli apparati linguistici e iconici sottesi al fascismo, al nazismo, al razzismo, tuttora ben presenti nel nostro asfittico panorama culturale.
 
- Furio Jesi, Cultura di destra. Con tre inediti e un’intervista, a cura di A. Cavalletti, Roma, Nottetempo, 2011. -

lunedì 9 maggio 2011

un giocatore di peso

fatty2

Era alto due metri e un centimetro, William Henry "Fatty" Foulke (1874 - 1916), e pesava 150 chili, anche se si dice che arrivò a pesarne 165 quando giocava come portiere nel Bradford City, ed è stato senza dubbio il giocatore che detiene il record del maggior peso, nella storia del calcio professionistico.
Nato in Inghilterra, a Dawley, Shropshire, cominciò la sua carriera come giocatore di cricket nel Derbyshire County Cricket Club, ma viene ricordato soprattutto come portiere, nello Sheffield prima, e poi nel Chelsea, ed arrivò perfino a giocare nella nazionale inglese del 1897 contro la selezione del Galles, in una partita che venne vinta dagli inglesi per 4 a 0.
Dopo essersi messo in mostra, giocando nel Blackwell, Foulke fa il suo debutto con lo Sheffield United contro il West Bromwich Albion il 1° settembre 1894 e partecipa a tre finali di Coppa FA, vincendone due. e al campionato. Aveva debuttato all'età di 19 anni, in un'epoca in cui, per un portiere, il peso corporeo era un vantaggio. Agile, a dispetto della sua mole, si dice che fosse un buon paratore, capace di andare all'attacco col resto della squadra, quando si rendeva necessario. 
Poco tempo andò a giocare col Chelsea, con un contratto di 20 sterline, e in qualità di capitano divenne il beniamino dei tifosi per la sua capacità di rinviare la palla nella metà campo degli avversari. Vi rimase una sola stagione (1905-1906), giocando 35 partite e coniando frasi celebri come "Non mi importa come mi chiamano, a meno che non mi chiamino in ritardo per il pranzo." Finì poi la sua carriera nel Bradford City.
Nel febbraio del 1907, mentre giocava una bella partita contro l'Accrington Stanley FC, sì strappò la maglia e non si riuscì a trovarne un'altra della sua misura, così che dovette coprirsi con una coperta portata da una casa vicina. La sua squadra vinse per 1 a 0. Fu sempre durante quella stagione, a Bradford, che spezzò in due la traversa della porta, dopo che vi si era appeso, e causò la sospensione temporanea del gioco.
Verso la fine della sua vita, William Foulke cadde in disgrazia, e finì per esibirsi, per pochi soldi, in un'attrazione chiamata "batti il portiere", nella località balneare inglese di Blackpool Sands. Dicono che fu lì che si beccò la polmonite che lo uccise a soli 42 anni, nel 1916. Anche se, nel suo certificato di morte, si parla di cirrosi come della causa principale del suo decesso.
Fra le altre cose, Foulke compare in un film di Mitchell e Kenyon, mentre gioca una partita il 6 settembre del 1902.

( tratto da 1977voltios.blogspot.com )

venerdì 6 maggio 2011

nomi collettivi

Alan Smithee3

 
"Ultima notte a Cottonwood", "Verità" ad ogni costo", "Ore contate", ... e si potrebbe continuare per decine e decine di film, girate sia per il cinema che per la televisione, che hanno una sola cosa in comune. Sono firmati tutti da un unico regista. Alan Smithee. Ma chi è, o chi era, Alan Smithee?
Tutto comincia nel 1968 (guarda che coincidenza), sul set di un film, "Death of a Gunfighter" (Ultima notte a Cottonwood). In realtà, la pellicola cominciò a girarla Robert Totten, solo che cominciarono a sorgere dei conflitti con l'attore protagonista, il biondo Richard Widmark, che obbligò la produzione a cambiare regista. Fu chiamato Don Siegel che continuò l'opera cominciata da Totten, e portò a termine il film. Solo che a causa di tutte le controversie precedenti, Siegel si rifiutò di comparire sui titoli e, d'altra parte, Widmark non voleva assolutamente che comparisse il nome di Totten, in qualità di regista. Del resto, il cinema è come un gioco di bambini, si sa.
La soluzione che emerse, da parte della produzione, fu quella di utilizzare uno pseudonimo, ma qui venne fuori un altro problema: la "Directors Guild of America", nel suo statuto, vietava esplicitamente che i registi facessero uso di pseudonimi. Detto fatto, venne trovato l'escamotage: si inventò un nome che avrebbe potuto essere usato tutte le volte che si fosse verificata una situazione come questa! Dapprima, venne proposto il nome di "Al Smith". Ma era troppo comune, e coincideva con il nome di persone realmente esistenti, attive nel mondo del cinema. Per cui si risolse di fare una piccola aggiunta di lettere, di modo da poterlo differenziare, e nacque così "Alan Smithee".
L'ironia di tutta questa faccenda, fu nel fatto che il film di Siegel e Totten ottenne un buon successo, e ottime critiche che lodavano l'opera di questo "autore nuovo e sconosciuto".
Da allora, il nome di Alan Smithee è stato utilizzato più volte, compreso l'adattamento di "Dune" per la televisione, che David Lynch rinnegò completamente.
E ancora, il nome di Alan Smithee è stato usato non solo da registi, ma anche da sceneggiatori, produttori e attori.
Nel 2000, "Directors Guild of America" decise di riconoscere ufficialmente il nome di Alan Smithee, anche se non è difficile trovarlo citato in qualche piccola variante, come Alan Smythee o Adam Smithee.
Qui, si può leggere una lista più o meno completa dell'utilizzo di questo nome collettivo.

giovedì 5 maggio 2011

Critica Musicale

hohler

L'uomo ritratto nella foto qui sopra - fotografia dalla chiara impostazione artistica - si chiama Albrecht (Ali) Höhler, ed è stato, senza dubbio, uno dei più sopraffini critici musicali di tutti i tempi. La sua migliore recensione, in assoluto, è quella che svolse, nel gennaio del 1930, nei confronti di un tale di nome Horst Wessel. Questo Wessel era un cantautore, ed aveva anche fondato una sorta di "banda musicale nazista della ciaramella". la Schalmeienkapelle, conosciuto per aver scritto una canzone dal titolo "Die Fahne Hoch"(In alto la bandiera), diventata l'inno del partito nazionalsocialista tedesco, più noto come "Das Horst-Wessel-Lied" (La Canzone di Horst Wessel).
Aveva anche dei passatempi, questo Wessel, in quanto organizzatore e leader del partito nazista a Berlino, così, fra le altre cose, aveva organizzato un attacco alla sede di Friedrichshain del Partito Comunista, nel corso del quale quattro operai avevano riportato delle gravi lesioni.
Cos' accadde che, fra un concerto e una spedizione punitiva, venisse sparato alla testa proprio da Ali Höhler, che fra le altre cose militava nel Roter Frontkämpferbund, il quale sembrava non gradire troppo quel genere di musica. Wessel si spense dolorosamente - colpito nell'amor proprio dalla critica ricevuta - dopo più di un mese di agonia.
Ali Höhler, condannato a sei anni di prigione, verrà ucciso nel 1933 dalle S.A., all'avvento del partito nazista, non prima di essere stato sconfessato da quel partito comunista di cui era un militante. Vale la pena ricordarlo!

mercoledì 4 maggio 2011

Attualità

joie.ouvriers

Tolosa, settembre 1897. Più di un secolo fa! Eppure, a leggere questo Rapporto (che può essere trovato qui, nella sua versione fotostatica originale, in francese), scritto da una commissione sindacale, sembra che tutto quello che gli gira intorno accada oggi. I riferimenti, le tattiche di cui si è disperatamente alla ricerca, la reazione, la prepotenza padronale e il tentativo di non avallarla, i ricatti, licenziamenti e precarietà.
Dinamite pura, questa relazione; così argomenta un commento su uno dei siti dov'è stata pubblicata. Ma la dinamite - si sa - è un po' come l'oro della Prima Internazionale, che si trasformava in carbone se cadeva nelle mani sbagliate.
Dinamite, in cerca di mani giuste!

 
Relazione della Commissione per il boicottaggio al Congresso corporativo tenutosi a Tolosa nel settembre 1897.

Ciò che negli ultimi anni, ha caratterizzato il movimento operaio è un profondo e crescente disgusto per il parlamentarismo e per tutte le illusioni politiche che, da troppo tempo, sono servite ad ingannare i lavoratori.
Questo disgusto per la politica è così intenso che anche i pochi compagni che credono ancora all'efficacia delle riforme del governo e, quindi, all'utilità della partecipazione alle lotte politiche, lasciano le loro opinioni fuori dalla porta dei sindacati: essi ritengono che portare in questi gruppi le loro preferenze personali, provocherebbe solo conflitti interni e discordia.
Questo atteggiamento dei lavoratori che hanno ancora fiducia in un intervento dello Stato non è forse la migliore prova che la politica è il grande elemento di discordia che finora ci ha ridotto all'impotenza?
E' stato al Congresso corporativo di Nantes nel 1895, che, molto nettamente, le corporazioni si sono sottratte all'influenza dei politici: il pretesto è stata la questione dello sciopero generale. I politici socialisti condannavano la propaganda di questa idea. Il Congresso si pronunciò contro di loro.
Nel 1896, al Congresso Internazionale di Londra, gli stessi politici tornarono alla carica: esigevano che fossero ammessi al Congresso solo i sindacati che avessero fatto un atto di fede politica e riconoscessero la necessità della conquista dei pubblici poteri. Vennero battuti. Lungi dall'indebolire i sindacati, questo orientamento economico ha dato loro una forza e un potere che non avevano avuto finora. I lavoratori hanno visto con chiarezza la situazione: hanno compreso che dovevano fare affidamento solo sulla loro forza e sulle loro iniziative per vincere sui capitalisti, e invece di rimanere in una sterile attesa di riforme del governo che cadessero dal cielo, hanno ritenuto di dover agire in prima persona.
Quindi hanno elaborato tattiche di resistenza e di lotta contro gli sfruttatori; a causa dei loro risultati troppe volte dolorosi, gli scioperi parziali hanno suscitato sospetto: lo sciopero è una soluzione di ripiego che si subisce, ma che non si ricerca.
Ma in luogo dello sciopero, c'è qualcos'altro da tentare per far fronte fronte ai padroni?
E'a questa domanda che ha risposto il Congresso di Tolosa. La questione del boicottaggio è stato il suo ordine del giorno e la Commissione si è fatta carico di studiare questa tattica, evidenziando gli ottimi risultati che ci si possono aspettare da un boicottaggio vigoroso, e ha completato il suo lavoro preconizzando un'altra tattica della stessa specie: il Sabotaggio.
La sua relazione, che i compagni potranno leggere qui sotto, è stata approvata all'unanimità dal Congresso. È stato poi deciso che venga svolta una propaganda attiva per diffondere la duplice tattica del Boicottaggio e del Sabotaggio.
Per soddisfare i desideri del Congresso, i compagni parigini della Commissione di Boicottaggio hanno preso l'iniziativa di pubblicare la relazione della Commissione stessa.
Questo è anche un inizio, l'inizio di una propaganda attiva: è necessario che i compagni familiarizzino con l'idea di Boicottaggio e di Sabotaggio.
Questo opuscolo non è altro che una sorta di prefazione ad una pubblicazione che si sta preparando ed in cui indicheremo, per industria e per professione, i modi pratici di Sabotaggio. Ma un tale testo richiede un'indagine preliminare; quindi speriamo che i compagni e i gruppi ci facilitino il compito inviandoci tutte le informazioni necessarie ad affrontare la questione.
D'altra parte, affinché attecchisca la tattica che noi preconizziamo, ovvero ispiri una sana paura ai capitalisti, bisogna che essa si infiltri nelle masse, prendendo consistenza, in modo che i padroni sappiano che i lavoratori, nella loro lotta, hanno un vantaggio capace di controbilanciare il loro potere. Siamo certi che allorché la tattica del Sabotaggio diverrà di pubblico dominio, gli sfruttatori si mostreranno più preoccupati a fronte delle nostre rivendicazioni, perché ci sentiranno in grado di resistere e di compromettere la situazione del loro capitale industriale! E'quindi assolutamente necessario che i compagni ed i sindacati, che ritengono eccellente la tattica da noi preconizzata, contribuiscano alla sua espansione diffondendo le pubblicazioni su questo tema. A questo scopo abbiamo pubblicato il nostro primo opuscolo al prezzo più basso possibile e speriamo che la nostra prima tiratura, di 100.000 copie, non sia l'ultima.

I membri parigini della Commissione
Delesalle, Reporter, Cumora, Pouget.

RELAZIONE DELLA COMMISSIONE DI BOICOTTAGGIO

Compagni,

Il boicottaggio non è altro che la sistematizzazione di ciò che chiamiamo in Francia, la messa all'indice.
Cerchiamo di introdurre il termine boicottaggio, dal momento che esso porta in sé un'idea più rivoluzionaria di quella attribuita finora alla parola "messa all'indice".
Il boicottaggio, infatti, è di origine ed essenza rivoluzionaria. Le sue origini sono noti in Irlanda, il reggente delle enormi proprietà di Lord Erne, nella contea di Mayo, il capitano Boycott, si era reso talmente odioso per delle misure severe contro i contadini da essere messo all'indice durante il raccolto del 1879. Per Boycott non fu possibile trovare un solo lavoratore per i suoi raccolti e ovunque, inoltre, gli veniva negato qualsiasi servizio, tutti si allontanavano da lui, come da un appestato.
Il governo intervenne, inviando dei lavoratori protetti dalle truppe, ma era troppo tardi e le colture erano marcite.
Boycott, sconfitto, distrutto, si rifugiò in America. Nei giorni scorsi, è stata annunciata la sua morte. Il boicottaggio, iniziato contro Boycott, è stato continuato in Irlanda.
Dall'Irlanda, si propagò in Inghilterra e si diffuse ben presto in tutto il continente.
Ricordare alcuni esempi di boicottaggio non è inutile.
A Berlino nel 1894, sotto pressione del governo, i birrai rifiutarono le loro sale riunioni ai socialisti. Vennero boicottati, e lo furono così rigorosamente che di lì a qualche mese dovettero riaprire le sale ai socialisti.
Ancora a Berlino, la compagnia di circolazione tramviaria, rendendosi conto che il pubblico chiudeva da solo le porte, decise un giorno di licenziare 200 lavoratori chiudi-porta che aveva assunto in precedenza. Immediatamente, i socialisti intervennero sui tram, per una settimana, per convincere il pubblico che doveva lasciare le porte aperte. Così, grazie ad un boicottaggio di un tipo speciale, la società venne costretta a riassumere il personale che aveva licenziato.
A Londra, i dipendenti di un negozio avevano chiesto ai loro capi un pomeriggio di chiusura alla settimana, per compensare il pomeriggio del sabato durante il quale lavorano. Attraverso il boicottaggio costrinsero i proprietari negozi che si rifiutavano di ottemperare alla volontà dei loro dipendenti. In questo boicottaggio, i dipendenti si sono avvalsi di strumenti rivoluzionari, come il danneggiamento dei prodotti, ecc. Un giorno, tra l'altro, i boicottatori andarono in una salumeria, presero il cibo e lo gettarono per strada. E questo non fu un fatto isolato.
Potremmo citare molti altri esempi, ma per non sovraccaricare la nostra relazione, ci fermiamo qui, e poi, tutti possono trovare facilmente delle applicazioni di ciò che diciamo, intorno a loro, nella vita di ogni giorno.
Finora, i lavoratori che si sono detti rivoluzionari, per lo più sono rimasti sul terreno teorico: hanno lavorato per estendere le idee di emancipazione, hanno sviluppato e cercato di delineare un progetto di società futura dove lo sfruttamento dell'uomo sarà eliminata. Ma perché, oltre a questa opera di educazione, la cui necessità non è contestabile, non si è tentato niente per resistere alla prepotenza capitalista e, per quanto possibile, a rendere meno dure, per i lavoratori, le richieste padronali?
E' deplorevole che il Congresso, affermando la propria fermezza rivoluzionaria, non ha ancora preconizzato risoluzioni concrete per uscire dal terreno delle parole ed entrare su quello dell'azione.
Oltre lo sciopero, noi crediamo che vi siano altri mezzi da utilizzare, che possono, in qualche misura, tenere i capitalisti sotto controllo. Il boicottaggio, di cui abbiamo spiegato l'origine e di cui abbiamo citato alcuni esempi, sembra essere l'arma che, in molte circostanze, può dare ai lavoratori, una soluzione ai conflitti tra di loro ed i capitalisti.
La Commissione vi chiede dunque di considerare le proposte che vi sottopone. Siamo convinti, dopo un'attenta valutazione, che il boicottaggio vada praticato ogni volta che se ne dia l'occasione, e siamo convinti, altresì, che, se attuato con vigore, i risultati che ne deriveranno per la classe proletaria vi incoraggeranno a continuare su questa strada.
Esamineremo ora in quale modo può essere praticato il boicottaggio.
Chi si può boicottare?
L'industriale, la fabbrica?
Contro di lui, il boicottaggio è poco efficace: il suo capitale lo pone al riparo dal nostro tentativi. L'industriale non ha che dei rari rapporti con il pubblico: per diffondere i suoi prodotti si rivolge ai commercianti, che per la più parte dei casi, sono dei conservatori. Il controllo sulla provenienza dei loro prodotti è altresì difficoltosa, perché pochissimi produttori contrassegnano i loro prodotti, così come fa la "Verrerie Ouvrière. Quindi per ora lasciamo perdere gli industriali - ci riserviamo di tornare sull'argomento quando avremo approntato i mezzi necessari a raggiungerlo.
Parliamo del commerciante, con il quale siamo in contatto diretto e possiamo boicottarlo direttamente. Poche settimane fa, a Tolosa, è stato fatto un piccolo tentativo di boicottaggio contro i negozi che hanno rifiutato di chiudere la Domenica: per mezzo di manifesti, i compagni hanno invitato il pubblico a non comprare nulla la domenica. Quello che i compagni di Tolosa hanno fato in piccolo, noi vi invitiamo a farlo in grande: che, ogni volta che ce n'è bisogno, ogni volta che il commerciante vuole tagliare i salari, aumentare le ore di lavoro, o quando il lavoratore vorrà lavorare di meno, guadagnare di più, imponga le sue condizioni al padrone commerciante; allora, con tutte gli strumenti a nostra disposizione, che il suo negozio sia messo all'indice, e che, attraverso manifesti, volantini, incontri, manifestazioni o altro, secondo l'iniziativa dei lavoratori, il pubblico sia invitato a non acquistare nulla da lui, fino a quando non avrà dato piena soddisfazione ai propri dipendenti.
Così hanno fatto i nostri compagni in Inghilterra ed in Germania, di cui si parlava in precedenza, ed in molti casi si è vinto.
Per quanto riguarda l'industria, come abbiamo spiegato sopra, il boicottaggio può raggiungerla con difficoltà. Per contro; il normale funzionamento della società capitalistica permette loro, sotto la minaccia della diminuzione dei salari, dell'aumento delle ore di lavoro, o della disoccupazione brutale, di usare contro di noi un boicottaggio mortale. Sono anche andati oltre, praticando il boicottaggio politico e mettendo all'indice i lavoratori consapevoli dei loro diritti, impedendo loro non solo di propagare le idee di emancipazione che li animano, ma perfino di vivere. Attualmente, a Roubaix, l'"Unione sociale e Patriottica", un'associazione di industriali e politici, è stata costituita per sconfiggere le idee di emancipazione e rimuoverle da una massa considerevole di lavoratori. Per essere assunti presso gli stabilimenti di Roubaix e Tourcoing, bisogna ora che il lavoratore sia iscritto alle liste dell'"Unione sociale e Patriottica"; e non crediate che il rifiuto di assumere dei lavoratori indipendenti sia praticato di nascosto. No, apertamente, alla luce del sole, cinicamente, pubblicando le proprie intenzioni di proscrizione. Chiaramente, nello statuto, si dice che il suo scopo principale è quello di dare lavoro ai suoi membri a scapito dei lavoratori che si battono per l'emancipazione del proletariato.
Abbiamo citato questa città, perché li vi è un milieu rivoluzionario e la città ha un consiglio comunale socialista, vogliamo credere intriso di buone intenzioni, ma incapace di controllare le manovre di oppressione e di persecuzione utilizzati dagli industriali reazionari.
E, non vi sbagliate, ciò che esiste oggi a Roubaix domani si diffonderà da costa a costa della Francia, se non vi poniamo freno.
Attraverso quali mezzi si può resistere a questo boicottaggio padronale e fermare l'espansione del lavoro reazionario e sinistro con cui i capitalisti di Roubaix e Tourcoing danno un esempio ai loro colleghi?
Qui, la vostra Commissione è convinta che il boicottaggio che possiamo tentare contro gli sfruttatori in questione porterebbe solo delusione. Ragion per cui, vi proponiamo di completarlo con una tattica della stessa essenza che noi chiamiamo Sabotaggio.

Questa tattica, come il boicottaggio, arriva dall'Inghilterra dove ha reso grandi servigi nella lotta che i lavoratori fanno valere contro i padroni. Laggiù è conosciuto come "Go canny".
A questo proposito, è utile citare il recente appello lanciato dalla "Unione Internazionale degli scaricatori di navi", che ha sede a Londra:

"Che cos'è "Go Canny"?
Questa è una parola breve e conveniente per designare una nuova tattica usata dai lavoratori al posto dello sciopero.
Se due scozzesi marciano insieme ed uno va troppo veloce, l'altro gli dice "Go Canny!", che significa 'Marcia dolcemente, a tuo agio."
Se qualcuno vuole comprare un cappello che vale cinque franchi, deve pagare cinque franchi. Ma se ne vuole pagare solo quattro, be', ne avrà uno di qualità inferiore. Il cappello è una 'merce'.
Se qualcuno vuole comprare sei camicie per due franchi ciascuna, pagherà dodici franchi. Se ne paga solo dieci, egli avrà solo cinque camicie. La camicia è ancora una merce venduta sul mercato.
Se una famiglia vuole comprare un pezzo di carne che vale tre franchi, li deve pagare. E se offre solo due franchi, allora avrà della carne cattiva. La carne bovina è anche una merce venduta sul mercato.
Bene, i padroni dichiarano che il lavoro e le abilità lavorative sono 'beni per la vendita sul mercato, come cappelli, camicie e carni bovine. Perfetto, noi rispondiamo, vi prendiamo in parola.
Se sono 'beni' vendiamo come il cappellaio vende cappelli, e la carne del macellaio. Per il prezzo sbagliato, danno la merce sbagliata, e noi faremo altrettanto.
I padroni non hanno il diritto di fare conto sulla nostra carità. Se si rifiutano persino di discutere le nostre richieste, beh, possiamo mettere in pratica le tattiche di "Go canny", di “'lavoro dolce”, fino a quando non ci ascolteranno".

Ecco chiaramente definito "Go canny", il sabotaggio: a paga cattiva, cattivo lavoro.
Questa linea, utilizzata dai nostri compagni inglesi, crediamo che possa essere applicata in Francia, perché la nostra situazione sociale è identica a quella dei nostri fratelli in Inghilterra.
Resta da definire sotto quale forma deve essere praticato il sabotaggio.
Sappiamo tutti che lo sfruttatore di solito per aumentare la nostra servitù sceglie il momento in cui quando abbiamo maggiori difficoltà a resistere alla sua invadenza attraverso lo sciopero parziale, il solo mezzo utilizzato fino ad oggi. Presi  nell'ingranaggio, incapaci di entrare in sciopero, i lavoratori colpiti subiscono le nuove esigenze del capitalista.
Col Sabotaggio la cosa si fa ben diversa: i lavoratori possono resistere, non sono più alla totale mercé del capitale e non sono più la carne morbida che il cuoco impasta come meglio gli piace; ora hanno in mano un mezzo per affermare e dimostrare all'oppressore che sono uomini. Inoltre, il sabotaggio non è così nuovo come sembra: da sempre, i lavoratori lo hanno messo in pratica individualmente, ma senza metodo. Istintivamente, hanno sempre rallentato la loro produzione, quando il padrone aumentava le sue richieste, senza rendersene conto chiaramente, hanno applicato la formula: a cattiva paga, lavoro cattivo.
E si può dire che in alcuni settori dove il lavoro a cottimo è stato sostituito dal lavoro a giornata, una delle cause di questa sostituzione è stato il sabotaggio che consisteva nel fornire ogni giorno la minor quantità di lavoro possibile.
Se questa tattica ha già dato risultati, anche praticata in modo spontaneo, che cosa apporterà il giorno in cui diventerà una minaccia continua per i capitalisti?
E non crediate, compagni, che sostituendo il lavoro a giornata con quello a cottimo, i padroni si siano messi al riparo dal sabotaggio: questa tattica non è circoscritta al lavoro a giornata. Il sabotaggio può e deve essere praticato sul lavoro a cottimo. Ma qui, la linea di condotta differisce: limitare la produzione qui limiterebbe la retribuzione del lavoratore, quindi deve applicare il sabotaggio alla qualità, invece di applicarlo alla quantità. E poi, non solo il lavoratore non darà all'acquirente più di quello che merita, della sua forza lavoro, ma ancora una volta, lo colpirà nella sua clientela, che gli permette a tempo indeterminato, il rinnovo del capitale, fondamento dello sfruttamento della classe operaia. In questo modo, lo sfruttatore è costretto sia a capitolare, acconsentendo alle rivendicazioni fatte, sia a rimettere i mezzi di produzione nelle mani dei produttori.
Due casi, altresì, si presentano: quando il lavoro a cottimo è fatto a casa, con attrezzature di proprietà del lavoratore, e quando il lavoro è centralizzato nello stabilimento di cui il padrone è il proprietario. In questo secondo caso, il sabotaggio sulla merce si unisce al sabotaggio sui mezzi di produzione.
E qui dobbiamo solo ricordare l'emozione che si produsse nel mondo borghese, due anni fa, quando si venne a sapere che i dipendenti della ferrovia potevano, con due soldi, comprare un certo ingrediente, per mettere una locomotiva nell'impossibilità di funzionare. Questa emozione è per noi un avvertimento di quello che possono fare dei lavoratori coscienti e organizzati. Con il boicottaggio ed il suo indispensabile complemento, il sabotaggio, abbiamo un'arma efficace di resistenza che, in attesa del giorno in cui i lavoratori saranno abbastanza forti per emanciparsi completamente, ci permetterà di tenere testa allo sfruttamento di cui siamo vittime.
Abbiamo bisogno che i capitalisti lo sappiano: il lavoratore rispetterà la macchina solo il giorno in sui essa sarà divenuta per lui un'amica che accorcia il lavoro, piuttosto che, come ora, la nemica, la ladra di pane, la killer dei lavoratori.

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RISOLUZIONI

Affermazione teorica
 
Proponiamo pertanto di prendere in considerazione la seguente proposta:
Ogni volta che ci sarà un conflitto tra padroni e lavoratori, sia che il conflitto sia dovuto alle esigenze padronali, o che sia dovuto all'iniziativa operaia, e nel caso che lo sciopero non sembri produrre risultati per i lavoratori interessati; che si applichino il boicottaggio o il sabotaggio, o entrambi contemporaneamente, sulla base di dati che abbiamo appena descritto.

Proposta di messa in pratica
 
Già, siamo in grado di uscire dal campo teorico ed entrare subito nella pratica:
La Commissione propone che, per favorire il flusso dei prodotti della Verrerie Ouvrière, i lavoratori coscienti applichino un boicottaggio rigoroso presso tutti i vebnditori di liquori che si rifiutano di mettere i loro liquidi nelle bottiglie di vetro provenienti dalla Verrerie Ouvrière.
Così facendo, aiuteremo a diffondere lo strumento del boicottaggio, cosa più importante, lavoreremo per la solidarietà.

La Commissione di Boicottaggio

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La lettura di questa relazione, e le sue conclusioni, al Congresso di Tolosa venne accolta con applausi unanimi. Nessuno ha parlato contro, alcuni compagni pronunciarono poche parole, con il solo scopo di sostenere la tattica di boicottaggio e sabotaggio. Ed è questa unanimità che ci dà speranza per il futuro.
Così, in chiusura, ribadiamo il nostro appello urgente a tutti i compagni e gruppi affinché diffondano questo opuscolo, e siamo fiduciosi che presto, questa propaganda darà risultati efficaci.

I compagni parigini della Commissione di Boicottaggio.

Nota
La Commission du Boycottage était composée de huit membres : BERNADAC, délégué des Tailleurs de Toulouse : BESSET de la Fédération nationale des syndicats Lyonnais, des Mineurs de St-Bel et des Teinturiers de Villefranche (Rhône) ; CUMORA, de l’Union des mécaniciens de la Seine ; DAX, des Chapeliers de Toulouse ; DELESSALLE, de l’Association syndicale des garçons restaurateurs et limonadiers de la Seine ; NARCISSE, des Bûcherons de Villers-Cotterets ; POUGET, des Cordonniers cousu main de Paris, de la Fédération des syndicats de Vienne et de la Bourse du Travail d’Amiens ; RICHER, des Cordonniers, des Galochiers semelliers et des Tailleurs du Mans, de la Bourse du Travail du Mans et des Cordonniers réunis de Blois. Au cours de ses travaux, la Commission s’est adjoint le camarade THIERRARD, de l’Union des travailleurs du textile de Reims.

martedì 3 maggio 2011

Schermaglie

eh (1)

"Non ha nessun coraggio, non si è mai arrampicato su un albero. Non ha mai fatto uso di una parola che potesse spingere il lettore a consultare un dizionario per comprenderne il significato." Così si espresse William Faulkner, a proposito di Ernest Hemingway. "Povero Faulkner. Pensa veramente che le grandi emozioni vengano dalle grandi parole? ", obiettò, a sua volta, Hemingway, evitando però di entrare nel merito del tema del coraggio. Mancanza di coraggio?

lunedì 2 maggio 2011

Irregolari

GiacomoMatteotti

“Viva quel comunista
che la fece così bella
impugnò la rivoltella
contro Casalini….."

Nemmeno nei pochi versi, arrivati in qualche modo fino a noi, di questa canzone, probabilmente scritta a caldo, si fa menzione del nome di Giovanni Corvi. Destino comune, con ogni probabilità, a chi è un senza-partito ("cani sciolti", verranno chiamati più tardi, in un'altra epoca, quelli come lui) e che per questo, forse, continuerà a rimanere un senza-storia.
A fare una ricerca, oggi nel web, accade di leggere che la qualifica, "comunista" o "socialista", è stato il "nemico", ad affibbiargliela. I comunisti, gli anarchici, i socialisti hanno preferito - ogni volta che ne accennano - considerarlo un esaltato, se non propriamente uno squilibrato.
Per lo più, è stato cancellato Giovanni Corvi, operaio, carpentiere, nato a Teglio, in provincia di Sondrio, nel maggio del 1898. S'era fatta tutta la Grande Guerra, e oltre. Congedato nel 1920, si era trasferito a Roma in cerca di lavoro. Si vede che all'inizio non gli era andata proprio benissimo, la ricerca, tant'è che, dalla schedatura della polizia, risulta qualche reato minore contro patrimonio e persone. E' il 12 settembre del 1924, quando assurge agli onori della cronaca. Su un autobus estrae una pistola e fa fuoco, uccidendolo, contro Armando Casalini, deputato fascista e importante esponente delle Corporazioni. Arrestato, dichiara di aver voluto così vendicare Giacomo Matteotti. Definito "comunista" dalla stampa, nessun partito politico od organizzazione di sinistra se ne farà carico, così come nessun partito politico od organizzazione di sinistra s'era fatta carico di dare seguito alle proteste popolari che, in tutta Italia, erano seguite spontaneamente all'assassinio del deputato socialista.
Un irregolare, incontrollabile che aveva anticipato di vent'anni le azioni dei gappisti. Farà la fine di altri irregolari che avevano sfidato il regime. Ne viene disposto l'internamento presso il manicomio provinciale di Roma. Assolto dall'imputazione di omicidio "per totale infermità mentale", continuerà ad essere dimesso ed internato. Fra manicomi criminale e confino di polizia, fino a quando sparirà, dopo essere stato prelevato dalla polizia nazista, in uno dei tanti campi di concentramento repubblichini, per essere trasferito "verso ignota destinazione". Giovanni Corvi.

domenica 1 maggio 2011

PrimoMaggio

execution

“Verrà il momento in cui il nostro silenzio sarà più potente della voce che voi oggi state soffocando.”

“The time will come when our silence will be more powerful than the voice you are throttling today.”

“¡Tiempo llegará en que nuestro silencio será más poderoso que las voces que hoy vosotros estranguláis!”

- August Spies -