martedì 29 marzo 2011

Tradire

I cancelli del cielo

Vivian Hallinan

Jack Kevorkian e io credevamo di conoscere tutti i rischi che correvo durante le esperienze di quasi morte controllata che mi ha fatto fare. Oggi, invece, mi sono innamorato di una donna morta! Il suo nome è Vivian Hallinan.
Quella che mi ha fatto venir voglia di conoscerla è stata una parola nel titolo del suo necrologio sul "New York Times": "Vivian Hallinan, 88 anni, decana di una colorita famiglia della Costa Occidentale". Cos'era a rendere "colorita" una persona o addirittura un'intera famiglia? Nell'aldilà avevo intervistato persone che erano state brillanti, influenti, coraggiose, carismatiche o quant'altro. Ma che diavolo significava "colorito"? Mi vennero in mente due sinonimi possibili: "stravagante" o "pittoresco".
Finalmente ho decifrato il codice. "Colorito" – sul "New York Times" – significa incredibilmente bello, elegante e ricco, ma socialista.
Volete che vi faccia un discorsetto "colorito"? Il defunto marito di Vivian, l'avvocato Vincent Hallinan, pieno di soldi fatti trafficando in beni immobili, nel 1952 si candidò alla presidenza degli Stati Uniti per la lista progressista! Fino a che punto si può essere pittoreschi e stravaganti, persino in California?
Ve lo dico io. Vincent fece sei mesi di carcere per la sua clamorosa difesa del leader sindacale Harry Bridges, accusato di essere comunista negli anni del maccartismo. Vivian passò trenta giorni in gattabuia per condotta indegna da parte di una signora durante una dimostrazione per i diritti civili nel 1964.
E sentite questa: i suoi cinque figli maschi erano tutti alla dimostrazione insieme a lei, e uno di essi, Terrence, oggi è procuratore distrettuale a San Francisco!
In paradiso si può avere l'età che si vuole. Mio padre ha appena nove anni. Vivian Hallinan ha scelto di averne per sempre ventiquattro, ed è un pezzo di ragazza che ti lascia senza fiato! Le ho chiesto se le piaceva che la definissero "colorita".
Mi ha detto che avrebbe preferito essere chiamata nello stesso modo in cui Franklin D. Roosevelt era chiamato dai suoi nemici: "Un traditore della sua classe".

- Kurt Vonnegut -

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