martedì 11 gennaio 2011

Slancio Mortale

Crevel_Ernst

"Il suicidio è una soluzione?" - Così si interrogavano i surrealisti, in un'inchiesta pubblicata sul secondo numero de "La Révolution Surréaliste", nel 1925. Rigaut, Vaché e, soprattutto, Crevel, risponderanno affermativamente, nei fatti. Crevel, che nel 1930 aveva firmato il manifesto con cui Breton intendeva mettere il surrealismo al servizio della rivoluzione. E poi il congresso internazionale degli scrittori per la difesa della cultura, nel 1935, e il sovietico Erenburg che attacca i surrealisti per aver protestato a favore di Victor Serge, in prigione in Unione Sovietica, e contro le condanne inflitte a Kamenev e Zinoviev. Breton che schiaffeggia Erenburg, ripetutamente, in pieno viso. Ottiene, in contraccambio, Breton, il divieto di intervenire al congresso! Crevel, disperatamente, tenta una mediazione e fallisce. Tutti i surrealisti esclusi dal congresso, solo il il maiale Eluard può intervenire, brevemente. Crevel va a casa e apre il gas. Vivere fa male. Impossibile ridurre il suicidio ad un solo motivo, certo. Ma, fatto sta, che mettere l'immaginazione al servizio della rivoluzione non sembra più possibile. "La barca dell'amore si è infranta contro la vita quotidiana!" - aveva già scritto Majakovski, nel 1930, due giorni prima di levare la mano su di sé. "Non accusate nessuno" - aveva aggiunto, prima di spegnere il mondo. Sessantaquattro anni dopo, Debord, con un colpo di fucile metteva fine ai suoi giorni. L'epitaffio lo aveva già scritto, molti anni prima. "Il movimento situazionista deve provare la sua attività rivoluzionaria, in caso contrario deve scomparire".

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