martedì 30 novembre 2010

al mercato

locompagni

Aveva la faccia e l'atteggiamento di quel genere di persona, avanti negli anni, che incontri al mercato e con cui scambi quattro chiacchiere, a proposito del tempo, della città, del quartiere -peraltro senza magari averlo mai incontrato prima. Come dire, era il conforto della vita che si oppone allo spettacolo.
Le ultime sue parole pubbliche, curiosamente, sono state contro la speranza; assai più di quanto possano sembrare incentrate su quella domanda di "rivoluzione", che tanto più scalpore ha destato. La speranza, già. Quella speranza che - normalmente - fa sì che i novantenni e i centenari, in questa società non vadano in giro a suicidarsi o a rapinare le banche. Ci si attacca di più, alla vita, man mano che diventa sempre più flebile. Ci si attacca alla speranza, di continuare. E invece, Mario Monicelli aveva tuonato contro la speranza, e mi aveva ricordato il grido - più di maniera -  di Bunuel, contro la libertà. Meccanismi e dispositivi che ci intrappolano, invece di ... liberarci. Questo voleva dire, credo, senza troppi sproloqui, quel vecchio che avrei amato incontrare al mercato - come dicevo prima. Questo ha fatto, senza biglietti e senza infiorettature, quel vecchio che usava parlare fuori dai denti, come quando a suo tempo aveva dato di idiota - a lui e alle sue domande - al tizio che ieri sera, dall'alto del suo "share", intratteneva gli italiani che "sperano".
Del resto,in altri tempi forse migliori, l'aveva fatto dire a Mastroianni, nel suo film più bello e più ignorato, quando alla domanda "che paese è questo?", sentiva rispondere: "è un paese di merda".

lunedì 29 novembre 2010

Che cos’è?

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“Avevamo parlato del mondo, e del tempo, delle idee, mentre i nostri bicchieri tintinnavano col sottofondo del rumore del mare. Il treno non aspetta nessuno, e la notte si può quasi toccare.
Poi, al di là e al di sopra del confuso balbettio e fuori dal peso dell'età e della storia, oltre le chiacchiere del giorno e le immagini della sera, dalla mia mente emerse una domanda circa la legge finale dell'esistenza, a proposito della quale avrei voluto una risposta da quel saggio.
Tuffandomi già, fino allo sprofondo del linguaggio, e risalendo fino all'enfasi più alta, dopo un lungo interminabile silenzio, posi la domanda al rivoluzionario e al filosofo, con le fatidiche parole: "Che cos'è?".
Per un momento, sembrò come se la sua mente fosse altrove, mentre si lasciava andare a guardare l'oceano che ruggiva - prima - e la moltitudine inquieta, sulla spiaggia - poi.
"Che cos'è?", era stata la mia domanda, alla quale con un tono profondo e solenne rispose: "Lotta!"

Dapprima, mi parve come se avessi sentito l'eco della disperazione; ma, probabilmente, era la legge della vita. “

- John Swinton: Intervista a Karl Marx - Sun 6 settembre 1880

venerdì 26 novembre 2010

Cose che non dimentico

evaristo

Si faceva chiamare Evaristo, ma il suo vero nome era Nestor, Nestor Cerpa Cartolini, per esser precisi. Non è passato molto tempo dalla sua morte.
Il comandante Evaristo venne ucciso insieme ai suoi compagni il 22 Aprile del 1997 da unità speciali del governo peruviano.
Con un gruppo di fidati compagni, il 17 dicembre 1996, alle 20,25 ora locale, il combattente del Movimento Rivoluzionario Tupac Amaru, MRTA, aveva assaltato la residenza dell’ambasciatore giapponese a Lima durante una sontuosa festa affollata di personalità locali ed internazionali: politici, diplomatici accreditati in Perù, militari, imprenditori. Aveva alcune richieste!
Il commando di “Tupamaros” venne massacrato praticamente a sangue freddo, come testimoniarono alcuni degli ostaggi che assistettero al massacro. Le “teste di cuoio” spararono su alcuni membri del commando che avevano deposto le armi e avevano le braccia alzate, mentre altri miracolosamente sopravvissuti furono trucidati poco più tardi ed i loro corpi massacrati.

giovedì 25 novembre 2010

L’assedio

taibo

"Una città assediata è diversa.
La signora del quarto piano scende nel seminterrato e mostra la sua collezione di francobolli giapponesi.
'Signora Ramona, non sapevamo...'
'Li avevo fin da bambina...'
La portiera, che era odiata da tutti, accoglie nella sua cucina i ragazzi e gli prepara un caffè prelibato.
'Ma come lo fa?'
'E chi lo sa, perché di caffè non ne ha.'
Nel palazzo, la porta che dà sulla strada si chiude alle tre del pomeriggio e gli inquilini si riuniscono sulle scale, alla luce delle candele, e si parla di tutto, anche della guerra.
'Parliamo d'altro, rispettiamo le convinzioni di tutti.'
Un bimbo piccolo bacia, uno per uno, tutti gli inquilini prima di andare a letto, che è il pavimento.
E, d'improvviso, comincia il bombardamento e la magia si spezza, ognuno sprofonda nella sua casa e nella sua paura.
Una città assediata ha buoni e cattivi, e ore in cui tutto si mescola.
Poi, quando tutto sarà soltanto un ricordo molto vago, ci sarà chi mischierà cose strane.
'Io ho imparato a giocare a scacchi durante l'assedio.'
'Io ho fatto per la prima volta l'amore durante un bombardamento, ma una cannonata mi ha interrotto l'orgasmo.'
'A me sono passati i reumatismi alla gamba sinistra.'
'Nei giorni di calma studiavo latino in trincea.'
'Io non ricordo niente: avevo tanta paura!'
Una citta assediata potrebbe essere il più bell'esperimento umano, senza la guerra."

Paco Ignacio Taibo
PER FERMARE LE ACQUE DELL'OBLIO
Tropea - 17 euri

mercoledì 24 novembre 2010

Proibizionismo

schooner

 

New Orleans, 1929 - Nella foto, l'equipaggio della goletta "I'm Alone" dietro le sbarre a New Orleans, in Louisiana, dopo che l'affondamento della loro barca che trasportava rum ed il loro arresto in mare. La Goletta venne affondata quando il capitano John Randall rifiutò di arrendersi.
Ecco la storia di questi uomini dietro le sbarre, la storia in una canzone. Come usava una volta.

Il naufragio della "I'm Alone"
scritta da Wade Hemsworth, 1929

Ricordi? Sì, mi ricordo bene,
Il più famoso contrabbandiere di rum;
Ricordi? Sì, mi ricordo bene,
Il più famoso contrabbandiere di rum,
La goletta proveniente da Lunenberg,la "I'm Alone";
Nel Golfo del Messico venne attaccata,
Da un cutter yankee in alto mare, fuori delle acque territoriali.

   Oh, I'm Alone,
   Aveva fatto molte miglia da Lunenberg;
   Perché John Randall si arrendesse,
   Sulla I'm Alone.

E 'stato nel 1929,
Quando il contrabbando di liquori era un passatempo redditizio;
Molti marinai non vedevano perché,
Non ci dovessero guadagnare; Zio Sam era a secco,
Per molte famiglie divenne un affare;
Il proibizionismo fece sì che valesse la pena,
Di diventare un buon samaritano per gli americani assetati.


   Oh, I'm Alone,
   Aveva fatto molte miglia da Lunenberg;
   Perché John Randall si arrendesse,
   Sulla I'm Alone.


E il capitano della goletta era un selvaggio abitante di Terranova,
Un duro di nome John Thomas Randall;
Un veterano decorato della prima guerra mondiale,
E un gentiluomo di fortuna che correva i mari;
E dal Belize portava la "I'm Alone",
Verso la costa della Louisiana per andare all'ancora a sud di Trinity Shoal;
Dove avrebbe incontrato il suo uomo per scaricare la merce secondo i piani.


   Oh, I'm Alone,
   Aveva fatto molte miglia da Lunenberg;
   Perché John Randall si arrendesse,
   Sulla I'm Alone.

Il viaggio era andato liscio per la I'm Alone,
Aveva giò incassato i profitti di sei o sette viaggi;
La Guardia Costiera aveva rotto i coglioni un paio di volte,
Ma il capitano John se li era lasciati alle spalle;
Una mattina di marzo nel vento e nelle onde,
Stava raggiungendo la sua meta, a vele spiegate
Quando il cutter Dexter comparve a dritta della I'm Alone.

   Oh, I'm Alone,
   Aveva fatto molte miglia da Lunenberg;
   Perché John Randall si arrendesse,
   Sulla I'm Alone.

Il comandante della Dexter era un uomo rude,
Aveva giurato che non si sarebbe fatto scappare la I'm Alone di nuovo;
Fece una serie di segnali, dicendo: "Come va?
Sapete che aprirò il fuoco se non vi arrendete".
Il capitano John replicò immediatamente,
"Sono in alto mare, non avete alcuna giurisdizione su di me!"
Il capitano del Dexter lasciò partire diverse raffiche lacerando le
vele della I'm Alone.

   Oh, I'm Alone,
   Aveva fatto molte miglia da Lunenberg;
   Perché John Randall si arrendesse,
   Sulla I'm Alone.

I proiettili strapparono le bome, le vele, le rande,
Fecero un buco nella bandiera canadese;
Quando il capitano John lo vide cominciò ad incazzarsi,
Per questa mancanza di rispetto per il suo orgoglio nazionale;
L'equipaggio disse: "Signore, non perdiamo la calma,
Andremo tutti giù insieme con la vecchia bandiera che sventola! "
E segnalò alle Dexter: "Spara che tu sia dannato io non mi arrenderò mai!"

   oh, I'm Alone,
   Aveva fatto molte miglia da Lunenberg;
   Perché John Randall si arrendesse,
   Sulla I'm Alone.

Così, il Dexter aprì il fuoco e non ci volle molto tempo,
Prima che i suoi cannoni ritagliassero una cicatrice lungo la linea di
galleggiamento dell' I'm Alone;
Capitan John ordinò agli uomini di saltare in mare,
C'era acqua sul ponte quando alla fine saltò anche lui;
La poppa in aria, la I'm Alone andò giù,
Il mare era grosso, fu una fortuna che annegasse solo un uomo;
Il sottoufficiale fu l'unico ad essere tratto già morto a bordo del cutter.

   oh, I'm Alone,
   Aveva fatto molte miglia da Lunenberg;
   Perché John Randall si arrendesse,
   Sulla I'm Alone.

Ed è così che è andata, non c'è molto di più da dire,
La I'm Alone divenne un affare internazionale;
Capitan John e i suoi marinai vennero tutti rilasciati,
Il governo americano non poteva farne un caso;
Questo tipo di violenza è destinata a succedere,
Quando una legge, come il proibizionismo chiede solo di essere violata;
E noi ancora ricordiamo la storia dell' I'm Alone e di Capitan John Randall.

   oh, I'm Alone,
   Aveva fatto molte miglia da Lunenberg;
   Perché John Randall si arrendesse,
   Sulla I'm Alone.

martedì 23 novembre 2010

La prima volta

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Parigi, Belleville, 1935 - Guido Beiso spara al dirigente del Partito Comunista Camillo Montanari,dopo che questi - avendo accusato Beiso, sul giornale "Azione Popolare", di essere un agente provocatore –si era rifiutato di smentire, o di fornire le prove, le sue accuse.
Nell'articolo, Beiso, membro del partito ed attivista a tutti gli effetti del "gruppo delle Alpi Marittime", veniva descritto come un "provocatore trotzkista-bordighista", quindi "fascista" a tutti gli effetti. "Colpevole" di aver criticato l'ingresso dell'Unione Sovietica" in quella Società delle Nazioni che Lenin aveva definito "rifugio dei briganti imperialisti", dove era stato approvato, con le felicitazioni dell'emissario sovietico, il compromesso che sanzionava lo sviluppo degli armamenti fascisti diretti a sostituirsi al regime del Negus nello sfruttamento dell'Abissinia. Così, mentre il Partito Comunista celebrava come un eroe Camillo Montanari caduto "vittima di un feroce assassinio, preparato alla sua missione omicida nei gruppetti trotzkisti e bordighisti emigrati, agenti della reazione fascista, che cerca con tutti i mezzi di pugnalare il partito comunista che lotta eroicamente per salvare l'Italia dalla catastrofe a cui la porta il fascismo particolarmente in questo momento con la guerra in Abissinia”, allo stesso tempo l'Unione Sovietica foraggiava di benzina le truppe fasciste impegnate in quella guerra di conquista!
Giova ricordare che il Partito Comunista - rompendo, per la prima volta, con l'estraneità proletaria ai meccanismi della giustizia borghese - ha deciso di costituirsi parte civile nel processo contro Guido Beiso. Comincia da qui il lungo percorso che doveva permettere loro di calunniare e trattare da provocatore ogni proletario che si opponeva alla loro politica.

lunedì 22 novembre 2010

Chiarezza

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Francia, 1939. Le autorità francesi offrivano, ai soldati repubblicani spagnoli che lo desideravano, la possibilità di ritornare in Spagna. Il cartello esplicativo, collocato dai gendarmi e dalle guardie di frontiera della Francia, indica semplicemente "FRANCO". Non "Spagna", e neppure "Nacionales",  solo "FRANCO". Più chiari di così...

venerdì 19 novembre 2010

Freud voleva comprare il Messico?!!?

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Strano tipo Lazaro Cardenas, presidente del Messico dal 1934 al 1940! Fu l'unico capo di stato democratico ad opporsi al non-interventismo nella guerra civile spagnola, sostenendo che andasse appoggiata la causa lealista; del resto, aveva armato i contadini del suo paese al fine di attuare la riforma agraria! Cardenas, dopo la sconfitta della repubblica spagnola, trasformò il Messico in un rifugio per tutti i perseguitati, aprendo le porte ad un'impressionante lista di dissidenti e rifugiati provenienti dalla Spagna, dalla Francia, dalla Germania e dall'Austria. Leon Trotsky arrivò in Messico su invito del Cárdenas nel 1937. Grazie al suo amico ed emissario in Europa, Gilberto Bosques, nominato console a Marsiglia, vennero rilasciati più di 40 000 visti a famiglie ebraiche e a rifugiati della guerra civile spagnola.
il Messico fu l'unico paese ad emettere una denuncia formale davanti al plenum delle Nazioni Unite, quando avvenne l'Anschluss, cioè, quando la Germania nazista si annesse l'Austria nel marzo del 1938 . E da parte dell'Austria ci sarà un riconoscimento per la protesta del generale Lazaro Cardenas quando, a guerra finita, intitolerà una piazza sulle rive del Danubio al Messico (Mexikoplatz).
Ma c'è una storia di un Ebreo particolare, e del suo rapporto con il Messico, che è molto meno nota: nella primavera del 1938 la Gestapo nazista condusse un raid in cerca di intellettuali ebrei noti a Vienna. Fecero irruzione nella casa editrice di letteratura psicoanalitica e da lì andarono a cercare Sigmund Freud nel suo appartamento al n.19 di Berggasse, dove arestarono la figlia Anna.
Freud, che era stato riluttante a lasciare Vienna, si trovò in cattive acque: i visti per l'emigrazione degli ebrei da Vienna erano quasi impossibili da ottenere. Una campagna orchestrata da potenti amici, studenti e pazienti, come Ernest Jones, che portò la petizione davanti al Parlamento inglese, l'intervento dell'ambasciatore statunitense in Francia, William Bullitt, e gli sforzi di un'amica di Franklin D. Roosevelt, la principessa Marie Bonaparte, riuscirono a  mettere finalmente al sicuro Freud e la sua famiglia a Londra.
Anche in Messico, nel frattempo, si compivano grandi sforzi per fare uscire da Vienna Freud e la sua famiglia. L'organizzazione conosciuta come "Soccorso Rosso Internazionale" aveva inviato un telegramma al generale Lazaro Cardenas per richiedere il suo intervento affinché venisse offerto asilo al pensatore descritto come "il più grande ricercatore delle varie manifestazioni dello spirito, colui che demolito i pregiudizi per la costruzione di nuova morale universale".
Durante le tre settimane successive a questo telegramma, Lazaro Cardenas aveva ricevuto chiamate simili da parte del Sindicato de Trabajadores de Artes Gráficas, dal Sindicato de Trabajadores de la Industria Azucarera y Similares, dal Sindicato de Maestros e dal Sindicato de Mineros y Metalúrgicos, così come dal Sindicato de Electricistas che sollecitavano il governo messicano a concedere l'asilo a Sigmund Freud. Eduardo Hay, Ministro degli Affari Esteri, davanti ad una simile mobilitazione "rossa", rispose spiegando che il presidente Cárdenas aveva già impartito istruzioni alll'Ambasciata del Messico a Vienna per offrire asilo ai rifugiati politici che richiedevano la protezione del Messico, e che le loro richieste sarebbero state analizzate dal Ministero degli Interni.
Freud non chiese mai asilo al Messico; nel novembre del 1938 partì con la sua famiglia diretto a Londra. La parte attiva che il Messico aveva assunto in difesa degli ebrei, con il progredire della guerra dei nazisti in Europa ispirò, però, la principessa Marie Bonaparte a proporre all'ambasciatore Bullitt un piano che avrebbe permesso di salvare il numero più alto possibile di ebrei: lo spiega in una lettera in cui suggerisce al governo americano di acquistare la BaJa California (Bassa California) in Messico, al fine di creare uno Stato ebreo. Quando Bullitt tentò di dissuaderla, spiegando che il suo piano non era fattibile, la principessa inviò la sua richiesta direttamente al presidente Roosevelt.
Freud era a conoscenza di questi sforzi, che classificò come "fantasiosi", e assicurò la principessa circa il fatto che era impossibile prenderli sul serio.
Più tardi, nacque Una leggenda ,tuttavia, che attribuisce a Freud stesso il progetto di acquistare dal Messico la Baja California, al fine di fondarvi lo stato di Israele.
Freud parlava correntemente lo spagnolo e conosceva la cultura mesoamericana, ma non è mai andato in Messico!

giovedì 18 novembre 2010

Debiti

nap

Era una giornata grigia, come oggi, quel 29 ottobre di 36 anni fa; lo ricordo bene. La ricordo bene quella giornata maledetta! Ne ricordo gli attimi e lo stato d'animo, dopo niente sarebbe più stato come prima. Ricordo che ero con Daniele, sul suo "galletto" della guzzi, e passavamo proprio per Via Lungo l'Affrico, dalle parti di Piazza Alberti, quella maledetta piazza. Poi, le notizie, concitate, le ore, i giorni e le notti senza sonno.
Mille e mille volte, e più, mi sono chiesto come sarebbe stato se ... Domande inutili, sul filo del dolore e dello scoramento, che continui a farti anche adesso che il dolore si è attenuato, fino ad ottundersi, e lo scoramento indugia alla disillusione, senza però risolversi.
Non so perché, ma l'aver ritrovato le stesse mie domande dentro il libro di Valerio è stato per me motivo di conforto. "Vorrei che il futuro fosse oggi", già! L'ho letto in meno di tre ore, il libro che Valerio ci ha messo tre anni, a scrivere. E per tre ore. e anche dopo, è stato come se ... il passato fosse oggi! Prima come stupito, per il fatto che qualcuno che "non c'era" potesse essere riuscito ad entrare fino in fondo, con tutte le scarpe, dentro a quel tempo, ed "ai suoi dei" - mi vien da dire - come potesse partecipare fino in fondo di un dolore, e di un amore, che non dovrebbe esser suo. E invece, è anche suo. Se l'è - come dire - guadagnato, e poi ce lo ha regalato. E ho continuato a leggere, sempre più rassicurato dallo scorrere dei ricordi che si mischiano con la sete, e la volontà, di sapere, di sentire. E così, ho potuto rivederli. Mi sono potuto rivedere. E, di questi tempi strani e difficili, è già qualcosa. E' molto. Non so raccontarlo, il libro. Non so raccontare la storia quando le storie mi distraggono. E sono stato felice nel leggere che, dentro, c'era qualcuna delle mie storie, insieme alle storie di altri. Alle persone, alle persone che eravamo, alle persone che siamo. Claudio, Tonino, Luca, Anna Maria. Tutti insieme tornano a muoversi per quelle strade di questa mia città che sempre più spesso non so più, e le storie si intrecciano, carne viva e sangue, riacquistano sguardi e voci. Scrivo, il giorno dopo, con gli occhi ancora pieni delle immagini, per un lungo momento senza più domande, e senza risposte. Tutto è tornato intatto, come deve essere. Grazie a questo libro che ha pagato un debito, quanto meno una parte.


Valerio Lucarelli - Vorrei che il futuro fosse oggi - Nap: ribellione, rivolta e lotta armata -        edizioni l'ancora del mediterraneo - 16 euri

Qui si possono leggere le prime ventisei pagine!

mercoledì 17 novembre 2010

Il potere della televisione (ovvero, trovate le differenze)!

Supercortemaggiore_manifesto

La Televisione, in Italia, comincerà le sue trasmissioni nel Gennaio del 1954.

7 Giugno 1953 - Risultati delle Elezioni alla Camera dei Deputati:
Elettori 30.272.236
Votanti 28.406.479 (93,84%)
Schede bianche 421.381
Schede non valide (Schede bianche incluse) 1.318.778

Voti:
Democrazia Cristiana: 40,10%
Partito Cominista Italiano: 22,60%
Partito Socialista Italiano: 12,70%
Partito Nazionale Monarchico: 6,85%
Movimento Sociale Italiano: 5,84%
Partito SocialDemocratico Italiano:  4,51%
Partito Liberale Italiano:  3,01%
Partito Repubblicano Italiano:  1,62%

Nel 2008, la televisione impera (così dicono)


13 Aprile 2008 - Risultati delle elezioni alla Camera dei Deputati
(esclusa la Val d'Aosta)

Elettori 47.041.814
Votanti 37.874.569 80,51%
Schede bianche 485.870
Schede non valide (Schede bianche incluse) 1.417.315


Voti:
Il Popolo della Libertà                 37,38
Lega Nord                        8,29
Movimento per l'Autonomia        1,12
Partito Democratico             33,17
Italia dei Valori                4,37
Unione di Centro                        5,62
La Sinistra - L'Arcobaleno      3,08
La Destra-Fiamma Tricolore      2,42

martedì 16 novembre 2010

L’orologio del filosofo

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Kant dava la supremazia alla ragion pura, tanto che sentiva poco il bisogno dell'esperienza personale per risolvere i problemi della conoscenza. Di conseguenza non si avventurò mai fuori Konigsberg, la sua città, e visse un'esistenza solitaria fatta di abitudini estremamente regolari, come la quotidiana passeggiata dopo pranzo. Si dice che gli abitanti di Konigsberg regolassero gli orologi sul passaggio del professor Kant, all'andata o al ritorno della passeggiata quotidiana. La strada era sempre la stessa (più tardi divenne nota come Philosophengang, o "Passeggiata del filosofo").
Molto meno noto (probabilmente perché potrebbe non essere vero) è il particolare che anche il sagrestano della cattedrale di Konigsberg regolava l'orologio del campanile controllando quando Kant faceva la passeggiata quotidiana, e Kant, dal canto suo, programmava la passeggiata regolandosi sull'orologio del campanile della cattedrale. A proposito della confusione fra analitico e sintetico! Kant e il sagrestano pensavano entrambi di acquisire nuove informazioni osservando il comportamento dell'altro. Kant pensava che osservando l'orologio del campanile della cattedrale venisse a conoscenza dell'ora esatta, che, a sua volta, era stata stabilita osservando la rotazione terrestre. Il sagrestano pensava che osservando la passeggiata quotidiana di Kant potesse rimettere l'orologio all'ora esatta, perché credeva nell'innata puntualità di Kant. Di fatto, ognuno dei due giungeva semplicemente a una conclusione analitica: vera per definizione. La conclusione di Kant "Faccio la mia passeggiata alle 15:30" si riduce davvero ad una affermazione analitica: "Faccio la mia passeggiata quando faccio la mia passeggiata", perché il modo in cui Kant determina il suo 15:30 è osservando un orologio tarato sulla sua passeggiata. La conclusione del sagrestano: "Il mio orologio è giusto" si riduce a: "Il mio orologio dice quello che dice il mio orologio", perché il criterio su cui si basa la precisione del suo orologio è la passeggiata di Kant, che a sua volta era basata su quello che dice l'orologio della cattedrale.

- Thomas Cathcart e Daniel Klein - Platone e l'Ornitorinco

lunedì 15 novembre 2010

Genealogia

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La moderna distinzione fra "destra" e "sinistra" (che nasce come trasposizione francese della suddivisione, avvenuta in Inghilterra, fra Tories e Whigs) corrisponde, per tutto il Diciannovesimo secolo, al conflitto in atto fra i difensori dell'Ancien Régime (ossia, una società agraria e teologico-militare), da un lato, ed i partigiani del cosiddetto "Progresso", per i quali la rivoluzione industriale e scientifica (la forma pratica del trionfo della "dea" Ragione) avrebbe fatto sì che l'umanità si riconciliasse con sé stessa, dall’altro.
C'è da dire che, diversamente, il socialismo delle origini è del tutto estraneo a questa contrapposizione e cerca, innanzitutto, di tradurre in un programma quelle che sono le prime proteste proletarie (Luddisti e Cartisti Inglesi, operai della seta di Lione, tessitori della Slesia) contro i disastrosi effetti, umani ed ecologici, provocati dall'industrializzazione liberale. Per cui non troviamo, né in Fourier né in Marx, appelli vibranti per unificare un misterioso "popolo di sinistra" contro quell'insieme di forze che si suppone ostile al cambiamento.
Per tutto il Diciannovesimo secolo, i socialisti più radicali sono assai attenti a cercare di non mettere a repentaglio la preziosa autonomia dei lavoratori per delle alleanze effimere che si vorrebbero costruire - da parte di alcuni -  ora contro i poteri dell'Ancien Régime, ora contro gli industriali liberali.
Sarà solo dopo il cosiddetto "Affaire Dreyfus" - e non senza accese discussioni - che avverrà l'arruolamento in massa, del movimento socialista, nel campo della Sinistra, e delle forze del Progresso. Per validare una simile operazione storica, si renderà necessaria una messa a punto della genealogia del progetto socialista (e qui giocherà un ruolo importante Durkheim). Si sceglierà di guardare meno al prodotto della creatività operaia, e più allo sviluppo "scientifico" della filosofia dei Lumi; il tutto reso possibile dall'opera del Conte di Saint-Simon, e successivamente importandola  all'interno della classe operaia.

venerdì 12 novembre 2010

Dottore in niente

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«Così fu tracciato il programma che meglio poteva colpire di suspicione completa l’insieme della vita sociale: classi e specializzazioni, lavoro e divertimento, merce e urbanismo, ideologia e Stato, noi  abbiamo dimostrato che tutto era da buttare. E un simile programma non conteneva nessun’altra promessa che quella di un’autonomia senza freni e senza regole. (...) Esisteva sì allora qualche  individuo che si trovava d’accordo con maggiore e minor conseguenza, sull’una o sull’altra di queste critiche, ma per riconoscerle tutte non c’era nessuno; e tanto meno per saperle formulare, e  aggiornare. È per questo che nessun altro tentativo rivoluzionario di questo periodo ha avuto la minima influenza sulla trasformazione del mondo.»
Guy Debord

Nota: La foto ha a che fare col titolo ed è un quiz!

giovedì 11 novembre 2010

Guerre. Fredde e non.

truman

Washington, 1950, 1 Novembre - Il presidente degli Stati Uniti, Harry Truman risiede in questi giorni alla Casa Blair, poco distante dalla Casa Bianca dove sono in corso dei lavori di ristrutturazione. Negli stessi giorni, A Portorico, è scoppiata un'insurrezione. Griselio Torresola e Oscar Collazzo, due separatisti portoricani, aprono il fuoco sulle tre guardie private in servizio alla residenza presidenziale. Cercano di aprirsi la strada per poter arrivare negli alloggi del presidente. Contro di loro un inferno di fuoco; poliziotti e agenti segreti sparano, senza risparmio alcuno. Il presidente, svegliato dal trambusto, si alza, si affaccia alla finestra del secondo piano e i suoi occhi incontrano gli occhi di Torresola. Quando Leslie Coffelt, in fin di vita (nella foto), riesce a colpirlo a morte.

mercoledì 10 novembre 2010

Armeria

Bisogna sapere di cosa si scrive! E questa è' la miglior guida che abbia mai letto, a proposito di armi, pistole, fucili, calibri, silenziatori ecc. L'ha scritta Jean-Patrick Manchette ed è una delle ultime cose, se non l'ultima, che ha scritto. Bella come un racconto intrigante. Magari non serve a niente, a chi legge gialli e/o noir, ma l'ha scritta Manchette ed è stupenda, fino all'ironica chiosa finale.

Manchette1963

Kanonensong
di Jean-Patrick Manchette

Leggendo un bel noir, peraltro tradotto molto bene, sono rimasto di stucco perché il bravo traduttore è inciampato in un dettaglio di balistica. Per un fucile da caccia a canna liscia, calibro 12 (o calibro 16, non ricordo più con precisione) ha scritto una cifra preceduta da un punto, come si fa quando si parla di un'arma a canna rigata (un .42, un .22). E' un errore. Ho fatto lo stesso, e anche di peggio, nel 1971, in un romanzo che avevo scritto, ma resta un errore. Per spiegarmi, dedicherò un intero paragrafo alla balistica, chi pensa di annoiarsi può passare subito al paragrafo seguente, ma credo che una spiegazione possa tornare utile anche ai lettori di noir, sicuramente ai traduttori, e forse a qualche autore. Ci sono tre sistemi per misurare i calibri. Il sistema metrico si applica, con l'eccezione dei paesi anglofoni, alle armi a canna rigata (le armi moderne che sparano pallottole hanno una canna rigata per guidare il proiettile). Si dice e si scrive un calibro 9mm, 7,65mm, 11,43mm eccetera. Spesso si abbrevia in 7,65 o 11,43, ma non si dice né si scrive "un 9", risulterebbe oscuro, si dice un 9mm. Nei paesi anglofoni, il calibro delle armi rigate è espresso in decimali di pollice preceduti da un punto. Un calibro di quarantacinque centesimi di pollice si scrive .45, lo stesso vale nel caso di .22 o .32 o .38 eccetera. Se non siamo puristi, siamo autorizzati a non mettere il punto davanti al numero. Ma la grafia purista, con il punto davanti, possiede una certa forza espressiva, ha l'aria estremamente tecnica, dà al lettore la gradevole impressione che lo scrittore sappia di cosa parla, il che non è sempre vero. Vi faccio notare che un calibro .380 non è affatto più grosso di un .38, perché si tratta di decimali; i due calibri sono in teoria assolutamente uguali. Allo stesso modo, un .455 differisce pochissimo da un .45. Sto parlando dei calibri. Le munizioni sono un'altra cosa. Per esempio, .380 ACP significa .380 Automatico Colt Pistol, ossia una munizione precisa, con una propria lunghezza e potenza, che potete sparare con armi differenti (compresa la Beretta 9mm, modello 1934), ma non con altre armi calibro .38 (altrimenti ci rimettete l'avanbraccio). La celebre Parabellum è solo una delle due pistole che sparano la cartuccia 9mm Parabellum della Luger, e il nomignolo indica la Luger P 08 rivestita a 9mm, ma la munizione può essere sparata, per esempio, anche dalla non meno celebre Walther P38.
Fra parentesi, ricordo che una volta un traduttore, peraltro decente, ha affibbiato agli sbirri dell'87° distretto di Ed McBain la P 38. Il Nostro aveva letto ".38", conosceva la P 38 perchè è un'arma famosa e ha freddamente equipaggiato Carella e colleghi di pistole automatiche tedesche (semiautomatiche!, strillano i puristi in fondo all'aula). E' chiaro che McBain aveva in mente i solidi e banali revolver della polizia calibro .38. Quanto alle denominazioni P 08 e P38 (senza contare la miserevole P 35, di cui dotai una volta uno dei miei personaggi), indicano la data di fabbricazione dei modelli: la Luger è una pistola del 1908, quindi è una P 08. E così via.
Quanto al terzo sistema per misurare i calibri, è stranissimo. Riguarda le armi a canna liscia e risale al tempo in cui queste armi sparavano pallottole (adesso sparano pallini di piombo). Si ritiene che indichi quante pallottole di questo calibro vi vogliono per fare una libbra. Il calibro 12 e il calibro 16 (i soli che siano diffusi per i fucili da caccia) hanno quindi, in teoria, dimensioni tali che se le pallottole di piombo avessero quel diametro, ce ne vorrebbero rispettivamente dodici o sedici per fare una libbra. Notate che, di conseguenza, il calibro 12 è più grosso del calibro 16. E di certo non si mettono i punti davanti ai numeri 12 e 16. Se non si è ignoranti, come lo ero io nel 1971, non si immagina che un calibro 12 sia più piccolo di un .22. Né che un omicida, come ho letto su un giornale, ha commesso il proprio delitto con un'arma di 38mm. Ma non voglio che vi perdiate.
Visto che ci siamo, bivacchiamo ancora un altro po' in armeria. Oso sperare che forse sarò utile ai lettori, a qualche collega traduttore e anche a uno o due autori (penso a un giovanotto che l'anno scorso aveva fatto brandire "un 45 di calibro 11,45", che è come dire una libbra di cinquecento grammi). Ricordiamo, ma rapidamente, che un revolver una pistola automatica non sono la stessa cosa (semiautomatica!, strillano di nuovo i puristi). Il revolver è l'arma a tamburo che si vede nei film western. Non s'inceppa. Non getta i bossoli. Non dispiaccia ai trovarobe di cinema e televisione – per esempio a quelli di Contratto per uccidere di Don Siegel – ma un riduttore di suono (un silenziatore) non serve a niente su un revolver, perché c'è uno spazio tra il tamburo e il corpo dell'arma: il rumore esce da lì (anche James Ellroy ha commesso questo errore, ma non ricordo dove).
La pistola a ripetizione semiautomatica (ah!, finalmente, sbottano i puristi) è l'arma senza tamburo. Il caricatore è nell'impugnatura (le armi tascabili non hanno calcio. Se picchiate qualcuno con il calcio della pistola, è un errore grammaticale, ma è tollerabile: la cosa migliore è picchiare con la canna, perchè "Lo stordii con un colpo d'impugnatura" suona in effetti un po' strano). Dopo aver caricato il primo colpo, ogni sparo espelle il bossolo, fa salire una nuova cartuccia nella camera d'esplosione e riarma il cane, basta premere di nuovo. Il titolo di Albert Simonin Une balle dans le canon (più espressivo e meno enigmatico che une balle dans la chambre) fa venire in mente una pistola armata. La pistola può accogliere un silenziatore. Può incepparsi, in particolare se il bossolo non viene espulso.
La semplicità e la robustezza del revolver sono i suoi punti di forza. La pistola ha dalla sua la superiore capacità del caricatore (alcune armi recenti sparano 17 colpi, e anche di più) e la maggiore velocità di tiro.
Nella storia delle armi è stato fatto anche il tentativo di mettere a punto una pistola a ripetizione interamente automatica, che si riarmi e faccia fuoco incessantemente finché si tiene il dito sul grilletto (la coda del grilletto!, rettificano i puristi, la voce inizia ad arrochirsi. Cosa sarebbe successo se avessi parlato di "cane"!). Per le armi tascabili il risultato non è stato soddisfacente, per via del rinculo. Sparare una raffica con una pistola lunga venticinque centimetri vi permetterà al massimo di ferire mortalmente il lampadario. Si è cercato di rettificare il tiro (è la parola giusta) dotando la pistola interamente automatica di prolunghe pieghevoli (calcio, impugnatura). Ma ci si è avvicinati alla pistola mitragliatrice, volgarmente detta mitraglietta, che analizzeremo un'altra volta se ne avremo davvero bisogno. Prima di concludere, bisogna considerare, in maniera sommaria, la differenza tra un fucile e una carabina, perché anche in questo caso i traduttori (e non solo) le sparano grosse. Ne ho conosciuto uno (traduttore, s'intende) che aveva impunemente smontato la parola buckshot, che significa pallettoni e nient'altro, e, a partire da buck (capriolo) e shot (pallini di piombo, sorsata, sparo eccetera), aveva trionfalmente sventolata "un colpo di carabina da capriolo". Non so dove avesse preso la carabina. Senza dubbio nella stessa rastrelliera dove brucava il capriolo.
Bene. Fusil indica in francese due cose, per le quali l'inglese utilizza due termini: rifle e shotgun. Il primo è un fucile a canna rigata che spara pallottole. Il corrispondente francese corretto è fusil de guerre. La seconda accezione (shotgun) è il fucile a canna liscia che spara pallini di piombo ed è solitamente un fucile da caccia, benché possa essere anche un'arma per il mantenimento dell'ordine, per esempio un fucile antisommossa (riotgun).
Da alcuni si è diffuso la nozione di "fucile d'assalto". Corrisponde semplicemente a fucili da guerra con notevole potenza di fuoco come il kalashnikov, l'M16 americano, il Famas francese e altri aggeggi delicati.
Quanto alla carabina, se mi permette di schematizzare un po' (mai e poi mai!, tuonano i puristi), è un fucile rigato alleggerito. Guardate i film di guerra americani degli anni Quaranta e Cinquanta. Vedrete la truppa portare in spalla il pesante e potente fucile garand, mentre John Wayne o Errol Flynn hanno una graziosa arma leggera: è la carabina M1, non c'è un solo film in cui sia assente. Prima della M1, si chiamano carabine le armi a canna lunga e rigata facilmente trasportabili, per esempio da uomo a cavallo, di nuovo John Wayne o forse James Stewart. Dubito che qualcuno di voi sia cresciuto senza aver visto aver visto sullo schermo un Winchester. Spara pallottole. Nel mondo di cui ci parla il noir, avremo fatto un grande passo avanti quando non confonderemo più le armi a canna lunga che sparano pallottole con le armi a canna lunga e liscia che sparano pallini di piombo, ossia le carabine e i fucili da caccia.
La prossima volta studieremo le concrezioni di ossido di ferro nelle falesie calcaree diclasiate.

Jean-Patrick Manchette

martedì 9 novembre 2010

Odio

ScanGCe

Era il marzo del 1937, quando a Guadalajara ebbe inizio quella che, a ben vedere, fu la prima battaglia di un'altra guerra civile che di lì a poco più di un lustro avrebbe avuto inizio ufficiale in territorio italiano. Era un conto quasi privato quello che c'era da regolare fra gli uomini delle brigate internazionali e le truppe di Mussolini che affiancavano i franchisti. Per ben quindici giorni, i miliziani si scontrarono con le truppe ben armate e ben equipaggiate, meccanizzate e motorizzate, di fascisti e franchisti. Gli scontri, anche all'arma bianca, si risolsero in una completa disfatta e con l'abbandono, da parte dei fascisti italiani, di mezzi, armi e munizioni. La foto mostra una lunga teoria di motociclette italiane. Per qualche motivo, i fascisti ritenevano che si scappasse meglio a piedi!

lunedì 8 novembre 2010

Luci e Ombre

columnafantasma

L'intento doveva essere - credo - quello di sembrare dei ... bolscevichi! E, in effetti, avevano un'aria a metà fra cosacchi e bolscevichi, anche un po' ... turchi, a dire il vero. A conti fatti, però, si dimostrarono sostanzialmente una burla. La sedicente "Columna Fantasma", comandata da uno dei capi della Guardia Civil, Manuel Uribarri Baturell, era ben equipaggiata e ben armata, ma si dimostrò un totale fallimento dal punto di vista del combattimento. L'aria fiera, tutta tesa ad incutere timore, che tanto successo aveva avuto nelle retroguardie, servì a ben poco nella battaglia di Guadalupe, dove Urribarri e i suoi uomini presero una bella batosta, e questo nonostante fossero superiori in numero e in armamento.

venerdì 5 novembre 2010

Sciopero

cleveland

Cleveland, Ohio, Stati Uniti d'America, 1954 - Una linea di picchetto di tremila uomini, membri del CIO, "United Auto Workers", ha impedito ai crumiri di entrare in fabbrica. Arriva la polizia a cavallo. Uno scioperante, finito fra gli zoccoli dei cavalli della polizia, cerca di proteggersi come può.

giovedì 4 novembre 2010

Nemici 2

Albero y Segovia. AGA-54176

Ha tutta l'aria di essere una scatola di sardine, quella cui la Guardia Civile attinge per sfamarsi, l'espressione soddisfatta, quasi felice, e lo sguardo ancora incredulo per lo strano convitto. Siamo da qualche parte sulla Sierra, nei pressi di Madrid, sempre nel luglio del 1936. La Guardia Civile ha difeso il villaggio dai franchisti, ha aiutato a difenderlo. E ora riscuote la sua lealtà. L'immagine appare strana e inquietante, eppure essenziale.
E' il proletario senza divisa quello che ha vinto, questa volta. L'uomo in uniforme rimane estraneo a questa vittoria, non riesce ad afferrarne la solennità, a parteciparne. E' abituato a stare dalla parte dei vincitori, e starà con i vincitori finché vinceranno; si accorge solo che questi vincitori sono differenti. Basta guardare come beve il vino, l'uomo con il basco, una mano sempre sul fucile: come se fosse la cosa più importante, come se fosse la cosa più naturale, il vino e il fucile.

mercoledì 3 novembre 2010

Nemici

AGA 53950

Nella foto, una miliziana mentre lega uno straccio rosso al braccio di una guardia civile in uniforme. Siamo all'inizio, sono le giornate del luglio 1936, e lo straccio serve a segnalare ad eventuali tiratori scelti che la guardia civile in questione ha combattuto, e combatte, contro i franchisti. Così i nemici giurati, inconciliabili da sempre, adesso diventano compagni di trincea contro il golpe fascista. Ma nessuno sembra fidarsi degli altri. C'è qualcosa di strano e di inquietante negli occhi, di ciascuno. Non sembra una riconciliazione destinata a durare!
E mentre scrivo questa breve nota, a commento di un'immagine così insolita ed efficace, mi ritrovo a leggere, segnalatomi dal "reader", che oggi 3 novembre 2010, da qualche parte in Spagna ... "Una veintena de oficiales de la Guardia Civil han impedido que un centenar de personas acudieran a una misa programada en el templo en honor a los caídos durante la Guerra Civil española." ( http://www.20minutos.es/noticia/862195/0/misa/valle/caidos/ )

martedì 2 novembre 2010

Pentimento

laurelhardy

"vorremmo dire ad ogni persona che ci prenderemo cura di lei", questa - a quanto pare - è stata la minaccia, in puro stile "battiatesco", che Niki Vendola avrebbe rivolto a tutti, senza eccezione alcuna. C'è di che inquietarsi, se non di che rabbrividire! Sono tempi curiosi assai, questi in cui  soltanto il "meno peggio" è auspicabile e da perseguire. E si fa a gara a chi propone il peggior meno  peggio: ché peggio è e più, a loro avviso, diventa realizzabile! Alchimie fatte di niente, dove lo “spacciatore” ideale ha da rivestire un ruolo ... amministrativo, e dove l'amministratore di condominio primeggia - chessoio - sul fabbro. Gli è che questi parlano sempre "da sindaco", "da governatore", e parlano senza mai dire niente se non la propria miseria del proprio "possibile". Fotocopie di niente.
Uno dice, dovresti essere contento - tu che ti opponi - che il governo non governi e che non vari misure cui - per definizione di oppositore - ti dovresti opporre. E invece niente, giù a lamentarsi, come se il capitalismo fosse un modo di gestione, e non già di produzione, per cui tutto si fermerebbe - pensano loro - se il padrone restasse a casa malato, o se il direttore fosse scappato con l'amante. Ma adesso pensano, sono convinti,  che oramai è fatta. Vanno al governo. Hanno fatto tutto e di tutto per riuscirci - sostengono. Sono anche cattolici! Ma non hanno capito - diversamente da mio padre, che era fabbro e non amministratore - che se sei cattolico sei a posto. Puoi fare le peggiori porcate - diceva - poi vai in chiesa ti confessi ti batti il petto e torni come nuovo. Qualsiasi cosa tu abbia fatto, sei pulito e sei pronto per rifarle tutte, le porcate. Mica come me – concludeva mestamente - che se mai dovessi agire male mi toccherebbe viverci per tutta la vita!