mercoledì 8 dicembre 2010

ancora sull’ora legale

karlo-marx

Lo "sciopero delle lancette" viene organizzato dai Consigli di Torino nell’aprile del 1920: il governo aveva fissato per il 18 marzo l’entrata in vigore dell’ora legale, come si era fatto durante la guerra. Gli operai non la tollerano, poiché li obbliga ad entrare in fabbrica al buio anche in primavera e in estate. Per protesta, il Consiglio di fabbrica della Fiat Brevetti decide di spostare le lancette degli orologi dello stabilimento sull’ora solare. La Fiat risponde licenziando tutta la commissione interna (egemonizzata dal consiglio di fabbrica).
La FIOM di Torino risponde dando il via a uno sciopero che dura quasi 20 giorni e che si estenderà a mezzo milione di lavoratori in tutto il Piemonte, braccianti inclusi. L’AMMA percepisce chiaramente la portata nazionale dello scontro coi Consigli di fabbrica ed è determinata a distruggere il movimento dei consigli prima che contagino tutto il paese. I lavoratori dei Genova e di molte città liguri sono sul piede di guerra ma i loro dirigenti approfittano del congresso della Fiom per condannare il movimento dei Consigli.
Turati propone di superare la crisi accettando l’invito del primo ministro a entrare nel governo liberale, mentre Bordiga sbarrella e si perde in una ridda di obiezioni dottrinarie ai consigli operai e sui pericoli nascosti in questa novità: afferma che i consigli sarebbero un’arma in mano al padrone per controllare i lavoratori. I lavoratori di Torino chiamano alla lotta la classe operaia di tutto il paese. Lo sciopero delle lancette diventa politico già dal secondo giorno. I padroni non cedono di un millimetro. Buozzi, segretario della Fiom, discute più con Agnelli che con gli operai e personalmente accetta la proposta padronale di dimissioni di tutta la Commissione interna. D’Aragona, segretario della CGL è determinato a recuperare a tutti i costi il controllo della situazione e a distruggere il movimento dei consigli. Tratta con l’AMMA senza consultare gli scioperanti e baratta il riconoscimento formale dei Consigli in cambio dell'accettazione della proibizione di qualunque ingerenza di questi organi nel controllo della produzione e delle condizioni di lavoro nelle fabbriche. I dirigenti dichiarano chiusa la vertenza e la Fiom nazionale dichiara finito lo sciopero.

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