mercoledì 10 novembre 2010

Armeria

Bisogna sapere di cosa si scrive! E questa è' la miglior guida che abbia mai letto, a proposito di armi, pistole, fucili, calibri, silenziatori ecc. L'ha scritta Jean-Patrick Manchette ed è una delle ultime cose, se non l'ultima, che ha scritto. Bella come un racconto intrigante. Magari non serve a niente, a chi legge gialli e/o noir, ma l'ha scritta Manchette ed è stupenda, fino all'ironica chiosa finale.

Manchette1963

Kanonensong
di Jean-Patrick Manchette

Leggendo un bel noir, peraltro tradotto molto bene, sono rimasto di stucco perché il bravo traduttore è inciampato in un dettaglio di balistica. Per un fucile da caccia a canna liscia, calibro 12 (o calibro 16, non ricordo più con precisione) ha scritto una cifra preceduta da un punto, come si fa quando si parla di un'arma a canna rigata (un .42, un .22). E' un errore. Ho fatto lo stesso, e anche di peggio, nel 1971, in un romanzo che avevo scritto, ma resta un errore. Per spiegarmi, dedicherò un intero paragrafo alla balistica, chi pensa di annoiarsi può passare subito al paragrafo seguente, ma credo che una spiegazione possa tornare utile anche ai lettori di noir, sicuramente ai traduttori, e forse a qualche autore. Ci sono tre sistemi per misurare i calibri. Il sistema metrico si applica, con l'eccezione dei paesi anglofoni, alle armi a canna rigata (le armi moderne che sparano pallottole hanno una canna rigata per guidare il proiettile). Si dice e si scrive un calibro 9mm, 7,65mm, 11,43mm eccetera. Spesso si abbrevia in 7,65 o 11,43, ma non si dice né si scrive "un 9", risulterebbe oscuro, si dice un 9mm. Nei paesi anglofoni, il calibro delle armi rigate è espresso in decimali di pollice preceduti da un punto. Un calibro di quarantacinque centesimi di pollice si scrive .45, lo stesso vale nel caso di .22 o .32 o .38 eccetera. Se non siamo puristi, siamo autorizzati a non mettere il punto davanti al numero. Ma la grafia purista, con il punto davanti, possiede una certa forza espressiva, ha l'aria estremamente tecnica, dà al lettore la gradevole impressione che lo scrittore sappia di cosa parla, il che non è sempre vero. Vi faccio notare che un calibro .380 non è affatto più grosso di un .38, perché si tratta di decimali; i due calibri sono in teoria assolutamente uguali. Allo stesso modo, un .455 differisce pochissimo da un .45. Sto parlando dei calibri. Le munizioni sono un'altra cosa. Per esempio, .380 ACP significa .380 Automatico Colt Pistol, ossia una munizione precisa, con una propria lunghezza e potenza, che potete sparare con armi differenti (compresa la Beretta 9mm, modello 1934), ma non con altre armi calibro .38 (altrimenti ci rimettete l'avanbraccio). La celebre Parabellum è solo una delle due pistole che sparano la cartuccia 9mm Parabellum della Luger, e il nomignolo indica la Luger P 08 rivestita a 9mm, ma la munizione può essere sparata, per esempio, anche dalla non meno celebre Walther P38.
Fra parentesi, ricordo che una volta un traduttore, peraltro decente, ha affibbiato agli sbirri dell'87° distretto di Ed McBain la P 38. Il Nostro aveva letto ".38", conosceva la P 38 perchè è un'arma famosa e ha freddamente equipaggiato Carella e colleghi di pistole automatiche tedesche (semiautomatiche!, strillano i puristi in fondo all'aula). E' chiaro che McBain aveva in mente i solidi e banali revolver della polizia calibro .38. Quanto alle denominazioni P 08 e P38 (senza contare la miserevole P 35, di cui dotai una volta uno dei miei personaggi), indicano la data di fabbricazione dei modelli: la Luger è una pistola del 1908, quindi è una P 08. E così via.
Quanto al terzo sistema per misurare i calibri, è stranissimo. Riguarda le armi a canna liscia e risale al tempo in cui queste armi sparavano pallottole (adesso sparano pallini di piombo). Si ritiene che indichi quante pallottole di questo calibro vi vogliono per fare una libbra. Il calibro 12 e il calibro 16 (i soli che siano diffusi per i fucili da caccia) hanno quindi, in teoria, dimensioni tali che se le pallottole di piombo avessero quel diametro, ce ne vorrebbero rispettivamente dodici o sedici per fare una libbra. Notate che, di conseguenza, il calibro 12 è più grosso del calibro 16. E di certo non si mettono i punti davanti ai numeri 12 e 16. Se non si è ignoranti, come lo ero io nel 1971, non si immagina che un calibro 12 sia più piccolo di un .22. Né che un omicida, come ho letto su un giornale, ha commesso il proprio delitto con un'arma di 38mm. Ma non voglio che vi perdiate.
Visto che ci siamo, bivacchiamo ancora un altro po' in armeria. Oso sperare che forse sarò utile ai lettori, a qualche collega traduttore e anche a uno o due autori (penso a un giovanotto che l'anno scorso aveva fatto brandire "un 45 di calibro 11,45", che è come dire una libbra di cinquecento grammi). Ricordiamo, ma rapidamente, che un revolver una pistola automatica non sono la stessa cosa (semiautomatica!, strillano di nuovo i puristi). Il revolver è l'arma a tamburo che si vede nei film western. Non s'inceppa. Non getta i bossoli. Non dispiaccia ai trovarobe di cinema e televisione – per esempio a quelli di Contratto per uccidere di Don Siegel – ma un riduttore di suono (un silenziatore) non serve a niente su un revolver, perché c'è uno spazio tra il tamburo e il corpo dell'arma: il rumore esce da lì (anche James Ellroy ha commesso questo errore, ma non ricordo dove).
La pistola a ripetizione semiautomatica (ah!, finalmente, sbottano i puristi) è l'arma senza tamburo. Il caricatore è nell'impugnatura (le armi tascabili non hanno calcio. Se picchiate qualcuno con il calcio della pistola, è un errore grammaticale, ma è tollerabile: la cosa migliore è picchiare con la canna, perchè "Lo stordii con un colpo d'impugnatura" suona in effetti un po' strano). Dopo aver caricato il primo colpo, ogni sparo espelle il bossolo, fa salire una nuova cartuccia nella camera d'esplosione e riarma il cane, basta premere di nuovo. Il titolo di Albert Simonin Une balle dans le canon (più espressivo e meno enigmatico che une balle dans la chambre) fa venire in mente una pistola armata. La pistola può accogliere un silenziatore. Può incepparsi, in particolare se il bossolo non viene espulso.
La semplicità e la robustezza del revolver sono i suoi punti di forza. La pistola ha dalla sua la superiore capacità del caricatore (alcune armi recenti sparano 17 colpi, e anche di più) e la maggiore velocità di tiro.
Nella storia delle armi è stato fatto anche il tentativo di mettere a punto una pistola a ripetizione interamente automatica, che si riarmi e faccia fuoco incessantemente finché si tiene il dito sul grilletto (la coda del grilletto!, rettificano i puristi, la voce inizia ad arrochirsi. Cosa sarebbe successo se avessi parlato di "cane"!). Per le armi tascabili il risultato non è stato soddisfacente, per via del rinculo. Sparare una raffica con una pistola lunga venticinque centimetri vi permetterà al massimo di ferire mortalmente il lampadario. Si è cercato di rettificare il tiro (è la parola giusta) dotando la pistola interamente automatica di prolunghe pieghevoli (calcio, impugnatura). Ma ci si è avvicinati alla pistola mitragliatrice, volgarmente detta mitraglietta, che analizzeremo un'altra volta se ne avremo davvero bisogno. Prima di concludere, bisogna considerare, in maniera sommaria, la differenza tra un fucile e una carabina, perché anche in questo caso i traduttori (e non solo) le sparano grosse. Ne ho conosciuto uno (traduttore, s'intende) che aveva impunemente smontato la parola buckshot, che significa pallettoni e nient'altro, e, a partire da buck (capriolo) e shot (pallini di piombo, sorsata, sparo eccetera), aveva trionfalmente sventolata "un colpo di carabina da capriolo". Non so dove avesse preso la carabina. Senza dubbio nella stessa rastrelliera dove brucava il capriolo.
Bene. Fusil indica in francese due cose, per le quali l'inglese utilizza due termini: rifle e shotgun. Il primo è un fucile a canna rigata che spara pallottole. Il corrispondente francese corretto è fusil de guerre. La seconda accezione (shotgun) è il fucile a canna liscia che spara pallini di piombo ed è solitamente un fucile da caccia, benché possa essere anche un'arma per il mantenimento dell'ordine, per esempio un fucile antisommossa (riotgun).
Da alcuni si è diffuso la nozione di "fucile d'assalto". Corrisponde semplicemente a fucili da guerra con notevole potenza di fuoco come il kalashnikov, l'M16 americano, il Famas francese e altri aggeggi delicati.
Quanto alla carabina, se mi permette di schematizzare un po' (mai e poi mai!, tuonano i puristi), è un fucile rigato alleggerito. Guardate i film di guerra americani degli anni Quaranta e Cinquanta. Vedrete la truppa portare in spalla il pesante e potente fucile garand, mentre John Wayne o Errol Flynn hanno una graziosa arma leggera: è la carabina M1, non c'è un solo film in cui sia assente. Prima della M1, si chiamano carabine le armi a canna lunga e rigata facilmente trasportabili, per esempio da uomo a cavallo, di nuovo John Wayne o forse James Stewart. Dubito che qualcuno di voi sia cresciuto senza aver visto aver visto sullo schermo un Winchester. Spara pallottole. Nel mondo di cui ci parla il noir, avremo fatto un grande passo avanti quando non confonderemo più le armi a canna lunga che sparano pallottole con le armi a canna lunga e liscia che sparano pallini di piombo, ossia le carabine e i fucili da caccia.
La prossima volta studieremo le concrezioni di ossido di ferro nelle falesie calcaree diclasiate.

Jean-Patrick Manchette

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