martedì 19 ottobre 2010

Vecchi Wobblies

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E' il 31 marzo del 1921, quando Big Bill Haywood lascia gli Stati Uniti. Si imbarca ad Hoboken, di fronte a Manhattan, diretto a Riga, in Lettonia, Unione Sovietica! Davanti alla statua della libertà, scrive: “Salutando la vecchia megera con la sua fiaccola levata, pensai: ‘Addio, per troppo tempo mi hai voltato le spalle. Me ne vado nel paese della libertà’”.
Di lì a non molto, incontrerà Lenin e gli chiederà - la sua preoccupazione - se le industrie sovietiche siano dirette e amministrate dagli operai. ‘Sì, compagno Haywood, è questo il comunismo’- sarebbe stata la risposta di Lenin. Un po' troppo sempliciotti, questi americani. Sempre.
Più tardi, un paio d'anni dopo, in un'intervista rilasciata al corrispondente del New York Times a Mosca, riassumerà:  “Il problema di noi vecchi wobblies è che noi sappiamo come dargliele ai crumiri, alle guardie delle miniere e alla polizia, o fare discorsi di battaglia ad una folla di scioperanti, ma non la sappiamo così lunga come i russi su queste cose ideologiche. Questi russi danno un mucchio d’importanza alla teoria ideologica e, se non stanno attenti, finiremo per fare a pugni uno di questi giorni”.
Il vecchio wobbly morirà nel 1928, senza aver trovato il paese della libertà! Verrà cremato, e una metà delle sue ceneri verranno sepolte sotto le mura del Cremlino, accanto a quelle di John Reed.
L'altra metà viaggerà verso gli Stati Uniti, fino a Chicago, nel cimitero di Waldheim. Verrà sotterrata ai piedi del monumento ai martiri di Chicago, con Lucy Parsons, Emma Goldman, Elizabeth Gurley Flynn, Joe Hill.

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