giovedì 30 settembre 2010

la mia città

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Si può amare una città, si possono riconoscere le sue case e le sue strade nelle proprie memorie più remote e segrete; ma solo nell’ora della rivolta la città è sentita veramente come l’“haut-lieu” e al tempo stesso come la propria città: propria poiché dell’io e al tempo stesso degli altri; propria, poiché campo di una battaglia che si è scelta e che la collettività ha scelto; propria, poiché spazio circoscritto in cui il tempo storico è sospeso e in cui ogni atto vale di per se stesso, nelle sue  conseguenze immediate. Ci si appropria di una città fuggendo o avanzando nell’alternarsi delle cariche, molto più che giocando da bambini per le sue strade o passeggiandovi più tardi con una  ragazza. Nell’ora della rivolta non si è più soli nella città."


da "Spartakus o della rivolta" di Furio Jesi

mercoledì 29 settembre 2010

Sogni

portada

La giovane Vittoria Valiente, figlia di esuli, rifugiatisi da Barcellona in Francia, alla fine della guerra civile spagnola, fa dei sogni. Sogna che un soldato repubblicano, nel 1939, l'accompagni lungo la spiaggia di Argelés sur Mer, nel sud della Francia, nel luogo dove venne impiantato il campo di prigionia destinato ad accogliere mille rifugiati spagnoli, in fuga davanti alle truppe franchiste. Con "El angel de la retirada", Paco Roca scrive un altro romanzo grafico ispirato ai temi della guerra civile spagnola, e per farlo si avvale della collaborazione di Serguei Dounovetz, autore francese di polizieschi. Già ne "El Faro", Paco Roca, aveva raccontato l'arrivo di un rifugiato dalla guerra civile spagnola in in faro del sud della Francia. Lì c'era Francisco Valiente, un soldato repubblicano di Almeria, ed il suo incontro con un vecchio che ritrovava la voglia di vivere.

martedì 28 settembre 2010

Occhi

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"Occhio per Occhio", è una miniserie televisiva in due parti che ci trasporta nella convulsa Barcellona degli anni '20 dello scorso secolo. Lluis Homar, Nuria Gago e Manu Follola sono i tre attori protagonisti di questo film TV, scritto da Isaac Palmiola e da Eduard Rodrigo, e diretto da Mar Targarona. Il film è stato trasmesso da TV3, in catalano, col titolo "Ull per Ull".
La storia ruota intorno ad Eric Serra (Manu Fullola), un giovane operaio che lavora in una fabbrica tessile. Un giorno, all'uscita dalla fabbrica, Eric si ritrova ad assistere, con un misto di rabbia ed impotenza, all'assassinio del proprio fratello, il quale poco tempo prima aveva guidato uno sciopero che aveva causato un enorme danno economico alla famiglia Torrents. Eric sa chi è il responsabile di quella morte e, pertanto, decide di unirsi ad un gruppo di azione anarchica, per vendicare il fratello. Inizia così una nuova vita, ai margini della legge, imparando a conoscere le teorie dell'anarchismo rivoluzionario. Fare la rivoluzione, ma per cominciare servono denaro ed armi. Per questo, sequestrerà Eulalia, la figlia del padrone.
Questa, a grandi linee, la storia. Pare che, nonostante la "irrinunciabile" storia d'amore, il film non sia male e che riesca a rappresentare, con un certo rigore, l'epoca in cui è stato ambientato.
Almeno nella prima parte!


http://www.tv3.cat/videos/2847850/Ull-per-ull---Cap-1
http://www.tv3.cat/videos/2847930/Ull-per-ull---Capitol-2

lunedì 27 settembre 2010

Quien Sabe?

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In Spagna ci era arrivato da solo, attraverso la Francia. Sembra che ce l'avesse a morte con il regime fascista di Mussolini, ed anche per questo aveva offerto i suoi servigi alla Repubblica. Frank Glasgow Tinker, detto "Salty", già aviatore della marina americana che aveva dovuto "lasciare" per questioni di alcol e di risse, riuscì a spuntare uno stipendio di 1.500 dollari al mese, più mille per ogni aereo nemico abbattuto. Erano soldi, a quei tempi! E Salty aveva un paio di sogni da realizzare. Piccole cose, come comprarsi una casa e scendere il Mississippi in canoa, da solo insieme al suo fox terrier, giù, fino a New Orleans.
L'ultimo volo lo aveva fatto il 29 luglio del 1937, quando aveva abbattuto l'ultimo aereo, l'ottavo. Poi se n'era tornato a casa negli Stati Uniti, in Arkansas, con un bel gruzzolo. Aveva fatto quello che doveva fare (casa e fiume), ed aveva anche scritto una serie di articoli per il Saturday Evening Post, sui suoi mesi in Spagna. Che poi erano diventati un libro, “Some Still Live”. Ma, il 13 giugno del 1939, dopo aver preso una stanza in un albergo economico a Little Rock, aveva passato tutta la mattinata a contemplare le sue mappe della Spagna, i suoi diari di volo, il suo passaporto falso intestato a Francisco Gómez Trejo e la fotografia che lo ritravea accanto al suo "Chato", il suo aereo, un Polikarpov I-15. Il suo aereo, il numero 56, cui stava appoggiato, il gomito sulla coda del velivolo, addosso la sua uniforme, la sua giacca di cuoio.
Era seduto di fronte alla finestra quando, impugnata la pistola, se la puntò dritta al cuore e fece fuoco. Non aveva ancora trent'anni.
Sulla sua tomba c'è scritto, in spagnolo, "Quien Sabe?".

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venerdì 24 settembre 2010

L’onore delle Offese

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La vendetta. Tutta la sua vita, in fin dei conti, fu un lungo e calcolato regolamento di conti contro le offese fattegli nel suo passato. La vendetta contro la fame e la miseria. Felipe Sandoval, anarchico, muratore, rapinatore e assassino. Felipe Sandoval, conosciuto come "Doctor Muñiz", capo, durante la guerra civile spagnola, della più temuta delle cosiddette "ceche" anarchiche.
Ha un bel curriculum, Felipe, nato il 26 maggio 1886 proprio nel "Barrio de las Injurias", a Madrid. Il suo primo colpo lo realizza a casa di Agapito Velasco, un funzionario comunale che ha il vizio di appropriarsi dei fondi dell'Assistenza Sociale, 35.000 pesetas è il bottino! Diventa così il nemico  pubblico numero uno, una sorta di Al Capone spagnolo. E qualche mese dopo, sarà proprio in stile Al Capone la rapina portata a termine ai danni di una filiale del Banco de Vizcaya: 40.000 pesetas in dieci minuti. Poi, altre rapine, fino a quel 22 agosto 1936 quando organizzerà l'assalto e l'incendio del carcere Modelo a Madrid (nella foto) che si concluderà con l'esecuzione di tutti i più noti politici di destra, ivi rinchiusi, e che provocò uno shock tremendo alla Repubblica.
Già, la Repubblica, non c'era più la repubblica quel mese di giugno del 1939, a Madrid, in Calle de Almagro al n°36, dopo che i franchisti avevano portato a termine l' "operazione 101"! Centoeuno, i più ricercati, i più odiati. Dirigenti politici e sindacali, deputati, governatori, sindaci, giornalisti. Tutto quello che della repubblica era rimasto venne catturato ad Alicante, mentre aspettavano una nave che li avrebbe portati in esilio, e che non arrivò mai. Fra loro c'era Felipe.
Nel centro di detenzione, la polizia lo obbliga a redigere una confessione. E Felipe scrive tutto, tutto quello che lui ha fatto. 63 pagine, in cui ricorda chi era, chi è. Aveva 53 anni, ed era un uomo invecchiato e malato di tubercolosi (i suoi aguzzini lo costringeranno anche a leccare i suoi propri grumi di sangue dal pavimento). I suoi compagni lo accusano di tradimento.
Quest'uomo alto, magro, con mani grandi, educato e riservato, silenzioso si toglie la vita. Nessuno reclama il suo corpo, che verrà seppellito in una tomba anonima del cimitero di Madrid.
Ora, settant'anni dopo, un'ora e mezza di film, infarcito di materiale d'archivio, e con solo quattro foto di Felipe, gli rende giustizia.

Chi vuole, lo scarichi.


"El honor de las injurias"
Dirección y guión: Carlos García-Alix
Fotografía: José Luis Sánz Peñalba
Montaje: Juan Luis de No, Marcos Flórez
Música: Álvaro de Cárdenas
Producción: No Hay Penas
País y año de producción: España, 2007

Guerra_Civil

giovedì 23 settembre 2010

If I can't dance, I don't want to be part of your revolution

Corruco-de-Algeciras.1

Vivevano come potevano, lavorando di giorno e cantando di notte, sempre per i padroni. Aspettavano fuori dalle taverne, ché magari il proprietario chiedeva loro di animare una festa. Spesso non li pagavano nemmeno, e se ne tornavano a casa con le tasche vuote. Quelli che avevano una casa! Bizco Amate viveva sotto un ponte. Nel periodo immediatamente successivo alla fine della guerra civile spagnola, essere cantate di flamenco era una colpa. Il Bizco poteva scegliere fra il ponte ed una cella, in prigione. Del resto fu proprio in prigione che scrisse i suoi fandango più popolari! Canti di protesta per denunciare gli abusi del potere: i cantori erano poveri, mica ciechi!
Negli anni '30 e '40, il flamenco era considerata un'arte assai marginale. ristretto solo alle zone della bassa Andalusia, considerato come legato a doppio filo con la malavita, la notte, l'alcol e le prostitute. Era considerata cosa da zingari.
Il flamenco, e i suoi cantori, non rimasero in disparte, però, durante la guerra civile.
Corruco de Algeciras (José Ruiz Arroyo) fu uno dei più grandi cantori di quel periodo, combinando ortodossia ed innovazione raggiunse una certa popolarità negli anni '30 e incise anche alcuni dischi. L'11 aprile del 1938, combattendo contro le truppe franchiste che avanzavano sull'Ebro, si buscò una pallottola che gli spense la voce, e la vita. Aveva 28 anni, venne sepolto nel cimitero di Balaguer, a Lleida, a pochi chilometri da dove era caduto.

mercoledì 22 settembre 2010

Mangiato dai cani

cirnechi

Si chiamano cirnechi dell'Etna, i cani raffigurati nella foto, e pare che siano cani da caccia appartenenti ad una specie molto antica. Talmente antica da ritrovarsi scolpito in una statuetta rinvenuta vicino Siracusa, a Stentinello, sito archeologico di una cultura datata intorno ai quattromila anni prima di cristo. Più tardi, si fa per dire, appare sul retro di una moneta di rame del sesto secolo avanti cristo, che sull'altra faccia porta l'effigie di Adrano, antica divinità sicula il cui tempio si trovava dalle parti di ... Adrano. E, a quanto pare, mille di questi animali erano a guardia del tempio.  Qui, pare che accogliessero festosamente tutti i visitatori, aiutando perfino chi aveva problemi fisici a muoversi. Con un'eccezione, però: chi veniva al tempio animato da cattive intenzioni veniva sbranato senza pietà.

martedì 21 settembre 2010

per strada

statua_commissario_montalbano_2

Alla fine, ce l'ha fatta. Montalbano ha ripreso le sue fattezze: quelle di Ciccio Ingravallo, il  commissario del pasticciaccio brutto di Via Merulana, così come lo aveva portato sullo schermo Pietro Germi. La statua l'hanno messa per strada, a Porto Empedocle, e lì se ne sta, appoggiato a un lampione. Lo scultore, Giuseppe Agnello, è lo stesso della statua di Leonardo Sciascia a Racalmuto. Lì, Sciascia cammina, sempre per strada - niente piazze - fumando una sigaretta. Statue, a spasso per la Sicilia. Aspettandone altre!

lunedì 20 settembre 2010

altri e se …

Anarquia2

Quella che segue, è una lista di romanzi e racconti sul "what if" a proposito della guerra civile spagnola. La lista è ricostruita a partire dal prezioso materiale presente su sito di Uchronia.
Ovviamente, nessuno di questi libri è mai stato tradotto in italiano.


Alba, Victor. 1936-1976: Historia de la IIª República Española
Title trans.: 1936-1976: History of the Second Spanish Republic
Divergence: 1936 CE
What if: Franco lost the Spanish Civil War.
Published: Planeta 1976.
Original in: Spanish.

Mallorquí, César. "El coleccionista de sellos"
Title trans.: "The Seal Collector"
Divergence: 1936 CE
What if: Franco lost the Spanish Civil War.
Summary: Murder mystery set in Republican Madrid.
Published: In Premio UPC 1995 (ed. [[editor unknown]]), Ediciones B
1996 (844066236X).

Cheinisse, Claude. "Les jeux et les désirs"
Title trans.: "Games and Desires"
Divergence: 1936 CE
What if: De Gaulle convinced Blom to create an armored corp of 100 thousand men.
Summary: France intervenes in the Spanish Civil War and then enters
the Ruhr in response to Germany's invasion of Czechoslovakia.
Published: In Passe temps #1 (1986).
Original in: French.

Juliá, Santos. "¿Qué habría pasado si Indalecio Prieto hubiera
aceptado la presidencia del gobierno en Mayo de 1936?"
Title trans.: "What Would Have Happened if Indalecio Prieto had
Accepted the Presidency of the Government in May 1936?"
Divergence: 1936 CE
Published: In Historia virtual de España (1870-2004): ¿Qué hubiera
pasado si…? (ed. Nigel Townson), q.v.
Original in: Spanish.

Marín Trechera, Rafael. "Baraka"
Divergence: 1936 CE
What if: The Spanish Civil War never happened.
Published: In Ozymandias, Calle de la Costa 1995.
Original in: Spanish.

Torbado, Jésus. En el día de hoy
Divergence: 1936 CE
What if: The Spanish Republic defeated Franco.
Summary: The story of Spain from the end of its Civil War until
invasion by Nazi Germany in 1940. Told from multiple viewpoints,
including Ernest Hemingway, and with many characters living reversed
roles.
Published: Platea 1976, 1998.
Original in: Spanish.

Vizcaino Casas, Fernando. Los Rojos ganaron la guerra
Title trans.: The Reds Won the War
Divergence: 1938 CE
What if: Republican troops won the battle of the Ebro during the
Spanish Civil War.
Summary: The Nationalists collapse and Franco flees to Argentina after
Germany and Italy stop support of the Spanish fascists. A pro-USSR
regime is established in Madrid.
Published: Planeta 1996 (8408019155).
Original in: Spanish.

venerdì 17 settembre 2010

e se …

00ANARQUIA15

Tutti sapevano che il mondo stava per cambiare, solo che nessuno sapeva quanto!


Pubblicizzato con questo slogan, nel 2004, veniva dato alle stampe "Anarquìa", scritto a quattro mani da Brad Linaweaver e da Kent Hastings. Una cosiddetta "storia alternativa" della guerra civile spagnola. Il romanzo gira intorno a due presenze inedite, quelle di Hedy Lamarr e di Wernher Von Braun. La personalità esplosiva della Lamarr e i razzi di Von Braun cambieranno in modo inaspettato il corso della storia. Insieme a tutti quegli artisti, letterati, giornalisti, filosofi e attivisti politici che si erano riversati in Spagna a sostenere il proletariato spagnolo, e che popolano le pagine di questo libro. "Incredibile e meraviglioso" è stato definito da Ray Brabdury, ed il romanzo si è aggiudicato diversi premi. Sicuramente, non lo leggeremo mai in italiano!

giovedì 16 settembre 2010

Ci sono più cose …

west 70 street

New York 1920, al 244 di West 70th Street (la strada nella foto) viene trovato il cadavere di Joseph Wlwell, morto nel suo appartamento. L'uomo era molto conosciuto negli ambienti mondani. Campione di Bridge e di Whist, era anche proprietario di una scuderia di cavalli da corsa. Il corpo è stato scoperto dalla sua governante, nel salotto, colpito in fronte, una ferita da arma da fuoco. La polizia ha archiviato la morte come suicidio, anche se la pistola non è stata ritrovata; solamente la fondina. Denaro e gioielli che si trovavano nella casa, non sono stati toccati. Il morto era in una stanza chiusa dal suo interno.
A questa storia vera, S.S. Van Dine si ispirerà, nel 1926, per il primo caso di Philo Vance ( "il più pomposo e inverosimile degli investigatori", secondo la definizione di Raymond Chandler), "The Benson Murder Case". Dal romanzo, nel 1930, verrà anche tratto Un film, con lo stesso titolo, con William Powell, diretto da Frank Tuttle.

stranamorte

mercoledì 15 settembre 2010

Significati

stan ollio

A cercare - su un dizionario, su google - il significato della parola "metafisica", si viene a scoprire che il termine deriverebbe dal titolo di un trattato scritto dal filosofo greco Aristotele, e che avrebbe a che fare con certe questioni il cui livello di astrazione procede oltre (dal greco "metà") quello derivante dalla mera osservazione scientifica.
Ma certo, vien da dire, richiamando alla memoria gli studi di filosofia svolti al liceo! Peccato, però, che quanto riportato dai dizionari, cartacei e non, sia una solenne balla: Aristotele non si sognò mai di intitolare "Metafisica" il suo trattato, e ancor meno si sognava di considerare "al di là delle osservazioni scientifiche", le questioni che esso poneva. Il nome, gli venne dato, nel I secolo dopo Cristo, da un tizio che era lì a curare l'edizione delle opere complete di Aristotele, e, a dirla tutta, scelse quel titolo per una banale mancanza di fantasia, per il semplice motivo che quel capitolo veniva dopo (era oltre, "metà") il trattato che il filosofo greco aveva scritto sulla Fisica.

martedì 14 settembre 2010

Morti & Sepolti

Immagine

Un disco di ... marce funebri. Come resistere, alla tentazione, e non scaricarlo!? Un capolavoro tetro: raccoglie 19 brani da una cerimonia funebre del Ghana a quella tenutasi alla Vuccirria, a Palermo, passando per il Messico, l'Albania e la Serbia. Poi, un nugolo di Brass Band, ma anche Robert Wyatt e Tom Waits. Molti modi di ... morire. E, di continuare a vivere!

lunedì 13 settembre 2010

Gentilezza

brigadabloc

Non si sa se, il nome di "Brigada de la Muerte", gli uomini raffigurati nella foto, se lo fossero dati da sé soli; anche perché Antonio Ortiz (nella cui colonna sarebbero stati inquadrati) non ha mai fatto cenno ad una brigata con quel nome. C'è anche da aggiungere che la loro attività, in quanto brigada, ebbe vita alquanto breve. Solamente l'estate del 1936, da Luglio fino al mese di Ottobre dello stesso anno. Dal momento che la CNT, il 16 Settembre del 1936, ne sancisce la fine, in quanto "contraria allo “spirito rivoluzionario"! Durante quei tre mesi aveva perseguito il suo obiettivo di impiantare il comunismo libertario in Spagna, villaggio per villaggio. Religiosi, falangisti, cattolici, carlisti, proprietari terrieri, e anche contadini che si opponevano alla collettivizzazione, venivano – come dire - tolti di mezzo. Quaranta milziani, tutti della FAI di Barcellona. Al commando, Pasqual Fresquet Llopis. La storiografia, oggi, non trova di meglio che definirli "assassini e incontrollati", insinuando perfino la diagnosi di turbe sessuali a carico di Fresquet, producendo, come argomenti, esami calligrafici, e sottolineando, come prove a carico, il suo amore per la boxe e per le bevute. Oggi, dicono, tutti, che avrebbe dovuto essere più gentile ...

venerdì 10 settembre 2010

Nessun Lieto Fine!

Genovese-Giuliano

"L'A112 si affaccia in cima al vicolo. La pioggia ha reso la strada sdrucciolevole, l'automobile procede a passo lento. La macchina di scorta non è neanche in vista. E' quasi troppo facile. E' proprio questo l'uomo che ha diretto le squadre speciali antiterrorismo negli ultimi anni?
   La macchina di Cattedrale ci supera. Il siciliano ingrana la marcia e accelera di botto. Pochi secondi e l'abbiamo affiancata. Per una decina di metri procediamo grattando le carrozzerie, lamiera contro lamiera. La piccola utilitaria scarta, la donna al volante perde il controllo, una traiettoria lenta, una sbandata lieve e l'auto si arresta contro dei cassonetti.
   Senza neanche scendere dalla BMW scarico l'AK47 nell'abitacolo della vetturetta. La donna al volante non mi guarda neppure, muore subito, i colpi che le devastano la testa. Il generale con la faccia da rospo si sporge, colpito a sua volta.
   E' un attimo, una frazione di secondo. Mi guarda negli occhi. E in quel lungo istante, prima che la scarica del mitragliatore lo uccida, spero che abbia capito.
   "Impara come si fanno le cose", dico al siciliano, che scende dalla macchina e corre davanti all'A112. "Minchia", urla, "che macello". E spara con una piccola Beretta quattro colpi attraverso il parabrezza. Due per il generale, due per la moglie. Tanto per essere certo che l'uomo di Roma sia proprio morto.
   Come risale sentiamo altri colpi, e la Giulietta di scorta va a sbattere alle nostre spalle. Il ragazzo con la moto si affianca per un momento. Ha in mano una pistola ancora fumante. Guarda i corpi fatti a pezzi e annuisce. Poi dà gas, scarta, e la moto romba, scomparendo nei vicoli. Non una finestra si è aperta, non una luce si è accesa.
   Con il siciliano raggiungiamo il porto. La pioggia continua a cadere senza sosta. La BMW si ferma prima dello sbarramento della dogana.
   "Ti abbiamo fatto un favore grosso, romano", dice l'uomo. "Non farti vedere mai più a Palermo, e dì ai tuoi in carcere che abbiamo portato rispetto".
   Chiudo lo sportello e la macchina si stacca dal marciapiede. L'uomo brutto al volante mi fa un segno, forse di saluto, e procede verso i suoi quartieri di criminali.


da " La Compagna P38", di Dario Morgante - Newton Compton 2007              

giovedì 9 settembre 2010

Colours

map

Tutti i conflitti tendono a diventare ... binari! Che si svolgano su una scacchiera o sulla scena politica o per le strade di Los Angeles. La mappa mostra le zone del sud di Los Angeles ed il modo in cui le due bande principali, i Bloods ed i Crips, se le sono divise. I colori, curiosamente, sono gli stessi che vengono usati, negli USA, per contrassegnare la spartizione delle contee, e degli stati, fra i rossi (repubblicani) ed i blu (democratici). Facendo uso di pallottole, piuttosto che dei voti, questa parte di Los Angeles appare decisamente più blu che rossa, con i Crips che occupano una grande, e contigua, area nella parte nord della 110 (l'Harbor Freeway). I Bloods controllano il territorio a nord-ovest, sulla mappa, dalle parti della 405 (la San Diego Freeway), a Inglewood. Nel quadrante in basso a destra, dalle parti di Compton, le cose sembrano più paritarie, con un equa suddivisione del  territorio fra rossi e blu. La mappa, ad ogni modo, pone alcune domande che rimangono senza risposta. La prima attiene alla densità della popolazione: le grandi aree vuote sono meno  "interessanti" di quelle piccole e densamente popolate, dove il commercio - legale ed illegale - può prosperare. La seconda domanda pone il problema di capire come vanno interpretate le aree "bianche". Sono libere dal controllo delle gang? Oppure cambiano "di mano" troppo frequentemente per essere marcate col colore blu o con quello rosso? O, ancora, sono controllate  da altre gang che non sono Bloods o Crips? Infine, ci sarebbe da dire qualcosa a proposito delle suddivisioni all'interno di ogni "colore", ed al modo in cui le cosiddette sub-gang si relazionano le une con le altre. Il sito che ha prodotto la mappa, elenca più di 270 diverse e separate gang che operano nella contea di Los Angeles (anche se molte vengono date come "defunte"). A questo punto, vien da chiedersi come un Blood, o un Crip, si relazioni ad un altro membro che fa parte di un'altra sub-gang della stessa famiglia. Concorrenza? Vari gradi di ostilità e inimicizia? Oppure, affiliati che si aiutano fra di loro? Ah, ci sarebbe un'altra domanda: il "centro" di Los Angeles? Da che cosa verrebbe reso "centro"?

mercoledì 8 settembre 2010

A proposito di Wilcock

Juan-Rodolfo-Wilcock

Dott. Arrigo Ploz
di Juan Rodolfo Wilcock

Tutti conoscono i validi contributi del dott. Arrigo Ploz alla metafisica; non tutti sanno però che il più valido di quei contributi è la sua semplice e pura esistenza. Un giorno il dott. Ploz cominciò a diventare sempre più piccolo finché non si ridusse al nulla. Da allora nessuno lo ha più visto ma è certo che il dott. Ploz non ha smesso di esistere; soltanto che ora, essendo il nulla, nulleggia e null’altro.
Sua moglie, ferita dalla sua mancanza nel suo orgoglio di moglie, fa finta che ci sia e persino parla con llui, cioè con il nulla; i suoi allievi continuano a non studiare sotto la sua guida, e la Rivista di Filosofia continua a pubblicare i suoi articoli, magari su una pagina in bianco. Quel che nessuno sa è dove sia  il dott. Ploz, come sia, né che cosa pensi di tutto questo.
Di certo si sa tuttavia che dal suo nulla, nel frattempo, il dott. Ploz ha inventato, o diremmo meglio re-inventato, i numeri naturali, positivi e negativi, quelli frazionari, quelli irreali, quelli immaginari, quelli trasfiniti, quelli infinitesimali, nonché le loro radici e quadrati in quantità sbalorditiva; parimenti, per passare il tempo, l’ha inventato, e con esso lo spazio. Ha inventato buona parte dell’arte moderna, i quadri a tela vuota, gli orifizi di numerose sculture, i libri non scritti, tra cui i due capitoli in bianco del Tristram Shandy di Sterne, e l’intera dottrina filosofica di Martin Heidegger. Mirna la cameriera a ore commenta : «Anvedi il dottore come si da daffare!».
Essendo adesso il suo padrone egli stesso un buco nell’universo, vorrebbe passarci di quando in quando uno straccio per pulirlo, ma dove è? Qualunque cosa si dica di lui è vera, perché non c’è modo di dimostrare che non lo sia. In lui convivono tutte le cose che non esistono, tutti i circoli quadrati, tutte le faine che leggono queste righe, tutti i cigni bianchi che sono neri, tutte le soluzioni del problema nazionale, la storia e la psicanalisi, la religione cattolica e Dio. Quest’ultima ipotesi, che sia diventato Dio, ne farebbe anche l’inventore asserito delle cose che esistono, di tutti noi, di tutto.


(da “Il libro dei mostri, Adelphi, Milano, 1978, pp. 116-117.)

martedì 7 settembre 2010

Bivi nel tempo

bongiorno riva

Esiste tutta una letteratura di speculazione che, a partire dalla domanda "cosa sarebbe accaduto se ...", mette in scena le possibilità mai realizzate a partire da un avvenimento, o da una concatenazione di fatti, che nella nostra realtà non ha mai avuto luogo. Dal più classico "cosa sarebbe accaduto se Hitler avesse vinto la guerra" ad un più colto "come sarebbe il nostro mondo se Federico II non fosse morto giovane", e così via.
Alla cosiddetta Ucronia e al romanzo ucronico, senza tralasciare il cinema ucronico, ci si può sempre rifare al fine di poter mappare quei punti, nel tessuto della storia, che recano in sé una realtà altra da quella in cui viviamo. Ma se ne possono sempre individuare di nuovi, ed inediti, di simili nodi temporali. Così, l'altra sera, mi è venuto da chiedermi come sarebbe, oggi, la nostra realtà qualora, quel 1° settembre del 1960, anziché Mariuccio Buonavolontà (in arte Mario Riva), fosse morto Michael Nicholas Salvatore Bongiorno (conosciuto come Mike Bongiorno).

lunedì 6 settembre 2010

Alzheimer

Ledda

Mi pare di ricordare che sia stato Juan Rodolfo Wilcok, nell'introduzione a "La nube Purpurea" di Matthew Shiel, a dire che, con ogni probabilità, le maggiori opere letterarie del '900 giacciono, impubblicate, in qualche cassetto dimenticato. Ecco, fatte le debite differenze, non esito ad affermare che i migliori film degli ultimi dieci anni non sono mai stati doppiati - né mai lo saranno - per il mercato italiano. Ne avevo già avuto sentore qualche mese fa, a proposito di un paio di deliziosi film che svolgevano il tema dei viaggi nel tempo. La certezza mi arriva adesso, netta e precisa, dopo la visione di "De Zak Alzheimer" di Eric Van Looy. Sviluppato su una trama che non sarebbe dispiaciuta a Manchette, e impreziosito dalla recitazione di un Jan Decleir in stato di grazia e che non fa rimpiangere il modello-Lino-Ventura-Jean Gabin cui chiaramente si ispira, il film procede deciso verso ... "la luce". Fra i colori, il rosso dei puntatori laser delle armi e il verde dell'alzheimer che dissolve la memoria e la cancella. Inutili le pillole, a tentare di arginarlo. Bisogna muoversi in fretta, senza farsi vedere, come il poliziotto che odia le BMW, e piscia dentro le serrature! Spostarsi, prima che tutto divenga inutile. Non servono a niente due braccia ancora robuste in grado di spezzare un collo se tutto comincia a colar via, lasciando solo lo sgomento. E il film finisce, e ti lascia con dentro un senso di gratitudine. Grazie, grazie ad Angelo Ledda, grazie a Erik Van Looy, grazie a Jef Geeraerts e grazie, soprattutto, ai sottotitolatori della rete, ché senza di loro di un film recitato fra fiammingo e francese non ci avrei capito davvero molto!

De zaak Alzheimer
Belgio/Paesi Bassi, 2003, colore, 123 min
Regia: Erik Van Looy
Sceneggiatura: Erik Van Looy, Carl Joos basato sul romanzo De Zaak
Alzheimer di Jef Geeraerts
Cast: Koen De Bouw, Jan Decleir, Werner De Smedt, Hilde De
Baerdemaeker, Laurien Van den Broeck, Filip Peeters


giovedì 2 settembre 2010

Distruggere il mondo intero è una faticaccia

2292

Apocalisse. Scuola Umbra anno 1490 circa

Ormai non è lui il più giovane, ansima,
tira fuori una gran tela, borbotta,
mercanteggia a lungo e tenace con il committente,
un avaro carmelitano degli Abruzzi,
priore o superiore generale. Si fa presto inverno,
le nocchie schioccano, la fascina
schiocca nel camino. Lui ansima, mestica,
lascia asciugare la tela, mestica una volta ancora,
scarabocchia impaziente su piccoli cartoncini
le sue figure  spettrali che rileva con bianco zinco.
Indugia, strofina qualche colore, spreca
parecchie settimane. Poi un bel giorno, siamo
tra l'altro già al Mercoledì delle Ceneri
o alla Presentazione di Maria Vergine,
ecco che immerge di buonora,
i pennelli nelle tinte bruciate e dipinge:
sarà un quadro cupo. Come si fa
a dipingere la fine del mondo? Gli incendi,
le isole sfollate, i lampi, i crolli
straordinariamente lenti di mura, pinnacoli e torri:
questioni tecniche, problemi di composizione.
Distruggere il mondo intero è una faticaccia.
Particolarmente difficili da dipingere sono i rumori,
il lacerarsi della cortina nel tempio,
il mugghio delle bestie, il tuono. Tutto
infatti deve squarciarsi, essere squarciato,
esclusa la tela. E la scadenza
è fissa: ad ogni costo Ognissanti.
Per quel giorno bisogna che, sullo sfondo, il mare rabbioso
sia verniciato, mille volte, di verdi
luci spumeggianti, trafitto da alberi maestri,
da navi che verticali si fiondano verso i fondali,
e da relitti; mentre fuori, in pieno luglio,
non c'è un cane sulla polverosa piazza.
Il pittore è rimasto solo in città,
disertato da donne, scolari, servitù.
Sembra stanco, chi l'avrebbe mai detto,
stanco da morire. Tutto è color ocra, senz'ombra,
tutto sosta immoto, fisso in una sorta
di malvagia eternità; eccetto il quadro. Il quadro
cresce, si oscura lentamente, si riempie
di ombre blu acciaio, grigioterra, viola cupo,
caput mortuum; si riempie di diavoli, cavalieri,
carneficine; finché la fine del mondo
è felicemente conclusa e il pittore,
rianimato per un breve istante,
follemente allegro come un bambino,
quasi gli avessero condonato la vita,
offre, la sera stessa,
a donne, bimbi, amici e nemici,
tartufi freschi, beccaccine e vino,
mentre fuori la prima pioggia d'autunno scroscia.

da "La Fine del Titanic" di H.M.Enzensberger

mercoledì 1 settembre 2010

Guerra Fredda

DM2778

New York, 1949. Judith Coplon è pallida ma riesce a mettere insieme un pallido sorriso mentre viene fotografata accanto al suo avvocato, Marshal McCabe, diretta in aula per il patteggiamento. La ragazza di Brooklyn è stata incriminata per spionaggio, insieme a Valentin Gubitchev.
Con voce sottile e spaventata, si è dichiarata innocente ed è stata liberata dietro cauzione, 20.000 dollari. Il suo coimputato Gubitchev, in mancanza dei 100.000 dollari per la cauzione, rimane in galera.