lunedì 10 maggio 2010

I fatti di Maggio



E' una mattina di lunedì a Barcellona, lunedì 3 maggio 1937, quando Eusebi Rodríguez Salas (detto "el Manco"), ex-anarchico, ex-poumista e, adesso, militante del PSUC e commissario generale dell'ordine pubblico arriva in Placa de Catalunya, con tre camion pieni di guardie d'assalto, davanti al palazzo della "Telefonica". L'edificio è controllato dalla CNT, fin dal 19 luglio del 1936, quando, armi alla mano, è stato confiscato all'American Telegraph & Telephon. "El Manco" reca un ordine scritto da Artemi Aiguader, Ministro dell'Interno, in cui si accusa il comitato che gestisce i telefoni di abusare della sua posizione di controllo delle comunicazioni telefoniche. E' giocoforza che si arrivi subito al confronto armato. Polizia e militanti del PSUC e dell'UGT, da una parte, e anarchici e POUM, dall'altra.
Viene dichiarato, seduta stante, lo sciopero generale. Tram e trasporti pubblici smettono di funzionare.Barricate dovunque. In serata, il presidente della Generalitat Catalana Lluís Companys, arriva a Barcellona, dopo essersi consultato con il presidente del governo centrale, Largo Caballero. Alle 8 di sera, Companys convoca una riunione straordinaria del Consiglio della Generalitat. La riunione, che dura fino al mattino successivo, stabilisce di fortificare il palazzo della Generalitat. Sempre nella stessa serata, si riuniscono i comitati regionali della CNT, della FAI, della Gioventù Libertaria ed il comitato esecutivo del POUM. I rappresentanti del POUM dichiarano che è arrivato il momento di lottare fino alla fine, ma i dirigenti della CNT e della FAI non sono d'accordo e decidono di lavorare alla pacificazione. Intanto gli scontri si sono estesi alle altre località della Catalogna.

Martedì, ci sono scontri armati alle porte del palazzo della Generalitat, fra polizia e anarchici. Il mattino escono tutti i giornali, senza che, però, se ne possa garantire né la distribuzione né la vendita. Tutta la stampa invoca il buon senso e la pacificazione fra le parti in lotta.
"Solidaridad Obrera" - organo della CNT - evita di riferire la maggior parte dei fatti del giorno prima, salvo un accenno in ottava pagina, e non dice una parola delle barricate che coprono tutta la città. Gli scontri più sanguinosi hanno luogo nel quartiere di Sant Andreu, al Poble Nou, al Parallel, in placa Palau, nel parco della Ciutadella, nella parte basse di Via Laietana, intorno a placa Urquinaona e in tutte le vie intorno al palazzo del governo. Dalle finestre degli alberghi COlon e e Victoria, le guardie sparano contro la Telefonica. Le forze governative e il PSUC occupano alcune parti del centro, mentre gli anarcosindacalisti e i loro alleati controllano la maggior parte della città, e in più l'artiglieria di Montjuic.
All'una del pomeriggio, viene emanata dal governo una nota ufficiale in cui si dichiara che è stato affidato ad Artemi Aiguader, del Consiglio di Sicurezza per gli Interni, il compito di imporre la pace, e che per tale motivo verrà richiesta la collaborazione della popolazione.
Sono le sette meno un quarto di sera, quando arrivano al palazzo della Generalitat, il ministro della giustizia del governo centrale, Garcia Oliver, e Marianet Vazquez del comitato nazionale della CNT, accompagnati da Diego Abad de Santillàn, che è stato ministro dell'economia e che rappresenta il comitato regionale, e da Alfonso della federazione locale. Tutti anarchici che rivestono un'importanza significativa. Poco dopo arrivano Hernandez Zancajo e Pacual Tomàs, della commissione esecutiva della UGT, e Munoz, anche lui della UGT, per la segreteria regionale. Tutti, si riuniscono nell'ufficio del presidente Companys.
Alle nove e mezza, alla radio, Garcia Oliver tiene un discorso sentimentale, dove dice per due volte che "si inchina davanti ai morti per baciarli" (questo discorso verrà riportato, successivamente, con scherno, come "la leggenda del bacio"). Tutti raccomandano la calma e invocano la fine degli scontri. La crisi del governo è un fatto compiuto e si è deciso, pertanto, di formare un nuovo governo provvisorio con le stesse forze che hanno partecipato al governo precedente.

Mercoledì, la maggior parte dei giornali non esce, la città si sveglia in una relativa calma. A metà mattinata si verificano scontri, in particolare in placa Catalunya e nelle zone vicine al palazzo del governo. Mezzi blindati avanzone per le ramblas, sparando con le mitragliatrici. Gli scontri di questi giorni non sono avvenuti intorno ai centri ufficiali, protetti dalla polizia, quanto, piuttosto, intorno ai centri vitali delle rispettive organizzazioni.
I negozi che avevano aperto, sono chiusi. Gruppi armati fermano i passanti e chiedono le tessere sindacali. La polizia ha sequestrato la redazione e la tipografia de "La Batalla", giornale del POUM, compiendo molti arresti e confiscando fucili e bombe a mano.
A mezzogiorno, una nota ufficiale informa della nomina del nuovo governo della Catalogna, composta da Carles Martí Feced, di Esquerra Republicana de Catalunya, da Valeri Mas, segretario del Comitato Regionale della CNT, da Antoni Sesé, segretario generale della UGT e da Joaquim Pou, della Unió de Rabassaires. Quando Antonio Sesé si dirige al palazzo del governo, per prendere possesso del suo ufficio, la sua automobile viene attaccata davanti alla sede del sindacato degli spettacoli pubblici della CNT. Muore subito dopo.
Questa notizia, insieme a quella della morte di Domingo Ascaso Abadía, provoca l'indignazione generale e l'intensificazione dei combattimenti. Vengono assassinati, in questa giornata, Camillo Berneri e Francesco Barbieri, due intellettuali anarchici italiani. Il giorno precedente è stata perquisita la loro casa, in placa de l'Angel, con l'intento di sequestrare il testo del libro che Berneri sta scrivendo. Alle sei di sera dell'indomani si presentano una dozzina di individui armati, fanno uscire i due anarchici e li uccidono con un colpo alla nuca, per strada.
Visto che Sesé non poteva più accedere alla sua carica di ministro della Generalitat, l'UGT sceglie Rafael Vidiella, come sostituto.
Intanto, si compiono diversi tentativi di assalto da parte di vari gruppi: al palazzo di giustizia, al commissariato generale per l'ordine pubblico, alla caserma della guardia nazionale repubblicana (il nuovo nome della guardia civil), al sindacato unico della sanità, alla federazione locale della gioventù libertaria, al comitato regionale della CNT.
Il gruppo "Los Amigos de Durruti" pubblicano un foglio che provi a dare un contenuto rivoluzionario radicale alla lotta anarchica nel fuoco degli scontri. Il tentativo viene immediatamente sconfessato dai comitati regionali della CNT e della FAI.
In serata, al porto di Barcellona arrivano due navi da guerra repubblicane che si pongono sotto il commando del governo, cosa che implica il coinvolgimento del governo centrale nel conflitto. Infatti questi si assume il potere sull'ordine pubblico in Catalogna e nomina delegato dello Stato il tenente colonnello Alberto Arrando, comandante delle forze di sicurezza e di assalto.
Nel mentre, lo stesso governo della repubblica, designa il generale Pozas alla carica di comandante della quarta divisione militare. Così, il governo catalano perde in un colpo solo due importanti poteri: l'ordine pubblico e la difesa!
Il nuovo delegato esige che tutte le organizzazioni depongano le armi. Nel pomeriggio, dai microfoni installati nel palazzo della Generalitat parlano alla popolazione i vari leader: Vidiella per l'UGT, Vàzquez per la CNT, Tarradellas per l'ERC, Herrera per la CNT, Valdés, Colomer e Ardiaca per il PSUC e Frederica Montseny, in qualità di ministro della Repubblica, per la CNT - c'è da dire che l'automobile della Montseny era stata attaccata qualche ora prima.
Prima di mezzanotte, le commissioni competenti per l'UGT e la CNT hanno emesso congiuntamente una nota in cui si ordina a tutti i loro iscritti di interrompere le ostilità. Nel frattempo, le forze della 26.ma divisione della CNT, comandata da Gregori Joveer e da Maxìmo Franco, e gli elementi della 29.ma divisione del POUM che si sono concentrati a Barbastro per marciare su Barcellona, si sono fermati a Binefar, persuasi dai delegati del comitato regionale della CNT e da Juan Manuel Molina, sottosegretario alla difesa della Generalitat, che hanno chiesto di evitare ogni aggressione.

Giovedì, a Barcellona, molti lavoratori non coinvolti politicamente o ideologicamente con nessuna delle due parti, obbedendo alle indicazioni delle organizzazioni sindacali, si sono recati al lavoro. Ma, con l'eccezione dei negozi di alimentari, tutta la città è rimasta ferma.
Nelle prime ore del giorno, la calma è totale, ma verso mezzogiorno riprendono le schermaglie, più intense in alcune zone, senza raggiungere i livelli delle giornate precedenti.
La peculiarità di questa giornata è data dalla presenza di alcuni franchi tiratori, furtivi e solitari, al margine di qualsivoglia gruppo ideologico, che combattono la loro guerra personale, approfittando della confusione generale.
Alle tre e mezzo del pomeriggio, il presidente Companys parla alla radio e comunica alla popolazione che il generale Pozas, comandante della quarta divisione, ha assunto tutte le funzioni della difesa della Catalogna, riconoscendo in tal modo la perdita totale del potere militare da parte della Generalitat.
Nel tardo pomeriggio, il nuovo ministro, Marti Feced, prende possesso del Ministero della Sicurezza Interna, al posto di Artemi Aiguader. Il sindaco di Barcellona, Hilari Salvador, a mezzogiorno aveva ricevuto i giornalisti e, senza menzionare i fatti, aveva semplicemnte lodato "il perfetto funzionamento dei servizi sanitari al momento della raccolta dei feriti e dei cadaveri".
Nel pomeriggio, c'è stata una riunione speciale dell'UGT che ha nominato José del Barrio nuovo segretario generale e ha deciso di espellere dal sindacato i dirigenti del POUM: "Considerando che il Partito Operaio di Unificazione Marxista è stata l'organizzazione promotrice del movimento contro-rivoluzionario di questi giorni ... e considerando anche che il POUM non si è schierato dalla parte del governo legittimo della Generalitat, né ha sconfessato quei suoi militanti che partecipano al movimento sovversivo, il Comitato della Catalogna dell'UGT decide, all'unanimità, che siano immediatamente espulsi da detta organizzazione sindacale tutti i dirigenti del POUM...".
Alle undici e mezza di sera, dai microfoni ufficiali, installati presso il Ministero della Sicurezza Interna, viene emessa la seguente nota: "Le Pattuglie di Controllo, d'accordo con le organizzazioni che le integrano, hanno deciso di sostenere il Governo legittimo della Generalitate si sono messe a disposizione del delegato del Governo centrale, il tenente colonnello Arrando, per agire secondo le sue disposizioni e per conseguire il trionfo della causa antifascista."
Così, l'unica forza davvero organizzata, fra gli insorti, le Pattuglie di Controllo, sorte spontaneamente durante le giornate della rivioluzione del luglio 1936, si davano per vinte. Era più una resa, che un'adesione! Un mese dopo, il 6 giugno del 1937, le Pattuglie di Controllo verranno definitivamente sciolte.

Venerdì, a Barcellona, prima del sorgere del sole, la radio trasmette una nota della CNT che chiede "il ristabilimento completo della normalità". Gli anarchici chiedono al governo che tutti lascino le barricate, che vengano messi in libertà tutti gli ostaggi e che si rinunci da entrambe le parti a qualsiasi rappresaglia.
Alle cinque del mattino, in teoria, queste proposizioni sono state accettate. Quel giorno la normalità sarebbe stata quasi assoluta, in tutta la città, e già dalle prime ore i servizi pubblici hanno cominciato a funzionare. La maggior parte dei negozi hanno alzato le serrande e le persone hanno cominciato a muoversi per le strade. Molte fabbriche, ed il porto, hanno ripreso le loro attività, anche se in molte zone si è deciso di tornare al lavoro il lunedì successivo.
Nella fabbrica "España Industrial", a Sants, avviene un curioso incidente: gli operai che vanno a lavorare si accorgono che all'interno dell'edificio si trovano imprigionate circa 230 guardie civili, concentrate lì dopo lo "sgombero" di alcune caserme prese dagli insorti. Gli operai si rifiutano di riprendere il lavoro finché il comitato di controllo dell'impresa non li rilasci.
In ogni caso, ci sono ancora sparatorie, a Sant Andreu dove muore un uomo, e c'è un tentativo di attentato contro l'auto della Montseny, su cui viaggiava accompagnata dal segretario del comitato nazionale della CNT, Vazquez, e da Baruta, segretario della ministra, che viene ferito da un gruppo di militanti del PSUC che controllava una barricata sulla Diagonal,
Nelle prime ore del mattino, il comandante Emilio Menendez viene nominato Commissario generale di ordine pubblico al posto di Rodriguez Salas. Nel commisariato, all'una del pomeriggio, rimangono ancora 206 detenuti per motivi relativi agli scontri, evidentemente tutti contrari alle forze governative. Vengono rilasciati per ordine del nuovo commissario
Alle sei, arriva da Valencia il tenente colonnello Emilio Torres, nominato dal governo centrale capo superiore della polizia di Barcellona. E José M. Díez, nuovo commissario generale della prefettura.
Tra le otto e le nove, arrivano da Valencia ottanta camion (qualcuno parla di 120) pieni di guardie d'assalto - che fa un totale di cinquemila circa - e due compagnie motorizzate che sfilano, come si farebbe in una città conquistata. Nel passare davanti alla sede del comitato regionale della CNT, in via Laietana, vengono fatti segno a qualche revolverata.
La giornata finisce con un manifesto del comitato regionale della CNT-FAI dove si dichiara "la volontà unanime di collaborare con la maggior efficacia e lealtà per ristabilire l'ordine pubblico in Catalogna" e, quindi, si offre la propria collaborazione al governo della Generalitat e al nuovo delegato all'ordine pubblico, chiedendo "Unità e fiducia, lealtà ed uguaglianza di diritti e doveri per tutti i settori antifascisti e tutte le organizzazioni."

Sabato, Barcellona è assolutamente normale ma gli animi non si sono calmati. La situazione è quella di vincitori e vinti! Le guardie arrivate da Valencia passeggiano a gruppi per la città, in modo provocatorio, come pacificatori vittoriosi. Gli insorti che hanno rifiutato di consegnare le armi e di farsi disarmare danno luogo ad alcuni incidenti in cui si contano ancora dei morti, dal momento che le guardie strappano le tessere della CNT.
I giornali sono usciti normalmente, e "Treball", organo del PSUC, segnala il POUM come maggior responsabile dei fatti. Anche "La Batalla" (stampato in un'altra tipografia, dopo il sequestro) e "Solidaridad Obrera" raccomandano di abbandonare la lotta e di riprendere il lavoro.
I combattimenti sono finiti e hanno lasciato sul terreno cinquecento morti e oltre mille feriti.
Da questo momento la strada per la repressione stalinista sarà tutta in discesa.
E il POUM verrà dichiarato fuorilegge.

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