mercoledì 4 novembre 2009

Gabbiani bianchi su sfondo nero



Etienne-Jules Marey (1830-1904)

La sua droga erano i fatti. Sempre corretto,
figlio di vinaio della Còte d'Or, corpulento,
positivista in colletto duro e pincenez,
abbottonato guata, immobile,
da dietro il suo arnese ogni moto, a caccia
della fuggevole preda: il linguaggio
dei fenomeni stessi, un fantasma. In Rue
de l'Ancienne Comédie stavolta lo spettacolo è nuovo.

Il professore affitta palcoscenico, sala, guardaroba,
ripostigli frettolosamente addobbati: il salottino
con il pianoforte, l'officina meccanica e finanche
(raggiungibili da scalette a chiocciola) studio,
letto e archivio. Resta una vasta superficie libera,
la pista lustrata e fiammante, sulla quale,
innanzi a drappi neri e bianchi, sui dondoli,
dai cavi, alla luce artificiale, si esibiscono i fatti.

La colomba fissata a un'asta della giostra
vola da sola o vien fatta volare? La traccia
del suo ondeggiare è invisibile; pur l'insegue,
pneumaticamente guidata tra una farragine
di tubi e di tamburi, una matita d'acciaio;
grezza zigrina la carta nerofumata.
Ciò che lì scrive e disegna e da sé si misura,
non è che un'allucinazione, denominata «natura».

Campioni di matematica eleganza, rapporti
tra frequenza e tono muscolare, tra temperatura
e pressione: ondulazioni, oscillazioni, salti.
Ogni variabile della locomozione: La macchina animale.
Nell'aria e nell'acqua. L'anguilla, il pianista,
i molluschi, il cuoew di salamandra: la trattrice,
la cissoide; curve chiuse e secanti, linee di rigurgito;
vortici, traiettorie, diagrammi ... Insomma, «il mondo»

è un'illusione ottica: nulla vediamo «così com'è»
e ciò che a noi si mostra, in realtà si cela.
Sempre più sottili le trappole, più astratte le armi,
più ingegnosi gli strumenti. Il fisiologo mira
con la mitragliatrice fotografica:
sedici volte al minuto si apre il diaframma,
e sulo sfondo del sipario nero il gabbiano bianco
lascia un'immensurata luminescente immagine.

Maneggia, progetta, costruisce la prima cinepresa
del mondo. Non perché vuol filmare: perché vuole vedere.
Sui Champs-Elysées un uomo smonta dal sellino
della sua bicicletta: nessuno sa in che modo.
Solo il rallentatore lo mostra. Quindi lui lo inventa.
Il suo teatro si riempie di astrofisici, dottori,
luminari delle scienze. (Laggiù in fondo alla sala,
inosservato, siede un certo Edison, capitalista).

Per studiare un insetto,debbo costruire insetti.
E lo scienziato diventa demiurgo: falsifica
cuori astratti, uccelli elicodinamici, macchine
che respirano. Attraverso il parque cerato
striscia il facsimile di un serpente. Il volo del laro
lo foggia nel bronzo. Che animale fantastico:
un aleggiare quadridimensionale, un moto coagulato,
un arresto scorrevole. Il tempo, reso afferrabile.

Zanni, nelle cui mani le cose diventano artefatti,
idolatra della scienza dello sfruttamento, agnello
di candore, pioniere del terrore taylorista,
inavvertito avo di Hollywood, accidentalmente
artista, inventore suo malgrado, Mallarmé
per isbaglio, genio della riproduzione: Immobile
ci scruta l'occhio del Grande Osservatore,
violaceo, un'iride cieca di bromuro d'argento.


H.M. Enzensberger - Mausoleum -

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